SALVINI PREPARA LA GIRAVOLTA A PONTIDA: VIA IL NORD DAL SIMBOLO DELLA LEGA, MA IL SUD NON SE LO FILA LO STESSO
LA ZECCA PADANA SPERA DI INTERCETTARE, TRADENDO LE ORIGINI DELLA LEGA, IL VOTO MERIDIONALE… MA IN SICILIA HA PAURA DEL FLOP E SI NASCONDE DIETRO MUSUMECI PER NON FARSI CONTARE
L’annuncio potrebbe arrivare il 17 settembre. Proprio là dove meno ce lo si aspetta: a Pontida, la città del Giuramento, il sacrario della vecchia Lega.
È lì che Matteo Salvini sancirà , salvo decisioni dell’ultim’ora, il nuovo corso del suo partito nazionale e non più padano.
Una nuova forza politica «da nord a sud» che si candida ad essere il perno del «nuovo soggetto politico» della destra sovranista e populista italiana. Peccato che al Sud non esista.
Sul pratone della cittadina bergamasca in cui dal 1990 la Lega si riunisce per il suo appuntamento più identitario, Salvini porterà anche la sfida definitiva anche a chi nel suo partito mastica amaro per il nuovo corso nazionale.
A breve il segretario federale potrebbe addirittura annunciare anche il nome della post-Lega. Al momento, la decisione definitiva non è ancora stata presa e per il passaggio formale occorrerà un nuovo congresso.
C’è chi continua a parlare di Lega dei popoli, ma il nome non sarà quello. Di certo, c’è che si manterrà la parola Lega e si perderà la parola Nord.
Altrettanto certo è che ci sarà il nome del segretario, tipico esempio di partito personale.
Probabile anche la conservazione dei colori giallo e blu delle liste Noi con Salvini e probabilmente anche, in piccolo, l’Alberto da Giussano che resterà così la sola visibile testimonianza del passato per accontentare i pirla.
Salvini, in realtà , ancora sta ragionando sulla scelta dei tempi.
All’inizio, l’intenzione era quella di dedicare Pontida al referendum per le autonomie proclamato per il 22 ottobre in Lombardia e Veneto. Anche perchè altri non siano tentati di intestarsene l’eventuale a vittoria, come Salvini teme voglia fare Forza Italia.
Però, la cerchia stretta dei consiglieri di Salvini lo invita a fare il grande balzo.
I tempi, infatti, stringono. Per i leghisti hanno preso grande rilevanza le elezioni regionali in Sicilia.
Se ci fosse l’accordo tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano (che i salviniani ancora non escludono affatto) la rottura tra Lega e Forza Italia sarebbe sancita.
Invece, la possibilità che il centrodestra si riunisca intorno a Nello Musumeci rende il tema meno pressante. Però, entro il 28 settembre le liste vanno presentate.
E la sfida siciliana preoccupa Salvini.
La tentazione è quella di una lista con il suo nome. Numeri significativi in Sicilia chiuderebbero la bocca a chi in Forza Italia sostiene che Salvini sia credibile soltanto nella roccaforte padana. E sarebbero di valore inestimabile per ogni futuro discorso sulla premiership.
Però, c’è anche il rischio opposto, molto più reale e concreto: quello di bruciare la credibilità nazionale con un risultato modesto. Tra l’altro, la soglia di sbarramento in Sicilia è al 5%. E dunque, in Lega oggi ritengono più probabile la confluenza in un listone a sostegno di Musumeci.
Per nascondersi come sempre.
(da agenzie)
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