SALVINI VUOLE RISOLLEVARE LA LEGA COCCOLANDO I SOLITI EVASORI
QUEL DON ABBONDIO DI GIORGETTI ABBOZZA PARLANDO DI “PROPOSTA SOSTENIBILE, ATTENTA ALLE ESIGENZE DEGLI ITALIANI”. MA SERVONO 5 MILIARDI, DI CUI TRE SOLO NEL 2026. DOVE LI TROVERÀ IL GOVERNO, CHE FATICA A RACIMOLARE RISORSE PER LA MANOVRA?
Stavolta Giancarlo Giorgetti non poteva dire di no a Matteo Salvini. Al Consiglio federale, che si è svolto ieri pomeriggio negli uffici leghisti di Montecitorio, arriva il via libera del ministro dell’Economia alla rottamazione decennale chiesta a gran voce dal vicepremier.
Il titolare del Tesoro, che ancora non si era pronunciato pubblicamente sulla nuova sanatoria che il segretario del Carroccio definisce «emergenza nazionale», è intervenuto nel corso della riunione parlando di «una proposta sostenibile a cui il Mef sta lavorando», che sia attenta alle esigenze degli italiani e dei conti pubblici.
Come la «cautela» di Giorgetti si sposi con le coperture della rottamazione quinquies non è ancora chiaro, visto che servono circa 5 miliardi, tre solo nel 2026. La soluzione sottoposta alla Ragioneria è di una sanatoria selettiva, non per tutti, che guardi ai contribuenti che non hanno pagato perché colpiti da problemi economici (e chi dirà ce non lo è…)
Un’idea che si legge tra le righe di una dichiarazione del responsabile economico del partito, Alberto Bagnai: «Pensiamo a una proposta che permetta di raggiungere la pace fiscale per tutti quegli italiani che, in buona fede, si trovano oggi a doversi misurare con un contenzioso con l’erario».
Da via XX settembre spiegano comunque che arrivare a dei parametri in questo senso non è semplice, e quindi alla fine la rottamazione potrebbe pure essere estesa a tutti, come le precedenti. Il problema sono i costi. Fratelli d’Italia e Forza Italia si aspettano di avere da Giorgetti qualche dettaglio in più sulle risorse che andranno a finanziare la sanatoria. Il vice ministro meloniano Maurizio Leo lo ribadisce: «Non siamo contrari, ma prima vanno trovate le risorse».
L’altra novità di giornata è il veicolo normativo: non più un progetto di legge che il Carroccio ha già depositato in Parlamento, ma un decreto da varare in primavera
Il vicepremier trumpizzato vede sul fisco una possibile vittoria politica all’orizzonte: «Grande soddisfazione, all’unanimità è stato ribadito l’obiettivo di una rottamazione definitiva ed equa. Troveremo l’intesa con gli alleati, come sempre».
Intanto, Salvini continua ad avvitare i bulloni del partito e a far slittare in avanti la data del Congresso, che si dovrebbe tenere nel primo fine settimana di aprile. Prima di questo appuntamento, arriveranno «tre grandi assemblee programmatiche»
Un modo per provare a dare senso al progetto di Lega nazionale, ora che sotto il Po non ha più neanche un governatore e pochi, pochissimi sindaci. Sono tre regioni, poi, che andranno al voto nel prossimo autunno (Salvini chiede di spostare le Regionali al 2026, ma i suoi alleati non ne vogliono sapere).
Per questo, durante il Federale, viene deciso che non potrà avere la tessera della Lega chi è anche iscritto all’associazione “Patto per il Nord”, creata dalla fronda di ex leghisti ribelli. Massimiliano Romeo, segretario del partito in Lombardia e capogruppo al Senato si dice contrario, avverte i presenti del rischio di allontanare i vecchi militanti della Lega. Tra gli iscritti al Patto per il Nord ci sarebbe anche il capo, Umberto Bossi. non una cosa da poco.
Da via Bellerio si affrettano a precisare: «L’incompatibilità riguarderà tutti fuorché Bossi, che era e resterà nella grande comunità della Lega».
(da agenzie)
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