SCANZI: “PARAGONE E’ IL PIFFERAIO DEI COGLIONI“
NATO LEGHISTA TALEBANO, DIVENUTO GRILLINO PER COMODO, FINITO RE DEGLI IGNORANTI
Il punto più basso di Gianluigi Paragone è stato raggiunto (per ora) sabato scorso, quando l’ex (molto ex) giornalista sorrideva sul palco dell’adunata no-vax mentre Montagnier, o per meglio dire quel che ne resta come neuroni e credibilità, diceva che tra pochi anni saranno i non vaccinati (ovvero gli unici a sopravvivere) a dover salvare il mondo.
Un trionfo di complottismo delirante e sciacallaggio “politico”. Qualcosa che pareva assai prossimo, purtroppo, alla circonvenzione reiterata e compiaciuta di incapaci. Eppure Paragone era orgogliosissimo del baraccone che aveva tirato su, e tutto sommato non aveva torto: riuscire a portare migliaia di persone in piazza a sentire Montesano, Parisi, Melandri e Puzzer – che parlano di scienza! – attiene come minimo alla metafisica.
Paragone è un personaggio bizzarro. Nato leghista talebano e divenuto grillino per comodo, è ora assurto ad “Adinolfi dei no-vax” e “Pillon dei complottari”. Son soddisfazioni. Su Facebook è fortissimo, vero e proprio aedo di boomer con spiccata propensione all’analfabetismo funzionale.
Paragone non è sempre stato così. Negli anni di transizione dal suo iper-leghismo al suo quasi-grillismo, faceva persino una tivù (a tratti) coraggiosa. Una tivù spettinata, maleducata e non di rado più adatta al retequattrismo che non a Rai2 o La7. Vero. Eppure, in quel gran casino di risse e chitarre, c’era del buono.
La saltuaria presenza di musicisti di pregio (Bennato, di cui è grande fan). L’attacco al renzismo. Le battaglie e la controinformazione sulle banche. Ai 5 Stelle è capitato spesso di portare nelle istituzioni casi umani strazianti e caricaturali, ma puntare su Paragone (nel 2017/18) poteva avere senso.
Da quel momento in poi è però cominciato il tracollo. Non tanto per l’opposizione a Draghi, che in lui (e a dire il vero pure per i 5 Stelle) sarebbe coerente e sensata, quanto per questo suo perdurante, colpevole, scellerato e orripilante khomeinismo no-vax.
Il suo tramonto etico e morale va davvero oltre ogni incubo possibile. Paragone sa fare tivù, è intelligente e adora essere scorretto. Non ha ritegno e si diverte come un matto a épater le bourgeois. Per questo è pericolosissimo. Negli scontri televisivi, sapendo di non avere argomenti, la butta sempre in vacca. E sa come farlo. Chiunque provi a confutarlo viene deriso, diffamato (Bassetti lo ha giustamente querelato) o comunque scimmiottato a prescindere, perché il Paragone attuale sa di non avere contenuto. Quindi deve giocare tutto sulla (non) forma, imbastendo ogni volta il “teatrino del caciottaro” e vincendo quasi sempre per distacco (ne sa qualcosa Selvaggia Lucarelli, che giovedì a Piazzapulita aveva ragione sul “cosa” ma che è stata spazzata via sul “come”). Paragone non vive di passioni, ma di fasi e convenienze. Non gliene frega nulla (e non ne sa nulla) di vaccini e diritti negati, solo che adesso gli conviene giocare all’idolo delle Brigliadori. Essere il re degli ignoranti 2.0 è moralmente avvilente, ma ha i suoi vantaggi. Se si votasse domani, Paragone avrebbe più voti di Renzi, Calenda e Bonino. Forse anche di Fratoianni e D’Alema. Non andrà lontano, perché la sua resistibilissima ascesa porta con sé uno sputtanamento costante e industriale, ma Paragone è uno Zelig senza morale alcuna.
Vedrete che, quando la pandemia finirà, si cucirà un nuovo ruolo adatto alla bisogna. Magari il Maradona dei terrapiattisti. Oppure il Nureyev delle scie chimiche. Insomma, e con rispetto parlando: il pifferaio dei coglioni.
Andrea Scanzi
(da Il Fatto Quotidiano)
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