SENZA MARCHINI CENTRODESTRA ROMANO ALLO SFASCIO
UN SONDAGGIO INTERNO AI PARTITI INDICA CHE SOLO CON LA “CIVICA” SI ARRIVA AL 35%… ALTRI CANDIDATI NON ARRIVEREBBERO NEANCHE AL BALLOTTAGGIO
Una lotta per la sopravvivenza. Di questo si tratta per il centrodestra capitolino, catapultato in una campagna elettorale che lo sorprende senza leader e con i soliti, vecchi, inutili rancori.
Numeri alla mano, tuttavia, i sogno di riconquistare il Campidoglio passa soltanto per un nome, quello del civico Alfio Marchini.
Secondo un sondaggio interno il centrodestra, vale a dire Forza Italia, Fratelli d’Italia, Nuovo Centrodestra, Noi con Salvini, Conservatori e Riformisti, La Destra, Altra Destra, ad oggi, è bloccato al 20 per cento del consenso elettorale.
Le simulazioni effettuate sui possibili candidati, come ad esempio la leader FdI, Giorgia Meloni, cambiano di poco il risultato: 24, 25%.
Vale a dire fermarsi al primo turno, schiacciati dal Movimento 5 Stelle, ad oggi dato ancora sopra la soglia del 30% e da un Pd che, nonostante la crisi e pur partendo dal minimo storico del 17%, ha risorse sufficienti per arrivare al ballottaggio e riconquistare il Campidoglio.
Per questo la scelta di Silvio Berlusconi di puntare tutto sul leader della Civica, Alfio Marchini, sembra non più procrastinabile.
L’ingegnere potrebbe sparigliare le carte di Pd e grillini e giocarsi la vittoria finale.
Una strategia che garantirebbe la sopravvivenza di un centrodestra polverizzato da inchieste giudiziarie, un passato recente di governo alla Regione Lazio e al Campidoglio tutto da cancellare, e da una tardiva resa dei conti che ha di fatto smantellato anche quel minimo di apparato Pdl che pure si era costruito tra una faida e l’altra. Non solo.
Il «listone» civico capeggiato da Marchini e appoggiato dal centrodestra, misurandosi nella Capitale, rappresenterebbe un banco di prova decisivo a livello nazionale.
La nuova legge elettorale infatti impone liste uniche e non più coalizioni di governo.
Una misura necessaria quella che il centrodestra della Capitale è costretto a prendere, cedendo – o meglio tornando – a quel mondo civico che ne è stato poi la fortuna e la maledizione.
La chiusura tuttavia di Fratelli d’Italia sulla candidatura unitaria di Alfio Marchini, senza neanche passare per le primarie, rischia di rompere le uova ancor prima di finire nel paniere.
Difficile infatti una candidatura di Giorgia Meloni in solitaria. Non avrebbe la forza nè di vincere nè di saltare dal tramplino che la lancerebbe come leader nazionale di uno schieramento unitario.
La via dunque sarebbe quella di una candidatura di partito, come ad esempio Fabio Rampelli, per mantenere un consenso intorno al 7% e presentarsi poi al tavolo del ballottaggio.
Una roulette russa insomma, dalla quale tuttavia potrebbero uscire tanti perdenti e nessun vincitore.
Susanna Novelli
(da “il Tempo”)
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