SONDAGGIO GHISLERI: PER SEI ITALIANI SU DIECI CONTE E SALVINI SONO I COLPEVOLI DELLA CRISI DI GOVERNO., UN ELETTORE SU TRE CAMBIERA’ VOTO RISPETTO ALLE EUROPEE DEL 2019
TESTA A TESTA TRA FDI E PD, MENTRE LEGA E FORZA ITALIA SONO IN CADUTA LIBERA (META’ DEI LORO ELETTORI NON VOLEVANO CHE FACESSERO CADERE IL GOVERNO DRAGHI)
La crisi ha un prezzo e il prezzo lo pagano coloro che vengono additati come gli autori della crisi. Questa è la percezione a caldo degli elettori dopo cinque giorni dalla caduta del Governo.
Oggi in politica tutto è ciò che appare, e per adesso si addossano solo le colpe non ancora le proposte. Più che una crisi politica appare più come una crisi di sistema. Questo è quanto emerge dall’ultimo report di EuromediaResearch.
Un elettore su tre (27,5%) ha già dichiarato di voler riprendere in considerazione il voto al partito rispetto alle elezioni europee del 2019, tuttavia vedendo gli esiti dei sondaggi degli ultimi anni questo lo sapevamo già.
Il 61,8% degli intervistati non si dichiara contento della fine dell’esperienza del governo Draghi, e tra di loro troviamo il 63,2% degli elettori di Forza Italia e il 51,1% di quelli della Lega.
E’ scontato dire che gli unici appagati siano in maggioranza gli elettori di Fratelli d’Italia e del Movimento Cinque Stelle.
L’immagine rimane scolpita nella memoria, e il desiderio di far ascoltare la propria voce emerge dalla gente in maniera chiara: il 64,6% dei cittadini intervistati dice – a caldo – che terrà conto, nel bene e nel male, di quanto avvenuto nella propria scelta di voto il 25 settembre e tra questi si conferma ben il 60,3% di coloro che si dichiara ancora indeciso se andare a votare e per “chi” votare. E oggi a sessanta giorni dal fatidico richiamo alle urne è necessario comprendere dove sono attribuiti i meriti e le colpe.
Conte (65%), Salvini (58,5%), Grillo (53,5%), Berlusconi (52,9%), Di Maio (46,9%) vengono indicati come i maggiori portatori di “colpe” in questa crisi. Le motivazioni e il grado di responsabilità sono diverse e ognuna con una sua ragione alla base. Enrico Letta si divide tra l’avere avuto delle colpe e non aver avuto nessun ruolo. La sua posizione al Governo è stata garantista e riconoscibile dal suo elettorato. La presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, invece, è palese che ha riscosso il suo successo nell’operazione essendo semplicemente testimone di quanto stava accadendo a suo beneficio e che andava incontro al suo desiderio di sempre: andare al voto il prima possibile.
Oggi è prematuro definire i perimetri ufficiali delle alleanze politiche ancora in fase di costruzione, ad eccezione dei principali partiti del centrodestra. Tuttavia, i segnali di quanto è avvenuto si leggono chiari nelle intenzioni di voto registrate “a caldo” nel post crisi di governo. Fratelli d’Italia incassa con successo un +1,5% nel giro di una settimana, mentre i suoi alleati pagano il prezzo del momento con un -0,9% per Forza Italia e un -0,6% per la Lega.
Sull’altro fronte il Partito democratico, guidato dal segretario Enrico Letta, guadagna un punto percentuale (22,8%), Azione di Carlo Calenda lo 0,6% (5,1%), e Italia Viva di Matteo Renzi lo 0,5% (3,1%).
La memoria è la capacità di ritrovare e custodire le informazioni e le esperienze del passato e nelle scelte di voto in più occasioni gli elettori hanno dimostrato di far pre-valere altre spinte. Memoria da pesciolino rosso? Siamo a sessanta giorni dalle elezioni politiche, così vicine, con una pausa estiva nel mezzo.
I toni della campagna elettorale iniziano a farsi sentire in tutta la loro pienezza e creatività. Sono impegni generalmente basati su previsioni rosee per il futuro, ma in realtà oggi la situazione presenta delle previsioni basate su scenari molto complicati e difficili da risolvere. Quanta memoria ci sarà per richiedere di mantenere le promesse?
Alessandra Ghisleri
(da “la Stampa”)
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