SULLA REGOLARIZZAZIONE DEI BRACCIANTI ANCHE CONTE E’ D’ACCORDO, IL SABOTATORE CHE VUOLE CHE CONTINUI LO SFRUTTAMENTO E’ DI MAIO, IL SOLITO PICCOLO REAZIONARIO MAGGIORDOMO DI SALVINI
VADA IN PARLAMENTO E FACCIA CADERE IL GOVERNO, COSI’ SI VA A VOTARE E NON CONTERA’ PIU’ UNA MAZZA
Il presidente del Consiglio e il capo politico Vito Crimi erano davvero seduti allo stesso tavolo? Il racconto è di due realtà parallele.
Il presidente del Consiglio ricorda che domenica notte era stata raggiunta “una sintesi politica” sulla regolarizzazione dei migranti. Pochi minuti dopo il capo politico Vito Crimi smentisce la ricostruzione dicendo di aver dato solo “una disponibilità ” per trovare una soluzione. E nulla più.
Frasi che stonano con il concetto espresso da Conte: “Su questa sintesi politica e sulla sua traduzione normativa il Movimento si sta legittimamente interrogando”. Ma ecco che in questo corto circuito il sottosegretario grillino Carlo Sibilia spariglia le carte e la spara ancora più grossa: “Il testo sulle regolarizzazioni va stralciato. Non va inserito nel decreto Rilancio”.
Quindi la lunga nota inviata dalla presidenza del Consiglio non fa che segnare la distanza, oltre che la confusione, che in questo momento esiste sulla regolarizzazione dei migranti. Nonostante la nota sia stata concepita proprio per smentirle queste distante.
Se Conte ribadisce la necessità di prendere una decisione su questo tema non più rinviabile, un attimo dopo il sottosegretario Sibilia, in costante contatto con il capo politico Vito Crimi e con Luigi Di Maio, invoca uno slogan prettamente salviniano: “Aiutiamo gli italiani”. Gettando via social una frase così per smontare un’intera nota di palazzo Chigi.
Riavvolgiamo il nastro. Conte, attraverso un comunicato, coglie l’occasione per ribadire la sua “posizione, identica a quella già espressa nei giorni scorsi”, e quindi molto diversa dai comunicati e dalle interviste che i parlamentari grillini, esponenti dell’esecutivo e capo politico stanno diffondendo a raffica.
Per il premier, “regolarizzare per un periodo determinato immigrati che già lavorano sul nostro territorio significa spuntare le armi al caporalato, contrastare il lavoro nero, effettuare controlli sanitari e proteggere la loro e la nostra salute tanto più in questa fase di emergenza sanitaria”.
Non è altro che la sintesi dell’accordo raggiunto domenica notte da tutte le forze politiche, come lo stesso premier ricorda essendo seduto a tavolo. Accordo sconfessato poche ore dopo dal Movimento 5 Stelle. Ed è per questo che ora i senatori Pd sottolineano come M5s stia tenendo bloccato il decreto Rilancio.
In più la presidenza del Consiglio aggiunge un passaggio di non poco conto: “Va precisato, infine, che questo tema, che spazia dalla dignità delle persone alla trasparenza dell’economia alla sicurezza nei rapporti di lavoro, è così complesso che non si lascia filtrare dalle tradizionali distinzioni ideologiche destra/sinistra, visto che, in passato, provvedimenti di regolarizzazione di cittadini immigrati molto consistenti sono stati approvati da governi di centrodestra”. E fonti vicine al dossier in questi giorni hanno sottolineato che il nuovo provvedimento è proprio sulla stessa linea della legge Bossi-Fini del 2002.
L’intesa attuale delinea due canali. Il primo prevede che il datore di lavoro e il lavoratore regolarizzino un rapporto di lavoro esistente, anche se sommerso e anche se il lavoratore non ha permesso di soggiorno. Al datore di lavoro viene data la garanzia di non essere denunciato.
Ed ecco di nuovo Crimi sbottare quando legge le parole di Conte: “Ogni eventuale regolarizzazione deve passare da un contratto di lavoro regolare, e non viceversa. In particolare, non ritengo possibile un colpo di spugna da parte dello Stato rispetto a reati odiosi come lo sfruttamento di esseri umani”.
Come funzionerebbe la legge per la quale si sta battendo l’attuale ministro dell’Agricoltura? Il datore di lavoro che fa emergere un lavoratore in nero, sia italiano che straniero, paga all’Inps un forfait che potrebbe essere di circa 400 euro. La possibilità si applica anche agli stranieri che non abbiano mai avuto un contratto di lavoro in Italia ma dimostrano di essere stati fotosegnalati fino all′8 marzo 2020. A costoro viene dato un permesso di soggiorno di lavoro per sei mesi e viene fatto un contratto di lavoro subordinato: alla fine del contratto, possono cercarne un altro entro la scadenza del permesso.
Le istanze di regolarizzazione vengono comunque rigettate se il datore di lavoro negli ultimi 5 anni è stato condannato anche in via non definitiva per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per reclutamento di persone da destinare alla prostituzione o per sfruttamento della prostituzione o di minori, per il reato di caporalato o reati legati alla legge sull’immigrazione.
Il secondo canale offre, invece, un permesso di soggiorno, per una finestra temporale di sei mesi, solo ed esclusivamente a chi ha un permesso di soggiorno scaduto dall’ottobre 2019.
Poco da fare. Una parte del Movimento 5 Stelle continua a fare le barricate. Il grillino Sibilia legge le parole del premier e la spara ancora più grossa. Crimi corre alla smentita della ricostruzione di Conte. Prima che sulla regolarizzazione degli immigrati dovrebbero mettersi d’accordo tra loro.
(da agenzie)
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