TOTI TRATTA LA RESA: LA FREDDEZZA DI MELONI E TAJANI RENDE DIFFICILE IMMAGINARE NUOVI RUOLI POLITICI PER IL GOVERNATORE LIGURE CHE PENSA ALLE DIMISSIONI
L’IPOTESI DI UN RITORNO AL GIORNALISMO. MAGARI A MEDIASET, DOVE LAVORA TUTT’ORA, CON UN RUOLO DI PRIMISSIMO PIANO, LA MOGLIE SIRIA MAGRI, CONDIRETTRICE DI VIDEONEWS … UN’ALTRA PISTA PORTEREBBE AI GIORNALI DEL GRUPPO ANGELUCCI
Dalla villetta di Ameglia in cui è trattenuto ai domiciliari Giovanni Toti non può parlare con i leader della maggioranza che un po’ lo difendono a spada tratta (Salvini), un po’ fanno i garantisti, ma quasi genericamente (Tajani, con cui i rapporti erano pessimi da anni), un po’ predicano cautela e restano in silenzio (Meloni, che sotto sotto avrebbe sperato in dimissioni lampo, per chiudere la faccenda ed evitare strascichi pesanti sulle Europee).
Ma il governatore sotto inchiesta per corruzione, tramite le stringate dichiarazioni rilasciate ieri dal suo avvocato, intanto pare lanciare messaggi. Fa capire per la prima volta che sì, potrebbe lasciare la guida della Liguria. Ma a patto di una trattativa coi partiti, un «confronto», così lo chiama il suo legale fuori dagli uffici del tribunale di Genova.
Trattare, ma su cosa? In questa fase, tutti e tre i partiti della maggioranza di centrodestra non possono certo offrirgli posti. Almeno fino a quando la trafila giudiziaria non sarà conclusa – e nel caso, conclusa positivamente – dunque ci vorrebbero anni.
E promettere oggi un seggio alle prossime Politiche, in calendario nel 2027, è un biglietto che politicamente vale zero. Anche FdI, a cui il presidente ligure si era avvicinato, tanto da aver fatto filtrare la disponibilità a sostenere alle Europee Stefano Balleari, capogruppo del partito di Giorgia Meloni in consiglio regionale e candidato per la fiamma nella circoscrizione Nord Ovest, si è già sfilata.
E da tempo. A via della Scrofa, con perfetto tempismo, mesi fa avevano raffreddato questa liaison e di fatto gli abboccamenti col governatore per un ingresso nel partito si erano fermati alle battute iniziali. Ora sono esclusi categoricamente.
Mentre nel caso di FI, la frattura con Tajani non si è mai risanata. Anche l’operazione di gemellaggio elettorale tra gli azzurri e “Noi Moderati”, formazione di cui Toti è ancora presidente, è stata gestita esclusivamente da Maurizio Lupi. «Toti nemmeno ha partecipato alle riunioni», dicono da piazza San Lorenzo in Lucina, quartier generale dei post-berlusconiani.
Cercasi vie d’uscita, allora. La prima, per i fedelissimi del governatore, è che riesca a rimanere in sella. Resistere, resistere, resistere. Mossa che però viene ritenuta probabile solo nel caso in cui il Tribunale del Riesame annulli l’arresto domiciliare, fra un paio di settimane.
Arrivasse una bocciatura, invece, Toti presumibilmente dovrebbe restare sotto misura cautelare per altri 5-6 mesi. Troppi per tenere a galla la giunta, anche riassegnando le deleghe oggi nel paniere del presidente, operazione già avviata.
Non a caso, anche nell’inner circle di Toti c’è chi comincia a ipotizzare un’altra via. Extra politica. Un ritorno alla vecchia professione, il giornalismo. Magari a Mediaset, dove è stato uno dei dirigenti di punta, capo del Tg4 e di Studio Aperto, addirittura in contemporanea, e dove lavora tutt’ora, con un ruolo di primissimo piano e di grande influenza, la moglie Siria Magri, condirettrice di Videonews e curatrice per il Biscione di programmi e talk giornalistici, come quello di Paolo Del Debbio.
E sempre nella cerchia del governatore, c’è chi non esclude un’altra pista – che con Toti impossibilitato a comunicare all’esterno, è naturalmente una suggestione, per ora – che porterebbe ai giornali del gruppo Angelucci, vista anche la solidarietà così marcata espressa nelle ultime 48 ore dal segretario della Lega, partito di cui fa parte l’editore di Libero, Il Giornale e Il Tempo. Ma appunto, prima, Toti dovrà essere nelle condizioni di confrontarsi coi leader. Anche se l’idea di una trattativa potrebbe indispettire pezzi della maggioranza, soprattutto FdI
(da La Repubblica)
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