TSUNAMI CHARLIE, LA SATIRA NON FINISCE PIU’
IN FRANCIA 3 MILIONI DI COPIE ESAURITE IN POCHE ORE… IN ARRIVO ALTRE DUE…. EDICOLANTI IN AFFANNO, ANCHE I TURISTI A CACCIA DEL FOGLIO INTROVABILE
Edicola di piazza della Bastiglia, quella davanti al Cafè des Phares. Apre alle 6 e 15.
Alle 6 e 30 l’ultima delle sessanta copie di Charlie Hebdo è acquistata da un giovane studente che si infila subito al Cafè per gustarsi le 16 pagine.
Ordina il petit dejeneur: cappuccino e caricature. Imbraccia l’iPhone, fotografa la “une”.
Manda il messaggio con la foto.
Più in là , un altro chiosco, di fronte al ristorante Lèon. Nemmeno il tempo di avvicinarsi che vengo stoppato: “Pas Charlie!”. Come non detto. Passanti trafelati, se hanno la copia di Charlie la tengono ben nascosta.
Verso le 7 ho già chiesto ad altre 5 edicole: Charlie Hebdo è andato a ruba.
A Parigi, nel resto della Francia: 3 milioni di esemplari distribuiti in 27 mila edicole.
Il rifornimento durerà sino a lunedì, hanno deciso di aggiungere altri 2 milioni.
Il record dei record. Più che un fenomeno, un’isteria collettiva. Un giorno che verrà ricordato. In place de la Rèpublique, sul marciapiede che porta all’angolo con rue Bèranger — la strada dove ha sede Libèration che ospita la redazione decimata di Charlie Hebdo — l’edicola dinanzi alle vetrine di Orange è chiusa.
Una fila lunghissima di persone aspetta che apra (alle 9). Ci sono fotografi, cameramen. Attraverso in direzione boulevard Saint-Martin. Appena passato il semaforo, ecco un’altra edicola. Chiedo quando ha finito di vendere Charlie: “Non ho avuto nessuna copia. Le avrò domani: apro alle 6 e 30, chiuso alle 19”.
L’edicolante si chiama Abou Rached. Un caso?
Sulle placche di place de la Rèpublique resistono gli adesivi che l’hanno ribattezzata “place de la libertè d’expression”.
Qua e là , dalle finestre, penzolano ancora i lenzuoli con su scritto “je suis Charlie”. Tra il cafè Adrien e quello Le Dejart si precisa: “Ici c’est Charlie”.
Intanto il boulevard Saint-Martin diventa boulevard Saint-Denis. Incappo in un ometto armato di cellulare che sta immortalando la caricatura di Maometto, appoggiando Charlie Hebdo in braccio a un grosso orso di pezza.
È la mascotte che presidia l’ingresso del Bar Brasserie La Petite Porte.
Accanto, non passa inosservata la locandina trionfalistica del “migliore spettacolo comico dell’anno”, una commedia. Il titolo è un gioco di parole: “Thè alla menthe ou t’es citron”, quasi 1300 repliche al Thèatre de la Renaissance.
Tutti i teatri di Parigi si sentono charlizzati. Il pellegrinaggio abborda l’edicola all’angolo col boulevard Strasbourg. Un sobrio foglio bianco con su una scritta in pennarello avverte: “Plus de Charlie”, sembra un hashtag di Twitter.
Cinque minuti, racconta l’edicolante ai vecchi clienti, neanche il tempo di sistemare i giornali che erano “volati via, e mica perchè c’è questo vento che soffia dalla Manica…”.
Vento fresco. Qualche nuvola scura annuncia pioggerella. Fan 10 gradi. Come ad aprile: “Parigi vuol farsi perdonare gli eccidi”.
Osservo che la febbre Charlie si traduce in strepitoso aumento di battute, come fosse un nuovo codice di comunicazione sociale . In molti si affannano per apparire più arguti del solito. Del resto, “Charlie vivrà ”, auspica un manifesto. In salacità e irriverenza.
I negozianti della zona, invece, si lamentano che dopo gli attentati vendono meno di prima, nonostante i saldi accattivanti. “Charlie epuisè” avverte un altro cartello: riflette gli umori dei commercianti vicini… inutile chiedere.
Procedo oltre, “A’ la recherche du Charlie perdu”…
E se magari, in qualcuna di queste viuzze strette e serpeggianti si celasse una “Maison de la Presse” che ha ancora qualche copia? Fantascienza, ieri.
All’inizio di Rue de Clèry, una lapide ricorda che in quella casa un po’ stretta e romantica visse il poeta Andrè Chenier. Sul muro della stradina omonima qualcuno ha writeggiato: “Mourird’amour”. I parigini e i francesi tutti sono morti d’amore per Charlie. Non hanno risparmiato una sola pagina.
Alla “Presse” del 2 di rue Des Petits Carreaux, c’è un pigia pigia di turisti perchè lì si vendono i giornali stranieri. Chiedono se è possibile prenotare Charlie Hebdo: “No, oggi ho avuto solo 80 numeri, domani me ne portano 500”.
Al Pain Quotidien, poco più avanti, una ragazza sfoglia Charlie: “Posso guardare?”, le domanda un americano. Lei sorride. Il ragazzo è aitante, simpatico. . L’emozione è estrema. I valori fondanti della libertà e della democrazia, il simbolo che la Francia si è cucito addosso.
Oggi, è poco ma sicuro, alle cinque in punto del mattino. Non della sera.
A catturare il Charlie Hebdo del “tout est pardonnè”.
Leonardo Coen
(da “Il Fatto Quotidiano”)
Leave a Reply