UN CDM RIDICOLO, NON DECIDONO NULLA, IL GOVERNO DI FATTO NON C’E’ PIU’
GELO TRA SALVINI E DI MAIO… CONTE SI TRINCERA DIETRO IL COLLE PER FERMARE IL DECRETO SICUREZZA BIS… GIORGETTI ASSENTE
Sala stampa di Palazzo Chigi, il livello di tensione è il seguente: i cronisti in attesa si affastellano intorno a un televisore, metaforici pop corn in mano guardano Silvio Berlusconi in diretta a Quarta Repubblica.
Due piani più sopra un Consiglio dei ministri il cui esito è annunciato da giorni si trascina faticosamente tra “prime letture”, “necessità di approfondimenti”, “salvo intese”, “veti incrociati” e quant’altro offra il più classico repertorio della repubblica gialloverde.
“Vabbè, ma rispetto a questi Silvio era un gigante”, ironizza ridendo uno dei presenti.
Il decreto sicurezza e quello natalità , issati come vessilli dalle delegazioni di Lega e M5s, hanno il più classico degli epiloghi: se ne riparlerà , se se ne riparlerà , dopo le elezioni.
L’atmosfera è elettrica. De visu le delegazioni ministeriali non si incontravano da dopo lo show down sul caso Siri. Lì Matteo Salvini perse la battaglia, oggi non la vince. Luigi Di Maio arriva a Palazzo Chigi con un’oretta di anticipo, riunisce i suoi per un punto.
Il collega vicepremier si collega a Facebook, tra le altre cose informa i suoi “amici” che si cambia camicia e giacca e va a infilare il medesimo portone. A qualche corridoio di distanza si preparano le rispettive battaglie, le armi di tutti sono spuntate.
In mezzo Giuseppe Conte, che deve ritrovare il baricentro da sofisticato mediatore dopo le feroci critiche della Lega (“Solo un burattino”, lo apostrofa Berlusconi dal piccolo schermo un paio di piani più giù). Giancarlo Giorgetti, con il quale per tutto il corso della giornata si era rincorso scontrandosi non c’è. L’agenda del sottosegretario, comunicata domenica in tempi non sospetti, lo ha portato lontano da Roma per impegni di campagna elettorale.
5 stelle e Lega vivono una rispettiva difficoltà ad avvicinarsi alle elezioni da azionisti di un governo che non governa, sballottato dalle turbolenze elettorali.
E si trincerano dietro fattori esogeni per bocciarsi a vicenda.
I dubbi del Colle sul decreto sicurezza bis, fatti filtrare da M5s da giorni e avanzati dal premier stesso nell’illustrare il perchè nell’ordine del giorno la specifica che limitava il tutto a un “inizio esame”.
La mancanza di coperture, solo eventuali, per il decreto natalità , su cui si è infuriato Lorenzo Fontana, braccio destro di Salvini, per lo scippo di competenze dal suo ministero della Famiglia e per l’approssimazione con cui il testo è stato formulato.
I due vicepremier si sfiorano prima, si siedono a distanza poi. La freddezza è grande, il chiarimento non arriva, il governo non decide.
Salvini fa filtrare la soddisfazione per l’approvazione del decreto sulla riforma della giustizia onoraria. Approvata, sì, ma “salvo intese”, ovvero ancora tutta da scrivere. Poco prima il via libera alle nomine: Biagio Mazzotta è il nuovo Ragioniere generale dello stato, Pasquale Tridico presidente Inps e Giuseppe Zafarana il capo della Guardia di finanza. “Almeno questi li abbiamo approvati davvero, non salvo intese”, si fa sfuggire un uomo di governo.
Una battuta. Ma forse nemmeno troppo.
(da”Huffingtonpost”)
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