“UNA ENORME, COLPEVOLE IGNORANZA”: INTERVISTA A NOEMI DI SEGNI, PRESIDENTE UCEI
“LA PROVOCAZIONE DI FONTANA SULLA LEGGE MANCINO HA OTTENUTO IL SUO OBIETTIVO: ALIMENTARE ODIO E FOBIE”… “SE SI CANCELLA IL REATO, TUTTO E’ PERMESSO”
L’uscita del ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, è talmente grave da meritare una immediata presa di posizione ufficiale da parte dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) e della sua presidente Noemi Di Segni: “Chiedo al Presidente del Consiglio Conte se la proposta di abrogazione della Legge Mancino lanciata dal ministro Fontana, ministro per la Famiglia e la Disabilità , corrisponde a un progetto del Governo che dirige. Sono parole che offendono profondamente quanto si è inteso difendere a seguito di gravissimi episodi neonazisti e neofascisti e di grave recrudescenza negli anni Ottanta, e peraltro ribaditi dalla Decisione comunitaria che focalizza i medesimi atti di odio, approvata anche dal nostro Paese. Nella Repubblica italiana fondata sulla negazione dell’odio e di ogni forma di razzismo questi presidi normativi vanno semmai rafforzati e da tutti difesi, senza al contrario alimentare ulteriori paure e rancori sociali”.
Affermazioni importanti, dure, ufficiali.
Da qui partiamo nell’intervista che la presidente dell’Ucei ha rilasciato ad HuffPost.
Con un lungo post su Facebook il ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, ha lanciato la proposta: “Abroghiamo la Legge Mancino”, spiegandone le ragioni. Qual è la sua valutazione a caldo di questa esternazione?
“E’ di una gravità assoluta. Lo è se a portare avanti questa idea è il signor Lorenzo Fontana, cittadino della Repubblica italiana. Lo sarebbe ancor di più se fosse portata avanti da un ministro che, per le competenze attribuitegli, invade campi che non sono di sua pertinenza, creando ulteriore confusione, come se non ce ne fosse già abbastanza. E l’uscita del ministro per la famiglia e la disabilità sarebbe ancor più grave se fosse l’anticipazione di una linea di Governo. Per questo, come Ucei ci siamo rivolti direttamente al presidente del Consiglio, l’avvocato Giuseppe Conte, perchè dia una risposta chiara e netta su questo punto. In qualunque dei tre casi, resta comunque la gravità della proposta, per ciò che la sostanzia, in termini di argomentazioni, e per quello che potrebbe determinare nel malaugurato caso, che voglio credere e sperare che non si determini, questo post si trasformi nella cancellazione di una Legge che, non bisogna dimenticarlo, ha dato la possibilità alla magistratura di intervenire grazie all’aggravante di odio razziale che la Legge Mancino normava. Non credo che la provocazione del ministro Fontana avrà un seguito istituzionale, e la presa di posizione del vice premier Di Maio è da questo punto di vista significativa. Ma una cosa è certo: questa uscita ha già centrato l’obiettivo che l’aveva ispirata…”.
Vale a dire?
“Attirare l’attenzione e, soprattutto, gettare altra benzina sul fuoco delle fobie e dell’odio. Questo duplice obiettivo il ministro Fontana l’ha centrato. E’ chiaro che una riflessione profonda sull’adeguatezza di uno strumento di legge necessita una sede e un percorso ben diversi dalla stesura di un post su Facebook. Ma di questo penso che il ministro Fontana ne fosse consapevole nel momento in cui ha scritto quelle cose. Eppure ha deciso di andare avanti, ben sapendo che le sue affermazioni avrebbero scatenato altra polemica e riscaldato gli animi. E’ come se si fosse aperta una gara a chi la spara più grossa, non importa quali ne siano le conseguenze. Mi sorprende e mi preoccupa, da cittadina italiana e non solo da presidente dell’Ucei, la facilità con cui si proponga di liquidare una Legge che, va sottolineato, era stata approvata dal Parlamento per dare alla Magistratura uno strumento operativo per contrastare, negli anni Ottanta, l’insorgere di gravissimi episodi neonazisti. Se un determinato comportamento non si configura più come un reato, allora tutto è permesso: fare apologia di nazismo, incitare all’odio razziale. Abolire la Legge Mancino significa cancellare l’incitamento all’odio razziale come reato perseguibile, vuol dire ‘disarmare’ la Magistratura, e questo in una fase storica dove l’antisemitismo, il razzismo e la xenofobia sono tutt’altro che estirpati. Altro che cancellare la Legge Mancino: oggi c’è bisogno di rafforzare i presidi normativi a contrasto di ogni forma di razzismo e di antisemitismo. Siamo all’abc della Filosofia del diritto. Il vuoto normativo favorisce l’affermarsi di pratiche e culture antidemocratiche.
Dietro l'”abroghiamo la Legge Mancino”, non c’è anche lo spirito di un tempo presente nel quale la memoria storica è considerata un peso, qualcosa da rottamare?
“Io credo che vi sia anzitutto una enorme, colpevole ignoranza. Imposta e accettata. Ignoranza come non conoscenza, e la non conoscenza è spesso la base su cui poi si fomentano paure, si alimenta l’odio, si demonizza l’altro da sè, avvertito come una minaccia da estirpare. S’interviene come se il mondo iniziasse oggi, in un eterno presente. Vede, in questa intervista mi sono soffermata a lungo, credo a ragione, sulla necessità di non sottrarre alla Magistratura strumenti necessari per sanzionare comportamenti, definiti come reati, quali quelli contemplati dalla Legge Mancino. Ma so bene che ciò non basta. Occorre lavorare sullo spessore dei sentimenti, ricreare anticorpi culturali in grado di agire sul virus del razzismo e dell’antisemitismo. E’ un impegno che non riguarda solo la politica o chi ha responsabilità istituzionali e di governo: questo impegno chiama in causa il mondo della scuola, quello dell’informazione, coloro che oggi hanno una reale influenza nel determinare sensibilità e atteggiamenti dei giovani. L’ignoranza è una brutta malattia. E il primo modo per combatterla è riconoscerne i sintomi, vecchi e nuovi. Chi non conosce, chi pensa che il mondo inizia oggi, non si cura di sapere cosa sia avvenuto in un passato neanche tanto lontano. Semplicemente, quel passato per lui non esiste. Ma dietro la ‘rottamazione’ di una memoria storica, c’è anche qualcosa d’altro e di diverso dalla ignoranza: c’è la volontà , essa si prodotto della conoscenza, di smantellare principi come quelli che sono alla base della Repubblica italiana fondata sulla negazione dell’odio e di ogni forma di razzismo. In questo caso, si vuol cancellare il passato non perchè non lo si conosce, ma perchè quel passato non si concilia con i propri disegni politici. Ma senza memoria non c’è futuro per una comunità democratica”.
(da “Huffingtonpost”)
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