VARIANTE COVID, SPUNTA IL PERICOLO PER I BAMBINI
L’OMS CONFERMA: “VALUTAZIONI IN CORSO SU QUESTA IPOTESI”
La nuova variante del virus tratterebbe i bambini come gli adulti. Gli esperti del Nervtag, il gruppo consultivo istituito dal governo del Regno Unito per valutare le mutazioni del virus, ha individuato forti indizi di una maggiore propensione a infettare gli under 15. E a diffondersi con maggiore velocita’
Tra le consapevolezze scientifiche conquistate in duri mesi di ricerca su un virus del tutto sconosciuto, di una cosa si era arrivati ad aver evidenza: i bambini presenterebbero una resistenza all’infezione maggiore degli adulti, risultando così meno contagiosi a Covid-19.
Oggi la notizia che arriva dagli esperti è che la variante inglese potrebbe aver cambiato anche questa evidenza, stravolgendo così, ancora una volta, lo scenario della lotta al virus. Anche l’inviato dell’Oms sulla pandemia David Nabarro ha dichiarato che la variante «sembra essere più facilmente trasmissibile da giovani e bambini», ma ulteriori ricerche sono ancora «in corso».
A rendere conto dell’ipotesi fondata sono gli scienziati del NERVTAG (New and Emerging Respiratory Virus Threats Advisory Group): il gruppo di esperti istituito dal governo britannico per studiare e monitorare la variante Covid che preoccupa il mondo.
Durante una sessione di domande e risposte ai giornalisti, il team scientifico del Nervtag ha non solo confermato «la grande rapidità di trasmissione» provocata dalla variante VUI-202012/01 «rispetto alle altre mutazioni attualmente presenti nel Regno Unito», ma ha avanzato la tesi secondo cui il nuovo genoma del virus «presenta una maggiore propensione a infettare i bambini». Nel provare a capire le motivazioni di un’ipotesi simile e i rischi che comporterebbe, ricostruiamo le informazioni fornite dalle voci degli scienziati del Nervtag.
Il presidente del Nervtag e professore di malattie infettive emergenti presso l’Università di Oxford, ha posto come dato primario da poter confermare quello della maggiore capacità di contagio da parte della nuova variante Covid.
Nonostante la cautela mostrata dalla comunità scientifica sulla percentuale del 70% comunicata in primis da Boris Johnson per annunciare un lockdown totale, gli ulteriori studi sulla mutazione lascerebbero secondo il Nervtag ormai pochi dubbi. VUI-202012/01 rende molto più contagioso il virus contro cui si combatte.
«Qualcuno può indicarmi le prove che questa nuova variante è “il 70% più trasmissibile rispetto alla vecchia variante?”», chiede un utente su Twitter. Il presidente Horby non tarda a fornire riferimenti, mostrando attraverso documenti ufficiali la conferma di come il cluster si sia diffuso «con una rapidità di trasmissione nettamente superiore rispetto alle altre mutazioni attualmente presenti nel Regno Unito» e come gli studi aggiornati al 20 dicembre continuino a correlare il 65% dei casi verificatisi nelle zone di Londra, Sud-Est e Inghilterra orientale, alla nuova variante Covid.
Neil Ferguson: «Bambini più infettati»
Il membro del Nervtag, Neil Ferguson, professore ed epidemiologo di malattie infettive all’Imperial College di Londra è stato una delle principali voci durante l’incontro a sostenere la questione riguardante i bambini.
«Quello che abbiamo visto nel corso di un periodo di cinque o sei settimane è che, in modo costante, i casi legati alla variante ha riguardato soggetti sotto i 15 anni d’età in modo molto più significativo rispetto al virus non modificato».
Un dato definito da Ferguson come «indizio» di una «maggiore propensione» a infettare i bambini e che al momento richiederebbe ulteriore necessità di approfondimento scientifico. «Non è ancora stabilito il definitivo nesso di causalità ma i dati cominciano a parlare chiaro».
Wendy Barclay: «Ora i bambini come gli adulti»
Professoressa del Nervtag e specialista in virologia presso l’Imperial Medicine, Wendy Barclay ha aggiunto ulteriori dettagli sull’impatto nei bambini della nuova variante. «Ci sono cambiamenti nel modo in cui il virus modificato entra nelle cellule umane», ha fatto sapere, spiegando come a causa di una modifica del genere la suscettibilità nei bambini ha raggiunto l’intensità di quella riscontrata negli adulti.
«Per questo da questi dati ci aspettiamo in futuro di vedere ancora più bambini infettati».
La scuola il silenzioso campo d’azione
Alla luce dei pochi dubbi rimasti da parte degli scienziati britannici sull’effettiva maggiore potenza di trasmissione della variante, come è possibile che la mutazione VUI-202012/01 sia stata così contagiosa in un periodo di relativo lockdown? La risposta che arriverebbe dai dati pone al centro una forte diffusione tra i bambini e le scuole come i principali fulcri del contagio. Negli ultimi mesi il Regno Unito ha tenuto aperte le scuole basandosi su una delle valutazioni scientifiche più evidenti da inizio pandemia. E cioè che i bambini fossero meno sensibili al contagio.
È su questa sicurezza che la variante avrebbe prima silenziosamente e poi in maniera sempre più evidente, guadagnato terreno, diffondendosi in modo capillare tra i più piccoli. Intanto il governo inglese aveva avviato già dai primi di dicembre dei piani di monitoraggio negli istituti scolastici, fino alla dichiarazione delle ultime ore da parte di Boris Johnson sulla messa in discussione della riapertura delle aule a gennaio.
I rischi
Quali conseguenze potrebbe avere la conferma dell’ipotesi avanzata dagli studiosi del Nervtag? Una variante che tratta i bambini come gli adulti, potrebbe rischiare di mettere in un pericolo maggiore gli under 15? Gli esperti fanno sapere che nei casi finora riscontrati tra i bambini è risultato assenti qualsiasi tipo di sintomo aggravato, rilevando un comportamento del virus nell’organismo identico a quello che già conosciuto. Il punto allora sta nelle conseguenze esterne che la maggiore facilità di diffusione tra i bambini potrebbe comportare: in buona sostanza la ripercussione sugli adulti.
La rilassatezza con la quale la popolazione finora è stata abituata a considerare la potenzialità di contagio da parte dei bambini ha fatto sì che le abitudini restrittive fossero mantenute in maniera meno rigorosa nei confronti dei più piccoli. Il pericolo dunque è quello di incentivare una catena epidemiologica che vedrebbe nella famiglia il suo terreno d’azione preferito.
(da “Huffingtonpost”)
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