VESCOVI CONTRO RENZI: “TRADISCE LE ATTESE”
LA CHIESA DI FRANCESCO CONTRO L’ANNUNCITE
Monsignor Nunzio Galantino è la voce dei vescovi italiani più vicina a papa Bergoglio e ieri ha pronunciato di nuovo parole dure sull’annuncite e la confusione del governo Renzi: “Senza sinergie non si va da nessuna parte. Se il governo pensa di andare avanti da solo perderà pezzi di gente, pezzi di consenso”.
E ancora: “Tenendo l’orecchio appoggiato alla storia comune della gente vediamo i limiti di certe agende politiche, bisogna mettere al centro la famiglia, la formazione, il lavoro, i nostri giovani; quando non si fa questo si tradiscono le attese della gente”. Ma la frase più forte è riservata al populismo renziano degli 80 euro, con chiaro riferimento alle ultime elezioni europee: “Per le famiglie non servono soluzioni di corto respiro che trovano ossessiva pubblicità o facili consensi”.
Il segretario generale della Cei, prima ad interim poi confermato da Francesco ad quinquennium, ha parlato ieri a Pompei, dove è stata celebrata la tradizionale supplica alla Madonna del Rosario, e nell’immediata vigilia dell’apertura del sinodostraordinario sulla famiglia.
Il pugliese Galantino, che è rimasto vescovo di Cassano all’Jonio, la più piccola diocesi della Calabria, aveva già criticato l’esecutivo dieci giorni fa con gli stessi toni e gli stessi concetti di ieri: “Basta slogan, si ridisegni l’agenda”.
Un’uscita interpretata come una rottura tra la Chiesa italiana e il governo Renzi ma che poi Galantino si premurò di chiarire più o meno in questo modo: “Non c’è nulla da strappare perchè non siamo mai stati vicini”.
Il segretario della Cei aderisce infatti alla lettera al nuovo corso di papa Bergoglio che si pone all’opposto della gestione Bagnasco della Cei, segnata dal trasversalismo ruiniano dopo la fine dell’unità politica dei cattolici, e soprattutto dell’asse tra l’ex segretario di Stato Bertone e il clan berlusconiano di Gianni Letta. Anzi.
Uno dei primi obiettivi di Francesco è stato proprio quello di sganciare la Chiesa italiana dalla politica romana.
Ed è per questo che è cresciuto sempre più il ruolo di Galantino, che è abituato a frequentare Santa Marta, dove risiede il pontefice, e proprio come il papa aveva scelto di non dormire nel palazzo arcivescovile ma nel seminario della sua diocesi.
Le critiche di ieri, quindi, non nascondono alcun retro-pensiero politico.
La chiave per comprendere il bergogliano Galantino è in quell’“orecchio appoggiato alla storia comune della gente”.
E dalle diocesi e dalle parrocchie quello che sale ogni giorno è un grido sempre più disperato per la crisi economica. È sufficiente ascoltare gli appelli durante le messe domenicali di qualunque parrocchia popolare italiana: richieste di aiuto di ogni genere.
Monsignor Galantino, sorprendendo tutti gli osservatori politici, già a settembre si è sbilanciato sugli slogan renziani: “Non è questione se Renzi piaccia a noi o no. Bisognerebbe chiedere alla gente se sta trovando le risposte. La nostra impressione è che ci sia da ridisegnare l’agenda politica mettendo come priorità la famiglia, il lavoro, i giovani e i temi della formazione e della scuola ma non annunciandoli, affrontandoli veramente”.
La priorità per Galantino è la questione sociale e sarebbe fuorviante decifrare la distanza tra la Cei e la politica con gli occhiali del più recente passato, quando per Ruini e Bagnasco al primo posto c’erano soltanto i valori non negoziabili su vita e matrimonio.
Il quale Bagnasco rimarrà presidente della Cei fino al 2017, ma ormai in posizione subordinata rispetto alla voce di Galantino, espressione genuina tra l’altro di quel programma pastorale che Bergoglio annunciò subito dopo la sua elezione presentandosi al mondo come “vescovo” di Roma .
Ecco, questa è la novità principale rispetto al clericalismo della Seconda Repubblica. Galantino non è antirenziano e non distingue tra governi amici e no come accadeva nella curia di Bertone, tra le maggiori cause delle dimissioni di Ratzinger e dei successivi “processi” al “partito” dei cardinali italiani nelle riunioni preparatorie del Conclave che ha scelto l’argentino Bergoglio.
Per Renzi, il problema è che la Chiesa italiana testa ogni giorno sul campo il mancato effetto di slogan e promesse del governo.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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