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L’OFFERTA DEI FINIANI RICOMPATTATI: DIMISSIONI DEL PREMIER PRIMA DEL VOTO ALLA CAMERA E ASTENSIONE AL SENATO

Dicembre 13th, 2010 Riccardo Fucile

POI LA GARANZIA DI UN BERLUSCONI BIS: IN PRATICA NON CAMBIA NULLA, ATTO FORMALE DELLE DIMISSIONI A PARTE… PER FARSI RICATTARE DA DUE COLOMBE SENZA STRATEGIA POLITICA, TANTO VALEVA NON CHIEDERE LA SFIDUCIA…. L’ULTIMA SPERANZA E’ CHE BERLUSCONI CAPISCA ANCORA MENO DI LORO E NON ACCETTI LA PROPOSTA: ALLORA FORSE SI ANDREBBE ALLA CONTA (PER PERDERE), SE MOFFA NON SE NE INVENTA UN’ALTRA

Ultima proposta per scongiurare la rottura definitiva.
Futuro e libertà  offre a Silvio Berlusconi l’astensione al Senato e gli chiede di dimettersi prima del voto alla Camera.
In cambio, i finiani propongono di dar vita a un Berlusconi-bis garantendo che non ci saranno “trabocchetti” nè “imboscate”.
È questo, in estrema sintesi, quanto Silvano Moffa e Adolfo Urso hanno messo sul tavolo dell’ultima trattativa, incontrando il presidente del consiglio nella sala del governo a Montecitorio.
Fonti parlamentari di Fli spiegano che proprio la presenza di Urso, coordinatore di Fli, all’incontro è il segnale di garanzia che si vuole dare a Berlusconi sull’esito della trattativa.
Quest’ultima proposta, spiegano sempre le stesse fonti, ha l’obiettivo di mantenere unito il gruppo dei finiani che, nelle ultime ore, ha vissuto momenti di fibrillazione con le colombe che continuano a spingere per non arrivare alla rottura definitiva con Berlusconi.
Chissà  coastoro che sono andati a fare a Perugia qualche settimana fa: a prendere per i fondelli i congressisti?
Il documento sarà  sottoposto al vaglio dei gruppi che si riuniranno stasera con Fini presso la sede di Farefuturo.
«È una buona mediazione – dice in Transatlantico un futurista di spicco – ci consente di offrire una soluzione al premier fino all’ultimo momento utile. Dopodichè, se non accetta, il cerino resterà  in mano a lui e noi voteremo compatti».
Soddisfazione anche tra i “falchi”, che fanno questo ragionamento: «È chiaro che Berlusconi non accetterà  mai una condizione del genere, ottenendo l’effetto di ricompattarci definitivamente: sfiducia assicurata».
Anche i falchi ci sembrano troppo ottimisti.
In ogni caso una stretegia perdente, a nostro avviso, e da prima repubblica.
In pratica tutti e 35 i deputati di Fli hanno sottoscritto compatti – dopo una lunga trattativa di Fini con le colombe e i vertici futuristi – il documento di mediazione .
Le ‘colombe’ sono così rientrate in una logica unitaria del gruppo, accettando
però che, se il premier non dovesse cogliere questo estremo appello, i gruppi Fli voteranno compatti la mozione di sfiducia presentata “escludendo – recita il documento – ogni ipotesi di governo che possa prefigurare ribaltoni, per sostenere di fatto un governo di centrodestra presieduto da un’altra personalità “.
Tante voci si erano oggi rincorse.
Compresa quella che vedrebbe per la Siliquini pronta la poltrona di sottosegretario e per Moffa quella da ministro.
Ma la rottura, interna, non arriva. Arriva invece il testo comune che denota la frattura politica in Fli tra 30 che volevano la sfiducia senza se e senza ma e 3 che sanno solo rompere i i coglioni.
“Attendiamo risposte” dicono i finiani.
“Arrivano tardi” li gela Umberto Bossi.
Stasera si replica.

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IL FINANCIAL TIMES BOCCIA L’ITALIA DI BERLUSCONI

Dicembre 13th, 2010 Riccardo Fucile

ANCHE LA CITY DI LONDRA BOCCIA LA POLITICA ECONOMICA DEL GOVERNO…. “GLI OTTO ANNI DEL CAVALIERE HANNO PRODOTTO UN PERIODO DI STAGNAZIONE”, SCRIVE L’AUTOREVOLE GIORNALE FINANZIARIO: L’ITALIA SCESA DAL 32° AL 74° POSTO DELLA CLASSIFICA

Comunque vada il voto sulla fiducia, l’era del berlusconismo sta ormai volgendo alla fine, “proprio mentre l’Italia rischia di essere trascinata al centro della crisi europea del debito”.
Lo scrive oggi il Financial Times, che dedica un’intera pagina allo “showdown” (resa dei conti) in programma tra oggi e domani nelle due camere del parlamento italiano.
“La prospettiva che il governo di una delle grandi economie europee crolli, potrebbe aumentare le tensioni nei mercati finanziari”, spiega il corrispondente da Roma Guy Dinmore.
“Alcuni temono che l’Italia — fino ad ora ai margini della crisi che sta affliggendo i paesi più piccoli — possa improvvisamente trovarsi nell’occhio del ciclone”.
Paradossalmente, continua Dinmore, potrebbe essere proprio la crisi economica europea a salvare Berlusconi, che si presenterà  come “garante della stabilità , in grado di tenere lontano le tensioni dei mercati del debito”, anche se un’eventuale fiducia lo consegnerebbe ai mercati notevolmente “indebolito”.
“L’unica, spiacevole, certezza per gli italiani è che, con un debito vicino al 120% del prodotto interno lordo, più grande — in termini assoluti — dei debiti di Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna messi insieme, chiunque sarà  chiamato a governare il paese dovrà  continuare con una politica di austerity e tagli al bilancio sempre più severa, che probabilmente durerà  per anni”.
L’analisi del quotidiano finanziario della City londinese è impietosa e si scaglia soprattutto contro gli ultimi dieci anni di governo, otto dei quali, ricorda Ft, sono “diretta responsabilità  di Berlusconi” e delle coalizioni che si sono formate attorno alla sua figura e al suo potere politico ed economico.
Gli italiani si aspettavano un “miracolo economico” e una “rivoluzione liberale”, ma hanno vissuto “una decade di stagnazione”: dieci anni “persi” dal punto di vista economico.
Anni di “incertezza e basso sviluppo”, come ha rilevato il Censis, nei quali l’Italia è cresciuta di appena l’1,4%, mentre il PIL tedesco è salito del 5% e quello inglese del 13%.
A pesare è anche lo scivolone del paese in “molte classifiche internazionali”, che ha generato “disaffezione nella comunità  finanziaria”, la stessa che “aveva precedentemente sostenuto Berlusconi e le sue promesse di liberalizzazione” .
ll Financial Times cita il “Doing Business Report”, un rapporto pubblicato annualmente dalla Banca Mondiale, che mette in luce — soprattutto dalla prospettiva delle piccole e medie imprese — la qualità  delle condizioni economiche quadro in 181 paesi. “L’Italia, che è la settima economia mondiale, è all’80° posto nella classifica della Banca Mondiale, una posizione sopra la Giamaica”, continua Ft.
“E non fa parte dell’85% dei paesi che, negli ultimi cinque anni, hanno migliorato la propria posizione”.
Ancora peggiore la performance italiana nell’Indice di libertà  economica, aggiornato annualmente dalla Heritage Foundation, un think-tank conservatore con sede a Washington.
“Quando Berlusconi vinse per la seconda volta le elezioni nel 2001, l’Italia era al 32° posto. Oggi è al 74°, perchè la libertà  economica è minacciata da una gestione inefficiente delle finanze pubbliche e da un’alta pressione fiscale”. Come ha notato Anthony Kim, analista della Heritage Foundation intervistato da Ft, “gli anni di Berlusconi sono stati caratterizzati da sporadiche riforme cosmetiche, segnate dai conflitti di interesse del primo ministro, che ha cercato di proteggere in primo luogo sè stesso e i suoi associati”.
“Berlusconi potrebbe sottolineare che ha condiviso con gli italiani le sofferenze economiche imposte dalla crisi”, aggiunge Guy Dinmore. “Nella classifica di Forbes che elenca gli uomini più ricchi del mondo era al 29° posto con 10,3 miliardi di dollari nel 2001. Ora è sceso al 74° posto, con 9 miliardi”.
Ma pochi, a quanto sembra, saranno disposti a credergli.
Anche perchè, nonostante il deficit pubblico sia sotto controllo e le banche italiane non abbiano seguito lo stesso destino degli istituti bancari europei, “rimane la preoccupazione che le previsioni di crescita di Tremonti siano troppo ottimistiche”.
“Chiunque sarà  al governo nel 2011 potrebbe avere bisogno di una manovra correttiva di almeno 7 miliardi di euro”, conclude il Financial Times.
“E’ lo stesso ministro delle finanze ad ammettere questa possibilità ”.

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LA COLOMBA NON DEVE VOLARE: BASTA CON LE QUINTE COLONNE DEGLI AMICI DI COSENTINO IN FUTURO E LIBERTA’

Dicembre 13th, 2010 Riccardo Fucile

SE CONDIVIDEVANO LA POLITICA DEL GOVERNO POTEVANO RESTARE NEL PDL, INVECE CHE FARE LA PARTE DEI “DURI E PURI” A PERUGIA E POI TRADIRE LA BASE FUTURISTA… FINI ERA STATO CHIARO SULLE DIMISSIONI DEL PREMIER: ORA FANNO FINTA DI AVER CAPITO MALE?… MOFFA CI SPIEGHI COS’HA IN COMUNE IL SUO   CARO PDL CON LA DESTRA

La posizione ufficiale dei finiani, per il momento, è quella espressa dal coordinatore del partito, Adolfo Urso, che commentando il discorso di Silvio Berlusconi al Senato ha parlato di un intervento «deludente, sostanzialmente difensivo, poco attento alle esigenze di sviluppo e crescita che interessano agli italiani» e che ha indicato nella simbiosi con Bossi, manifestata ancora oggi in aula, il tratto più evidente del cambiamento avvenuto nel centrodestra negli ultimi due anni.
Tuttavia una decisione definitiva su quale sarà  la posizione che il gruppo esprimerà  al momento del voto verrà  presa solamente in serata, alla riunione dei gruppi parlamentari già  convocata.
Futuro e Libertà  rischia però di essere meno compatto di quanto annunciato ancora domenica da Gianfranco Fini.
Si tratta in particolare di capire cosa faranno le cosiddette «colombe» del partito, i cinque deputati che avevano tentato una mediazione in extremis firmando un documento congiunto con 10 esponenti del Pdl chiedendo sostanzialmente una «tregua» tra i due (ex) alleati.
In particolare resta da vedere come si comporteranno Maria Grazia Siliquini e Silvano Moffa.
La Siliquini esprime in una nota «pieno sostegno a Moffa e alla sua azione» e annuncia che «non parteciperò questa sera alla riunione dei parlamentari di Fli» mentre «chiederò oggi a Moffa di riunire i firmatari del documento per giungere ad una posizione comune nell’imminente voto di fiducia».
Moffa, dal canto suo, in mattinata si è incontrato con Gianfranco Fini, a cui ha espresso perplessità  per le dichiarazioni rilasciate domenica dallo stesso leader durante il programma di Lucia Annunziata, ovvero l’aver definito «tardiva» l’iniziativa di riappacificazione.
Anche lui sarebbe propenso a disertare l’incontro di questa sera.
Al riguardo esprimiamo alcune considerazioni.
1) Il percorso di Futuro e Libertà  era stato ben definito a Perugia, nella richiesta di dimissioni al premier e nell’apertura di una fase nuova, attraverso la formazione di un nuovo governo con un programma nuovo e l’ingresso dell’Udc per compensare lo strapotere leghista nella coalizione.
A Moffa e Co. non andava bene?
Potevano andarsene allora per coerenza.
Invece hanno fatto interventi da “duri e puri” per raccogliere gli applausi della base, salvo ora giustificarsi: “ma noi pensavamo che si sarebbe arrivati a un’intesa”
2) Ma quale intesa visto che il loro amato premier non ha accettato alcuna mediazione?
O qualcuno vuol far finta all’ultimo minuto di inventarsi qualche palla come alibi per giustificare un voto a favore del governo?
Basta con i sofismi, se vi ha promesso qualcosa, ditelo, e amici come primi. Ma non venite   a dare lezioni di mediazioni non richieste.
3) Non si firma un documento di sfiducia, non si fa parte di una comunità  umana dove rappresentate il 5% del gruppo e lo 0,1% dell’elettorato di Fli per poi fare da quinta colonna di La Russa e Gasparri.
Ci si conforma alle decisioni della maggioranza.
4) Ricordando l’amicizia personale con Moffa ai tempi di Linea Futura, non possiamo dimenticare quando illustrò con enfasi la mozione congressuale della destra sociale.
Cosa ha quel documento in comune con le stronzate razziste di questo governo?
Diccelo Silvano: cosa ha in comune quella destra che abbiamo sognato con gli amici di Cosentino, di Brancher, con chi piazza famiiari e parenti , con chi corrompe, con i puttanieri di Stato, con i cortigiani di Palazzo?
Se la tua destra è quella, restaci, ma risparmiaci lezioni da gran mediatore: Non hai tradito, hai solo rinnegato la tua vita.
Il che è anche peggio.

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COMUNQUE VADA, ONORE A FINI: E’ STATO COERENTE E HA DELINEATO UN FUTURO DI OPPOSIZIONE AL GOVERNO AFFARISTICO-RAZZISTA

Dicembre 13th, 2010 Riccardo Fucile

IN UN PAESE CIVILE UN PREMIER SI SAREBBE DIMESSO DI FRONTE AI NUMERI CHE LO SFIDUCIAVANO… FINI HA DETTO PERCHE’ BERLUSCONI NON MOLLA LA POLTRONA: DEVE EVITARE I PROCESSI A QUALSIASI COSTO… VINCERE CON VOTI COMPRATI ACCADE SOLO IN ALCUNI CORROTTI REGIMI SUDAMERICANI

Non siamo mai stati teneri in passato con Gianfranco Fini, avendo condiviso quasi nulla del suo percorso politico prima nel Msi e poi in An.
Non solo per i contenuti che esprimeva e che spesso non ci trovavano d’accordo, ma anche per la forma e la coerenza.
Ma le persone vanno valutate per quello che dicono e fanno nel contingente, altrimenti non si salverebbe nessuno.
E per la corenza con cui portano avanti le proprie idee.
Inutile dire che An non avrebbe mai dovuto fondersi con Forza Italia nel Pdl, sarebbe vero ma limitativo.
Probabilmente se An avesse avuto contenuti più marcati e più solide radici culturali, il problema non si sarebbe neanche posto.
La storia della destra italiana ha poco a che vedere con un partito aziendalista, nato per necessità  del suo leader, formato da venditori di Publitalia, fondato su spot e lustrini, nonchè da personaggi equivoci.
La destra sociale poi non ha nulla da spartire con un partito di reazionari borghesi, di conservatori, non di valori, ma solo di privilegi.
Non a caso,mentre qualche ragazzo veniva massacrato sotto casa negli anni di piombo, qualcun altro finanziava Craxi o assumeva come stalliere un mafioso.
Altri ambienti, altre frequentazioni, altri valori, altri ideali.
Concetti che a suo tempo Fini non seppe mai interpretare per limiti suoi e di quella accozzaglia di caporali che lo ha circondato per anni.
Se si cercasse anche solo un motivo pragmatico per appoggiare Fini in questa fase politica, sarebbe già  sufficiente la speranza di liberarsi di quell’esercito di squallidi servi che mai lo contraddicevano e che ora hanno trovato un nuovo (e ricco) padrone da servire.
Ma Fini oggi ha saputo guardare oltre, oltre il berlusconismo, oltre una destra reazionaria, bigotta e xenofoba, ha saputo rimettersi in gioco.
Non ci interessa se ci sono fatti anche personali all’origine delle sue scelte, ci preme sottolineare la possibilità  che in Italia, dopo 15 anni di rincoglionimento delle coscienze, esista la possibilità  concreta che emerga una destra di cui non vergognarsi.
Una destra pluralista, sociale, solidale, liberale, attenta ai bisogni dei più deboli, che riaffermi il concetto di unità  nazionale, di legalità , di politica al servizio del proprio popolo.
Non sappiamo se Fini la spunterà  per un voto o perderà  questa battaglia per due, non ha rilevanza: anche se la dovesse perdere, in parlamento le truppe di Antigua non avranno tregua, è solo questione di tempo e torneranno a casa.
Ci conforta l’idea che Fini abbia invece detto chiaramente che Futuro e Liberta starà  all’opposizione, una opposizione seria di   destra fera, troncando ogni trattativa con un premier inaffidabile che ci sta spuattanando in tutto il mondo.
E’ forse un governo con radici di destra quello in cui un premier riceve   prostitute a Palazzo, dove il Paese viene ridicolizzato dalle sue frequentazioni di minorenni, dove un capo di governo interviene presso una questura per far liberare una ragazza accusata di furto?
O dove si nomina ministro un politico solo per evitargli un processo?
O dove due ministri nominano figli acquisiti o fidanzati in posti remunerati dell’amministrazione?
O dove viene mantentuto ad alti incarichi di partito un ex sottosegretario colpito da diversi mandati di arresto per collusioni mafiose?
E potremmo riempire paginate intere di fatti e persone.
Ecco perchè, comunque vada, onore a Fini che ha saputo spezzare questa catena che avrebbe azzerato la destra italiana per decenni.
Poteva vivere nell’ombra e goderne i benefici, come hanno fatto tanti.
Ha avuto uno scatto di dognità : non ha importanza se vincerà  questa battaglia, l’importante è vincere la guerra.
E soprattutto è meglio in ogni caso perdere dalla parte giusta che vincere da quella sbagliata.
E gli uomini e le donne di destra vera, non di quella taroccata, state certi che sanno da che parte stare.

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COMPRAVENDITA, ULTIME TRATTATIVE: OGGI VERTICE IN PROCURA SULL’INCHIESTA

Dicembre 13th, 2010 Riccardo Fucile

CONVOCAZIONE IN VISTA PER RAZZI E SCILIPOTI… PANNELLA: SFIDUCIA AL REGIME… IL FINIANO RIVELLINI LANCIA SOSPETTI SUL VOTO DEL PD CUOMO CHE NEGA CAMBI DI CASACCA

Inchiesta sulla compravendita dei deputati, oggi la Procura di Roma deciderà  la rotta.
Dare il via alle indagini, magari convocando i due ex deputati Idv, Domenico Scilipoti e Antonio Razzi, sul cui cambio di casacca Di Pietro ha presentato un esposto, o archiviare il tutto.
È stata fissata per stamattina la riunione in cui il procuratore capo Giovanni Ferrara e l’aggiunto Alberto Caperna, che coordina il pool sui reati contro la pubblica amministrazione e quindi titolare del fascicolo per “atti relativi a”, faranno il punto della situazione e decideranno il da farsi, anche alla luce della memoria che l’ex magistrato di Mani Pulite consegnerà  in mattinata.
Memoria che potrebbe riguardare non solo i due ex Idv ma anche gli ex Pd Bruno Cesario e Massimo Calearo.
Comunque non più solo articoli di giornale, sui quali aveva basato l’esposto ma, come ha spiegato il leader dell’Idv, elementi utili ad “accertare lo scempio spudorato che si è compiuto in Parlamento”.
E la prima mossa della procura potrebbe essere quella di convocare, come persone informate sui fatti, proprio Scilipoti e Razzi.
I numeri a Montecitorio rimangono però risicati e il mercato dei deputati va avanti senza sosta.
Ieri al centro dell’attenzione è stata la posizione del democratico campano Tonino Cuomo.
“Sono stato nel territorio di Salerno per partecipare all’apertura di alcuni circoli di Fli e la notizia che Cuomo possa votare a sostegno del governo veniva data per certa – denuncia l’europarlamentare finiano Enzo Rivellini – Il sostegno a Berlusconi verrebbe ricambiato con un posto di sottosegretario”.
La risposta del deputato Pd è chiara: “È tutto falso, ho dato mandato ai miei legali di querelare Rivellini”, dice Cuomo.
Le pressioni da parte dei berlusconiani da una parte e dell’opposizione dall’altra sono forti.
Al netto delle indiscrezioni sui ripensamenti di quattro deputati di Fli vicini a Moffa, le quote alla Camera danno 313 voti per la sfiducia e 311 per la fiducia. Diventano quindi fondamentali gli indecisi, anche se tra questi non ci dovrebbero essere più i sei deputati radicali: “Visto il regime partitocratico in atto è necessario sfiduciare il governo e tutto il regime”, dice Marco Pannella.
Incassata la certezza dei voto dei radicali, dal fronte dei democratici si cerca di convincere a dare la sfiducia i due deputati della Svp, Karl Zeller e Siegfried Brugger: “È vero che culturalmente siamo più vicini al Pd – dice Zeller – Ma questo esecutivo ha fatto importanti aperture per iniziative nel nostro territorio, dal carcere di Bolzano alla toponomastica in tedesco. Per questo ci asterremo. Voteremmo la sfiducia se nel suo discorso Berlusconi dovesse attaccarci, ma non penso che lo farà “.
Sul fronte dei berlusconiani, invece, si tenta di recuperare il voto del liberale Paolo Guzzanti.
Il segretario del Pli, Stefano De Luca, assicura: “Il nostro deputato voterà  la sfiducia”. Guzzanti resta cauto ma pone condizioni assai difficili a Berlusconi: “Apprendo con sorpresa che il mio segretario ha già  stabilito che io debba votare la sfiducia – dice – Ma se il premier dichiarerà  in aula che la legge elettorale vigente è morta, io voterò la fiducia”.
La caccia va avanti.
E se ancora devono prendere una decisione definitiva i tre deputati fuoriusciti da Idv e Pd, Domenico Scilipoti, Massimo Caleario e Bruno Cesario (tutti orientati alla fiducia), il pressing del centrodestra continua anche verso il valdostano Roberto Nicco, che però assicura il voto di sfiducia.
Con il mercato in grande fermento, non è un caso che nel Pdl non siano gradite le “ingerenze” della magistratura.
Per il deputato azzurro Giorgio Stracquadanio “non è reato pagare a un onorevole il mutuo”.
Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini non ha dubbi: “Questa compravendita è una vergogna che fa rabbrividire”.   ù

Antonio Fraschilla e Maria Elena Vincenzi
(da “la Repubblica“)

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LA CONTA: I VOTI CHE POSSONO FARE LA DIFFERENZA, TRA MATERNITA’, COMPRAVENDITA E ASSENTI

Dicembre 13th, 2010 Riccardo Fucile

SE QUALCHE COLOMBA FINIANA TRADISCE, IL PREMIER OTTIENE LA FIDUCIA PER POCHI VOTI… MA SE SPUNTASSE QUALCHE ASSENTE NEL FRONTE OPPOSTO?

Se la politica italiana non avesse la memoria corta, basterebbe ricordare che Silvio Berlusconi fino a pochi mesi fa poteva contare su una maggioranza schiacciante.
Ora, alla vigilia del voto di fiducia in Parlamento, deve sperare nelle assenze o nel ripensamento – più o meno interessato – di un paio di onorevoli.
Le maternità .
Potrebbe essere decisiva la presenza o meno delle tre deputate in stato interessante, che proprio in queste ore finiscono il tempo della gravidanza.
E che sono tutte per la sfiducia al governo.
Si tratta di Giulia Bongiorno e Giulia Cosenza, di Futuro e Libertà , e Federica Mogherini del Pd.
Se saranno tutte in aula, potrebbero far pendere la bilancia per l’apertura formale della crisi.
La colomba inquieta.
Fini non ha dubbi sulla compattezza del suo gruppo, ma su Silvano Moffa nessuno, in queste ore, è disposto a giurare.
Il voto del “pontiere”, autore della lettera con cui chiedeva al premier e al presidente della Camera di sedersi a un tavolo, non è scontato.
Lui si dice molto “amareggiato”, una frase che potrebbe preannunciare almeno una stensione.
Calearo, Scilipoti e Cesario.
Nei giorni scorsi hanno annunciato la nascita di un “movimento di responsabilità ” e tre voti diversi. Rispettivamente astensione, sfiducia e fiducia.
Eppure negli ambienti della opposizione si dà  per scontato che i tre voteranno tutti la fiducia all’esecutivo.
Paolo Guzzanti.
Il deputato del gruppo misto voterà  la fiducia solo se il premier dirà  in aula che l’attuale legge elettorale è morta. Ieri il Cavaliere ha parlato di cambiamenti ma ha anche ribadito la necessità  del premio di maggioranza, e ciò dovrebbe tagliare la testa al toro: il parlamentare liberale dovrebbe votare no.
I radicali.  
Pannella ha annunciato – a suo modo – la sfiducia. Ma tra i sei suoi deputati in aula almeno uno, secondo la maggioranza, sarebbe indeciso.
Catone.
Il deputato di Fli dice che la sua scelta non è scontata, ma è certo che non voterà  la sfiducia al governo.
Svp, astensione sicura.
Negli ultimi giorni si è paralto di un serrato pressing, con promesse di fondi per l’autonomia. Ma tranne clamorose sorprese in extremis i deputati sudtirolesi si asterranno.
Le smentite Pd.
Nelle ultime ore dal Pdl sono circolate voci di almeno due possibili “defezioni” tra i democratici. L’ultima, quella dell’onorevole Cuomo, è stata smentita seccamente dall’interessato.
Le variabili imprevedibili.
La politica – e la compravendita – non sono tutto. Ci sono anche aerei in ritardo, slogature alle caviglie, problemi familiari o altre varie ed eventuali. Con tali numeri, e tanta incertezza, l’esecutivo potrebbe passare o cadere per un banale imprevisto.
L’asso nella manica
Aleggia tra gli strateghi del Pdl un timore: cheBocchino abbia preparato una trappola. Ovvero che un paio di deputati “coperti” e insospettabili del Pdl alla fine non votino la fiducia al premier.

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L’AGENDA DEL VOTO DI FIDUCIA AL SENATO E ALLA CAMERA

Dicembre 13th, 2010 Riccardo Fucile

INIZIATA LA DUE GIORNI IN CUI SI DECIDE IL FUTURO DEL GOVERNO…. DOMANI IL VOTO QUASI IN CONTEMPORANEA NEI DUE RAMI DEL PARLAMENTO

Ecco l’agenda del voto di fiducia
Lunedi 13 dicembre
Senato — Intervento del premier alle 9.
A seguire discussione generale sulle risoluzioni di sostegno al governo che saranno presentate sulle dichiarazioni del premier, sulle quali il governo chiederà  la fiducia.
La discussione si concluderà  alle 14
Camera — Alle 16 vengono presentate le mozioni di sfiducia al governo e si apre il dibattito che dovrebbe durare fino alle 19-19.30.
Segue la replica del governo che dovrebbe essere fatta dal presidente del Consiglio

Martedì 14 dicembre

Senato — Alle 9 iniziano le dichiarazioni di voto dei vari gruppi (dovrebbero durare circa un’ora).
Dopo, visto che l’esecutivo dovrebbe aver chiesto la fiducia sul discorso del presidente del Consiglio, scatteranno le votazioni con due “chiame”, con i senatori che passeranno sotto il banco della presidenza e dichiareranno la propria scelta.
Il tutto dovrebbe durare un’ora circa e l’esito dovrebbe essere in tempo reale, subito dopo la fine della seconda chiama dei senatori, intorno alle 11.30

Camera — Alle 10.30 i vari gruppi esprimono le loro dichiarazioni di voto sulla sfiducia, che dovrebbero durare circa un’ora.
A quel punto inizierà  la votazione per appello nominale con due chiame.
Il voto, anche se le mozioni sono due, sarà  presumibilmente uno solo.
I deputati verranno chiamati ad uno ad uno, dovranno passare sotto la presidenza e dire se sono per il ‘sì’, il ‘no’ o l’astensione.
Al termine l’esito della votazione, le cui operazioni durano per circa un’ora, un’ora e mezza: il risultato verrà  immediatamente reso noto

Diciamo che domani, martedi 14 dicembre, intorno all’ora di pranzo i giochi saranno fatti.

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GLI EX COLONNELLI DI AN, NEL NUOVO PARTITO DEL PREMIER, FINIRANNO CON IL FARE GLI USCIERI

Dicembre 13th, 2010 Riccardo Fucile

DEGRADATI SUL CAMPO: AN AVEVA CIRCA L’11% DEI CONSENSI, ORA FUTURO E LIBERTA’ SFIORA IL 9%… SILVIO HA CAPITO CHE I COLONNELLI NON CONTANO UNA MAZZA, HANNO SOLO PORTATO I DIRIGENTI, NON CERTO L’ELETTORATO DI AN… E PRETENDONO SEMPRE POSTI, CREANDO DISSENSI ANCHE TRA GLI EX FORZISTI… NEL NUOVO PARTITO NON AVRANNO POTERE, FORSE FARANNO L’INCHINO AI VISITATORI, COMPITO CUI SONO PORTATI

La crescita di Futuro e libertà , che ha superato l’8% delle intenzioni di voto e inizia a pesare quanto la vecchia An, ha messo ormai in ombra gli ex colonnelli del partito di Gianfranco Fini e ha già  fatto pentire Silvio Berlusconi della supervalutazione fatta per tenerli con lui.
Gli hanno anche fatto rimediare figure barbine, come quando asserivano che i parlamentari con Fini sarebbero stati 4 e invece furono 44.
Silvio questo non lo ha mai perdonato a Gasparri, La Russa, Matteoli e Alemanno.
Tanto che ora il premier pensa insistentemente a un nuovo partito che si richiami alla vecchia Forza Italia e che sterilizzi il loro peso.
Analizzando gli ultimi sondaggi sulle intenzione di voto, il premier si è reso conto che questi avrebbero dovuto controllare il voto del loro ex partito e ridurre il peso di Fini a decimali, mentre è avvenuto il contrario.
An ormai veleggiava, prima della fusione, intorno all’11% dei consensi.
Alla fine vien fuori che il presidente della Camera sta riprendendo il peso che aveva nella vecchia Alleanza Nazionale mentre i colonnelli del consenso, da Ignazio La Russa ad Altero Matteoli, da Gianni Alemanno a Maurizio Gasparri, insieme fanno il 2-3%.
Infatti se si considera che il partito di Fini è dato tra l’8 e il 9% emerge che
senza Fini, ma con i colonnelli, il Pdl equivale esattamente a Forza Italia del 2006 più un 2-3%.
Un errore di valutazione da parte del Cav che a questo punto pensa di ritornare al suo vecchio partito e di alleggerire anche il peso di costoro, quasi tutti premiati con un ministero e con La Russa che ha pure avuto un terzo del coordinamento nazionale.
Senza contare che anche localmente la gestione di La Russa ha creato parecchi problemi agli ex forzisti, determinando molti abbandoni e polemiche a non finire..
Nel nuovo partito che il premier ha in mente forse finiranno a fare gli uscieri, con relativo inchino ai visitatori, compito cui sono sicuramente portati.

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LA FARSA: BERLUSCONI INAUGURA LA STAZIONE TIBURTINA, MA C’E’ SOLO UNO DEI DUE ATRI, NON LA STAZIONE

Dicembre 13th, 2010 Riccardo Fucile

NON SI SA SE RIDERE O PIANGERE: BERLUSCONI E MORETTI TAGLIANO IL NASTRO DI UNA STAZIONE CHE NON C’E’….50.000 METRI QUADRI, 29 ASCENSORI E 57 SCALE MOBILI ANCORA DA REALIZZARE…I PRECEDENTI SPOT DELLA PALERMO-MESSINA E DEL PONTE SULLO STRETTO

Silvio Berlusconi e mezzo governo schierati e impettiti per inaugurare l’atrio di una stazione ferroviaria.
Avete letto bene: l’atrio, non la stazione, per la quale il cantiere rimane aperto, i lavori sono tutt’altro che finiti e stando alle ottimistiche previsioni ufficiali saranno completati alla metà  dell’anno prossimo.
È successo a Roma nel quartiere Tiburtino e di fronte alla selva di alte autorità  impegnate nel taglio del nastro del nulla, compiaciute come si trattasse davvero di un grande evento, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Altero Matteoli, il presidente delle Ferrovie, Lamberto Cardia, l’amministratore delegato, Mauro Moretti, la presidente del Lazio, Renata Polverini, più varie ed eventuali.
Di fronte al viavai di auto-blu, al codazzo di segretari e segretarie, addetti stampa, agenti delle scorte, fotografi, perfino qualcuno dei selezionati presenti non ha fatto a meno di riderci su: “È come se avessi deciso di ristrutturare casa e avessi invitato parenti, amici e conoscenti a una grande festa per l’inaugurazione della tazza del cesso”.
Perfino gli attenti addetti stampa delle Ferrovie hanno dovuto faticare parecchio per indorare il poco che il convento metteva a disposizione magnificando nelle quattro pagine consegnate ai giornalisti l’importanza dell’opera al momento in cui sarà  finita davvero (322 milioni di curo di investimento, 50 mila metri quadri di superficie, 29 ascensori, 57 scale mobili), e liquidando in poche righe il poco già  realizzato, cioè uno dei due atrii della stazione, quello denominato Pietralata (l’altro lo chiameranno Nomentano).
Durante la cerimonia non sono mancati momenti di ilarità , come quando, per esempio, la presidente della Regione, alla quale probabilmente nessuno si era premurato di dire la verità , e cioè che era tutta una messa in scena, ha orgogliosamente ricordato che “i tempi di realizzazione sono stati rapidissimi”. Berlusconi ha fatto l’elenco delle grandi infrastrutture realizzate, facendo finta di non sapere che 10 giorni prima davanti a Montecitorio imprenditori del mattone e muratori perla prima volta nella storia avevano manifestato insieme per ricordare a lui e al suo governo che è tutto praticamente fermo da anni e intanto il settore dell’edilizia ha lasciato sul campo 250 mila dipendenti.
Anche in questo caso qualcuno ha riso: “Rilegge le opere scritte sulla mitica lava-gnetta di Vespa”.
In fatto di inaugurazioni tanto fastose quanto taroccate i governi Berlusconi cene avevano propinate di tutti i colori, anche se mai di questo livello.
Il mese preferito è proprio dicembre: quando la gente normale pensa ai regali e alle feste, al capo del governo viene la voglia di sforbiciare nastri tricolori.
Nel 2004, per esempio, cinque giorni prima di Natale, Berlusconi volle tagliare alla presenza di una folla da stadio (2.500 persone) anche il suo nastro per l’autostrada Palermo-Messina, nel cuore dei Nebrodi, nono-stante venisse aperto un solo senso di marcia, e anche se un mese prima altre autorità  nazionali e locali lo avevano preceduto nella stessa cerimonia, le quali autorità  avevano fatto a loro volta il bis rispetto a una precedente inaugurazione di altri importanti personaggi all’inizio dell’estate.
Due anni dopo l’inaugurazione ter, furono messi sotto inchiesta 8 tra dirigenti dell’Anas e del Consorzio autostrade siciliane perchè a dispetto della faraonica cerimonia con il capo del governo, mancavano i requisiti minimi di sicurezza: assenza di aeratori, vie di fuga ostruite, colonnine sos fuori uso, illuminazione assente.
Sempre sotto Natale, l’altr’anno toccò al Ponte sullo Stretto con la posa della prima pietra, e forse anche l’ultima, a Cannitello, in faccia aScilla e Cariddi.
E in ambito ferroviario, prima del solingo atrio di Tiburtina, la frenesia berlusconiana da taglio del nastro aveva toccato l’apice con la “triplice meneghina”: tre inaugurazioni consecutive in tre anni per la Stazione centrale di Milano, 2008, 2009 e 2010, sempre in prossimità  del Natale.
All’ultima, per la verità , la sua presenza è stata solo annunciata, ma poi si è presentato il sindaco, Letizia Moratti.

Daniele Martini
(da “Il Fatto Quotidiano“)

Ps La foto di come appare la Stazione in oggetto e di come dovrebbe diventare quando il           progetto sarà  realizzato realmente.

argomento: Berlusconi, Costume, denuncia, ferrovie, governo, PdL, Politica, radici e valori | Commenta »

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