Destra di Popolo.net

COM’E’ FINITA LA “PASSEGGIATA” PER LA SICUREZZA ALLA MAGLIANA

Settembre 25th, 2017 Riccardo Fucile

FORZA NUOVA E’ STATA CARICATA DALLA CELERE E ORA PIOVONO GLI INSULTI SULLE FORZE DELL’ORDINE: “SERVI, PEZZI DI MERDA, TOSSICI SCHIZZATI IN DIVISA”

È finita con 15 denunce per manifestazione non autorizzata a carico di altrettanti esponenti di Forza Nuova la “passeggiata per la sicurezza” organizzata dal partito neofascista di Roberto Fiore e dal movimento di estrema destra Roma ai romani.
La ronda — perchè di questo si tratta — è andata in scena la sera di venerdì 22 settembre per le strade della Magliana.
Ma i forzanovisti non hanno fatto che poche decine di metri prima di essere fermati dagli agenti della Celere. Forza Nuova aveva da poco inaugurato una nuova sede nel quartiere e voleva festeggiare facendo sentire agli abitanti la sua presenza.
A guidare il corteo — alcune decine di attivisti — il responsabile romano di Forza Nuova Giuliano Castellino assieme al fondatore del partito Roberto Fiore.
Castellino, già  capopopolo della manifestazione non autorizzata contro lo Ius Soli, è stato arrestato dalla Polizia a febbraio durante gli scontri davanti alla sede del PD durante le proteste dei tassisti.
Nel dicembre 2014 Castellino, che per un periodo fece parte del «Popolo di Roma» a sostegno di Alemanno prima di passare con La Destra, fu fermato alla guida di uno scooter senza patente con un etto di cocaina in tasca e 30 bombe carta.
Fu rilasciato perchè la droga era “per uso personale”, così come i bomboni che “servivano per festeggiare il capodanno”.
A dicembre 2016 Castellino fu condannato a 4 mesi per resistenza a pubblico ufficiale.
Al contrario di quanto annunciato in precedenza per questa “passeggiata” Forza Nuova non ha reclutato solo “pugili, tassisti e ultras” ma anche donne e bambini.
Non appena infatti i forzanovisti si sono trovati di fronte il reparto della Celere hanno iniziato a dire che bisognava fare attenzione perchè c’erano i ragazzini. «Nun giocate, ci stanno i regazzini» hanno detto alle forze dell’ordine indicando un paio di minorenni coinvolti nella “passeggiata” nel tentativo scongiurare una carica.
Ad un certo punto, poco prima che la situazione degenerasse, in una situazione davvero surreale i forzanovisti hanno intonato l’Inno Nazionale, accompagnando il coro con saluti fascisti.
Probabilmente i passeggiatori   avranno pensato che a sentire l’Inno di Mameli i poliziotti sarebbero scattati sull’attenti e si sarebbero fatti da parte essendosi resi conto di avere di fronte dei veri patrioti. Ma non è servito.
Gli insulti alle Forze dell’Ordine
Sul suo profilo Facebook Castellino se la prende con la Polizia che non ha fatto altro che far rispettare la legge. Sulla pagina di Forza Nuova — quelli che sono per l’ordine,la sicurezza e la legalità  ma poi fanno manifestazioni senza autorizzazione — fioccano insulti pesanti nei confronti degli agenti costretti a intervenire alla Magliana per fermare la ronda forzanovista.
La polizia, spiegano, ha sbagliato a fermare dei semplici cittadini che volevano tenere pulito il proprio quartiere “passeggiando”.
Castellino ha parlato dell’episodio dando la colpa al PD che scatena i suoi servi in divisa per manganellare i patrioti.
Il Partito Democratico — ha scritto il Coordinatore di Forza Nuova — «tramite i suoi servi in divisa, reprime violentemente il popolo che semplicemente vuole riconquistare le strade della propria città , per non lasciarle nelle mani di immigrati e stupratori».
E così i poliziotti diventano “merde”, “servi del PD” o “cani sciolti corrotti al servizio dei potenti”.
E pensare che sarebbe bastato avere il permesso a   manifestare e nessuno avrebbe toccato i forzanovisti.

(da “NextQuotidiano”)

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UNIVERSITA’: 59 DOCENTI DI DIRITTO TRIBUTARIO INDAGATI PER CORRUZIONE

Settembre 25th, 2017 Riccardo Fucile

MA NON DOVREBBERO ESSERE LORO A DARE L’ESEMPIO?…ACCORDI CORRUTTIVI PER RILASCIARE ABILITAZIONI…C’E’ PURE L’EX MINISTRO FANTOZZI

Arresti domiciliari per 7 docenti universitari, titolari di cattedre di diritto tributario in diversi atenei italiani, per reati di corruzione.
Altri 22 docenti sono stati interdetti dallo svolgimento delle funzioni di professore universitario e di quelle “connesse ad ogni altro incarico assegnato in ambito accademico per la durata di 12 mesi”.
E’ l’esito dell’operazione “Chiamata alle Armi” eseguita questa mattina dalla Guardia di Finanza di Firenze su tutto il territorio nazionale, dopo che un primo caso di corruzione era stato accertato nel capoluogo fiorentino.
Sono 59 i docenti complessivamente indagati per reati di corruzione. Le misure coercitive sono state disposte dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Firenze su richiesta della Procura della Repubblica fiorentina diretta dal procuratore capo Giuseppe Creazzo. Sempre stamani sono state eseguite più di 150 perquisizioni domiciliari presso uffici pubblici, abitazioni private e studi professionali.
Nei confronti di altri 7 docenti universitari, il giudice per le indagini preliminari di Firenze, Angelo Antonio Pezzuti, si è riservata la valutazione circa l’applicazione della misura interdittiva dopo l’interrogatorio degli stessi indagati.
Secondo quanto si è appreso, i docenti universitari di diritto tributario finiti agli arresti domiciliari sono residenti: uno a Milano, uno a Livorno, tre a Roma, uno a Bologna e uno a Napoli. Sarebbero titolari di cattedre negli atenei di Siena, Napoli, Cassino, Bologna e Castellanza Varese
«Sistematici accordi corruttivi»
L’accusa parla di “Sistematici accordi corruttivi” tra numerosi professori di Diritto tributario (alcuni dei quali pubblici ufficiali in quanto componenti di diverse commissioni nazionali, nominate dal Ministero dell`Istruzione, dell`Università  e della Ricerca, per le procedure di Abilitazione scientifica nazionale all`insegnamento nel settore scientifico Diritto tributario) finalizzati a rilasciare abilitazioni secondo logiche di spartizione territoriale e di reciproci scambi di favori, con valutazioni non basate su criteri meritocratici ma orientate a soddisfare interessi personali, professionali o associativi.
Il contesto investigativo dha preso le mosse dal tentativo di alcuni professori universitari di indurre un ricercatore universitario, candidato al concorso per l’Abilitazione Scientifica Nazionale all’insegnamento nel settore del “diritto tributario”, a “ritirare” la propria domanda, allo scopo di favorire un terzo soggetto in possesso di un profilo curriculare notevolmente inferiore, promettendogli che si sarebbero adoperati con la competente Commissione giudicatrice per la sua abilitazione in una successiva tornata.
Gli approfondimenti investigativi hanno consentito di accertare sistematici accordi corruttivi tra numerosi professori di diritto tributario — alcuni dei quali pubblici ufficiali in quanto componenti di diverse commissioni nazionali (nominate dal ministero dell’Istruzione, dell’Universita’ e della Ricerca) per le procedure di abilitazione scientifica nazionale all’insegnamento nel settore scientifico diritto tributario — finalizzati a rilasciare le citate abilitazioni secondo logiche di spartizione territoriale e di reciproci scambi di favori, con valutazioni non basate su criteri meritocratici bensi’ orientate a soddisfare interessi personali, professionali o associativi.
La chiamata alle armi
Venivano scelti con una “chiamata alle armi” tra i componenti della commissione giudicante, e non in base a criteri di merito, i vincitori del concorso nazionale per l’abilitazione scientifica all’insegnamento nel settore del diritto tributario.
E’ quanto risulta da una delle intercettazioni effettuate nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto di 7 docenti universitari di diritto tributario da parte delle guardia di finanza. Secondo quanto emerso, in un’intercettazione uno dei docenti, componente della commissione giudicante, affermerebbe di voler favorire il suo candidato, contrapposto a quello di un collega, esercitando la sua influenza con una vera e propria “chiamata alle armi” rivolta agli altri commissari a lui più vicini.
I sette arrestati sono Guglielmo Fransoni, tributarista dello studio Russo di Firenze e professore a Lecce, Fabrizio Amatucci, professore di Napoli, Giuseppe Zizzo, dell’università  Carlo Cattaneo di Castellanza (Varese), Alessandro Giovannini, dell’università  di Siena, Giuseppe Maria Cipolla dell’università  di Cassino, Adriano Di Pietro dell’università  di Bologna, Valerio Ficari, ordinario a Sassari e supplente a Tor Vergata a Roma.
Tra gli indagati invece ci sono l’ex ministro Augusto Fantozzi (per il quale va decisa l’interdizione), e Roberto Cordeiro Guerra, ordinario di diritto tributario a Firenze, che è stato interdetto.

(da agenzie)

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HACKERATO IL BLOG DI GRILLO E R0GUE_0 SI DIVERTE E PRENDE L’UTENZA DI CASALEGGIO

Settembre 25th, 2017 Riccardo Fucile

NUOVA INCURSIONE NELLE PIATTAFORME ONLINE DEL M5S

Non c’è pace per i sistemi informatici della Casaleggio Associati.
Ora è il turno del blog di Beppe Grillo, dopo gli attacchi a Rousseau, la piattaforma di partecipazione online del M5s, proprio durante le primarie che hanno eletto candidato premier del movimento Luigi Di Maio.
Ancora una volta il sistema è stato bucato dall’hacker R0gue_0 nella notte tra domenica e lunedì, e il pirata sembra aver ottenuto nuovamente l’accesso al sistema anche dopo le misure di protezione messe in atto dalla Casaleggio Associati.
Il blog di Grillo e Rousseau condividono la piattaforma di residenza, Movable Type. Durante le primarie, R0gue_0   aveva dichiarato di aver votato più volte, per dimostrare la manipolabilità  delle elezioni.
Stavolta R0gue_0 si sarebbe spinto oltre, accedendo al sistema con l’utenza di Marco Bucchich, uno dei soci della Casaleggio Associati, e pubblicando schermate con il sito di Beppe Grillo aggiornato agli ultimi articoli.
Non solo: l’hacker sembra anche aver preso il controllo dell’utenza di Gianroberto Casaleggio, fondatore dell’azienda, scomparso nel 2016. Un’operazione che dimostrerebbe la possibilità  dell’hacker di colpire come vuole.
Nonostante la stretta dopo l’attacco di questa estate, i sistemi di sicurezza della Casaleggio sembrano quindi essere stati nuovamente elusi.
Certo è sempre possibile che si tratti di un lavoro di elaborazione grafica o di codice. L’hacker potrebbe aver usato le utenze mostrate oggi nel “buco” dello scorso agosto, e poi unito le schermate prese in quei giorni ad altre catturate in giornata.
Oppure potrebbe aver svolto un semplice editing del linguaggio che compone la pagina web.
Ma in queste situazioni distinguere il falso dal vero non è semplice
In più le utenze rubate avrebbero dovuto essere state rafforzate con un cambio di password, che a questo punto sembra non essere avvenuto.
Oppure l’hacker ha di nuovo trovato il modo di forzare Rousseau.

(da agenzie)

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NOEMI LETIZIA, MATRIMONIO IN CRISI DOPO TRE MESI: INSULTI E LITI, POLIZIA IN CASA

Settembre 25th, 2017 Riccardo Fucile

SONO STATE LE NOZZE PIU’ SEGUITE E CLICCATE DEL 2017, SEGNO CHE GLI ITALIANI NON HANNO DI MEGLIO A CUI PENSARE

Novanta giorni da raccontare. Anzi, da dimenticare.
Dalla favola celebrata sul mare di Recommone, a Nerano, con la sposa che arriva sinuosa in organza e schiena nuda, e lo sposo vestito letteralmente da principe (in abito) azzurro, fino alle ingiurie, ai pianti e alle presunte, o denunciate, aggressioni dell’altra sera nella loro lussuosa casa di Mergellina.
Novanta giorni dal 23 giugno al 23 settembre, l’altro ieri sera.
E un epilogo, non solo privato e non solo amaro: come sempre sono gli amori che inciampano o finiscono.
Perchè stavolta c’è una chiamata d’emergenza alle forze dell’ordine che viene registrata.
C’è un intervento che resta agli atti di polizia giudiziaria. E due nomi di coniugi-nemici troppo freschi di cerimonia, e troppo in vista. Lei è Noemi Letizia, 26 anni, la prima papi girl della triste parabola e delle anomalie dell’era berlusconiana che esplose col Casoriagate.
Lui è Vittorio Romano, 36enne rampollo di una famiglia “bene” della città  posillipina già  da tempo in odore di candidatura alle prossime politiche, per Forza Italia.
A quanto pare, il loro matrimonio – con immagini da copertina, sullo sfondo della costiera amalfitana, raffinato menu alla Conca del Sogno, casse di Moet & Chandon, fiori d’arancio disseminati sui tavoli con vista mare inondati di lino e cristalli, e 200 invitati in rigoroso dress code bianco – non sarebbe solo il più cliccato dei social dell’estate italiana, ma anche il più breve del 2017.
Che rischia di deflagrare con accuse reciproche. Mi hai usato tu. No, tu.
Fosse una sceneggiatura, sarebbe troppo scontata, così carica di stereotipi da finire in carta straccia.
Purtroppo è vita reale, che diventa crisi drammatica per la presenza di due bimbi e travolge anche le rispettive famiglie d’origine, che sì – a differenza dei due giovani – non si sono mai amate.
Specie da metà  agosto, la data in cui risalirebbe la frattura profonda tra i due.
Lei, una volta esaurita la tappa a Capri, e appena giunta a Cortina (sono alcune delle residenze della nota famiglia Romano), gli avrebbe detto, più o meno senza lasciare molto spazio al recupero: mi spiace, è finita, separiamoci.
Da allora, tensioni, ripicche, dolorose conversazioni.
Fino a quella chiamata arrivata a carabinieri e polizia, sabato dopo le 21,30, dagli amici di Noemi. Stando alla versione dei testimoni, in zona Mergellina era di turno la polizia ed è arrivata una volante.
«Venite, questi si ammazzano. Hanno litigato di brutto, lui l’ha aggredita verbalmente, lei gli ha risposto, la donna sta male», avrebbero segnalato i testimoni.
Sono gli stessi che ora raccontano che lui, Vittorio, è piombato a sorpresa in casa, non gradendo che Noemi organizzasse cenette con gli amici e le amiche.
Lui, invece, ha raccontato di non averle mai voluto far del male, ma ha perso la pazienza perchè non si sente rispettato.
«Mi hai sempre ingannato? Sono stato un pupazzo?», l’hanno sentito gridare.
Ma era «una normalissima banale cenetta tra persone che si conoscono e si vogliono bene», assicurano i testimoni, alcuni anche conosciuti e stimati personaggi in città . Ora lui teme la guerra per i figli, lei sostiene di sentirsi sotto pressione.
A far da “freno” sarebbe intervenuto anche il padre di lui, di famiglia molto ben collocata. Il padre di Vittorio è infatti il costruttore, ed ex campione di vela e canottaggio, anche alle Olimpiadi, Valerio; sua moglie è Vicky de Dalmases, signora di nobili discendenze e origini spagnole, già  impegnata a sinistra ai tempi di Bassolino.
Ed entrambi non avevano fatto mistero, all’inizio dell’unione di Vittorio con Noemi, di aver avuto ingoiare il rospo: clima poi cambiato con la nascita dei due pargoli.
E consacrato da pubbliche lodi, il giorno del matrimonio, a giugno.
«Io non scaglio la prima pietra, ognuno ha la sua storia, il suo passato e i suoi errori piccoli o no. Io vedo che Noemi ama mio figlio, è una bravissima madre, e sono felice per loro», aveva detto l’elegante suocera.
Poi, certo, le relazioni con Silvio Berlusconi, il fatto che l’ex premier avesse partecipato al battesimo dei bimbi di Noemi e l’aspirazione di Vittorio – avallata da “zio Silvio” e anche da lady Berlusconi Francesca Pascale – ad una futura candidatura in Parlamento per Fi, ha fatto il resto
Strada spianata, fino all’altro ieri. Alle parole forti, agli stracci che volano.
Capita a tanti amori, a volte si ricuce. Ma quanta distanza da quel 23 giugno e il baciamani di lui alla sposa. Una coppia avvolta dal sogno: così pastello, così perfetto che sembrava sconfiggere ogni crudele ipotesi di finzione. Per la coppia celebrata sulle rocce di Nerano, innaffiata di champagne e fuochi d’artificio, si profilano gli scogli più duri.

(da “La Repubblica”)

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L’AFD I VOTI LI HA PRESI IN MAGGIORANZA NELL’EX GERMANIA DELL’EST DAGLI EX COMUNISTI E DAGLI UOMINI

Settembre 25th, 2017 Riccardo Fucile

IL PARADOSSO E’ SOLO APPARENTE: UNA VITA A SUBIRE IN SILENZIO LA DITTATURA, ORA HANNO TROVATO NELL’ODIO AI PROFUGHI LA VALVOLA DI SFOGO DELLE LORO FRUSTRAZIONI

Alexanderplatz stasera è nel caos. Migliaia di cittadini hanno circondato la zona intorno al club scelto da AfD per festeggiare il successo elettorale ottenuto: terzo partito tedesco.
La democrazia è anche questa: tutelare un partito razzista dalla contestazione del popolo tedesco, perchè anche chi ottiene appena il 12,6% ha diritto di partecipare alla vita politica del Paese.
La polizia prova a fare da freno, ma una cosa è chiara: tutti: sia la politica che la società  civile si sta unendo per fronteggiare un unico nemico comune.
Da dove arrivano i voti ai neonazisti tedeschi?La risposta è nella serie di grafici realizzati da Infratest-Dimap e resi pubblici dalla ZDF.
Rispetto al voto del 2013, ogni 100 elettori dell’AfD, 21 provengono dall’Union, 10 dall’SPD, 6 dalla Linke, tre dai liberali dell’FDP e uno dai Verdi.
A loro vanno aggiunti i 24 che già  all’epoca votarono la formazione ora guidata da Alexander Gauland e Alicia Weidel.
Ciò che davvero stupisce però è la distribuzione dei voti su base territoriale.
Nei là¤nder dell’ex Germania dell’est Afd è il secondo partito assoluto con il 21,5%, a pochi punti percentuali dalla CDU (26,5%).
Se si differenzia questo dato per genere, emerge che AfD è il primo partito per gli uomini dell’ex Germania dell’est: a sceglierlo sarebbero stati 27%, contro il 24% della CDU, il 17% della Linke e il 15% dell’SPD, addirittura quarto partito.
Che Afd sia un partito preferito più dagli uomini che dalle donne è confermato dal dato nazionale.
Avessero votato solo uomini AfD avrebbe raggiunto il 16% dei voti.
Angela Merkel ha tre mesi ora per formare il suo governo. E, per una volta, su alcuni punti dovrà  imporre il suo volere e non accettare compromessi dettati dal suo proverbiale senso pratico.
Solo così la crescita di AfD potrà  essere arginata.

(da “Huffingtonpost”)

argomento: elezioni | Commenta »

SPACCAPETRY: LA PRESIDENTE RINUNCIA AL SEGGIO AFD E DICE LA VERITA’: “DOVEVAMO PRENDERE IL 20%, ALTRO CHE VITTORIA, SPAVENTIAMO TROPPO”

Settembre 25th, 2017 Riccardo Fucile

I SOVRANISTI ITALIANI SONO SERVITI: COME AL SOLITO LA BECERODESTRA HA VINTO SOLO LA COPPA DEL NONNO (COME IN AUSTRIA, OLANDA E FRANCIA)

Prima grande frattura nel partito di estrema destra Alternative fà¼r Deutschland, Alternativa per la Germania (AfD), all’indomani delle elezioni tedesche dove ha riportato il 12,6% dei voti.
La presidente del partito Frauke Petry ha annunciato stamattina in conferenza stampa che non entrerà  a far parte del gruppo parlamentare di AfD al Bundestag, la Camera bassa del Parlamento tedesco.
Alla base della decisione di Petry – uno dei volti più noti del partito – la divergenza di vedute con l’ala più estremista rappresentata dai due capilista Alice Weidel e Alexander Gauland.
“Ho deciso dopo un’approfondita riflessione di non far parte del gruppo parlamentare” dell’AfD al Bundestag, ha dichiarato Petry prima di lasciare la sala. Alternative fà¼r Deutschland è diventato la terza forza politica in Germania con 94 seggi nella Camera bassa del Parlamento
La decisione di Petry ha lasciato di sasso i presenti.
Alexander Gauland, capolista Afd, ha dichiarato: “Non ho alcuna idea di cosa abbia spinto Frau Petry a questo passo”, riporta il settimanale tedesco Focus.
Proprio a un giornalista di Focus la presidente del partito ha motivato così la sua mossa:
“Mi fa schifo questo comportamento, questo non era il nostro obiettivo e mi scuso per questa conferenza stampa […]. Con una concorrenza così debole avremmo dovuto prendere anche più del 20%, se non l’abbiamo fatto è perchè spaventiamo i nostri cittadini”.
Alice Weidel, candidata alla cancelleria per AfD, non si è mostrata troppo turbata, anzi. “È un peccato che un talento come Petry prenda questa decisione”, mi piacerebbe che Frauke Petry parlasse con noi. Sono mesi che non riusciamo a parlarci”.
Che i rapporti ai vertici fossero tesi si sapeva, ma non ci si aspettava una frattura così plateale e immediata.
In un’intervista al Corriere della Sera Gauland, l’uomo forte del momento, spiega di considerare “un successo il fatto di sedere ben saldi in Parlamento”.
Alla domanda su che politica farà  il suo partito replica: “Una politica di opposizione”, “dipende da che tipo di governo formerà  Angela Merkel. Non ha nessun senso formulare una politica di opposizione in astratto”
Più tardi, di fronte ai sostenitori di AfD, Gauland ha usato parole molto più dure: “Ora che siamo il terzo partito della Germania, questo governo che nascerà , qualunque forma abbia, dovrà  vestirsi pesante. Gli daremo la caccia. Daremo la caccia a Frau Merkel, e ci riprenderemo il nostro Paese”.

(da “Huffingtonpost“)

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