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RECLUTAVANO MERCENARI ITALIANI FILORUSSI PER COMBATTERE IN UCRAINA: INDAGATI 10 ESTREMISTI DI DESTRA CON SIMPATIE PER LA LEGA

Agosto 1st, 2018 Riccardo Fucile

SEI ARRESTI, SETTE INDAGATI DALLA PROCURA DI GENOVA…NOMI NOTI NELL’AMBIENTE   NEONAZISTA

Questa mattina all’alba i carabinieri del Ros hanno eseguito sei arresti e perquisizioni a carico di altri sette indagati nell’ambito dell’indagini su un gruppo di estremisti italiani che andava che a combattere nella regione del Donbass.
L’operazione è coordinata dal procuratore capo Francesco Cozzi e Federico Manotti dalla direzione distrettuale antimafia della Procura di Genova.
Gli arresti sono stati effettuati a Milano e nelle province di Avellino e Parma per i reati di reclutamento di mercenari e di combattimento in un conflitto armato estero.
Gli arrestati sono Antonio Cataldo, Olsi Krutani e Vladmir Verbitchii. Ricercati Andrea Palmieri, Gabriele Carugati e Massimiliano Cavalleri.
Il 26 luglio Andrea Palmeri, trentottenne, storico capo ultrà  della Lucchese e dichiaratamente neofascista, scrive sul suo profilo Facebook con ogni probabilità  dalla Russia: «Alcuni giorni fa, amici mentre scavavano una trincea hanno trovato una gavetta di un nostro ragazzo dell’Armir, Domicolo Nicola, 90 º reggimento fanteria Salerno, numero matricola 12097».
Secondo i magistrati, oltre che l’orgoglio per i soldati presenti sul fronte orientale nella Seconda guerra mondiale, quel messaggio certifica l’attività  tuttora in corso d’un gruppo di mercenari italiani impegnati nell’ultimo triennio in Ucraina al fianco delle milizie filorusse, dei quali Palmeri è il vertice o comunque uno dei reclutatori sebbene si stia adesso dedicando in prevalenza a iniziative para-diplomatiche.
Dieci di loro, originari di varie regioni e perlopiù simpatizzanti dell’estrema destra o della Lega, sono sotto inchiesta per “arruolamento o armamenti non autorizzati al servizio d’uno stato estero”, reato punito con pene tra i 4 e i 15 anni.
L’indagine nelle ultime settimane ha subito un’improvvisa accelerazione, mentre per mesi era parsa arenata. E l’addebito è lo stesso che fu mosso ai contractor appena rientrati dall’Iraq nel 2004, dopo il rapimento e la morte di Fabrizio Quattrocchi.
Il nodo cruciale è la differenza tra il ruolo del mercenario – fuorilegge in Italia, che ha ratificato nel 1995 una convenzione Onu del 1989 – e appunto quello del contractor, sulla carta un professionista privato della sicurezza, pagato per i suoi servizi senza tuttavia la partecipazione attiva ai conflitti.
Ad attualizzare i sospetti degli investigatori contribuiscono una serie di foto pubblicate in periodi più o meno recenti dai diversi combattenti, che li mostrano armi in pugno insieme ai militari foraggiati da Vladimir Putin, e i numerosi viaggi compiuti negli ultimi anni.
Il teatro d’azione, dal 2014 in avanti, è stato il Donbass, regione orientale dell’Ucraina (le città  principali sono Donetsk e Lugansk) contesa fra l’esercito regolare e le formazioni che vorrebbero tornare sotto il controllo di Mosca, seguendo la sorte della Crimea.
È insomma in un contesto di guerra civile che sono, o sono stati impegnati, i miliziani partiti dal nostro Paese, e a metà  aprile l’ambasciata ucraina ha denunciato la presenza d’una trentina d’italiani divenuti soldati contro Kiev: l’intervento diplomatico ha così rinvigorito il fascicolo aperto a Genova dal procuratore capo Francesco Cozzi e dal pm antiterrorismo Federico Manotti.
Perchè la Liguria? Gli accertamenti delegati ai carabinieri del Ros erano partiti dalle perquisizioni di due giovani dai variegati percorsi tra Forza Nuova, CasaPound e gruppi skinhead, autori di scritte inneggianti al nazismo nello Spezzino.
Mappando i loro contatti e le progressive ramificazioni, l’Arma si è poi imbattuta da Nord a Sud in una serie di movimenti neofascisti, circoscrivendo infine i presunti mercenari.
Oltre a Palmeri, che nel Donbass ha pure creato una onlus insieme a un’italo-russa vicina al Carroccio e in seguito candidata per Fratelli d’Italia a un’elezione municipale, tra i principali personaggi coinvolti ne figurano tre presenti almeno dal 2015 sui campi di battaglia.
Il primo è l’ex soldato Antonio Cataldo, 34 anni, originario di Nola in Campania. Ha avuto esperienze in Libia, dove fu sequestrato e liberato nel 2008, si è addestrato in Russia e ha tenuto corsi a Panama.
Nell’elenco dei pubblici ministeri compare quindi Gabriele Carugati, detto “Arcangelo”, ex addetto alla sicurezza d’un centro commerciale lombardo, figlio di Silvana Marin, per lungo tempo dirigente della Lega a Cairate (Varese): su Facebook conferma di vivere a Donetsk e alterna fotografie in mimetica a immagini di raduni a Pontida.
Tra i sospetti reclutatori sono inoltre inclusi il moldavo Vladimir Verbitchii, che ha vissuto in Emilia e usava il nome di battaglia “Parma”, e una donna d’origine russa, oltre a 4-5 figure minori.
Tutti, nell’opinione di chi indaga, hanno ricevuto un compenso per stare al fronte e sono ritenuti “pericolosi” per la dimestichezza con le armi mixata alla solidità  dei rapporti internazionali. Perciò i pm hanno deciso di accelerare

(da “il Secolo XIX”)

argomento: Giustizia | Commenta »

CODE DI PAGLIA: LA LEGA NON VUOLE I DIVIETI ALLA VENDITA DELLE ARMI ONLINE

Agosto 1st, 2018 Riccardo Fucile

CASO STRANO, IL SITO DELLA FILIALE ITALIANA DI BROWNELLS E’ ANCHE SPONSOR DEL COMITATO CHE HA FIRMATO IL PATTO PER SALVINI

In Italia il mercato delle armi può vantare anche la presenza   di Brownells, sito della filiale italiana del più grande rivenditore statunitense di armi e ricambi.
Il sito è anche sponsor del comitato contro la direttiva europea che ha firmato il famoso patto con Salvini.
Brownells si avvantaggerà  quindi sicuramente della proposta del leghista Gianluca Vinci in commissione affari costituzionali: nessun divieto alla vendita online delle armi, no alle restrizioni e ai paletti che ci hanno lasciato in eredità  il passato governo di centrosinistra.
L’occasione, racconta oggi Repubblica, è la direttiva Ue del 2017 sul controllo, l’acquisizione e la detenzione di armi: un decreto legislativo deve recepire la direttiva, ma il governo di centrosinistra con il ministro dell’Interno Marco Minniti aveva deciso di inserire alcune precauzioni per contrastare gli usi impropri e i rischi anche quando le armi sono apparentemente meno pericolose, perchè ad aria compressa ad esempio (come quella che ha colpito la bimba rom a Roma, che era stata modificata). Non era stato il solo paletto.
C’era anche quello di avvertire i conviventi del possesso di armi legalmente detenute. Via tutto. Non ce n’è bisogno. «Una direttiva europea non va circoscritta ulteriormente – ribadisce Vinci, disposto solo a fare proprie alcune osservazioni dei 5Stelle – il Pd in commissione ha fatto un gran caos».
L’opposizione è saltata sulle barricate per la proposta di Vinci, che non sembra per ora registrare il consenso del MoVimento 5 Stelle.
La direttiva europea è ancora lì. A tiro.

(da “NextQuotidiano”)

argomento: denuncia | Commenta »

UN ITALIANO PRIGIONIERO DELL’ISIS: IL DRAMMATICO APPELLO DI ALESSANDRO SANDRINI

Agosto 1st, 2018 Riccardo Fucile

IL BRESCIANO ERA SCOMPARSO IN TURCHIA: “L’ITALIA MI AIUTI, MI UCCIDERANNO”… IL GOVERNO HA TEMPO DI OCCUPARSI DI UN ITALIANO O DEVE PENSARE SOLO A COME RENDERSI RIDICOLO NEL MONDO?

Il Site, il sito americano che monitora il jihadismo sul web, ha pubblicato i fotogrammi di un video in cui compare Alessandro Sandrini, il bresciano scomparso in Turchia nell’ottobre del 2016, in tuta arancione e sotto la minaccia delle armi che lancia un appello per essere liberato.
Il filmato, di cui si era avuta notizia l’11 luglio scorso, è già  nel fascicolo dell’inchiesta della Procura di Roma.
“Oggi è il 19 luglio 2018 – dice Sandrini – Mi danno la possibilità  di comunicare per l’ultima volta. Chiedo all’Italia di aiutarmi, di chiudere questa situazione in tempi rapidi. È 2 anni che sono in carcere, non ce la faccio più. Mi hanno detto che sono stufi, che mi uccideranno se la cosa non si risolve in tempi brevi. Non vedo futuro, non so cosa pensare”.
“Due ostaggi, un italiano e un giapponese, compaiono in due video dalla Siria”, scrive la direttrice del Site Rita Katz su Twitter. “Uno mostra l’ostaggio italiano davanti a due uomini armati col volto coperto. L’altro mostra un giapponese (identificato dai media come il giornalista Jumpei Yasuda) che indossa una tuta davanti a uomini armati”, aggiunge Katz che, in un secondo tweet, dice che “non è chiaro quale gruppo sia dietro l’operazione” e che “i sequestratori sembrano volere un riscatto”.
Nel video, prosegue Katz, Sandrini afferma che “la situazione è intollerabile” e “deve essere risolta”.

(da agenzie)

argomento: denuncia | Commenta »

AQUARIUS TORNA IN MARE: “NON RIPORTEREMO MIGRANTI IN LIBIA”

Agosto 1st, 2018 Riccardo Fucile

PARTENZA OGGI DAL PORTO DI MARSIGLIA PER LA NAVE DI SOS MEDITERRANEE CHE SFIDA I GOVERNI RAZZISTI

Aquarius riprende il mare. Partenza oggi dal porto di Marsiglia dove la nave di Sos Mediterranee era approdata per l’ultima volta dopo la chiusura dei porti italiani alle navi umanitarie.
Alcune settimane di consulenze legali per decidere la nuova policy comportamentale alla luce della stretta data dal governo italiano alle operazioni di soccorso nel Mediterraneo per le Ong e la decisione di continuare la missione.
Con una certezza: “Fino a quando la Libia non potra’ essere considerato un porto sicuro, la Aquarius non fara’ mai sbarcare alcuna persona in un porto libico”.
Una linea di condotta ribadita alla luce dell’ultimo caso della Asso 28, la nave italiana di supporto ad una piattaforma petrolifera che lunedi, effettuando un soccorso sotto il coordinamento della Guardia costiera libica, ha riportato a Tripoli 101 migranti, in violazione delle leggi internazionali che garantiscono a tutti il diritto di chiedere asilo
Sos Mediterranee, alla partenza della Aquarius, ribadisce: “I recenti sviluppi sono molto preoccupanti, a cominciare dal riconoscimento di un centro di coordinamento di soccorso libico. E ancora la chiusura dei porti europei piu’ vicini alle Ong, le conclusioni incoerenti uscite dall’ultimo Consiglio europeo nonche’ l’assenza di un piano concreto a livello europeo che lascia le navi umanitarie nell’incertezza – dice Sos Mediterranee – Per la prima volta dopo oltre due anni ininterrotti di operazioni di ricerca e soccorso in mare, la Aquarius e’ stata costretta a fermarsi in porto per lungo tempo in modo da poterdi adattare, sul piano strategico e tecnico, al contesto drasticamente mutato. Aggiustamenti sul piano giuridico, tecnico e della trasparenza per fronteggiare il nuovo contesto in mare”.
A bordo della nave anche il team medico di Msf. “Il nostro obiettivo – spiega Claudia Lodesani, presidente di Msf Italia – resta sempre lo stesso: salvare vite umane, impedire che uomini, donne, bambini anneghino e portarli in un porto sicuro dove i loro bisogni primari siano assicurati e i loro diritti tutelati”

(da “La Repubblica”)

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LA VIGILANZA RAI BLOCCA FOA PRESIDENTE, I VOTI NON CI SONO

Agosto 1st, 2018 Riccardo Fucile

PD, LEU E FORZA ITALIA NON PARTECIPANO AL VOTO DI UN GOVERNO DEL CAMBIANIENTE … I VOTI A FAVORE SOLO 22 (1 IN MENO DEL PREVISTO)

“Prendo atto con rispetto della decisione della commissione di Vigilanza della Rai. Come noto, non ho chiesto alcun incarico nel consiglio che mi è stato proposto dall’azionista. Non posso, pertanto, che mettermi a sua disposizione invitandolo a indicarmi quali siano i passi più opportuni da intraprendere nell’interesse della Rai”. Così Marcello Foa dopo la bocciatura della sua nomina in Vigilanza Rai.
Sta al Mef di Tria, dunque, e alla maggioranza gialloverde, decidere cosa fare.
Due le strade previste dalla legge.
O le dimissioni di Foa con l’ingresso di un nuovo consigliere a viale Mazzini, che possa trovare il gradimento anche dell’opposizione perchè salga alla presidenza – o la permanenza del giornalista nel Cda.
In quanto consigliere anziano Foa presiederà  le riunioni del consiglio di amministrazione, a partire da quella convocata oggi alle 14.30.
A San Macuto hanno votato 23 componenti della commissione: i voti favorevoli sono stati 22 (sotto il previsto quorum di 27), una scheda bianca.
Pd, Leu e Forza Italia (fatta eccezione per il presidente Alberto Barachini, che ha votato) non hanno ritirato la scheda e partecipato al voto.
A questo punto la nomina di Foa, dopo l’ok a maggioranza di ieri nel cda Rai, non è efficace: la legge prevede infatti il parere vincolante della Vigilanza per la ratifica definitiva.
Ma la palla passa a Di Maio e Salvini che potrebbero forzare la mano e decidere di non far dimettere Foa aprendo una crisi inedita tra cda e vigilanza.
“Foa non è presidente Rai, l’abuso è stato bloccato. Se pensano davvero di asserragliarsi dentro a Viale Mazzini con una nomina illegittima e illegale, nascondendosi dietro l’inesistente formula del ‘presidente anziano’ e magari dandogli illegittimamente anche un super stipendio, procederemo per tutte le vie, a partire dai ricorsi al Tar e al Presidente della Repubblica”.
Lo scrive su facebook il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai.
“Il Governo rispetti la legge, ritiri Foa e presenti un vero presidente di garanzia, come prevedono le norme. Questa sarebbe la famosa “onestà ” del Movimento 5 stelle? Come fa il presidente Fico, dopo 5 anni di commissione di Vigilanza, a non dire nulla?”.

(da “Huffingtonpost“)

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