Destra di Popolo.net

TUTTI CONTRO BENETTON? MA QUANDO HA FINANZIATO LA LEGA CON 150.000 EURO NON ERA UN “MOSTRO”, ECCO LA PROVA

Agosto 16th, 2018 Riccardo Fucile

NEL 2006 BENETTON DIEDE UN CONTRIBUTO DI 1,1 MILIONI DI EURO A TUTTI I PARTITI, COMPRESO QUELLO DI SALVINI

Non è un segreto che la famiglia Benetton abbia nel tempo finanziato i partiti politici. Sulla Gazzetta Ufficiale è possibile reperire un documento che si riferisce al 2006 e parla di 150mila euro dati come finanziamento alla Lega Nord da Autostrade per l’Italia.
Quell’anno la famiglia Benetton distribuì 1,1 milioni di euro sotto forma di donazioni ai partiti.
Un assegno di 150 mila euro ciascuno per la coalizione di centrodestra, Alleanza nazionale, Forza Italia, Lega Nord e Udc; stessa cifra per la coalizione di centrosinistra, Comitato per Prodi, Democratici di Sinistra, La Margherita e soltanto 50 mila euro per la piccola Udeur di Clemente Mastella.
All’epoca la famiglia era impegnata nel tentativo di fondere Autostrade con Abertis, un’operazione che poi saltò per l’opposizione dell’allora ministro dei Lavori Pubblici Antonio Di Pietro e del ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa, che la considerarono in conflitto di interessi con la concessione per i rapporti tra ANAS e Autostrade.
Ironia della sorte: spendere un milione e rotti di euro, darli a tutti i partiti politici in attesa del prossimo esecutivo e infine trovarsi con un governo che ti dice di no.

(da agenzie)

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CHI HA PAGATO IL CONTO DELL’ANNUNCIO DI REVOCA DELLA CONCESSIONE

Agosto 16th, 2018 Riccardo Fucile

ATLANTIA A PICCO IN BORSA, PERSI 4 MILIARDI, MA BENETTON HA SOLO UN TERZO DELLA SOCIETA’, META’ DELLE AZIONI SONO ANCHE IN MANO A PICCOLI AZIONISTI ITALIANI

Il tonfo di Atlantia in Borsa, -22,26% in una sola seduta dopo che il governo ha annunciato di volere revocare la concessione per Autostrade per l’Italia, controllata di Atlantia a titolare del tratto interessato dal crollo di una parte di Ponte Marconi a Genova, chi ha colpito maggiormente?
La famiglia Benetton prima di tutto, che come è noto attraverso Sintonia Spa, controlla la società  con il 30,25%.
Seguono il fondo sovrano di Singapore GIC con l’8,14%, gli americani di Blackrock, i britannici di HSBC e,   tutti sotto il 10 per cento, la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, i britannici di HSBC e la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino.
Poco meno di metà  della capializzazione della società  è invece costiuita da azioni liberamente scambiabili sul mercato, il cosiddetto flottante, in mano ad esempio a piccoli investitori e risparmiatori.
Molti risparmiatori italiani che hanno investito in azioni 1000 euro stasera si ritrovano appena 700 euro.
E possono ringraziare il governo che ha sparato a vanvera la revoca della concessione, salvo fare marcia indietro solo nel pomeriggio.
La procura di Genova farebbe bene ad aprire un’inchiesta su un eventuale reato di aggiotaggio: non sarebbe la prima volta che qualcuno ha interese a far crollare in borsa il valore delle azioni di una Società  per comprarle a basso costo, speculando sul futuro rialzo.

(da agenzie)

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SALVINI AFFONDATO DALLA GUARDIA COSTIERA E DALLE SUE BUGIE: HA NASCOSTO CHE L’ITALIA ACCOGLIERA’ 20 PROFUGHI DELL’AQUARIUS

Agosto 16th, 2018 Riccardo Fucile

LA NAVE DICIOTTI FA IL SUO DOVERE E SALVA 177 NAUFRAGHI, SALVINI FURIOSO: “NON NE SAPEVO NULLA”… PERCHE’, SE LO AVESSE SAPUTO LI AVREBBE FATTI ANNEGARE?

Salvini invece che prendersela con la sua pochezza ricomincia con la solita menata:   “Se altri Paesi non prenderanno parte dei 170 migranti salvati oggi dalla motovedetta italiana, noi non ci faremo carico dei venti dell’Aquarius”.
In realtà  Salvini ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco sulla questione Aquarius. Ma andiamo con ordine.
Ieri Salvini nel corso della conferenza stampa di Ferragosto a San Luca, aveva detto che l’Italia non avrebbe preso in carico nessuno dei migranti della Aquarius, approdata ieri nel porto della Valletta con 141 persone a bordo dopo sei giorni di stand by, ma era stato smentito dal premier maltese Muscat, grande mediatore della soluzione condivisa trovata dall’Europa per risolvere il caso.
La notizia data da Muscat è stata confermata questa mattina dal Viminale, con la precisazione che l’Italia ne prenderà  in carico non più di 20, mentre Francia e Spagna ne accoglieranno 60 a testa.
Quindi Salvini ha raccontato una balla.
Oggi si è aperto un nuovo fronte: un altro barcone carico di migranti è stato avvistato
nella nostra zona Sar da una motovedetta italiana che ha preso a bordo i migranti senza informare il Viminale.
Il ministero non ha ancora concesso alcuna indicazioni su quale potrà  essere il porto di attracco e il ministro Salvini ha dato la sua versione, tutta da verificare: “I maltesi hanno “accompagnato” il barcone verso le acque italiane, e una nave della Capitaneria di Porto italiana, senza che al Viminale ne fossimo informati, ha imbarcato gli immigrati per dirigere verso l’Italia. Ho chiesto che la nave italiana contatti le Autorità  Maltesi, nelle cui acque è avvenuto il soccorso, perchè mettano a disposizione un porto per lo sbarco”.
La Guardia costiera italiana ha chiesto a Malta un porto per lo sbarco e l’assistenza. La nave Diciotto, con a bordo 177 migranti   (137 uomini, 6 donne e 34 minori) messi in salvo, si trova ora tra le acque maltesi e quelle italiane.
E’ stata disposta l’evacuazione con trasferimento a terra di 13 persone, 7 bisognose di cure mediche e 6 loro familiari.

(da agenzie)

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ESPOSITO: “CARO DI MAIO, QUELLA LEGGINA L’ABBIAMO ABROGATA INSIEME”

Agosto 16th, 2018 Riccardo Fucile

IL M5S HA VOTATO A FAVORE DELLA ABROGAZIONE DELLA NORMA, E’ STATA APPROVATA ALLA UNANIMITA’

La caccia aperta dai 5 Stelle ai conniventi politici di Autostrade per l’Italia ha puntato dritto al Pd.
Coperture e favori, secondo Luigi Di Maio, hanno permesso ai Benetton di fare il bello e il cattivo tempo in cambio di finanziamenti per le campagne elettorali.
Stefano Esposito, ex senatore e relatore del nuovo Codice degli appalti, si fa carico della difesa del Pd renziano e dell’ex ministro Graziano Delrio.
Una difesa che poggia su due considerazioni.
La “leggina” citata da Di Maio per accusare i dem è stata abrogata all’unanimità  in Parlamento, anche con il voto favorevole dei 5 Stelle.
Ancora: i dem si sono fatti promotori del nuovo Codice e hanno dato filo da torcere ai concessionari. “Di Maio dimostra di non conoscere le norme, direi che a questo punto i Benetton, Gavio e Toto possono dormire tra 25 guanciali”, afferma Esposito in un’intervista a Huffpost.
Di Maio ricorda di una leggina del 2015 “che prolungava la concessione ad Autostrade in barba a qualsiasi forma di concorrenza”. Al governo c’era il Pd.
“Peccato che l’articolo 5 dello Sblocca-Italia, di cui parla Di Maio, fu abolito nel 2016 con il nuovo Codice degli appalti. La nuova norma prevede che le concessioni a scadenza e le nuove concessioni devono essere messe a gara europea. Ma abbiamo fatto di più”.
Cioè?
“Inserimmo la norma dell’80-20, per cui si possono riservare in house solo una quota del 20% delle opere da realizzare, in modo che la smettessero di fare il giochetto di affidare i lavori senza gara. Quella è la vera mangiatoia per i concessionari autostradali, altro che i pedaggi. Peccato che i sindacati fecero la guerra a quella norma, al fianco delle aziende”.
Poi infatti la norma però cambiò nell’ultima legge di bilancio.
“Autostrade e Gavio ci dichiararono guerra. Li avevamo colpiti nel posto dove loro facevano gli utili più importanti”.
Perchè decideste di annacquare le percentuali?
“Si decise per il 60-40 perchè Gavio e Autostrade minacciarono ottomila licenziamenti a causa di quella norma. Li sostenevano i sindacati e tutte le forze politiche, compresi i 5 Stelle e purtroppo anche un pezzo significativo del Pd. Alla fine si scelse lo standard europeo, il 60-40, che non è un regalo”.
Perchè però venne prorogata, senza gara, la concessione ad Autostrade per l’Italia dal 2038 al 2042
“Avevamo due grandi opere ferme, la Asti-Cuneo e la Gronda di Genova e volevamo realizzarle senza oneri per lo Stato e senza aumentare i pedaggi oltre il tasso di inflazione. A Gavio fu riconosciuta la proroga dal 2026 al 2030 in cambio della realizzazione della Asti-Cuneo, ad Autostrade la proroga dal 2038 al 2042 delle sue concessioni in cambio della realizzazione della Gronda a Genova. Ma vennero scritte nero su bianco norme che consentono al Ministero, in caso di mancata realizzazione degli impegni, di rescindere il contratto”.
Mi scusi, ma le concessionarie praticamente dettano legge.
“Ci muoviamo in un mercato che è stato per 40 anni senza concorrenza, queste concessioni sono state un pasticcio che si è stratificato nei decenni”.
Di chi è allora la colpa originaria?
“Regalare la concessione che era dell’Iri a Autostrade per l’Italia. Prima lo Stato investiva e l’Iri guadagnava. Poi lo Stato ha investito e i privati hanno guadagnato. Il grande errore fu cedere le autostrade in quel modo. Dal ’94 a fine decennio di poteva chiudere la logica del monopolio. Lì bisognava dire: è finita la festa, da adesso si va a gara”.
Nel ’94 c’era Berlusconi, ma nel ’96 arrivò l’Ulivo.
“Chi è che vendette le concessioni autostradali che oggi sono di Autostrade per l’Italia? Chi era il presidente dell’Iri? La verità  è che si scelse l’italianità  perchè ci si preoccupava dei cattivi stranieri”.
Al governo il Pd renziano non poteva fare di più contro lo strapotere di Autostrade?
“Io personalmente ebbi uno scontro violentissimo con Giovanni Castellucci (ad di Autostrade). Ricordo Castellucci come una persona molto arrogante. La sua dichiarazione a caldo dopo il crollo di Genova mi ha fatto tornare alla mente l’uomo che incontrai nella terrazza di un albergo e quell’incontro, nell’inverno del 2016, finì piuttosto male. Ci scontrammo sul Codice degli appalti e gli dissi: Castellucci, lei faccia la sua strada, noi faremo la nostra”.
I 5 Stelle accusano anche Graziano Delrio. Spuntano due interrogazioni parlamentari, rimaste senza risposta, che riferivano del rischio crollo per il ponte a Genova.
“Se c’è stato un ministro che ha stretto la briglia dei concessionari autostradali quello è stato Graziano Delrio”.
Ma i risultati non si vedono.
“Nel Codice degli appalti abbiamo deciso di dare un anno alle aziende per mettersi in regola e all’Anac per organizzare il sistema ispettivo. Ma il punto è che il Codice degli appalti continua a essere boicottato”.
M5S vuole revocare la concessione ad Autostrade. È un’idea realizzabile?
“È irrealistica. La dimostrazione muscolare di oggi rischia di tramutarsi in un nulla di fatto domani”.

(da “Huffingtonpost”)

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LA VERGOGNA DI QUEI 2,5 MILIARDI DI EURO DATI DALLA UE PER LE INFRASTRUTTURE E CHE L’ITALIA NON HA SAPUTO USARE

Agosto 16th, 2018 Riccardo Fucile

UNA SOCIETA’ CHE SI OCCUPA DI ISPEZIONI: “IN ITALIA MONITORATO SOLO IL 2% DEI PONTI: CROLLERANNO TUTTI”

“Nel periodo 2014-2020 l’Italia ha in programma di ricevere 2,5 miliardi di euro per investimenti in infrastrutture, come strade e ferrovie. Nell’aprile 2018 la Commissione Ue ha sbloccato un piano di investimento per le autostrade che attiverà  circa 8,5 miliardi di investimenti, inclusi per la regione di Genova”.
Lo sottolinea un portavoce della Commissione europea.
“La Commissione è in stretto contatto con le autorità  italiane che conducono le indagini”, sul crollo del ponte Morandi. “Non ci faremo coinvolgere in alcuno scontro politico”, conclude il portavoce.
“Sono anni che dico che decine di migliaia di ponti italiani sono a rischio crollo e ogni anno puntualmente ne crollano una ventina….”.
Una ventina all’anno?  
“Sì, una ventina solo che non fanno notizia perchè non sono grandi come quello di Genova”.
Settimo Martinello la questione la conosce bene: è il direttore generale di 4 Emme, società  di Bolzano, ma con sedi in sedici città , che si occupa di ispezioni e verifiche sullo stato dei ponti.
“In questo momento ne gestiamo cinquantamila”. Non il ponte Morandi però, “quello era gestito dalle Autostrade e di solito loro fanno le cose per bene, anche se quel ponte, lo sapevano tutti, aveva sempre avuto dei problemi”.
Perchè migliaia di ponti italiani sono a rischio crollo?
“Non sono a rischio crollo. Se non si interviene, crolleranno. Andranno giù tutti”.
Non è un po’ esagerato?
“È una previsione obbligata. Il fatto è che tutti i ponti italiani realizzati in calcestruzzo fra gli anni 50 e gli anni 60 sono arrivati a fine vita, non sono eterni. Questi ponti sono fatti con una struttura di acciaio ricoperta di calcestruzzo. Il calcestruzzo è solo una copertura che serve a proteggere i materiali ferrosi dall’acqua e quindi dall’ossidazione, ma il calcestruzzo ha una sua vita utile, trascorsa la quale l’umidità  passa, si infiltra e inizia un processo di carbonatazione, che avvia l’ossidazione che provoca la corrosione. Ha presente quando sul calcestruzzo compaiono delle strisce nere? Quello è l’ossido del ferro che sta uscendo. Ci mette dieci o quindici anni questo processo a compiersi. Alla fine fuori sembra tutto a posto, dentro però l’armatura è sparita”.
Quanti sono i ponti in Italia?
“Non esiste un censimento preciso, diciamo che sono circa un milione e mezzo, ma se calcoliamo le campate di ciascun ponte, come è corretto fare, arriviamo a tre o quattro milioni di strutture da ispezionare e monitorare. Ma sa quanti sono quelli sotto monitoraggio? Sessantamila. Il due per cento. Di quelli sappiamo tutto, degli altri quasi nulla, spesso le amministrazioni locali, senza soldi nè competenze, non sanno nemmeno di quanti ponti dispongono. E le garantisco che in qualche caso se le faccio vedere in che condizioni sono lei mica ci passa con la macchina”.
Cosa si può fare?
“L’unica cosa da fare sarebbero le ispezioni, che prima del 1991 erano obbligatorie. Anche adesso lo sarebbero ma sono intervenute delle circolari ministeriali che hanno attenuato la frequenza che adesso è indefinita e quindi tutti fanno come vogliono”.
E poi servono gli ispettori: immagino che non ci siano.
“Quelli certificati sono 150, ne servirebbero diecimila. Inoltre in Italia sono appena una sessantina le amministrazioni locali virtuose, che si occupano attivamente del problema. L’esempio migliore è l’Alto Adige, ma tutti gli altri se ne infischiano”.
Il ministro Toninelli ha detto che è pronto a intervenire mettendo dei sensori sui ponti.
“Dire che i sensori sono la soluzione a un problema così vasto e profondo vuol dire non aver capito nulla. È ridicolo. I sensori servono, forse, alla fine di un percorso. I ponti sono come le persone e a una persona di 50 anni prima di mettergli un sensore, lo visiti, gli fai le analisi e alla fine può darsi che il sensore serva”.
Veniamo al ponte di Morandi di Genova: perchè è crollato secondo lei?
“Difficile dirlo senza dati ma se penso che l’ho attraversato la settimana scorsa per andare a fare un corso a Savona sui crolli dei ponti, mi vengono i brividi”.
Lei e la sua società  di quel ponte vi siete mai occupati?
“No, perchè noi seguiamo i ponti delle piccole amministrazioni locali, il ponte di Morandi è gestito dalla società  Autostrade e va detto che, nel disastro generale, i ponti autostradali sono gestiti piuttosto bene. Lì ci sono mezzi e competenze. Certo quel ponte, che pure all’inizio sembrava coraggioso dal punto di vista tecnico, aveva evidenziato qualche problema che aveva richiesto continui interventi di manutenzione, come quello, imponente di 15 anni fa circa, quando misero dei tiranti in acciaio”.
Non sono bastati.
“Mi sembra strano che non si siano accorti della corrosione, forse uno di quegli interventi riparatori non è stato fatto bene”.
Può essere stata la forte pioggia o un fulmine a causare il crollo come è stato ipotizzato nelle prime ore dopo la tragedia?
“Non diciamo sciocchezze. Allora anche il vento. Se è il ponte è crollato è perchè doveva crollare. Dentro era vuoto. E poteva forse crollare un giorno o due dopo, ma la storia non sarebbe cambiata”.
Per il futuro che farebbe?
“Serve un vero piano nazionale per mettere in sicurezza i ponti; e poi risorse alle amministrazioni locali; e infine, una scuola per creare una classe di ispettori con le competenze necessarie. Se non lo facciamo, altri ponti crolleranno è inevitabile”.

(da Globalist)

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“NON VOGLIAMO I FUNERALI DI STATO, SONO UNA FARSA”: CERIMONIA PRIVATA PER I QUATTRO GIOVANI DI TORRE DEL GRECO

Agosto 16th, 2018 Riccardo Fucile

IL DOLORE DEI FAMILIARI: “MIO FIGLIO E’ MORTO PER INADEMPIENZE ITALIANE, DA OGGI INIZIA LA NOSTRA GUERRA PER LA GIUSTIZIA”

I corpi di Matteo Bertonati, Giovanni Battiloro, Gerardo Esposito e Antonio Stanzione torneranno a casa loro, a Torre del Greco, prima di sabato.
Per i quattro giovani, morti a Genova in seguito al crollo del ponte Morandi, non ci saranno funerali di Stato, ma una funzione privata, per precisa decisione delle famiglie, che hanno definito il rito istituzionale di sabato “una farsa”.
“Non vogliamo i funerali di Stato, non vogliamo i funerali farsa. Matteo, Giovanni, Gerardo e Antonio torneranno a casa, i funerali si faranno domani a Torre del Greco”, si legge sul Mattino.
“Mio figlio non diventerà  un numero nell’elenco dei morti causati dalle inadempienze italiane, farò in modo che ci sia giustizia per lui e per gli altri: non dobbiamo dimenticare – spiega tra i singhiozzi Roberto Battiloro, papà  di Giovanni – Non vogliamo un funerale farsa, ma una cerimonia a casa, nella nostra chiesa a a Torre del Greco. È un dolore privato, non servono le passerelle. Da oggi inizia la nostra guerra per la giustizia, per la verità : non deve accadere più”.

(da “Huffingtonpost“)

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RETROMARCIA DEL GOVERNO SULLA REVOCA DELLA CONCESSIONE, ORA DIVENTA “EVENTUALE”

Agosto 16th, 2018 Riccardo Fucile

“PRIMA ISTRUTTORIA SUL CROLLO E IL PONTE VA RICOSTRUITO”… ANCHE SALVINI FRENA E IL BLOG M5S RETTIFICA

Il governo gialloverde frena sulla minacciata revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia dopo il crollo del ponte Morandi a Genova.
La Lega sancisce il cambio di rotta direttamente con Matteo Salvini: “Da Autostrade puntiamo ad ottenere, nell’immediato, fondi e interventi a sostegno dei parenti delle vittime, dei feriti, dei seicento sfollati e della comunità  di Genova tutta, anche in termini di esenzione dai pedaggi” afferma il vicepremier e ministro dell’Interno. E, subito dopo, aggiunge: “Di tutto il resto parleremo soltanto dopo”.
Anche il M5S, con un post sul blog delle Stelle, corregge la linea dura della revoca tout court che il vicepremier Luigi Di Maio e il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, assieme al premier Giuseppe Conte, avevano adottato dopo l’incidente: “Bene ha fatto il ministro delle Infrastrutture a evocare, qualora ce ne siano le condizioni, anche il ricorso alla revoca della concessione” recita, infatti, il post.
Quel “qualora ce ne siano le condizioni” è ben diverso dalla revoca a prescindere.
LA COMMISSIONE ISPETTIVA MINISTERIALE
Lo stesso Toninelli, ormai, non dà  più per scontata la revoca. La svolta in un post su Facebook dove il ministro pentastellato annuncia la costituzione di una commissione ispettiva di esperti del ministero delle Infrastrutture chiamata ad accertare le “cause del dramma”: “Domani mattina – scrive Toninelli – gli esperti saranno sul luogo del crollo del ponte Morandi per i primi accertamenti. L’esito del loro lavoro, che dovrà  arrivare entro un mese, entrerà  nella procedura di un’eventuale revoca della concessione ad autostrade per l’italia”. Eventuale, appunto.
Lo stesso termine si ripete anche nel comunicato ufficiale del ministero delle Infrastrutture sulla commissione ispettiva: “Le risultanze del lavoro entreranno nella valutazione per la procedura di un’eventuale revoca della concessione”.
L’ISTRUTTORIA SU AUTOSTRADE
E sempre il ministero invia una comunicazione formale ad Autostrade in cui chiede “entro 15 giorni” una dettagliata relazione sugli adempimenti “posti in essere per assicurare la funzionalità ” del ponte Morandi e “prevenire ogni evento accidentale”.

(da agenzie)

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MOTOCICLISTA ITALIANO IN PREDA AD ALCOOL E DROGA UCCIDE DUE PEDONI SULLE STRISCE A BRESCIA

Agosto 16th, 2018 Riccardo Fucile

LE DUE VITTIME SONO PARENTI DI UN CARABINIERE IMPEGNATO IN AFGHANISTAN

Un motociclista ha travolto a forte velocità  due pedoni che stavano attraversando sulle strisce, a Brescia, uccidendoli tutti e due.
È accaduto in via Lamarmora, nel tardo pomeriggio del giorno di Ferragosto. Uno dei due pedoni è deceduto sul colpo mentre il secondo è stato trasportato in gravissime condizioni in ospedale ed è morto poco dopo.
Ferito anche il motociclista che è poi risultato positivo ai test di alcol e droga.
Gli inquirenti parlano di “valori elevati”, anche se si attendono i referti della Medicina legale degli Spedali civili dove l’uomo è ricoverato. Al momento è in stato di arresto: ora si trova piantonato in reparto.
Le vittime sono un uomo di 66 anni, Mauro Rossi, che abitava proprio a pochi passi dal luogo dell’incidente e la madre di 93 anni, Annina Breggia.
L’uomo è morto sul colpo, mentre la donna è stata portata in ospedale in condizioni disperate ed è deceduta poco dopo.
Le due vittime sono parenti (zio e nonna) di un carabiniere bresciano al momento impegnato in Afghanistan.

(da agenzie)

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DI PIETRO: “TONINELLI DICE SCIOCCHEZZE, COME ALTRI FACILONI DEL M5S”

Agosto 16th, 2018 Riccardo Fucile

L’EX MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE: “ALTRO CHE COSTITUIRSI PARTE CIVILE, IL SUO MINISTERO E’ RESPONSABILE”…”SE UNO ADDETTO AL CONTROLLO NON CONTROLLA NE RISPONDE, LO CAPIREBBE ANCHE UN LAURENDO IN LEGGE”

Durissimo rimbrotto dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, ospite di In Onda (La7), al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli circa il suo proposito di costituirsi parte civile col suo dicastero, dopo il crollo del ponte Morandi.
“Mi piange il cuore” — esordisce Di Pietro — “dover dare ragione a quel furbacchione e navigato di Salvini rispetto a quello che stanno dicendo i miei amici e improvvisati ministri del M5s. Fateci caso: su alcuni temi fondamentali, Salvini si defila e dice sempre ‘ni’. E infatti lui si è limitato a dire che i controlli, nella tragedia del ponte Morandi, non hanno funzionato. Toninelli invece ha detto il suo ministero si costituirà  parte civile. Anche un laureando in legge sa che, se esiste una struttura del ministero che è addetta al controllo e che non controlla, allora il ministero stesso è responsabile civile, non parte civile“.
E aggiunge: “Salvini sa bene che c’è una norma specifica nel contratto delle concessioni, che potete trovare anche su internet. Questo contratto fu stipulato nel 2007, quando io ero ministro dei Trasporti. Dal 2013, all’interno del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, è stata inserita una struttura di vigilanza del sistema e delle concessioni autostradali. Prima questa funzione di controllo apparteneva all’Anas, dal 2013 compete direttamente al ministero”.
Di Pietro spiega: “E’ sicuramente prevista la possibilità  di revocare la concessione autostradale, però nell’ambito di una procedura. Salvini il furbo non ha mai detto che il governo ha disposto la decadenza delle concessioni, ma ha affermato che sono state avviate le procedure per la decadenza. Quei faciloni di alcuni ministri 5s, a cui voglio tanto bene, hanno detto che, invece, hanno disposto la decadenza. Non è così. Toninelli ha parlato di ‘commissario speciale’? E che fa, va lui con la zappa e la pala domani mattina a fare i controlli? Si rende conto di cosa sta dicendo chi fa queste affermazioni? Sono sciocchezze politiche con fini elettorali“.
Poi chiosa: “Nel crollo del ponte Morandi c’è una responsabilità  grossa quanto una casa da parte del concessionario e c’è anche una responsabilità  anche da parte del concedente, e cioè del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che aveva il dovere di controllare quel sistema infrastrutturale. Quindi, prima di dire che il ministero si possa costituire parte civile, bisogna stare attenti a che, alla fine, il ministero stesso non risulti essere responsabile civile”

(da “il Fatto Quotidiano”)

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