ESPOSITO: “CARO DI MAIO, QUELLA LEGGINA L’ABBIAMO ABROGATA INSIEME”
IL M5S HA VOTATO A FAVORE DELLA ABROGAZIONE DELLA NORMA, E’ STATA APPROVATA ALLA UNANIMITA’
La caccia aperta dai 5 Stelle ai conniventi politici di Autostrade per l’Italia ha puntato dritto al Pd.
Coperture e favori, secondo Luigi Di Maio, hanno permesso ai Benetton di fare il bello e il cattivo tempo in cambio di finanziamenti per le campagne elettorali.
Stefano Esposito, ex senatore e relatore del nuovo Codice degli appalti, si fa carico della difesa del Pd renziano e dell’ex ministro Graziano Delrio.
Una difesa che poggia su due considerazioni.
La “leggina” citata da Di Maio per accusare i dem è stata abrogata all’unanimità in Parlamento, anche con il voto favorevole dei 5 Stelle.
Ancora: i dem si sono fatti promotori del nuovo Codice e hanno dato filo da torcere ai concessionari. “Di Maio dimostra di non conoscere le norme, direi che a questo punto i Benetton, Gavio e Toto possono dormire tra 25 guanciali”, afferma Esposito in un’intervista a Huffpost.
Di Maio ricorda di una leggina del 2015 “che prolungava la concessione ad Autostrade in barba a qualsiasi forma di concorrenza”. Al governo c’era il Pd.
“Peccato che l’articolo 5 dello Sblocca-Italia, di cui parla Di Maio, fu abolito nel 2016 con il nuovo Codice degli appalti. La nuova norma prevede che le concessioni a scadenza e le nuove concessioni devono essere messe a gara europea. Ma abbiamo fatto di più”.
Cioè?
“Inserimmo la norma dell’80-20, per cui si possono riservare in house solo una quota del 20% delle opere da realizzare, in modo che la smettessero di fare il giochetto di affidare i lavori senza gara. Quella è la vera mangiatoia per i concessionari autostradali, altro che i pedaggi. Peccato che i sindacati fecero la guerra a quella norma, al fianco delle aziende”.
Poi infatti la norma però cambiò nell’ultima legge di bilancio.
“Autostrade e Gavio ci dichiararono guerra. Li avevamo colpiti nel posto dove loro facevano gli utili più importanti”.
Perchè decideste di annacquare le percentuali?
“Si decise per il 60-40 perchè Gavio e Autostrade minacciarono ottomila licenziamenti a causa di quella norma. Li sostenevano i sindacati e tutte le forze politiche, compresi i 5 Stelle e purtroppo anche un pezzo significativo del Pd. Alla fine si scelse lo standard europeo, il 60-40, che non è un regalo”.
Perchè però venne prorogata, senza gara, la concessione ad Autostrade per l’Italia dal 2038 al 2042
“Avevamo due grandi opere ferme, la Asti-Cuneo e la Gronda di Genova e volevamo realizzarle senza oneri per lo Stato e senza aumentare i pedaggi oltre il tasso di inflazione. A Gavio fu riconosciuta la proroga dal 2026 al 2030 in cambio della realizzazione della Asti-Cuneo, ad Autostrade la proroga dal 2038 al 2042 delle sue concessioni in cambio della realizzazione della Gronda a Genova. Ma vennero scritte nero su bianco norme che consentono al Ministero, in caso di mancata realizzazione degli impegni, di rescindere il contratto”.
Mi scusi, ma le concessionarie praticamente dettano legge.
“Ci muoviamo in un mercato che è stato per 40 anni senza concorrenza, queste concessioni sono state un pasticcio che si è stratificato nei decenni”.
Di chi è allora la colpa originaria?
“Regalare la concessione che era dell’Iri a Autostrade per l’Italia. Prima lo Stato investiva e l’Iri guadagnava. Poi lo Stato ha investito e i privati hanno guadagnato. Il grande errore fu cedere le autostrade in quel modo. Dal ’94 a fine decennio di poteva chiudere la logica del monopolio. Lì bisognava dire: è finita la festa, da adesso si va a gara”.
Nel ’94 c’era Berlusconi, ma nel ’96 arrivò l’Ulivo.
“Chi è che vendette le concessioni autostradali che oggi sono di Autostrade per l’Italia? Chi era il presidente dell’Iri? La verità è che si scelse l’italianità perchè ci si preoccupava dei cattivi stranieri”.
Al governo il Pd renziano non poteva fare di più contro lo strapotere di Autostrade?
“Io personalmente ebbi uno scontro violentissimo con Giovanni Castellucci (ad di Autostrade). Ricordo Castellucci come una persona molto arrogante. La sua dichiarazione a caldo dopo il crollo di Genova mi ha fatto tornare alla mente l’uomo che incontrai nella terrazza di un albergo e quell’incontro, nell’inverno del 2016, finì piuttosto male. Ci scontrammo sul Codice degli appalti e gli dissi: Castellucci, lei faccia la sua strada, noi faremo la nostra”.
I 5 Stelle accusano anche Graziano Delrio. Spuntano due interrogazioni parlamentari, rimaste senza risposta, che riferivano del rischio crollo per il ponte a Genova.
“Se c’è stato un ministro che ha stretto la briglia dei concessionari autostradali quello è stato Graziano Delrio”.
Ma i risultati non si vedono.
“Nel Codice degli appalti abbiamo deciso di dare un anno alle aziende per mettersi in regola e all’Anac per organizzare il sistema ispettivo. Ma il punto è che il Codice degli appalti continua a essere boicottato”.
M5S vuole revocare la concessione ad Autostrade. È un’idea realizzabile?
“È irrealistica. La dimostrazione muscolare di oggi rischia di tramutarsi in un nulla di fatto domani”.
(da “Huffingtonpost”)
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