Agosto 4th, 2018 Riccardo Fucile
SE LO SPREAD ARRIVA A QUOTA 400-500 L’ITALIA RISCHIA IL CAOS, GLI INVESTITORI STANNO ABBANDONANDO L’ITALIA
Il governo Lega-M5S promette reddito di cittadinanza e flat tax nella stessa Legge di Stabilità 2019. E ieri lo spread Btp/Bund ha messo a segno una nuova fiammata a 268 punti per poi chiudere la settimana a quota 254 (246 giovedì).
Il ministero dell’Economia ha comunicato di aver proceduto a un buyback da 950 milioni di CCT e BTP, con l’evidente obiettivo di raffreddare l’attacco speculativo che ha interessato solo i titoli italiani.
E mentre oggi Repubblica racconta di un incontro tra gli investitori internazionali e il senatore della Lega Alberto Bagnai, ieri è andato in scena il vertice di governo per concordare le linee di impostazione della prossima Legge di bilancio.
Al termine il ministro Giuseppe Tria ha spiegato che la priorità del governo è impostare il percorso per la flat tax e il reddito di cittadinanza, “dimenticando” la riforma della Legge Fornero promessa a più riprese da Lega e M5S.
Peter Cardillo di Spartan Securities, in un colloquio con il Corriere della Sera, oggi ha spiegato che nella percezione dei mercati il provvedimento più “pericoloso” che potrebbe scatenare la speculazione sui mercati o, più semplicemente, l’abbandono dei bond italiani, è proprio la riforma delle pensioni.
E ha fatto un pronostico su cosa accadrà : «Se lo spread arriva a quota 400-500 l’Italia rischia il caos. Sarebbe una pazzia non bloccarsi prima. Ecco perchè, in un certo senso sono ottimista: siamo di fronte a una delle tante tempeste finanziarie che toccano l’Italia. Ma alla fine non succederà nulla di grave, proprio perchè il governo a un certo punto capirà e si ritirerà ».
Non solo. Repubblica racconta che il rapporto di Merril Lynch (il Fund Manager Survey) relativo ai mesi di giugno e luglio sostiene che il 36 per cento dei gestori europei dichiara di voler ridurre la propria esposizione sul mercato italiano e di volerla accentuare in Germania e in Francia.
Il primo effetto lo si può già vedere sullo spread tra i Bund tedeschi e i Btp italiani che ieri ha toccato l’allarmante quota 270.
Quasi il doppio rispetto agli ultimi mesi del governo Gentiloni (solo questo fattore sta portando ad un spesa per interessi superiore per oltre 6 miliardi di euro).
La quotazione di larga parte di Btp o Bot già emessi risulta in flessione. E le statistiche su quanti bond emessi dallo Stato passano di mano ne sono il segno.
Tra maggio e giugno il volume si è dimezzato. Così come si è compressa la capitalizzazione della Borsa di Milano che ha visto ridurre il valore delle azioni tra maggio e giugno di quasi quattro miliardi; un trend che è solo parzialmente migliorato a luglio. In vista della legge di Bilancio, dunque, il governo giallo-verde dovrà fare i conti con tutti questi dati. Rassicurare o meno chi investe in Italia farà la differenza sui mercati finanziari.
Il problema è che l’aumento che lo spread ha registrato negli ultimi mesi ha già iniziato a colpire i bilanci delle banche, dato che detengono 353 miliardi di titoli di Stato.
Tutte le banche in questi giorni stanno annunciando, nei conti trimestrali, un’erosione del capitale di maggiore qualità (Core Tier 1) a causa dell’aumento dello spread tra BTp e Bund. Scrive il Sole 24 Ore:
Ieri Ubi ha comunicato un impatto- causa spread — di 56 punti base: il capitale Core Tier1 resta abbondante (11,78%), ma un’erosione c’è stata. Idem il Banco Popolare: il capitale Cet1 è stato eroso di di 84 punti base, pur collocandosi ugualmente a 12,9%. Nel mondo assicurativo, Cattolica ha annunciato un’erosione di quasi 40 punti. E nei giorni scorsi altre banche e istituzioni finanziarie avevano comunicato effetti più o meno forti.
Se il capitale si indebolisce troppo, le banche sono costrette a ricapitalizzarsi o a chiudere i rubinetti del credito.
Ed è fin troppo facile intuire dove si va a finire quando si prende questa china. Isabella Bufacchi segnala che oggi il caso BTP spaventa la City più della Brexit:
Traders e investitori esteri temono quel che non si vede, quel che si progetta dietro le quinte con una lunga schiera di consiglieri economici euroscettici e senza scrupoli accorsi alla corte di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Qualsiasi deficit sopra quell’1,2% potrebbe rivelarsi ostico da piazzare dal prossimo gennaio, quando sparirà dalla scena la Bce, quel compratore inossidabile che dal marzo 2015 ogni mattina è entrato sul secondario(e continuerà a farlo fino a fine dicembre)a rincuorare i traders con i suoi sistematici acquisti netti di BTp.
Dall’anno prossimo Bce/Banca d’Italia si limiteranno a riacquistare i titoli di Stato italiani che andranno in scadenza, e lo faranno senza preannunciare data ed entità degli acquisti.
Le banche italiane potrebbero limitarsi a riacquistare i BTp in scadenza, per il chiasso che si fa sulla loro esposizione al rischio sovrano. Con quale premio a rischio, si domanda la City, il Tesoro italiano dovrà collocare le aste delle emissioni nette positive? Altra fonte di tensione in arrivo è il calendario dei rating che prevede l’Italia il 7 settembre con Moody’s, il 26 ottobre con S&P e il 7 dicembre con Scope.
Cosa succederà dopo l’estate
Quello che sta succedendo oggi è quindi un’avvisaglia di ciò che accadrà dopo l’estate, ovvero quando il governo dovrà cominciare a fare sul serio nella programmazione economica e nella dichiarazione degli obiettivi da raggiungere con la legge di bilancio 2019, vera cartina di tornasole di un esecutivo che deve mantenere le sue promesse elettorali ma per farlo rischia di rompere tutti i fronti.
E per farlo è facile che cominci nella prima crescita impetuosa dello spread a dare la colpa alla Banca Centrale Europea: è quello che stanno già suggerendo oggi i consiglieri economici a Matteo Salvini. Ed è ciò che porterebbe, dal punto di vista del dibattito pubblico, a incolpare Mario Draghi in caso di difficoltà sui mercati per l’Italia: un capro espiatorio perfetto.
Proprio per questo oggi Tria cerca di gettare acqua sul fuoco per normalizzare la situazione. E proprio per questo dovrà cercare di calmare gli appetiti di Salvini e Di Maio.
O prendere atto del suo fallimento.
(da “NextQuotidiano“)
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Agosto 4th, 2018 Riccardo Fucile
IN UNA SALA RISERVATA IL CONFRONTO CON INVESTITORI INTERNAZIONALI DI ALTO LIVELLO CHE NON SI FIDANO DELLA POLITICA ECONOMICA DEL GOVERNO… IN UN MESE SI E’ DIMEZZATO L’ACQUISTO DEI TITOLI DI STATO ITALIANI
Claudio Tito su Repubblica di oggi racconta di un incontro che risale all’inizio di luglio tra il senatore della Lega Alberto Bagnai e una serie di investitori internazionali, che secondo il quotidiano non avrebbe rassicurato gli investitori pronti a lasciare l’Italia:
Mattina dei 13 luglio scorso. In una sala riservata di un locale nel centro di Roma entrano una trentina di persone: vestito blu, cravatta, scarpe inglesi e cartellina sotto braccio. Dopo qualche minuto arriva Alberto Bagnai, presidente della commissione Finanze del Senato e uno dei teorici “no-euro” più accesi, sponda leghista.
Si tratta di un incontro organizzato da quella che un tempo si chiamava Merrill Lynch, ora è la Bank of America.
Sono presenti i rappresentanti di alcuni dei maggiori investitori internazionali, banche d’affari e fondi soprattutto.
Soggetti in grado di spostare miliardi di euro — odi dollari — in pochi secondi. E di determinare la fortuna o la sfortuna di interi Paesi.
L’elenco degli invitati è piuttosto corposo. Tra questi, oltre alla stessa Merrill Lynch, ci sono — solo per fare qualche nome Goldman Sachs, JP Morgan, Ubs.
Il racconto dell’accaduto secondo il punto di vista del quotidiano è questo:
Sono tutti interessati a capire cosa farà l’Italia. Soprattutto cosa farà il governo italiano. La politica economica della maggioranza giallo-verde non solo risulta oscura, ma soprattutto appare poco rassicurante per chi ha investito un bel pò di soldi sui nostri titoli di Stato.
Vogliono capire se le scelte che l’esecutivo compirà in autunno nella prossima legge di Bilancio sono compatibili con la sostenibilità del debito pubblico. Se manterrà un rapporto fisiologico con l’Unione europea, se l’euro viene considerato un’opportunità o una disgrazia.
La riunione dura quasi due ore. E chi ha ascoltato le parole di Bagnai, ne esce poco rassicurato. In larga misura vengono confermati i dubbi che hanno agitato i mercati fin dalla nascita di questo governo.
I grandi investitori internazionali non si fidano. Sono in attesa. E nel frattempo preferiscono assumere un atteggiamento prudenziale rispetto alle risorse investite nel nostro Paese.
Nella sostanza si ritirano e poi guardano quel che accadrà nella prossima manovra economica. Altri addirittura prevedono un peggioramento delle condizioni economiche italiane e si cautelano, appuntano spostando capitali dal nostro ad altri Paesi.
E c’è da dire che diverge rispetto a quello, brevissimo ma significativo, fatto dallo stesso Bagnai sul suo blog: in un post che risale al 13 luglio spiegava la differenza tra 17 e 71 (per cento) dicendo che con il 71% dei voti “fai quello che vuoi” (ovvero, se la Lega avesse preso il 71% sarebbe uscita dall’euro), mentre con il 17%, ovvero la vera percentuale di voti presa dal Carroccio alle elezioni “fai quello che puoi“.
Bagnai dice che “i mercati”, ovvero gli investitori internazionali che ha incontrato quel giorno, lo hanno capito.
Secondo Tito invece “i mercati” sembrano essere stati un po’ duri d’orecchi, o addirittura aver capito il contrario.
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 4th, 2018 Riccardo Fucile
143 FINTI PROFILI, 16.000 TWEET NEL MIRINO DELL’FBI… PRIMO OBIETTIVO ERA SCREDITARE IL GOVERNO RENZI PER FAVORIRE LEGA E M5S
Sedicimila tweet in Italiano. 143 profili fake. Cinque, particolarmente attivi, con un bassissimo numero di follower. Attorno, una fitta rete di profili tutti ancora da studiare.
È questa la rete italiana della Internet Research Agency (Ira), l’agenzia di San Pietroburgo legata agli apparati del presidente Putin e nata per inquinare l’opinione pubblica occidentale, compresa quella italiana.
I dati vengono fuori dall’analisi dei 3 milioni di tweet allegato all’indagine dell’Fbi sul Russiagate
I profili in questione erano stati creati dall’Ira e qualcuno, dalla Russia, li gestiva.
Il loro compito era per lo più di ritwittare notizie sulla base di scelte che, apparentemente, sembrano casuali.
Ma in realtà hanno un filo politico comune: screditare il governo Renzi nel suo complesso. E, dall’altra parte, esaltare l’attuale ministro degli Interni, Matteo Salvini (“Salvini si prepara al plebiscito al congresso”), oltre che ad amplificare tweet su temi “classici”, come il contrasto alle migrazioni, fatti di sangue particolarmente cruenti e sanzioni della Russia.
I profili fake, non a caso, rilanciavano tutte le notizie che arrivavano da Catania e dall’inchiesta del procuratore Zuccaro sulle Ong con navi nel Mediterraneo. Appoggiavano la Brexit, aiutavano Putin.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è nominato in 35 tweet: sono notizie su inaugurazioni, cerimonie.
Detto questo, però, pubblicavano con frequenza anche notizie non politiche: dalle scoperte scientifiche ai risultati del campionato italiano almenochè non si voglia pensare che dietro i russi ci fossero anche le squadre di serie A.
“Questo però non deve sorprendere. Perchè i profili fake – spiega uno degli analisti che in queste ore sta lavorando al dossier – devono comportarsi come quelli “normali” per non dare nell’occhio e non essere bloccati. Ecco perchè si muovono a 360 gradi”
Questi profili spesso interagivano con account di simpatizzanti del Movimento 5 Stelle e della Lega, impegnati quindi sui soliti temi.
Dopo lo scandalo del Russiagate gli account creati dall’Ira sono stati disattivati quasi tutti. Mentre hanno continuato a funzionare molti di quelli con cui abitualmente erano in contatto.
Alcuni di essi hanno continuato a scrivere di politica. E hanno partecipato, tra le altre cose, quando ci fu il no alla nomina di Paolo Savona a ministro dell’Economia alla campagna #mattarelladimettiti contro il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
A gestire questi account erano persone reali o fake? Al momento non c’è una risposta. Ma, come ha raccontato Repubblica il 30 maggio scorso, sicuramente c’è stata una rete di almeno 380 profili anonimi che aveva partecipato e rilanciato la campagna #Mattarelladimettiti, circostanza sulla quale è in corso anche un’inchiesta della magistratura. Di questi, alcuni avevano interagito (like e retweet) con una ventina di troll della factory russa, come altri migliaia di utenti.
“Un’operazione di questo genere non mi ha affatto sorpreso” spiega a Repubblica il debunker, David Puente. “Non so chi ci sia dietro l’agenzia di San Pietroburgo. Certo è che la politica da operazioni di questo genere ne trae un grande vantaggio. Detto questo, non sono operazioni soltanto russe. Team qualificati in grado di fare questo tipo di lavoro ce ne sono anche in Italia”.
(da “La Repubblica”)
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Agosto 4th, 2018 Riccardo Fucile
L’OPERAZIONE A FAVORE DI LEGA E M5S DA PARTE DI ESPERTI INFORMATICI RUSSI SARA’ ESAMINATA DAI MAGISTRATI DELL’ANTITERRORISMO… PER SALVINI SONO “FREGNACCE”: CUOR DI LEONE HA FORSE PAURA CHE EMERGA QUALCOSA?
Formalmente aperto dalla Procura di Roma, nei primi giorni della prossima settimana, un fascicolo d’indagine in relazione ai presunti attacchi web al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dietro i quali si sospetta possa esserci l’azione di troll russi.
L’indagine sarà affidata al pool di magistrati che si occupa dell’antiterrorismo. A piazzale Clodio è attesa un’informativa della polizia postale.
La vicenda riguarda ciò che è avvenuto la notte tra il 27 e il 28 maggio, come scritto da Repubblica lo scorso 30 maggio, proprio nelle ore in cui il Capo dello Stato espresse il suo “no” alla candidatura di Paolo Savona come ministro dell’Economia. Su Twitter si registrarono in pochi minuti circa 400 nuovi profili, tutti riconducibili ad un’unica origine, dai quali partirono migliaia di messaggi di insulti e di inviti alle dimissioni nei confronti del Presidente della Repubblica.
L’ipotesi è che dietro questi attacchi simultanei possano esserci operatori russi specializzati in troll, soggetti anonimi che sui social lanciano messaggi provocatori. Di questa vicenda si occuperà lunedì anche il Copasir, con l’audizione del direttore del Dis, Alessandro Pansa.
C’è un vero e proprio assalto di account e siti filo-Putin che portano avanti un’operazione di influenza e, in alcuni casi, di vera e propria disinformazione per veicolare le più bieche posizioni razziste contro i migranti, delegittimare l’Unione Europea e sostenere le posizioni dei sedicenti populisti, in primi la Lega di Salvini e in seconda battuta i grillini.
Ossia movimenti dalla pancia euroscettica (e la Russia lavora per l’implosione della Ue) e che sono sedotti più o meno dichiaratamente dall’uomo forte di Mosca, diventato il ‘faro’ degli eversori europei.
Non a caso in serata Salvini ha definito fregnacce queste notizie: ha forse paura che emerga qualcosa?
(da agenzie)
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Agosto 4th, 2018 Riccardo Fucile
LAGANA’ PROSPETTA IL DANNO CHE POTREBBE DERIVARE DALL’IMPASSE E SCRIVE ANCHE ALLA CORTE DEI CONTI
È il consigliere eletto dai dipendenti Rai, Riccardo Laganà . E ha deciso di sollecitare le istituzioni sullo stallo che ha investito l’azienda dopo il no della commissione parlamentare di vigilanza a Marcello Foa e il pressing della Lega che non rinuncia al suo candidato.
“La autoassunzione della carica di presidente da parte di Marcello Foa, integralmente priva di efficacia, non rimane senza gravissime conseguenze giuridiche per la società Rai e per la concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo”, scrive in una lettera indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ai presidenti di Camera e Senato Fico e Casellati, al premier Giuseppe Conte e al procuratore generale della Corte dei Conti.
Nella lettera, che si basa su un parere legale, il consigliere eletto dai dipendenti Rai sottolinea che l’indicazione della Commissione di Vigilanza sulla nomina del presidente è “un requisito di efficacia, in mancanza del quale la nomina non completa il proprio iter e rimane priva di effetti”.
E parla dei danni, anche economici, che l’attuale situazione di stallo potrebbe provocare.
Laganà rileva dunque “il pericolo, da prevenire prima che la questione sia sottoposta alla competente autorità giudiziaria, che tutti gli atti sottoposti alla firma di Marcello Foa, in qualità di Consigliere più anziano con funzioni di Presidente, siano in realtà privi di qualsiasi effetto, con gravissimo danno per la Rai sia come società sia come concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo”.
E quindi i destinatari della lettera vengono invitati ad attivare gli strumenti politici, istituzionali, giuridici affinchè l’organo di amministrazione della Rai “dia seguito, in senso sostanziale e non formale, al parere della Commissione bicamerale Rai”.
Ai presidenti di Camera e Senato si era rivolto ieri il Partito democratico con una lettera dei suoi capigruppo, Graziano Delrio e Andrea Marcucci, “perchè sia tutelata la libera decisione della Commissione di vigilanza”.
In queste ore è scesa in campo anche l’Usigrai che attacca Mattteo Salvini accusandolo di un progetto di ridimensionamento dell’azienda: “Ridurre la pubblicità , ridurre il canone. E poi privatizzare. La ricetta perfetta per ridimensionare la Rai servizio pubblico. È questa la sintesi della proposta del vice presidente del Consiglio Matteo Salvini. Altro che rilancio. Altro che sviluppo. Tornano i vecchi progetti per togliere di mezzo la Rai”, si legge in una nota del sindacato dei giornalisti Rai.
E intanto Forza Italia avverte sui rischi di un possibile ricatto ai danni di Berlusconi. “In diversi retroscena c’è la notizia secondo cui il governo sarebbe pronto a una rappresaglia nei confronti di Forza Italia e del suo leader Silvio Berlusconi per il mancato appoggio al candidato presidente della Rai Marcello Foa. Questa ritorsione consisterebbe in un intervento legislativo-punitivo nei confronti di Mediaset con l’introduzione di una tassa sugli spot”, dice il vicepresidente dei deputati di Forza Italia Roberto Occhiuto.
“Se l’indiscrezione fosse vera – aggiunge – sarebbe oltre la soglia della minaccia: si tratterebbe di un volgarissimo tentativo di estorsione nei confronti dei parlamentari di Forza Italia. Tentativo che respingiamo fin d’ora carichi di sdegno. Ma siamo certi che tutto sarà chiarito in pochissimo tempo”.
(da “La Repubblica“)
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Agosto 4th, 2018 Riccardo Fucile
A CAUSA DEI PALETTI DEL DECRETO DIGNITA’ A UN UTENTE NON E’ STATO RINNOVATO IL CONTRATTO DI LAVORO…E SIAMO SOLO ALL’INIZIO
Uno degli 8mila lavoratori che rischiano di restare a spasso per l’irrigidimento delle maglie sui contratti a termine disposto dal decreto Dignità – secondo le discusse stime della stessa Relazione tecnica – emerge su Twitter e diventa subito un caso.
“Buonasera Ministro @luigidimaio, ci tengo a farle sapere che, anche grazie a lei e al suo decreto dignità , oggi mi hanno confermato che da settembre sarò finalmente un disoccupato. Non è che per caso @Tboeri aveva ragione? Ma tanto io aspetto il suo reddito di cittadinanza, no?”.
Il cinguettio amaro arriva nel tardo pomeriggio di mercoledì da parte dell’utente Tony Nelly (pseudonimo che già indica una scelta di campo), giovane sorridente “procrastinatore seriale” (la sua auto-definizione sul social), sul cui profilo campeggiano i colori dell’arcobaleno e la scritta “PRIDE”.
Il vicepremier Luigi Di Maio e il presidente dell’Inps, Tito Boeri, sono gli interlocutori chiamati in causa.
Con un chiaro riferimento alla polemica che è stata alimentata dalla relazione tecnica dell’Istituto nella quale si faceva presente che la stretta sui meccanismi di rinnovo dei contratti a termine e l’aumento delle tutele per gli assunti stabili in caso di licenziamento illegittimo avrebbero potuto portare un saldo negativo di assunzioni
Scorrendo i tweet più recenti di Tony Nelly, non mancano i commenti critici nei confronti di alcune prese di posizione del governo che lasciano intendere il suo scetticismo verso l’esecutivo gialloverde.
Riflessioni alternate alla questione del contratto. “Stasera con questo timorino che fra poco più di un mese potrei rimanere senza lavoro e allora mi mangio una coppa del nonno”, il messaggio del 26 luglio. E il 2 agosto arriva l’amara conferma di quel “timorino”
Il suo messaggio genera soprattutto comprensione e solidarietà . In molti gli augurano di trovare presto un nuovo impiego e molti altri temono che il suo sia un esempio che presto verrà seguito da molti.
“Sono dispiaciuta e ti capisco. Mia figlia probabilmente seguirà la tua scia a dicembre”, dice Loretta e Tony – sempre molto cortese – la rincuora: “Grazie e spero di no per la figlia, spero le andrà meglio!”.
Anche Monica è preoccupata: “Temo che ta dicembre toccherà la stessa sorte anche a me :(“. Molti attaccano il decreto parlando di “governo del licenziamento” e ringraziando ironicamente Di Maio per casi come questi.
Qualche utente si chiede se la connessione tra il Dignità e il mancato rinnovo sia stata esplicitata dall’azienda. Domanda ad esempio Sailor Gender dopo aver condiviso la sua solidarietà : “Ti hanno fatto capire che era anche dovuto al fatto che il Decreto Dignità li obbligava ad assumerti a tempo indeterminato?”.
La risposta arriva a stretto giro: “La mia responsabile ha precisato che, oltre a questioni di riorganizzazione aziendale, la nuova norma ha creato incertezza e l’ufficio del personale tende a essere molto prudente e che, cito, “chiaramente un tempo indeterminato ingesserebbe troppo l’azienda””.
E poco più avanti la ulteriore precisazione, a chi invoca la fine del precariato, che il Dignità dovrebbe agevolare: “È (anche) a causa di questo decreto se rimarrò a casa. Non è impedendo di fatto i tempi determinati che le aziende si metteranno a fare indeterminati. Quindi no, questo decreto, per come è ora, è una piaga per il lavoro”.
Non manca la bagarre politica e chi invece difende il testo. “Dovrebbe prendersela con il suo (ex) datore di lavoro. Se l’avesse confermato l’azienda sarebbe fallita? Non credo”, suggerisce Loris. Al quale lo stesso Tony replica: “Ovvio che no. Ma le aziende non sono enti caritatevoli e, soprattutto nelle grandi aziende, conta poco il buon lavoro che uno può aver fatto. Ci sono diverse logiche sottese, fra cui il budget. Ma se anche le norme non aiutano in tal senso, laddove possono, tagliano il personale”.
La storia circola e in poco tempo i “like” e i “retweet” al post superano quota 4mila, i commenti si moltiplicano. A distanza di qualche giorno, resosi conto di aver sollevato un vero e proprio caso, Tony Nelly commenta: “Non pensavo che questo tweet potesse avere questa eco. Ringrazio coloro che mi hanno fatto gli auguri, sono certo che, anche con un po’ di fortuna, il lavoro si trovi. Ringrazio anche coloro che mi hanno insultato in varie forme e modi, perchè mi fanno capire che sono nel giusto”.
(da “La Repubblica”)
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Agosto 4th, 2018 Riccardo Fucile
LE ELUCUBRAZIONI DI SIBILIA (M5S) E DE “IL GIORNALE”, MA I DATI SONO ALTRI: 557 CASI DI VIOLENZA RAZZISTA NEL 2017, 170 NEI PRIMI TRE MESI DEL 2018
«Al contrario di quanto vogliono farci credere i dati ci dimostrano che in Italia stiamo facendo grandi passi avanti sulla prevenzione dei reati grazie al lavoro delle forze dell’ordine. E anche i delitti subiti da cittadini stranieri ed extracomunitari nel nostro paese è inferiore del 15,68% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno»: da quando Carlo Sibilia è diventato sottosegretario all’Interno non lo ferma più nessuno. Per questo ieri ci teneva tantissimo a farci sapere che ormai con i numeri non lo ferma più nessuno ed è ora di finirla con queste chiacchiere sul razzismo in Italia.
C’è però qualche piccolo problema.
Sibilia sintetizza i dati che sono stati elaborati dal Servizio Analisi Criminale della Repubblica italiana e spiega che i reati in Italia sono in diminuzione, anche nei confronti di stranieri ed extracomunitari, rispettivamente del 10 e del 15%.
Un risultato che andrebbe spiegato a quelli che cianciavano di emergenza sicurezza fino alla fine della campagna elettorale (gli alleati di Sibilia, nello specifico).
Certo, a quel punto potrebbe anche intervenire Luigi Di Maio che ha spiegato che il problema è la percezione, non la realtà dei numeri, a proposito del fenomeno contrario a quello descritto da Sibilia, ovvero la presenza e i reati commessi dagli stranieri. Ma non sottilizziamo.
Guardiamo invece un’altra tabella, ovvero quella che ha pubblicato il Giornale a corredo di un articolo in cui si celebra il fatto che gli stranieri vittime di reati fossero di più quando governava il Pd.
Ma è proprio guardando questi dati che ci si accorge che qualcosa non torna.
È infatti indiscutibilmente vero che il totale dei reati è in diminuzione, ma è anche vero che alcuni di questi non sono in diminuzione.
Quali? Ad esempio le stragi contro cittadini stranieri ed extracomunitari, che sono passate da 3 a 6 (quanto tutto il 2016 — secondo quei dati) nel primo semestre del 2018 rispetto allo stesso periodo dell’anno prima.
Oppure gli omicidi volontari, che sono passati nello stesso periodo da 21 a 37 (e 28 per gli extracomunitari).
Certo, non possiamo certo da questi numeri dedurre che le stragi e gli omicidi siano stati compiuti per motivi razziali (Luca Traini is not amused!), ma questo non possiamo esperirlo nemmeno dalla violazione della proprietà intellettuale, i cui numeri sono in diminuzione. Eppure è nel conto.
Dai numeri è possibile anche notare un robusto calo degli omicidi colposi, che sono in calo di 500 unità : anche questi vanno nel conto dei reati in diminuzione, ma che c’entrano con i cittadini stranieri?
E ancora: tra quelli “selezionati” dal servizio del ministero dell’Interno quanti sono i reati con motivazione o aggravante razziale? I dati non lo dicono.
Eppure la contestazione dell’aggravante razziale sarebbe un’ottima cartina di tornasole per valutare i numeri. Ma questo dato non c’è.
E allora tocca per forza andarne a cercare altri, di dati, come quelli citati da Euronews un paio di giorni fa: basandosi sulle notizie di cronaca riportate dai giornali, il giornalista Luigi Mastrodonato ha mappato oltre 30 “aggressioni fisiche razziste, una media di una ogni due giorni, a cui se ne aggiungono sicuramente altre non denunciate” a partire dal 1 giugno 2018, giorno di insediamento del nuovo esecutivo. Spiega Euronews che se tutte le aggressioni fisiche segnalate da questa mappa fossero effettivamente legate ad un movente razziale, allora negli scorsi due mesi ce ne sarebbero state 33 contro le 12 nell’intero 2012, le 60 nell’intero 2013, le 35 nell’intero 2014 (più un omicidio), le 31 nell’intero 2015 (più un omicidio) e le 28 dell’intero 2016.
Ma questa inferenza non è automatica perchè la base non è attendibile (si parla di quanto raccontato dai giornali e non di quanto registrato da fonti ufficiali) e non c’è il conto delle contestazioni razziali eventualmente mosse dalle procura (che rappresentano comunque un’accusa e non la sentenza definitiva sui fatti).
In ultimo, Euronews cita il lavoro di Cronache di Ordinario Razzismo — Lunaria che ha contato, in maniera ufficiosa, 557 episodi violenti a sfondo razzista o discriminatorio nel solo 2017 e 169 nel trimestre di campagna elettorale.
Dal gennaio 2007 al marzo 2018 ha individuato 6.534 casi.
“I dati particolarmente preoccupanti sono quelli sulle violenze fisiche contro le persone o contro beni o proprietà connessi (o ricondotti) alla presenza di cittadini stranieri. I raid di Macerata e di Firenze sono i due casi più gravi tra le 19 aggressioni razziste e 10 i danneggiamenti a beni e proprietà che abbiamo documentato. Tra questi ultimi, 4 sono stati incendi dolosi”, avverte il rapporto.
Anche qui però c’è il problema della scarsa rappresentatività statistica. Intanto è significativo che l’UNHCR scriva per “esprimere solidarietà a tutte le vittime di questi attacchi e ai loro familiari e condanna qualsiasi aggressione, fisica o verbale, di stampo razzista e xenofobo. L’Agenzia ONU per i rifugiati auspica che la giustizia faccia il suo corso e che le vittime delle aggressioni ricevano adeguata assistenza ed eventuali risarcimenti”.
Di certo c’è una cosa: dire che in Italia non c’è razzismo perchè è in diminuzione il totale dei reati contro gli stranieri è una sciocchezza.
(da “NextQuotidano”)
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Agosto 4th, 2018 Riccardo Fucile
INFURIA LA POLEMICA PER LA SCENEGGIATA DI CATTIVO GUSTO DEI CONSIGLIERI REGIONALI DELLA LEGA
La vicepresidente della Regione Liguria, Sonia Viale, leghista, guida la manifestazione di solidarietà al leader del Carroccio, Matteo Salvini, fuori dall’aula del consiglio regionale, offrendo uova ai passanti.
Ed è subito polemica. Viale, con gli altri assessori leghisti della giunta di Giovanni Toti, Stefano Mai e Andrea Benveduti, e tutto il gruppo consiliare della Lega, compreso il presidente del consiglio regionale Alessandro Piana, hanno voluto ribadire la propria solidarietà al leader Salvini
L’immagine, che sta rimbalzando sui social, sta sollevando un’ondata di indignazione: l’ex presidente del Municipio Val Polcevera, Iole Murruni, scrive indignata “Vergognatevi: ecco chi governa la Liguria, tutti con le uova in mano… e c’è chi ha detto che se avesse un figlio gay lo brucerebbe nel forno”.
L’allusione è al consigliere regionale leghista Giovanni De Paoli, anche lui ritratto con un uovo in mano.
Il tentativo penoso è quello di far passare il messaggio che la politica razzista del governo non sia la causa delle numerose aggressioni a immigrati, ma che tutto sia una goliardata.
Inve4ce delle uova, farebbero bene a portare i proiettili che sono stati sparati per razzismo contro gli immigrati in varie parti d’Italia, persino da qualcuno al grido di Viva Salvini”.
(da agenzie)
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Agosto 4th, 2018 Riccardo Fucile
AVREBBERO MOLESTATO DUE COMPAGNE DI CLASSE A SCUOLA … SARA’ STATO UN EQUIVOCO, SE FOSSE GRAVE SALVINI AVREBBE SCRITTO UN POST, NON CREDETE?
Due studenti di 15 anni, iscritti a una scuola superiore di Piacenza sono indagati dalla procura dei minori di Bologna per violenza sessuale di gruppo.
L’accusa è di aver molestato due compagne di classe a scuola, diversi mesi fa.
Le vittime si sono rivolte a un’insegnante, poi al preside che ha informato la Procura, riferisce l’Ansa.
I due sono stati ascoltati dai carabinieri, ma si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. I militari stanno indagando per ricostruire i dettagli della vicenda.
La delicata vicenda ha provocato anche la reazione della scuola, che, pur muovendosi con discrezione, ha emesso provvedimenti disciplinari verso i due studenti.
I carabinieri dovranno ricostruire se gli episodi di molestie denunciati dalle ragazze siano avvenuti in classe durante le lezioni, oppure in altri momenti, all’interno comunque dell’istituto scolastico piacentino.
(da agenzie)
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