Agosto 1st, 2018 Riccardo Fucile
QUANDO DI MAIO LO USAVA COME TESTIMONIAL IN CAMPAGNA ELETTORALE
Andrea Mura, il deputato velista, come ogni marinaio che si rispetti non lascia la nave che
“affonda”, in questo caso il Parlamento, e nonostante l’espulsione dal Movimento 5 stelle ha deciso di non dimettersi. Il velista cagliaritano si è iscritto infatti al Gruppo misto
L’affaire Mura aveva scosso già da qualche settimana la dirigenza del M5S.
Luigi Di Maio aveva preso posizione suggerendo a Mura le dimissioni, mentre Alessandro Di Battista dagli Stati Uniti consigliava all’epurato di restituire tutti gli stipendi che aveva percepito fino a ora senza aver lavorato adeguatamente.
Ai danni di Mura anche la denuncia del Codacons alla Procura di Roma in cui si chiede di procedere penalmente nei suoi confronti .
Non restituirà gli stipendi, ma anzi Mura incasserà per intero l’indennità parlamentare di circa 20mila euro al mese: non dovrà infatti nè rendicontare le spese nè girare parte dello stipendio al fondo per le imprese, così come previsto dal codice di comportamento dei pentastellati.
Il 26 luglio il blog del Movimento, in una nota, informava sul motivo dell’espulsione di Mura definendo intollerabile il suo atteggiamento “che con il 96,8% di assenze in Parlamento ha dimostrato irresponsabilità e menefreghismo, mancando così di rispetto agli italiani che hanno dato fiducia al Movimento e a tutti i suoi colleghi che non hanno mai smesso di lavorare.”
Se in un primo momento non era arrivata nessuna risposta dalla Sardegna, il 27 luglio dalla sua pagina Facebook Mura ha deciso di parlare della vicenda: “ Il Movimento ha usato la mia popolarità di sportivo e di velista internazionale per vincere la campagna elettorale uninominale contro un avversario fortissimo: l’ex governatore della Sardegna Cappellacci di Forza Italia. Il Movimento non solo non mi ha difeso ma non mi ha nemmeno consultato, scaricandomi in meno di due ore”.
E qualche giorno prima: «Sono un uomo di sport, velista professionista, per questo mi è stato chiesto di candidarmi con il Movimento. Ho sempre detto che avrei continuato questa attività una volta eletto perchè credo sia un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della tutela del mare. Sulla vicenda ci sono state varie fake news. La notizia secondo cui avrei il 97% di assenteismo è totalmente falsa e infondata: la mia presenza fino al 19 luglio è pari al 59%, basta vedere i dati ufficiali della Camera dei Deputati. Poi non è vero che sto veleggiando perchè la mia barca è ferma dal 30 settembre 2017».
A difesa del velista il deputato del partito democratico Michele Anzaldi, che su Twitter aveva definito l’espulsione “l’ennesima messa in scena del leader del M5s, come con i furbetti di Rimborsopoli e i vari casi Dessì. Secondo Anzaldi era proprio Di Maio che durante la campagna elettorale, nei suoi video, utilizzava Mura come “testimonial”.
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 1st, 2018 Riccardo Fucile
APPLAUSI IRONICI AI GRILLINI IN AULA: IN CAMPAGNA ELETTORALE NE AVEVANO PROGRAMMATO LA REITRODUZIONE… MA DEI DIRITTI DEI LAVORATORI NON INTERESSA NULLA QUASI A NESSUNO
Tensioni, proteste e scontri verbali in Aula durante l’esame del decreto dignità , dopo che il M5s e la maggioranza di governo hanno respinto, votando contro, l’emendamento che chiedeva il ripristino dell’articolo 18.
Ad attaccare è stato il deputato di LeU, Roberto Speranza, che ha parlato di “promesse tradite”, dato che in campagna elettorale i pentastellati avevano rivendicato la volontà di ripristinare la normativa e abolire il Jobs Act.
Al contrario, il Pd si è astenuto, con l’attacco di Debora Serracchiani: “Prendiamo atto che M5S e Lega lasciano intatto il Jobs act voluto e attuato dai governi Renzi e Gentiloni. E lo fanno dopo che per tutta la campagna elettorale hanno detto che lo avrebbero abolito e reintrodotto l’articolo 18”.
Al termine della votazione in Aula, sono partiti gli applausi ironici dai banchi delle opposizioni, Pd e Leu su tutti.
Guglielmo Epifani, che è stato l’autore dell’emendamento che chiedeva il ripristino dell’articolo 18, ha subito parlato di “occasione persa per ridare veramente dignità ai lavoratori e alle lavoratrici”.
Secondo l’esponente di Liberi e Uguali, “la proposizione della tutela reale nel caso dei licenziamenti illegittimi risponde a un doppio risarcimento intellettuale e morale. Per 20 anni ci è stato detto che l’art. 18 frenava i contratti a tempo indeterminato e gli investimenti — ha aggiunto Epifani — Tolto quel diritto però non sono aumentati nè i contratti nè gli investimenti. È bene prendere atto che quella narrazione non era e non è vera. È necessario — ha concluso — tornare a difendere meglio la dignità dei lavoratori che vengono licenziati in modo illegittimo. E sicuramente il cosiddetto dl dignità non lo fa”.
(da agenzie)
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Agosto 1st, 2018 Riccardo Fucile
LE AFFERMAZIONI DEL MINISTRO AD AGORA’ LASCIANO IL DUBBIO, SALVO CHE NON ABBIA DIMESTICHEZZA CON LA LINGUA ITALIANA
“Prima di dire che un atto criminale fatto da questi imbecilli è un atto razziale bisogna aspettare,
senza inserirlo in un filone creare che poi alla fine, tra sei mesi, vedremo che non avrà sostanza”, ha detto stamattina durante la trasmissione radiofonica Agorà Estate su Rai 3 il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli.
“Prima di tutto, come cittadino italiano ritengo che si tratti di atti criminali che devono essere puniti severamente il prima possibile”.
Il ministro ritiene che però questo è diverso “dallo strumentalizzare, mettendo un atto criminale dentro un filone razziale”. Per Toninelli “i cittadini si devono sentire sereni e sicuri di vivere a casa propria”. “I numeri dicono che non siamo di fronte ad un fenomeno di natura razziale – sottolinea – ma non voglio nè chiudere nè aprire a questo discorso. Dico che dobbiamo contestare i singoli fatti e non inserirli in filoni che poi alla fine vedremo, tra sei mesi, che non avevano sostanza”.
E qui qualcosa non va, salvo che il ministro abbia poca dimestichezza con la lingua italiana e la coniugazione dei verbi: perchè dire “filoni che poi vedremo non avevano sostanza” è già anticipare una sentenza.
Altra cosa avesse detto “filoni che nel caso specifico potrebbero rivelarsi tra sei mesi non confermati dai fatti”.
Ne dobbiamo dedurre che Toninelli o ha sbagliato a esprimersi o conosce i due giovani autori dell’atto, i loro eventuali precedenti, le loro idee politiche, le motivazioni che li hanno indotti a un atto criminale.
Poichè risulta che i due suddetti non siano ancora stati identificati dalle forze dell’ordine, nel caso Toninelli li conoscesse, come potrebbe trasparire dalla sua anticipata sentenza, farebbe bene a fornire le loro generalità alla Questura di Torino per gli atti del caso.
In caso contrario farebbe bene a ripassarsi le coniugazioni dei verbi o a tacere.
Nella seconda ipotesi ci guadagnerebbe.
Ps Il fatto che esistano altri tre precedenti dove le vittime del lancio sono stati cittadini di razza ariana non vuole dire nulla, stante il concetto giuridico di “atto di emulazione”. Ovvero due altri imbecilli potrebbero essersi sentiti in dovere di spiaccicare un uovo in faccia a pochi centimetri dal viso di una ragazza italiana il cui colore della pelle NON possono NON AVER VISTO.
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Agosto 1st, 2018 Riccardo Fucile
IL PRESIDENTE DEL CONI: “DEVE FARE UNA DOSE MASSICCIA DI CORTISONE E MALGRADO LA POSSIBILITA’ DI ESENZIONE LA QUANTITA’ E’ TROPPO ELEVATA PER GAREGGIARE”
“Ho parlato oggi con Alfio Giomi (il presidente della Fidal, ndr) che mi ha detto che la partecipazione di Daisy Osakue agli Europei di atletica è fortemente a rischio”: lo ha detto il presidente del Coni Giovanni Malagò durante i lavori della Giunta.
“Lei – ha spiegato il numero uno del Coni – deve fare una dose massiccia di cortisone e malgrado ci sia la possibilità dell’esenzione la quantità è troppo elevata. Quello che è successo è un fatto estremamente grave”.
Daisy Osakue ha sostenuto proprio oggi una visita oculistica di controllo per la valutazione dei danni riportati.
Il settore sanitario Fidal ha poi comunicato: “L’atleta, visitata in data odierna dallo Specialista Oculista della Asl ‘Città di Torino’, presenta abrasione ed edema retinico importante all’occhio sinistro post traumatico, trattata dallo Specialista con terapia antibiotica e corticosteroidea per via locale e sistemica. Venerdì 3 agosto l’atleta eseguirà un controllo oculistico alI’istituto di Medicina e Scienza dello Sport, al fine di valutare se le condizioni cliniche e la terapia in atto siano compatibili con la partecipazione agli Europei di Berlino”.
(da agenzie)
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Agosto 1st, 2018 Riccardo Fucile
UNA RISPOSTA AI TANTI CAZZARI CHE NON HANNO ANCORA CAPITO CHE DESTRA E’ LEGALITA’
Non capisco perchè denunciare il razzismo debba essere «di sinistra». 
Non capisco perchè per essere di destra si debba negare che in Italia il razzismo esista. Penso che si possa essere di destra e denunciare il razzismo; come ha fatto ad esempio il presidente del Veneto Luca Zaia.
Se uno spara dal balcone a una bimba rom di tredici mesi, è difficile negare che abbia commesso un gesto di razzismo, e diciamo pure di odiosa vigliaccheria.
Se spara a un operaio nero che lavora su un’impalcatura, anche.
Il razzismo va condannato, e basta; non può essere negato.
Non c’è contraddizione tra arrestare gli immigrati che commettono reati e stigmatizzare i gesti di razzismo.
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 1st, 2018 Riccardo Fucile
“NON POSSONO ACCADERE EPISODI DI OMOFOBIA DENTRO IL PALAZZO DELLA REGIONE LIGURIA”
La Procura chiede di processare con l’accusa di diffamazione Giovanni De Paoli, il consigliere regionale della Lega che due anni fa era finito al centro di una bufera politica per una frase omofoba.
In seguito alla querela presentata dall’Agedo (Associazione genitori parenti e amici di persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender), il pubblico ministero Patrizia Petruzziello ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dell’esponente leghista, ed è stata fissata l’udienza preliminare.
«Se avessi un figlio gay lo brucerei in un forno» è la frase che, secondo due rappresentanti dell’Agedo che erano in Regione il 10 febbraio 2016, il consigliere avrebbe pronunciato in un corridoio, dopo un’audizione in commissione del coordinamento Liguria Rainbow. De Paoli, invece, ha sempre smentito e sostenuto di aver pronunciato quella frase in negativo: «Se avessi un figlio gay non lo brucerei in un forno».
La vicenda aveva provocato all’epoca una clamorosa bagarre politica che ha avuto anche risvolti giudiziari, e adesso il giudice dovrà decidere se De Paoli deve essere rinviato a giudizio, e quindi processato, oppure no.
«Un primo passo è stato fatto: quello che a noi importa come persone della comunità lgbt è il rispetto delle nostre vite, rispetto che in primo luogo deve venire dalle istituzioni» commenta Ilaria Gibelli, l’avvocato genovese impegnata nella difesa dei diritti delle persone lgbt che, in questa causa, rappresenta Agedo assieme alla collega di Roma Valentina Ciaramella.
«Non possono accadere episodi di omofobia dentro i palazzi della Regione, episodi che – aggiunge Gibelli – rischiano di delegittimare altre persone anche fuori».
(da “il Secolo XIX”)
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Agosto 1st, 2018 Riccardo Fucile
RAPPORTO SVIMEZ: “IL MERIDIONE RISCHIA DI ESPLODERE”… SERVIZI PUBBLICI E SANITARI AI MINIMI… E’ QUESTA L’EMERGENZA VERA DELL’ITALIA, ALTRO CHE LE BALLE DEL GOVERNO
Bisogna essere giovani, ricchi e sani per vivere al Sud. 
Un’iperbole che descrive bene cosa ci sarà dentro il Rapporto Svimez 2018.
Eh sì perchè nonostante la crescita del Pil nel 2017 sia stata in linea con quella italiana, recuperando le tante posizioni perse nel corso della lunga crisi economica, le sue arretratezze sono sempre lì e rischiano di esplodere se lo Stato non decide di intervenire con forti investimenti pubblici in quell’altra metà d’Italia, dove ormai sta mutando anche la conformazione storica.
Nel 2017 ci sono stati più morti che nati, i giovani se ne vanno e iniziano a scappare anche gli stranieri.
In 16 anni hanno lasciato il Sud 1 milione e 883mila residenti, la metà giovani ed è la Sicilia la regione dove l’emorragia è dirompente.
Un Rapporto Svimez fatto più di ombre che luci.
Certo, lentamente e con piccoli sforzi, per lo più frutto di investimenti privati, il Sud tra il 2015 e il 2017 ha fatto passi avanti, recuperando parzialmente il patrimonio economico e sociale andato disperso dalla crisi economica.
Il dato della crescita del Pil nel 2017 è lì a dimostrarlo (+1,4%), ma è stata una ripresa trainata dal Nord, come sempre d’altra parte, e che rischia di naufragare.
Cosa è mancato? Gli investimenti pubblici.
E su questo punto i ricercatori Svimez sono fermi. Tanto che se qualcosa non cambia c’è il rischio di una marcia indietro repentina. “Con la frenata seppur ancora lieve dell’economia le prospettive per il Sud peggiorano – dichiara Adriano Giannola, presidente Svimez -. Per ora tutto tiene, ma i dati che iniziano a circolare sul rallentamento della crescita preoccupano, anche perchè il Mezzogiorno continua a portarsi dietro tutte le sue arretratezze”.
Insomma “il recupero che c’è stato negli ultimi due anni rischia di saltare nella ‘stagione dell’incertezza’, come definisce la Svimez gli anni che stiamo vivendo. Un rischio che per il Mezzogiorno potrebbe tradursi in una “grande frenata”. Tanto che nel 2019, prevede l’Istituto “si rischia un forte rallentamento dell’economia meridionale: la crescita del prodotto sarà pari a +1,2% nel Centro-Nord e +0,7% al Sud”.
“Certo il Mezzogiorno non è tutto uguale – chiarisce Giannola – ci sono regioni che hanno fatto meglio, come Campania e Calabria, ma ce ne sono altre, la Sicilia, che sta andando particolarmente male. E se gli investimenti privati sono ripresi nel 2017 (+3,9%) superando anche quelli del Centro Nord anche se di pochissimo, gli investimenti fissi lordi sembrano essersi fermati, mentre la spesa pubblica s’è dimenticata del Mezzogiorno (tra il 2008 e il 2017 è scesa del 7,1% al Sud, mentre è cresciuta dello 0,5% nel resto del Paese)”.
E non parla da presidente Svimez, ci tiene a precisarlo Giannola, quando gli si chiede se la reintroduzione dei voucher potrebbe aiutare il Sud.
“Li vedo con un certo sospetto – spiega – perchè i voucher possono andare bene in una situazione fisiologica, dove l’economia tira, ma al Sud e anche in altre parti d’Italia, la situazione è patologica e questi strumenti non faranno che aggravarla. Non è cambianto le modalità contrattuali che si crea lavoro. Lo sostengo da sempre”.
A leggere il Rapporto sembra quasi che il Sud sia il laboratorio di quanto sta emergendo nell’economia. Sale l’occupazione, ma solo quella precaria.
In tutto il Mezzogiorno nel 2017 la crescita dei posti di lavoro è stata determinata quasi esclusivamente dai contratti a termine (+61mila, pari a +7,5%), mentre quelli a tempo indeterminato sono sostanzialmente stalibili con un misero +0,2%.
Negli anni degli sgravi contributivi erano saliti al 2,5%, ma finiti i vantaggi gli imprenditori non hanno rinnovato i contratti. Il futuro per i giovani è poi ancora più buio, tant’è che molti se ne vanno e la forza lavoro è ormai anziana. Il problema del lavoro che non c’è è ormai diventato endemico, favorendo l’esclusione di una quota crescente di cittadini dal mercato.
E’ raddoppiato tra il 2010 e il 2018 il numero di famiglie dove tutti cercano un lavoro. E’ salito il numero di quelle senza alcun occupato e anche chi una occupazione ce l’ha non è detto se la passi bene. E’ nel Sud che si tocca con mano il fenomeno dei working poor, occupati ma poveri, perchè le retribuzioni sono da fame. Non solo. Il part time non è una scelta volontaria nel Mezzogiorno, ma per lo più è imposto dalle imprese. Sono le periferie il terreno dove tutto questo si consuma.
Un disagio economico che fa tutt’uno col disagio sociale.
Gli italiani del Sud sono persone a cittadinanza “limitata”. I diritti fondamentali sono carenti in termini di vivibilità locale, di sicurezza, di adeguati standard di istruzione, di idoneità di servizi sanitari e di cura.
Nel comparto socio-assistenziale il ritardo riguarda sia i servizi per l’infanzia che quelli per anziani e non autosufficienti. Ma è l’intero comparto sanitario che presenta differenze in termini di prestazioni, che sono al di sotto dello standard minimo nazionale.
E i viaggi della speranza, da Sud verso gli ospedali del Nord ne sono la conferma, soprattutto in alcuni campi di specializzazione. Giù al Sud, se qualcuno in famiglia si ammala seriamente, rischia l’impoverimento tutto il gruppo familiare. Non va meglio per l’efficienza degli uffici pubblici.
C’è un indice che riassume il divario crescente tra Nord e Sud per quanto riguarda la vita di tutti i giorni. L’ha creato Svimez.
Eccone alcuni esempi. Fatto 100 il valore della regione più efficiente, il Trentino Alto Adige, la Campania si attesta a 61, la Sardegna a 60, l’Abruzzo a 53. Calabria (39), Sicilia (40), Basilicata (42) e Puglia (43) sono sotto la media.
Vivere lì costa tempo e fatica.
(da agenzie)
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Agosto 1st, 2018 Riccardo Fucile
MORCONE, DIRETTORE DEL CONSIGLIO ITALIANO PER I RIFUGIATI: “IL GOVERNO ITALIANO STA SCARICANDO RESPONSABILITA’ SUGLI ARMATORI PRIVATI: SE SOCCORRONO I NAUFRAGHI POI VENGONO FATTI ATTENDERE GIORNI PRIMA DI AVERE IL PERMESSO DI ATTRACCO”
Il caso del rimorchiatore Asso Ventotto che ha riportato in Libia 108 migranti denuncia “un ritorno al passato” e “se è dimostrabile un coinvolgimento del nostro Paese nel coordinamento dell’operazione, allora siamo di fronte a un caso di respingimento”.
Lo ha detto Mario Morcone, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati, già capo di gabinetto del Viminale col ministro Marco Minniti, criticando le scelte del governo Lega-M5s sulle Ong e sulla chiusura dei porti.
“Nel Mediterraneo centrale – ha detto Morcone in un’intervista a Repubblica – c’è una pericolosa situazione di stallo, senza alcuna certezza per chi si trova a soccorrere dei migranti. Il caso del rimorchiatore Asso Ventotto denuncia un ritorno al passato, con gli armatori dei mercantili sempre più soli a sostenere il peso di scelte difficili, poichè se si dirigono verso l’Italia rischiano di ritardare molto l’ingresso in porto, visto le ultime mosse di questo governo, e così riportare ingenti perdite economiche, mentre se invece navigano verso la Libia rischiano di violare delle regole internazionali”.
A questa situazione – secondo Morcone – si è arrivati con “varie scelte: fermare le Ong e non solo limitarsi a obbligarle a rispettare le regole; minacciare la chiusura dei porti, mettendo in difficoltà anche navi italiane; aprire delle vertenze con vari Paesi Ue, a partire da Malta e Francia”.
“Se è dimostrabile – ha aggiunto ancora il direttore del Consiglio italiano per i rifugiati sulla vicenda dall’Asso Ventotto – un coinvolgimento del nostro Paese nel coordinamento dell’operazione, allora siamo di fronte a un caso di respingimento ai sensi della Convenzione di Ginevra, perchè la Libia non è un porto sicuro. In tal caso l’Italia rischia di pagare una procedura di infrazione. Se invece non c’è coinvolgimento dello Stato italiano, allora non c’è neppure infrazione internazionale e la responsabilità ricade solo sull’armatore della nave”.
“Il governo Gentiloni – ha concluso Morcone – ha operato un attento bilanciamento. Da un lato ha certamente impegnato le Ong in mare ad adeguarsi alle regole e ha potenziato la guardia costiera libica, dall’altro ha facilitato gli interventi e i controlli dell’Ohm e dell’Unhcr in Libia. Poi ha aperto per la prima volta canali umanitari tra Tripoli e Roma per far viaggiare in tutta sicurezza chi ha diritto alla protezione internazionale. Peccato che oggi questi canali siano stati interrotti, mentre andrebbero subito riaperti e potenziati”.
(da Globalist)
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Agosto 1st, 2018 Riccardo Fucile
“PER UNA MAGGIORE SICUREZZA SULLE SPIAGGE, IL MINISTRO DEGLI INTERNI HA DECISO DI PRESENTARSI IN PRIMA LINEA”
Il collettivo artistico TvBoy, qualche tempo fa salito agli onori delle cronache per il murale di
Salvini e Di Maio che si baciavano, immediatamente cancellato dalla sindaca Raggi, colpisce questa volta in Sicilia, a Giardini Naxos: l’opera, intitolata “Matteo il vu cumprà ” ironizza sulle parole di Salvini sugli ambulanti in spiaggia.
“Affinchè ci sia maggiore sicurezza sulle spiagge italiane – scrive Tvboy su Facebook – il Ministro degli Interni Matteo Salvini ha deciso di presentarsi in prima linea come rivenditore ambulante di articoli da mare”.
Il ministro dell’Interno è infatti raffigurato in sandali mentre imbraccia il tipico banco utilizzato dai venditori abusivi sulle spiagge, con tanto di teli da mare, orologi e occhiali da sole.
(da Globalist)
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