“SE L’ITALIA E’ INTERVENUTA E’ UN CASO DI RESPINGIMENTO”
MORCONE, DIRETTORE DEL CONSIGLIO ITALIANO PER I RIFUGIATI: “IL GOVERNO ITALIANO STA SCARICANDO RESPONSABILITA’ SUGLI ARMATORI PRIVATI: SE SOCCORRONO I NAUFRAGHI POI VENGONO FATTI ATTENDERE GIORNI PRIMA DI AVERE IL PERMESSO DI ATTRACCO”
Il caso del rimorchiatore Asso Ventotto che ha riportato in Libia 108 migranti denuncia “un ritorno al passato” e “se è dimostrabile un coinvolgimento del nostro Paese nel coordinamento dell’operazione, allora siamo di fronte a un caso di respingimento”.
Lo ha detto Mario Morcone, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati, già capo di gabinetto del Viminale col ministro Marco Minniti, criticando le scelte del governo Lega-M5s sulle Ong e sulla chiusura dei porti.
“Nel Mediterraneo centrale – ha detto Morcone in un’intervista a Repubblica – c’è una pericolosa situazione di stallo, senza alcuna certezza per chi si trova a soccorrere dei migranti. Il caso del rimorchiatore Asso Ventotto denuncia un ritorno al passato, con gli armatori dei mercantili sempre più soli a sostenere il peso di scelte difficili, poichè se si dirigono verso l’Italia rischiano di ritardare molto l’ingresso in porto, visto le ultime mosse di questo governo, e così riportare ingenti perdite economiche, mentre se invece navigano verso la Libia rischiano di violare delle regole internazionali”.
A questa situazione – secondo Morcone – si è arrivati con “varie scelte: fermare le Ong e non solo limitarsi a obbligarle a rispettare le regole; minacciare la chiusura dei porti, mettendo in difficoltà anche navi italiane; aprire delle vertenze con vari Paesi Ue, a partire da Malta e Francia”.
“Se è dimostrabile – ha aggiunto ancora il direttore del Consiglio italiano per i rifugiati sulla vicenda dall’Asso Ventotto – un coinvolgimento del nostro Paese nel coordinamento dell’operazione, allora siamo di fronte a un caso di respingimento ai sensi della Convenzione di Ginevra, perchè la Libia non è un porto sicuro. In tal caso l’Italia rischia di pagare una procedura di infrazione. Se invece non c’è coinvolgimento dello Stato italiano, allora non c’è neppure infrazione internazionale e la responsabilità ricade solo sull’armatore della nave”.
“Il governo Gentiloni – ha concluso Morcone – ha operato un attento bilanciamento. Da un lato ha certamente impegnato le Ong in mare ad adeguarsi alle regole e ha potenziato la guardia costiera libica, dall’altro ha facilitato gli interventi e i controlli dell’Ohm e dell’Unhcr in Libia. Poi ha aperto per la prima volta canali umanitari tra Tripoli e Roma per far viaggiare in tutta sicurezza chi ha diritto alla protezione internazionale. Peccato che oggi questi canali siano stati interrotti, mentre andrebbero subito riaperti e potenziati”.
(da Globalist)
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