Giugno 15th, 2023 Riccardo Fucile
C’E’ CHI TEME UNA SVOLTA MODERATA PER INGLOBARE QUAL CHE RESTA DEL PARTITO DEL CAV, IL RISCHIO CHE LA PREMIER VENGA ACCUSATA DI “ABIURA” COME FINI… QUESTI SOGGETTI FANNO ANCORA FINTA DI NON CAPIRE CHE LA MELONI HA GIA’ RINNEGATO UNA DESTRA SOCIALE PER VENDERSI A LOBBY E POTERI FORTI
Mentre Giorgia Meloni lanciava l’Opa centrista su Forza Italia imponendo al Paese il lutto nazionale per Silvio Berlusconi elevato a padre della patria, anzi della Nazione, la sua sottosegretaria all’Istruzione, Paola Frassinetti, volto storico della destra identitaria milanese, inaugurava a Gorizia il nuovo lapidario degli infoibati e dei deportati durante l’occupazione jugoslava.
Alla cerimonia, insieme al sindaco forzista Rodolfo Ziberna, c’erano anche, con tanto di labaro, i rappresentanti della Xmas battaglione “Barbarigo” della Repubblica sociale italiana.
Per capire che cosa si sta muovendo nel cortile della destra-destra. E quanto e quanti – di fronte alla svolta soft-conservatrice inaugurata dalla premier Meloni – già storcono il naso. Anche dentro il nucleo duro dei fratelli e delle sorelle d’Italia. Uno scetticismo che oggi si cela dietro la prudenza dei silenzi e della facciata del cordoglio.
Ma che, nei prossimi mesi, forse settimane, potrebbe sfociare in un’accusa di tradimento da parte di alcuni “tedofori”, come vengono chiamati quelli che portano la fiaccola accesa con la fiamma (simbolo del partito). Sarebbe la nemesi perfetta per chi accusò, appunto, di tradimento, il Fini post-Fiuggi. E, soprattutto, del “fascismo male assoluto”. Ma restiamo ai camerati. Come hanno preso la morte di Berlusconi? Che cosa pensano dell’uomo che Meloni oggi onora come statista?
Se CasaPound sceglie di calare un eloquente silenzio – eppure nel 2019 i “fascisti del terzo millennio” alla manifestazione del centrodestra in piazza San Giovanni a Roma applaudirono più “Silvio” che Salvini – Forza Nuova impacchetta la scomparsa del leader azzurro con una macchinosa articolessa del capo, l’ex terrorista Roberto Fiore, sul sito “Fahrenheit2022”.
Berlusconi viene definito come un liberale di destra, a cui pure nel 2006 Fn si allea perché “impedì il passaggio dello Ius Soli che era spinto da Fini”. Ma “fu solo un episodio e nulla di più”, chiosa Fiore.
Ha tutta l’aria di essere invece un disegno politico il guizzo moderato di Meloni. «Con la morte del Cavaliere FdI completi questa svolta», è la direzione indicata da Marcello Pera, decano berlusconiano eletto senatore nel 2022 con il partito di Giorgia. Se questo avvenisse si compierebbe la rivincita di FdI su Forza Italia.
Per due motivi: primo, quando si consumò lo scontro tra Fini e Berlusconi, alcuni dei “fasci” più spinti tra i tedofori scelsero Silvio (un caso su tutti: Giuseppe Ciarrapico, l’uomo del saluto romano). Secondo: FdI nasce da una scissione pilotata (andò Ignazio La Russa da Berlusconi a trattare la separazione consensuale).
Tuttavia il bacino d’utenza di Meloni rischierebbe anche di svuotarsi: l’ala più identitaria e radicale dell’elettorato FdI, vedendola spostarsi al centro, potrebbe imputarle l’abiura “dell’idea”. E cioè: la colpa di Fini.
A inizio marzo a Milano andò in scena una convention neofascista: esordio del primo cartello delle sigle di ultradestra (Movimento nazionale-Rete dei patrioti, CasaPound, Lealtà azione, Veneto Fronte Skinhead, Fortezza Europa). I neri a destra di FdI.
Il giudizio sul governo Meloni allora era “sufficiente”, dunque positivo. Adesso – al netto del lutto nazionale proclamato per un ex presidente del consiglio che rivendicò con orgoglio di avere portato i fascisti al governo – l’indice di gradimento sembra sceso. Il ritornello, nelle ultime ore, suona su queste note: «Giorgia? Si è adattata definitivamente. Filo-Nato e strumento del sistema mondialista. Altro che fiamme e sovranità »
(da La Repubblica)
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Giugno 15th, 2023 Riccardo Fucile
DOPO CHE LA LORO MACCHINA È STATA TRASCINATA VIA DALL’ACQUA, LA DONNA HA CHIAMATO UN TASSISTA CHE L’HA COSTRETTA IN PIENA NOTTE A PRELEVARE PERCHE’ VOLEVA SOLO CONTANTI… IN ALTRI PAESI RITIRO DELLA LICENZA, DA NOI PROTETTI DAI SOVRANISTI
Spedita di notte da un tassista a prelevare 200 euro in contanti, per non pagare col bancomat, dopo che la sua macchina era stata trascinata via dall’acqua per la pioggia.
Questa la vicenda di una donna con figlio disabile denunciata dalla giornalista Selvaggia Lucarelli e su cui l’assessore capitolino ai trasporti Eugenio Patanè vuole fare luce. “E’ assurdo! Possiamo avere il numero di licenza per adottare le sanzioni del caso?”, scrive su Twitter l’assessore Patanè commentando il post in cui Selvaggia Lucarelli.
La giornalista riporta la lettera di una donna, di cui non compare il nome, che si trovava con il figlio disabile a Roma per una visita al Bambino Gesù. La loro macchina, scrive la donna, si sarebbe allagata e la famiglia di quattro persone sarebbe stata soccorsa dal personale del Parco di Veio.
L’assicurazione avrebbe detto alla famiglia di aver trovato un taxi per arrivare a casa, in provincia di Ancona, ma che avrebbe coperto solo 550 dei 750 euro necessari. “Arriviamo a casa distrutti dopo la mezzanotte e il tassista mi chiede 200 euro in contanti” rifiutandosi in sostanza di farsi pagare cl bancomat. Di qui la richiesta dell’assessore di avere il numero di licenza del tassista.
(da agenzie)
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Giugno 15th, 2023 Riccardo Fucile
IL RACCONTO DI UN TESTIMONE: “SPERO CHE MARCISCANO IN CARCERE”
“La vergogna più grande è che sono rimasti qua quattro ore tranquilli, senza versare neanche una lacrima. Non ho visto neanche uno di loro disperarsi”. Questo il commento a Simona Berterame di Fanpage.it di Alessandro, il papà di un compagno di scuola di Manuel, il bimbo di 5 anni morto ieri nell’incidente che ha visto scontrarsi una Smart e un suv Lamborghini verso le 15.45 del pomeriggio. L’impatto su via di Macchia Saponara, fra i quartieri di Acilia e Casal Palocco, a pochi passi da un supermercato e le scuole.
A bordo del Lamborghini Urus viaggiavano i ragazzi del canale Youtube The Borderline, che vanta più di 600mila followers, al volante Matteo Di Pietro: “È stata una roba scandalosa: uno dei genitori della scuola li ha visti, stavano ancora facendo il video. Si è avvicinato e ha chiesto loro cosa stessero facendo. C’è un bambino a terra che sta morendo e ti metti a fare un video? Ha reagito male, si è avvicinato ed ha strattonato i ragazzi: sembra che sia stato denunciato lui, addirittura”, ha continuato a raccontare
Il video dopo l’incidente
“Io sono arrivato dopo una quindicina di minuti, ma mi hanno raccontato che i ragazzi sono scesi dall’auto per fare dei video. Ridendo, sorridendo, scherzando. Per loro era una cosa bella quello che hanno fatto, questo è lo scandalo: questi ragazzi dopo che hanno fatto quello che sappiamo, anziché pentirsi e stare qua, pensavano ancora ai video, ai followers. Spero che marcisca in carcere”, ha continuato Alessandro.
Come emerso dai video precedenti e dalle ipotesi della Polizia Locale, sembra che il gruppo si trovasse nell’automobile per girare uno dei loro video: “Cinquanta ore dentro una macchina: ma a voi sembra normale? Il genitore di questo ragazzo lo sa che il figlio fa sta roba? Se mio figlio sta cinquanta ore dentro una Lamborghini, io non faccio nulla? Io a vent’anni lavoravo, non andavo in giro su una Lamborghini a fare i video”.
Manuel, con la mamma e la sorellina, che fortunatamente non si trovano più in pericolo di vita, avevano da poco lasciato la scuola. “Ho i video di Manuel di un’ora prima che mangiava a tavola. Bellissimo e tranquillissimo come sempre – ha continuato – Era un compagno di scuola di mio figlio. L’ho visto un’ora prima, perché eravamo insieme alla festa di fine anno per festeggiare insieme a bimbi e genitori l’ultimo giorno di scuola. Ho raggiunto il luogo dell’incidente dopo una quindicina di minuti e ho visto la scandalosa reazione dei ragazzi che si trovavano in Lamborghini”.
Alla guida del suv, probabilmente mentre stavnao girando il video, si trovava Matteo Di Pietro, indagato per omicidio stradale e trovato positivo ai cannabinoidi. Insieme a lui altri tre ragazzi e una ragazza, tutti probabilmente coinvolti nella sfida Cinquanta ore in una Lamborghini, arrivata a distanza di circa un anno da quella a bordo di una Tesla. Come si vede nel video, è proprio uno di loro a dire che, una volta raggiunti i 100mila like, avrebbero affrontato questa nuova sfida.
Meno di un’ora prima della partenza è stato un altro componente del gruppo a presentare l’automobile appena noleggiata in un video su Tik Tok: “Ma questo con la Smart che sta facendo? Abbello, la macchina tua costa 300 euro usata al Conad, la mia costa un miliardo. Vale quanto Amazon”, diceva il ragazzo, imitando il comportamento dei “ragazzini di ora con una macchina di lusso”, come scrive nel titolo. Ciò che non sapeva è che sul suo percorso, mentre alla guida si trovava uno dei suoi amici, avrebbe trovato davvero una Smart che viaggiava con a bordo due bambini e la loro mamma.
(da Fanpage)
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Giugno 15th, 2023 Riccardo Fucile
LA RISPOSTA DELLA SORELLA DI PAOLO CHE GELO’ L’ALLORA PREMIER
C’è un episodio della vita di Silvio Berlusconi che nessuno ha ricordato. Me lo raccontò la sorella di Paolo Borsellino, Rita che mi fece – riservatamente – anche visionare una videocassetta con il “registrato” parte di una tv locale, di quanto accaduto.
Forse qualcuno si è dimenticato ma anche Silvio Berlusconi passò in via D’Amelio. Più di 25 anni fa. Era il 1994, era stato eletto da poco Presidente del Consiglio. Berlusconi era in città per un incontro istituzionale. Si ricordò che in via D’Amelio era morto Borsellino e decise d’andarci.
Ad accorgersi dell’arrivo di qualcuno di importante fu la sorella Rita che in quei giorni era a casa con un piede fratturato. Sotto la sua abitazione c’era troppo via vai di forze dell’ordine. Intorno alle 16 sentì suonare il citofono. Si alzò a fatica dalla poltrona e dall’altra parte della cornetta scoprì che c’era il prefetto che le disse: “Il presidente del Consiglio vorrebbe salutarla”.
Rita era in vestaglia, non era stata informata di questa visita e non era certo nelle condizioni di ricevere il Primo ministro. Passarono pochi istanti e il citofono risuonò. Si alzò di nuovo dalla sua poltrona per rispondere. Era un colonnello dei Carabinieri; le ripropose l’incontro con Berlusconi. Nulla da fare. Il citofono suonò una terza e quarta volta, finché la sorella del magistrato prese una decisione: “Se deve dirmi qualcosa di importante venga al citofono”.
Berlusconi non si fece pregare. Si avvicinò e a un passo da quella lapide e dall’ulivo le chiese: “Che cosa possiamo fare per sconfiggere la mafia?”. “Siete al governo e potete fare tutto quello che volete, ne avete il potere”, rispose Rita Borsellino.
Berlusconi replicò: “Se ci lasciano lavorare”. Ma la sorella del magistrato non stette zitta: “Anche mio fratello non lo lasciavano lavorare ma ha continuato lo stesso. Tant’è vero che qui è morto”.
A quel punto Berlusconi rimase senza parole: “Se permette la chiamerò da Roma con più calma”. Rita non ricevette mai ricevuto quella telefonata e Berlusconi non si fece più vedere in via D’Amelio.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Giugno 15th, 2023 Riccardo Fucile
TRA GLI OSPITI AL FORUM ECONOMICO DI SAN PIETROBURGO NON C’E’ NESSUN FUNZIONARIO STRANIERO DI RANGO SUPERIORE AL LIVELLO MINISTERIALE (AD ECCEZIONE DEL PREMIER CUBANO MANUEL MARRERO CRUZ)
Non era mai successo. Quest’anno, più del 2022, il Forum economico di San Pietroburgo che si è aperto ieri è l’epitome dell’isolamento in cui è piombata la Russia. E non tanto per la messa al bando dei reporter occidentali, quanto per la pressoché totale assenza di leader mondiali e ad di multinazionali.
Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha declinato l’invito di Vladimir Putin. Persino i leader delle vicine ex Repubbliche sovietiche hanno deciso di starne alla larga. Se si esclude il premier cubano Manuel Marrero Cruz gli ospiti attesi non includono nessun funzionario straniero di rango superiore al livello ministeriale, neppure dai Paesi neutrali sul conflitto in Ucraina.
Le più folte delegazioni straniere arrivano dal Medio Oriente, in particolare dall’Arabia Saudita, ma anche da Cina, India, Sri Lanka, Laos, Vietnam, Turchia e Thailandia. In rappresentanza degli Emirati Arabi Uniti ci saranno i ministri dell’Economia Abdulla Bin Touq Al Marri e dell’Istruzione pubblica e Tecnologia Sarah Bint Yousif Al Amiri, mentre l’ambasciatore cinese a Mosca, Zhang Hanhui, dovrebbe essere presente a un panel sui rapporti bilaterali. È lo specchio della nuova geografia delle relazioni russe.
Altro che “Davos russa” come il Forum inaugurato nel 1997 era chiamato quando attraeva politici e investitori globali, e competeva con il Forum economico mondiale ospitato a Davos, in Svizzera. Quest’anno l’esponente europeo di più alto profilo sarà il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó
In rappresentanza dell’Occidente, nonostante le sanzioni, ci sono anche i leader della Camera di commercio statunitense e dell’Associazione del business europeo (Aeb). A tutti è stato ricordato di portare contanti perché non potranno usare le loro carte di credito in Russia a causa delle sanzioni.
Anche il programma riflette il nuovo clima: il tema “sovranità tecnologica” compare 27 volte. Alla Russia non resta che l’autarchia. Perciò deve accontentarsi della partecipazione dei magnati russi, da Leonid Mikhelson a Vladimir Potanin. Molti l’anno scorso temevano di essere visti a San Pietroburgo e di essere di conseguenza associati all’offensiva russa contro Kiev, ma oramai sono soggetti a sanzioni e preferiscono mostrare lealtà al regime.
(da agenzie)
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Giugno 15th, 2023 Riccardo Fucile
LO SPAGNOLO EL PAIS: “UNA SCELTA FUORI LUOGO. PERCHE’ I SOLENNI ONORI MILITARI PER UNA PERSONA CHE HA AVUTO GROSSI GUAI CON LA GIUSTIZIA?… LA REUTERS: “HA PORTATO INSUCCESSI E IMBARAZZO ALL’ITALIA, CON LA SUA CONDANNA PER FRODE FISCALE, LA CRISI DEL DEBITO DEL 2011 E GLI SCANDALI SESSUALI”
Gavin Jones per Reuters
Per i cori dei tifosi a un certo punto sembrava quasi più una partita di calcio che un funerale. Mi ha sorpreso il lutto nazionale, non indetto per altri premier. Berlusconi è stato molto divisivo e la scelta del governo mi è sembrata una forzatura, un’imposizione agli italiani che non la pensavano come lui.
Forse sarebbe più naturale indire il lutto nazionale per grandi grandi personaggi non divisivi, come ad esempio Luciano Pavarotti o Renzo Piano. Inoltre Berlusconi è stato un premier che qualche volta ha portato insuccessi e imbarazzo all’Italia, con la sua condanna per frode fiscale, la crisi del debito del 2011 e gli scandali sessuali. Anche di recente le sue parole sull’Ucraina, giuste o sbagliate, hanno creato grosse difficoltà a Meloni. Ora, con la possibile implosione di FI, ci sarà molta incertezza: il futuro di Meloni è un’incognita, può succedere di tutto. Ma penso che l’Italia non farà fatica ad andare avanti senza Berlusconi.
Daniel Verdù per El Pais
I funerali di Stato ci stanno. Anche se certe immagini possono colpire: penso agli onori militari per una persona che ha avuto grossi guai con la giustizia. Invece il lutto nazionale – con la chiusura del Parlamento per 7 giorni e le bandiere a mezz’asta – è una scelta fuori luogo.
Non ci sono precedenti e poi la sua è una figura controversa. Insomma, il lutto di un intero Paese era da evitare, anche perché molti non la pensavano come lui. Per quanto riguarda la cerimonia, ho trovato strepitosa l’omelia del cardinal Mario Delpini, mentre ha fatto un certo effetto vedere la passerella di esponenti del mondo politico ed economico vicini a B., rappresentanti di un mondo dove nulla sarà più come prima. In Spagna la notizia è stata molto seguita: nel bene e nel male Berlusconi è l’ultimo grande personaggio italiano, quello che ha più inciso nella storia del vostro Paese negli ultimi 40 anni, anche dal punto di vista culturale e antropologico.
Eric Jozsef per Liberation
Il funerale di Stato si può comprendere, perché Berlusconi è stato quattro volte premier. Trovo eccessivo il giorno di lutto nazionale, perché è stato un personaggio divisivo: amato da metà Italia e odiato dall’altra.
Su Libération l’abbiamo descritto come il grande imbonitore, cercando di raccontare come abbia fatto a dominare la scena per anni. La sua più grande responsabilità è stata quella di non preparare l’Italia ai cambiamenti di un mondo globalizzato e moderno, tenendola bloccata su una narrazione degli anni 50: il miracolo italiano. Si considerava un grande innovatore, è stato invece un grande conservatore. Le sue aziende mi paiono strutturate e riusciranno a restare sul mercato, magari navigando in mare aperto e con meno protezioni politiche. Complicato, se non impossibile, per FI restare sul mercato della politica.
(da il Fatto Quotidiano)
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Giugno 15th, 2023 Riccardo Fucile
IL PROFESSOR BRECCIA: “FINORA GLI UCRAINI HANNO INPIEGATO SOLO DUE BRIGATE SLE DODICI A LORO DISPOSIZIONE”…”MANOVRE DIVERSIVE, ATTACCHERANNO ALTROVE”
“Siamo ancora nei primi giorni della controffensiva condotta dall’Ucraina e non sappiamo se ci sarà una svolta nella guerra, ma vediamo che gli ucraini avanzano e liberano territorio”. A dirlo oggi il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg a Bruxelles alla vigila della Ministeriale Difesa, sottolineando che i progressi fatti al fronte dalle forze di Kiev dimostrano che gli aiuti dei Paesi Nato “fanno la differenza” sul campo di battaglia.
Ma siamo sicuri che l’offensiva ucraina sia entrata davvero nella sua fase principale, e che la direttrice scelta da Kiev sarà quella nord-sud? A giudicare dalla conquista del piccolo villaggio di Makarivka così sembrerebbe. Tuttavia alcuni dettagli dimostrano che non è ancora detto che andrà davvero così: l’Ucraina, infatti, sta impiegando in quel settore del fronte solo due brigate delle dodici di cui dispone, un sesto del potenziale complessivo. Non è escluso, quindi, che nei prossimi giorni o settimane Kiev possa lanciare un altro attacco, ben più determinato, su un altro settore del fronte. A spiegarlo a Fanpage.it il professor Gastone Breccia, storico ed analista militare.
Qual è il bilancio di questa prima settimana di offensiva ucraina?
Il punto focale dell’offensiva in questo momento è il villaggio di Makarivka, che è stato conquistato dagli ucraini e da dove le truppe stanno cercando di spingersi verso sud, lungo l’asse che conduce a Mariupol, città ancora piuttosto lontana. Negli ultimi giorni non sono stati compiuti grandi progressi e mi sembra si stia confermando un atteggiamento molto cauto, visto che i rischi di perdite di uomini e mezzi sono alti. Il “fissaggio” di forti unità russe attorno a Makarivka potrebbe essere una manovra difensiva prima di una più robusta puntata offensiva da Vasylivka a Melitopol, lungo la M-18. Melitopol, come obiettivo strategico, vale quanto Mariupol: la sua caduta (o meglio la caduta dell’una o dell’altra) in mano ucraine significherebbe l’interruzione del “ponte terrestre” tra la Crimea e il Donbass, che è il solo vero risultato ottenuto dai russi fin qui. Proprio per questo non credo sarà facile…
La risposta russa qual è stata finora?
I russi hanno tentato un contrattacco a Makarivka con la 127esima divisione di fucilieri motorizzati: parliamo di 4-5mila uomini impegnati in un settore specifico che però al momento sono stati respinti con successo. Secondo la propaganda putiniana i russi avrebbero distrutto già centinaia di carri armati: i numeri sono ovviamente molto più contenuti, però effettivamente sono state registrate delle perdite soprattutto a causa delle mine. Se ne parla troppo poco, ma il terreno è disseminato da queste armi, costringendo gli ucraini ad avanzare con prudenza: le strade vanno prima bonificate, poi percorse. Ciò rallenta significativamente l’avanzata di Kiev.
Lei ci ha più volte spiegato che la controffensiva ucraina può contare di diverse opzioni d’attacco. È possibile, quindi, che quella attualmente in corso sia una “finta”, cioè che l’operazione più importante verrà lanciata in un altro settore del fronte?
Sì, è possibile. Al momento gli ucraini in questo settore stanno impegnando solo due brigate sulle dodici a loro disposizione: parliamo di circa un sesto del potenziale. Insomma, non solo non si può escludere che questa sia una “finta”, ma trovo che sia assolutamente probabile che la puntata offensiva principale venga prossimamente lanciata altrove. Ciò non toglie comunque che questa puntata a Makarivka sia decisamene impegnativa, avendo attirato riserve russe tra le quali la 127esima di fucilieri motorizzati di cui parlavamo pocanzi. Non solo: i russi hanno fatto saltare la diga sul fiume Mokry Yaly, a sud di Blahodatne, nella speranza di rallentare l’avanzata nemica. Evidentemente Mosca è molto preoccupata da questo attacco di Kiev.
Perché le due città chiave della puntata offensiva ucraina potrebbero essere Volnovacha e Rozivka?
Una premessa: queste due città sono ancora molto lontane dal fronte, ma si tratta di due importanti centri di comunicazione. Se, e sottolineo “se”, l’offensiva ucraina dovesse svilupparsi lungo la direttrice che punta su Melitopol e Mariupol le due cittadine di Volnovacha e Rozivka sarebbero tra gli obiettivi fondamentali. Nella prima transita una strada che scende dritta a Mariupol, mentre a Rozivka c’è una “strada di arroccamento” che servirebbe ai russi per spostare riserve nelle zone minacciate del fronte. Tagliare quella strada li metterebbe in guai seri: uno dei problemi dei russi, infatti, è sempre stato riuscire a spostare adeguatamente truppe. Prendere il controllo di quella via di comunicazione renderebbe loro la vita ancor più difficile.
Quanto tempo avranno gli ucraini per conseguire dei risultati apprezzabili nella loro controffensiva?
Dipenderà da quando decideranno di lanciare l’attacco vero e proprio: da quel momento in poi avranno pochi giorni a disposizione prima che russi riescano a tamponare la falla, sempre che si apra davvero questa falla. Ricordo che la puntata offensiva a Makarivka è solo una delle almeno tre in corso: gli ucraini stanno continuando ad attaccare anche a Bachmut e a Orechov, nell’oblast di Zaporizhzhia. Quando decideranno di fare sul serio dovranno concentrare il grosso delle truppe in un settore specifico a fare molto in fretta. Non credo comunque che il volume degli attacchi ucraini aumenterò in modo significativo nei prossimi giorni: sono convinto invece che vorranno continuare a saggiare e logorare i russi ancora per un po’.
Questa volta ad attaccare sono gli ucraini, mentre i russi sono sulla difensiva…
Normalmente chi attacca deve disporre di un vantaggio locale di almeno tre a uno, mentre chi difende può restare al riparo nelle trincee, dietro ai campi minati e attendere le mosse del nemico. Il problema per i russi è che devono difendere un fronte molto esteso, lungo centinaia di chilometri. Chiaramente anche loro hanno individuato le poche zone da proteggere meglio ma è solo in una di loro che, quando sarà il momento, dovranno inviare le riserve migliori, distanti decine o centinaia di chilometri di distanza. L’errore che non devono commettere i russi è quello di non spedire le riserve in luoghi sbagliati; gli ucraini, invece, fanno bene a creare confusione e disorientamento non esplicitando ancora il punto esatto della controffensiva.
In questa fase gli ucraini stanno utilizzando tutto il potenziale delle armi occidentali o le stanno conservando in vista dei prossimi sviluppi?
Per il momento gli ucraini stanno impiegando moti Himars e missili Cruise inglesi, ma indicativamente un sesto delle altre armi e dei carri armati ricevuti dall’Occidente. Non è un caso che si parli di pochi Leopard A2 e Bradley distrutti. Se i numeri fossero più alti certamente i russi mostrerebbero ogni giorno nuove immagini a tutto il mondo. Invece le foto e i video che circolano sono sempre gli stessi da giorni. Questo significa che le perdite sono piuttosto basse.
(da Fanpage)
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Giugno 15th, 2023 Riccardo Fucile
IL TEOREMA FAZZOLARI SU FORZA ITALIA: “DOVREBBERO FAR PARTIRE UNA RIFLESSIONE. ANCHE SULL’OPPORTUNITÀ DI CAMBIARE PELLE, E IL NOME, TROPPO LEGATO A BERLUSCONI. POSSONO RIFARE I POPOLARI, RACCOGLIENDO ALTRE FORZE CENTRISTE”
Ora comincia il lungo addio del berlusconismo. La rottamazione di Forza Italia. La sua fine, forse. Nel diluvio, evocato per anni, e atteso, che segue la morte del Re Sole di Arcore, affogheranno le ambizioni di tanti. Lo sanno tutti. Lo sa Giorgia Meloni, che si trova a dover maneggiare un’eredità non sua, e i possibili effetti collaterali dell’implosione del partito azzurro. Parlando con ministri e consiglieri di Meloni, è intuibile la preoccupazione di una nuova faida nel centrodestra in vista delle Europee.
Pochi pensano che Antonio Tajani, nelle vesti attuali di coordinatore nazionale, possa farcela a tenere integro quel che resta della creatura di Berlusconi. Eppure i meloniani sperano. Anche perché ne va dello stato di salute del governo. Basta ascoltare cosa profetizza Gianfranco Micciché: «Fi è morta e ora, senza Silvio, Meloni e Salvini si scanneranno». L’altro motivo che preoccupa Meloni sono gli equilibri che seguiranno al voto europeo, più precisamente il progetto di nozze tra popolari europei e conservatori.
Un’utopia, al momento. A cui però gli uomini di Fratelli d’Italia non smettono di credere. Non lo fa Raffaele Fitto, ex Dc, ex Forza Italia, l’uomo che ha traghettato Meloni nel gruppo di Ecr. Non lo fa Guido Crosetto- Non lo fanno i fedelissimi della traversata post-missina. Forza Italia deve mantenere un consenso minimo e l’obiettivo è il 4 per cento. È la soglia per accedere all’Europarlamento. La soglia di sopravvivenza. Se non riuscisse, non porterebbe un solo eletto a Bruxelles.
E così il terzo Paese più grande d’Europa – Paese fondatore dell’Unione – non fornirebbe un solo eurodeputato al Ppe. In Italia scomparirebbero i popolari europei. E, proprio in casa di Meloni, sarebbe un mazzata fatale al piano di alleanza con i conservatori guidati dalla premier. Piano che soffre già della diffidenza di una parte del Ppe (vedi in Germania e in Spagna) e di antiche antipatie, come in Polonia dove il conservatore Mateusz Morawieski e il popolare Donald Tusk si detestano e si sfideranno a settembre.
Giovanbattista Fazzolari, discuteva così del futuro di Fi: «Dovrebbero far partire una riflessione. Anche sull’opportunità di cambiare pelle, e il nome, troppo legato a Berlusconi. Possono rifare i popolari, raccogliendo altre forze centriste». Oggi FI ha un forbice nazionale tra il 6-9 per cento. Potrebbe esserci anche un rimbalzo sul breve, ma poi? Micciché sa che in Sicilia i voti si pesano e si portano. Con un battito di ciglia, migliaia di voti possono essere traghettati da destra a sinistra e viceversa. Scendere in Sicilia vorrebbe dire polverizzare Forza Italia.
Le sirene della Lega di Salvini sono già state attivate, con il suo luogotenente Antonino Minardo. In queste ore è spuntato un altro nome in bocca ai meloniani, come fonte di preoccupazione. È il sindaco di Taormina, ex sindaco di Messina, Cateno De Luca. Ha fondato un partito, Sud chiama Nord, che ha eletto due parlamentari ed è pronto a candidarsi come capolista per le Europee, nelle circoscrizioni Isole e Sud.
Qualche berlusconiano siciliano è già andato a bussare alla sua porta. Il voto per Bruxelles sarà un test per misurare la sua forza, e quanto è grande la dote che è in grado di portare al progetto di un Terzo Polo rinnovato, federale, più solido in alcune zone d’Italia, con Matteo Renzi, Carlo Calenda e Letizia Moratti (con il primo e la terza si sono già sentiti, con il leader di Azione avrà un confronto a breve). Un soggetto politico che in Parlamento, sfruttando i numeri eternamente in bilico del Senato su cui Renzi ha dimostrato di essere bravissimo a giocare, sarebbe in grado di ribaltare le sorti di maggioranza e governo.
(da “la Stampa”)
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Giugno 15th, 2023 Riccardo Fucile
34 ANNI, IMPRENDITORE TECH (POSSIEDE L’APP DI INCONTRI LGBT “GRINDR”) È SPOSATO CON FEDERICA FUMAGALLI, MANAGER DI EVENTI PER DIOR, FERRAGAMO E VOGUE… LUIGI, ORA NEL CDA DI FININVEST, HA STUDIATO IN GIRO PER L’EUROPA
Dopo la morte di Silvio sta nascendo un’intesa tra Marina Berlusconi e Giorgia Meloni. Hanno bisogno l’una dell’altra perché per Marina “Giorgia è la sola leader possibile del centrodestra, e dunque la sua stabilità è anche la nostra stabilità” mentre per Giorgia, “senza il sostegno di Marina, non c’è il sostegno di Forza Italia” e il presidente del Consiglio deve augurarsi che Forza Italia sopravviva al Cavaliere.
Ma attenzione, rivela Il Foglio, perché l’ultimogenito Luigi Berlusconi, non è escluso che “possa un giorno traghettare il cognome in politica”, come rivelano fonti sia interne a Forza Italia sia in Fratelli d’Italia.
Non significa nulla, può significare tutto. Ha lo stesso nome del nonno, vive nella prima casa milanese del padre, ha assunto Marinella Brambilla, la sua storica segretaria. Luigi Berlusconi, l’ultimo dei figli Berlusconi, può essere l’unicorno? Nella lingua tech, il settore di cui si occupa, si intende l’eccezione strepitosa, la start up che ribalta la storia. L’inatteso. Trentaquattro anni, Ennio Doris come maestro.
Un’intervista a 19 anni. Poi più nulla. Gli orfani politici di Silvio Berlusconi lo studiano come Luigi studia gli unicorni. Si cerca adesso Berlusconi dopo Berlusconi, la chimera. Quando la bara di Silvio Berlusconi è stata accompagnata fuori dal Duomo di Milano, i figli del patriarca si sono avvicinati l’uno all’altro. L’uomo vestito di grigio, che stava al centro, era Luigi Berlusconi.
Collegio a Monza, università Bocconi, master in JP Morgan, a Londra, uno stage alla Sator di Matteo Arpe e poi sedie nei cda di famiglia e fede, perfino onlus, le visite frequenti in chiesa. Viaggi a Lourdes da volontario, rapporti intensi con la chiesa milanese, quella dell’arcivescovo Mario Delpini, dell’arciprete Borgonovo, una comunità che si ritrova a tavola con Fedele Confalonieri, presidente della Veneranda Fabbrica del Duomo. Dei Berlusconi, Luigi è un enigma. Un unicorno.
Puntato dai settimanali di gossip, celebrato da Vanity Fair, per il suo matrimonio con Federica Fumagalli, manager di eventi e moda (Ferragamo, Dior, Vogue), il nome di Luigi è in realtà noto tra gli ingegneri, i giornalisti delle pagine “Innovazione”.
A trent’anni investe in criptovalute, sistemi per pagamenti digitali, app di geolocalizzazione e lo fa insieme alle sorelle Eleonora e Barbara.
A differenza di Marina e Pier Silvio, per tracciare il percorso dell’ultimo dei Berlusconi è necessario guardare oltre le aziende di famiglia. Luigi sceglie da subito la via bancaria, la via che secondo molti percorrerà Fininvest.
La stampa italiana si accorge di Luigi nel 2014, quando l’Espresso gli dedica pagine, a firma di Denise Pardo, che è stata pure firma di Panorama, il settimanale di Mondadori.
Quando Luigi Berlusconi viene a sapere che Marinella Brambilla, la segretaria di una vita del padre (l’unica che potrebbe sul serio scrivere la biografia del Cav.) era stata cacciata, decide di assumerla per conto proprio.
Oggi Luigi è nel cda della Fininvest insieme a Pier Silvio, Barbara, Adriano Galliani, Ernesto Mauri e Salvatore Sciascia.
In Forza Italia c’è chi crede che Luigi possa possedere il corno della politica.
(da il Foglio)
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