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ANDREAS SCHWAB, DEPUTATO TEDESCO DEL PPE: “LA DECISIONE DELLA CORTE FRANCESE CHE HA CONDANNATO MARINE LE PEN E’ CORRETTA, QUESTO E’ LO STATO DI DIRITTO”

Aprile 1st, 2025 Riccardo Fucile

“CHE LA DIFENDA PUTIN E’ RIDICOLO, PARLA PROPRIO LUI CHE L’HA FINANZIATA” (AGGIUNGIAMO NOI: DOVEVA ESSERE IN GALERA DA TEMPO CON TUTTA LA SUA CRICCA)

«La decisione della Corte francese è corretta». Andreas Schwab, è tra i più influenti eurodeputati tedeschi del Partito popolare europeo. Vicino al capogruppo Manfred Weber siede tra i banchi dell’Eurocamera da oltre venti anni.
E sulla sentenza del tribunale transalpino che ha condannato la leader del ùRassemblement National, Marine Le Pen, escludendola dalle prossime elezioni presidenziali che si terranno tra due anni, non ha dubbi: «Questo è lo Stato di diritto ».
Quindi lei ritiene che le sentenze vadano rispettate?
«Certo, sempre. È la differenza tra un sistema in cui vige la legge e uno in cui la legge non regola la convivenza».
Come valuta che tra i primi a difendere Marine Le Pen ci sia il presidente russo Putin?
«Ridicolo».
Il Cremlino sostiene che sia stata violata la democrazia.
«Appunto, ridicolo che siano proprio loro a sostenere una cosa del genere. I francesi lo capiranno. Credo che nessuno in Francia voglia aiutare Putin».
Tra l’altro le accuse di finanziamento del Front National da parte della Russia sono piuttosto diffuse.
«Tutti lo sanno. Sono sicuro che i francesi non permetteranno che sia Putin a decidere per loro. Anche alle prossime elezioni».
(da agenzie)

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VA BENE TUTTO, MA FARCI DARE LEZIONI DI DEMOCRAZIA DA UN DITTATORE È TROPPO: IL CREMLINO È STATO LESTO A COMMENTARE LA CONDANNA DI MARINE LE PEN, STREPITANDO CONTRO “LA VIOLAZIONE DELLE NORME DEMOCRATICHE”. SE NON CI FOSSE DA PIANGERE, CI SAREBBE DA RIDERE

Aprile 1st, 2025 Riccardo Fucile

CHE NE PUÒ SAPERE DI DEMOCRAZIA UNO COME PUTIN, CHE GLI OPPOSITORI NON SOLO LI ESCLUDE DALLE ELEZIONI MA LI UCCIDE, LI IMPRIGIONA O LI AVVELENA?

Solidarieta di matteo salvini a marine le pen dopo la condanna, colpisce la filiera delle solidarietà, spuntata subito dopo: un’aggregazione anti Ue, guidata dal Cremlino e con Elon Musk come megafono. In poche ore, si è delineato un asse partito dal portavoce di Vladimir Putin; allargato all’ungherese Viktor Orbán; arrivato al vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini. Più il ministro per gli Affari europei di FdI, Tommaso Foti, e un altro esponente del partito di Giorgia Meloni, numero due degli euroconservatori, Nicola Procaccini.
E Musk, per il quale «quando la sinistra non può vincere abusa del sistema legale», scrive su X. Il paradosso è sentir dire al putiniano Dmitry Peskov che la condanna sarebbe «la dimostrazione di come in Europa vengano violate le norme democratiche».
E questo aggiungendo che la Russia non interferisce: senza rendersi conto di quanto sia surreale un’affermazione del genere da parte del braccio destro di Putin che ha invaso l’Ucraina; e a prescindere dai sospetti che Mosca abbia finanziato in passato il partito di Le Pen. Il fatto che a ruota sia spuntato tutto l’europopulismo di destra, ha rivelato soprattutto la volontà di delegittimare le istituzioni di Bruxelles.
(da agenzie)

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COSA SUCCEDE A MARINE LE PEN DOPO LA CONDANNA

Aprile 1st, 2025 Riccardo Fucile

IL PIANO B PREVEDE LA CANDIDATURA ALL’ELISEO DI BARDELLA, MA MANCANO ANCORA DUE ANNI

La sentenza e l’appello nel 2026. Che rischia di arrivare troppo tardi. L’alternativa del 29enne già designato come delfino. E qualche dubbio dal Rassemblement National
Nello stesso anno in cui è morto suo padre Jean-Marie, Marine Le Pen diventa ineleggibile alla presidenza della Repubblica francese. A causa di una condanna per appropriazione indebita di fondi pubblici. La pena accessoria dell’ineleggibilità per cinque anni arriva mentre i sondaggi la danno in testa al primo turno nella corsa all’Eliseo tra due anni. Con il 34-37% delle intenzioni di voto. Mentre lei voleva l’ineleggibilità a vita per i politici condannati. In attesa dell’appello, il Rassemblement National ha pronto il piano B, ovvero Jordan Bardella. Che prevederebbe Le Pen come futura premier. Visto che la pena di ineleggibilità non comporta l’interdizione dai pubblici uffici
La condanna
Anche la rilevazione Odoxa-Backbone per Le Figaro dice che la condanna non cambierà molto le elezioni presidenziali del 2027. Perché Bardella è popolare quanto la tre volte candidata (e sempre sconfitta, come il padre) alle presidenziali. Marine Le Pen ha ricevuto una condanna insieme a otto europarlamentari e 12 assistenti del Front diventato Rassemblement. Tutti accusati di aver distratto sette milioni di euro di fondi europei. Che erano destinati all’assunzione di personale parlamentare. Ma sono invece stati utilizzati per finanziare le attività politiche del partito. La condanna è a quattro anni di carcere. Due sospesi e due da scontare ai domiciliari con il braccialetto elettronico. Le Pen dovrà anche pagare una multa da 100 mila euro.
Ineleggibilità immediata
Ma non dovrà rinunciare al suo seggio al parlamento europeo. È stata eletta nell’undicesima circoscrizione del Pas-de-Calais. L’ineleggibilità è stata dichiarata in base alla legge Sapin II. È questa norma che sancisce che una condanna per reati contro l’integrità comporti l’ineleggibilità. Di norma la sanzione viene applicata alla fine del processo. In questo caso i giudici hanno deciso per l’ineleggibilità immediata. C’è la possibilità di andare in appello. Ma nulla garantisce che il verdetto arrivi prima del 2027. In ogni caso i domiciliari scatteranno solo quando e se la condanna diventerà definitiva. Le Pen aveva annunciato che quella del 2027 sarebb
stata la sua ultima corsa per l’Eliseo.
Il piano B
Il piano B si chiama Jordan Bardella. Che avrà 31 nel 2027. E in questi mesi ha continuato a costruire la sua immagine di leader affidabile e competente. La sconfitta alle eezioni anticipate dell’estate scorsa dovrebbe avergli insegnato qualcosa. Tra i candidati c’è chi aveva vecchie foto con cappelli nazista o aveva fatto dichiarazioni antisemite o negazioniste. Intanto a Bénédicte de Perthuis, 63enne magistrata autrice
della sentenza, sta fronteggiando minacce di morte. Bardella ha cominciato la sua ascesa frequentando la nipote di Marine, Nolwenn Olivier. Secondo Marine «è pronto per aprire le porte dell’Eliseo». Ma ha anche frenato: «Spero che non saremo costretti a ricorrere a questo atout prima del necessario».
Il Corriere della Sera ricorda oggi che il ticket Bardella presidente – Le Pen premier ricorderebbe il passaggio di Vladimir Putin premier con Medvedev presidente. Bardella potrebbe impegnarsi in anticipo a nominare, in caso di vittoria, Marine Le Pen premier: ineleggibile non vuole dire innominabile, è il ragionamento. «Ma io non ci penso, non mi sottometterò così facilmente a una negazione della democrazia», dice lei. Un nuovo processo non si terrà prima della fine del 2026. Proprio a ridosso delle prossime presidenziali. Lei ha già chiesto una procedura accelerata.
La piazza
E nel week end i suoi sostenitori scenderanno in piazza per la manifestazione: «Salviamo la democrazia, sosteniamo Marine». Ma c’è da dire che Bardella non porta il cognome Le Pen. E questo — per un partito a lungo percepito come dinastico e familiare — è sempre più considerato un vantaggio. Però Le Pen controlla il partito, i fondi, e quindi l’emancipazione di Bardella continuerà a dipendere da lei. C’è anche la possibilità, più remota, di un candidato esterno. Si parla di Bruno Retailleau, attuale ministro dell’Interno. Oppure un outsider. Come Cyril Hanouna. Conduttore delle tv di Vincent Bolloré, ha trascorso vacanze con Bardella ed è in coppia con la figlia di Brigitte Macron.
(da agenzie)

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AMMANETTATI, FUCILATI E GETTATI INA FOSSA COMUNE: COSI’ I CRIMINALI DI ISRAELE HANNO ASSASSINATO 15 MEDICI E SOCCORRITORI A GAZA

Aprile 1st, 2025 Riccardo Fucile

L’ONU HA RICOSTRUITO UNA DELLE PEGGIORI STRAGI COMPIUTA A GAZA DAL CRIMINALE DI GUERRA NETANYAHU, NEL SILENZIO COMPLICE DELL’OCCIDENTE

Ammanettati, giustiziati uno per uno e poi seppelliti in una fossa comune scavata sotto i resti di alcune ambulanze della Mezzaluna Rossa palestinese. L’ennesimo crimine di guerra di Israele nella Striscia di Gaza è stato denunciato dalla Protezione Civile Palestinese, secondo cui almeno quindici operatori umanitari sono stati uccisi a Rafah dopo essere intervenuti in soccorso di civili attaccati dalle truppe israeliane.
Tra le vittime si contano otto paramedici della Mezzaluna Rossa (PRCS), sei membri delle squadre di ricerca e soccorso della Protezione Civile Palestinese e un dipendente delle Nazioni Unite. I corpi sono stati ritrovati in una fossa comune, con segni di numerosi colpi d’arma da fuoco e evidenti segni di esecuzione sommaria.
Secondo il portavoce della Protezione Civile Palestinese, Mahmoud Basal, almeno una delle vittime aveva le gambe legate, un’altra era stata decapitata e una terza ritrovata senza indumenti superiori. Il Ministero della Sanità palestinese ha confermato che alcuni corpi presentavano ferite alla testa e al petto e avevano le mani legate.
Basal ha definito l’episodio “una delle peggiori stragi mai viste a Gaza” e ha accusato le forze israeliane di aver cercato di nascondere il massacro, seppellendo i corpi a pochi metri dai veicoli di soccorso. La Mezzaluna Rossa Palestinese ha espresso sgomento per la strage dei suoi operatori, sottolineando che sono stati colpiti “mentre svolgevano il loro lavoro umanitario”.
Jonathan Whittall, responsabile dell’Ufficio per gli Affari Umanitari delle Nazioni Unite in Palestina, ha riferito che la fossa comune era segnalata dalla luce di emergenza di una delle ambulanze schiacciate. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha confermato che si tratta dell’attacco più letale contro operatori della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa dal 2017.
I soccorritori uccisi “indossavano ancora le loro uniformi”
Jonathan Whittall, capo dell’ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite in Palestina, ha ricostruito il massacro in una serie di post su X.
Il 23 marzo, 10 soccorritori del PRCS e sei della Protezione civile sono stati inviati nella zona di Rafah dove erano avanzate le forze israeliane, per soccorrere dei feriti. Le IDF hanno attaccato le cinque ambulanze e il camion dei vigili del fuoco, insieme a un veicolo delle Nazioni Unite arrivato più tardi. I contatti con i soccorritori sono quindi stati persi.
Dopo cinque giorni di tentativi di coordinamento con l’esercito israeliano per raggiungere la zona, alle squadre delle Nazioni Unite è stato concesso il permesso di recarsi sul post, ha affermato Whittall. “Sono stati uccisi mentre indossavano le loro uniformi ed erano alla guida dei loro veicoli chiaramente contrassegnati. Indossavano anche i loro guanti. Stavano andando a salvare vite”.
Non solo: le squadre delle Nazioni Unite “hanno incontrato centinaia di civili in fuga sotto gli spari” e “hanno assistito al fatto che una donna è stata colpita alla nuca”, ha aggiunto. “Quando un giovane ha cercato di recuperarla, anche lui è stato colpito. Siamo riusciti a recuperare il suo corpo usando il nostro veicolo ONU”, ha detto.
Sei giorni dopo aver perso i contatti con i primi soccorritori, le squadre delle Nazioni Unite hanno trovato le ambulanze, il camion dei pompieri e il veicolo delle Nazioni Unite “schiacciati e parzialmente sepolti”. “Dopo ore di scavi, abbiamo recuperato un corpo: un funzionario della Protezione Civile sotto il suo camion dei pompieri”, ha detto Whittall. Il corpo recuperato venerdì era quello di Anwar Abdul Hamid Al-Attar, un funzionario della missione umanitaria.
Nei giorni successivi “abbiamo recuperato i corpi sepolti di otto PRCS, sei membri della Protezione Civile e un membro del personale delle Nazioni Unite”, ha continuato Whittall.
Dall’inizio della guerra a Gaza, nell’ottobre 2023, le forze israeliane hanno ucciso almeno 105 membri della Protezione Civile, 27 paramedici della PRCS, 284 operatori dell’ONU e quasi 1.400 dipendenti del Ministero della Sanità. Il bilancio complessivo delle vittime palestinesi ha superato le 50mila persone, tra cui 15mila bambini.
La comunità internazionale ha chiesto un’indagine indipendente sull’accaduto, mentre le autorità israeliane non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali sull’episodio. La strage di Rafah si aggiunge alle numerose accuse di crimini di guerra che pendono sulle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza.
(da Fanpage)

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QUALE COLPA AVEVANO? – LA NUOVA OFFENSIVA DI ISRAELE A GAZA, NEGLI ULTIMI 10 GIORNI, HA CAUSATO LA MORTE DI ALMENO 322 BAMBINI E IL FERIMENTO DI ALTRI 609, ERANO SOPRATTUTTO SFOLLATI: SI ERANO RIFUGIATI IN TENDE DI FORTUNA O IN CASE DANNEGGIATE

Aprile 1st, 2025 Riccardo Fucile

IN QUASI 18 MESI DI GUERRA, PIÙ DI 15MILA BAMBINI SAREBBERO STATI UCCISI, OLTRE 34.000 FERITI

La rinnovata offensiva di Israele a Gaza ha causato la morte di almeno 322 bambini e il ferimento di altri 609 negli ultimi 10 giorni, secondo l’Unicef. Le cifre includono i bambini che sarebbero stati uccisi o feriti quando il reparto chirurgico dell’ospedale Al Nasser, nel sud di Gaza, è stato colpito in un attacco il 23 marzo, ha affermato l’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia in una dichiarazione. La maggior parte di questi bambini – aggiunge l’Unicef – erano sfollati e si erano rifugiati in tende di fortuna o in case danneggiate.
Dopo aver posto fine a un cessate il fuoco durato quasi due mesi nella guerra con Hamas, Israele ha ripreso a bombardare intensamente Gaza il 18 marzo e ha poi lanciato una nuova offensiva di terra. “Il cessate il fuoco a Gaza ha fornito un’ancora di salvezza disperatamente necessaria per i bambini di Gaza e la speranza di una via di ripresa”, ha affermato la direttrice esecutiva dell’Unicef Catherine Russell. “Ma i bambini sono stati nuovamente gettati in un ciclo di violenza mortale e privazione”.
Russell ha aggiunto: “Tutte le parti devono rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto umanitario internazionale per proteggere i bambini”. In quasi 18 mesi di guerra, più di 15.000 bambini sarebbero stati uccisi, oltre 34.000 feriti e quasi un milione di bambini sono stati ripetutamente sfollati e privati ;;dei servizi di base, informa l’Unicef, chiedendo la fine delle ostilità e che Israele ponga fine al divieto di ingresso degli aiuti umanitari a Gaza, in vigore dal 2 marzo.
(da agenzie)

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L’UE PREPARA LA RAPPRESAGLIA AI DAZI DI TRUMP

Aprile 1st, 2025 Riccardo Fucile

VON DER LEYEN: “GLI USA SI FARANNO MALE”

Alla vigilia dell’entrata in vigore delle prime tariffe Usa la presidente della Commissione si dice pronta a rispondere con forza, e chiama i governi Ue a completare il mercato unico
Da Strasburgo – «Non è l’Europa ad aver avviato noi questo scontro, pensiamo sia sbagliato e siamo pronti a negoziare. Ma abbiamo un piano di rappresaglia e siamo pronti a utilizzarlo se sarà necessario»: è il messaggio all’Amministrazione Trump lanciato stamattina al Parlamento europeo da Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione ha saltato a piè pari il resoconto del Consiglio europeo del 20 marzo teoricamente in agenda, lasciando volentieri il compito ad Antonio Costa, e si è concentrata sull’imminente attualità: domani, 2 aprile, entrano in vigore i primi dazi voluti dagli Usa – tariffe del 25% su alluminio, acciaio auto e sue componenti. «Seguiranno quelli su semiconduttori, prodotti farmaceutici e legname. E domani ci aspettiamo un altro annuncio di tariffe reciproche su tutti i prodotti e molti Paesi», ha riferito con aria grave von der Leyen. Un errore macroscopico, quello di Donald Trump e dei suoi, ha sottolineato la leader tedesca, pur senza mai nominare il presidente Usa: «Le tariffe sono tasse che saranno pagate dalle persone, dagli stessi americani. Distruggeranno posti di lavoro, faranno crescere i costi per le aziende americane e l’inflazione», di più, «creeranno un mostro burocratico», ha contrattaccato von der Leyen pungendo sui temi più cari alla narrazione interna di Trump
L’ultima chance per negoziare e la rappresaglia pronta
Che farà quindi l’Ue quando da domani – salvo clamorosi ripensamenti in extremis – entreranno in vigore le prime, pesantissime tariffe Usa su prodotti europei? Dopo la mezza rivolta di diversi governi europei contro l’immediata controrisposta – con le tariffe già annunciate su una corposa lista di prodotti Usa – ora von der Leyen non scopre le carte. La strategia concordata coi leader dei 27 è quella di dare ancora una chance ai negoziati, provare a lavorare di cesello. Ma la rappresaglia, ha detto al contempo von der Leyen, è già pronta, al momento giusto, se i negoziati non daranno risultati, sarà messa in opera. A parlare per lei è stato comunque poco dopo il leader del Ppe Manfred Weber, che ha indicato la strada: «Se Trump si concentra sui beni europei, noi dovremmo concentrarci di più sui servizi americani. I giganti digitali pagano poco le nostre infrastrutture digitali». La rappresaglia commerciale potrebbe prendere di mira dunque in primis il Big Tech. Comunque vada, ha sottolineato la presidente della Commissione, l’Ue deve dar prova di aver appreso la lezione e agire di conseguenza. In due direzioni principali. Sul fronte interno, ha detto von der Leyen, è arrivato il momento di completare per davvero il mercato unico, gravato ancora da troppe barriere al commercio. «Più dannose quelle di qualsiasi dazio esterno», ha scosso l’Ue nelle scorse settimane Mario Draghi, citato in Aula da von der Leyen
Nuovi mercati per sostituire i commerci con gli Usa
Sul fronte esterno, poi, è tempo di scrollarsi di dosso ogni timidezza e puntare forte su accordi che favoriscano la crescita dei commerci con altri Paesi e aree del mondo: dal Sudamerica (Accordo col Mercosur concluso nei mesi scorsi) all’India (obiettivo entro l’anno), dall’Indonesia alla Thailandia, passando per l’Asia centrale cui Costa e von der Leyen apriranno in grande stile già questa settimana con un vertice ad hoc in programma a Samarcanda. Mai menzionato il vero elefante nella stanza: la Cina, dove non a caso il commissario al Commercio Maros Sefcovic è stato nei giorni scorsi, subito dopo la missione (fallita) a Washington per tentare di scongiurare i dazi Usa. È questo il vero asse nella manica dell’Ue per far correre un brivido di paura agli americani? Presto sarà chiara la risposta.
(da agenzie)

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