Destra di Popolo.net

I MORTI SUL LAVORO AUMENTANO PIU’ DELL’OCCUPAZIONE, DALL’INIZIO DELL’ANNO SONO OLTRE DUE AL GIORNO

Aprile 29th, 2025 Riccardo Fucile

DATI INAIL: AUMENTATI DEL 16%… SCHLEIN E CONTE CHIEDONO AL GOVERNO DI INTERVENIRE

Nella Giornata mondiale per la sicurezza sul lavoro, proclamata dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), emergono i dati sull’aumento della mortalità in Italia negli ultimi anni. Nel 2024 gli infortuni mortali sul lavoro sono stati 1.090, il 4,7% in più del 2023. Ma nei primi due mesi di quest’anno l’aumento è stato anche più marcato: 138 vittime, contro le 119 di gennaio-febbraio 2024. Un incremento del 16%, nonostante nello stesso periodo le denunce per infortunio complessive siano scese di circa il 3%, sotto quota 90mila.
Insomma, l’anno scorso la media è stata di tre morti sul lavoro al giorno. E guardando ai primi due mesi di quest’anno si superano abbondantemente le due vittime ogni giorno, con un aumento rispetto al 2024. A elaborare i dati
provvisori dell’Inail è l’Anmil, Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro.
Si potrebbe pensare che l’aumento degli infortuni sul lavoro, anche quelli mortali, sia una conseguenza della crescita dell’occupazione. Statisticamente, più persone lavorano e più è probabile che ci siano incidenti. Ma i numeri sono ben più alti. E infatti si è passati dagli 0,36 morti per ogni 100mila occupati, nel febbraio 2019, ai 0,40 morti a febbraio del 2025. Nei primi due mesi dell’anno sono aumentate anche le denunce per morti in itinere, cioè nel tragitto da casa a lavoro o viceversa: 37.
I leader dell’opposizione, da Elly Schlein a Giuseppe Conte, hanno accusato il governo Meloni di non fare abbastanza e chiesto interventi più decisi. Anche perché proprio oggi, a Carrara, è morto un operaio 59enne. “Una strage costante e inaccettabile di morti sul lavoro che è un’emergenza strutturale”, ha detto Schlein. “Siamo stufi della retorica di queste ore, come se ci trovassimo davanti a pure fatalità. Il governo ha messo in campo poco o nulla in termini di risorse effettive e di iniziative concrete per contrastare quelle che si configurano come vere e proprie stragi. La stessa patente a crediti si è rivelata poco più che simbolica”.
La segretaria del Pd ha rilanciato poi i referendum che si terranno l’8 e 9 giugno, in cui si voterà anche sui temi del lavoro e sul sistema di appalti e subappalti. “Lo dicono i dati dell’Inail: un lavoratore con un contratto instabile corre il rischio di infortunarsi o morire il doppio rispetto a chi ha un’occupazione stabile. È un modello che va radicalmente cambiato”.
“Numeri impietosi, che tradiscono la nostra Costituzione e lacerano l’esistenza di migliaia di famiglie”, ha commentato invece Giuseppe Conte. “Torniamo a chiedere con forza che su questo fronte si aumentino gli sforzi. Fin qui l’azione del governo Meloni è stata insufficiente, con provvedimenti che hanno addirittura allargato le maglie dei controlli. Il Movimento 5 Stelle ha presentato una serie di proposte – dall’istituzione della Procura nazionale del lavoro all’introduzione del reato di omicidio sul lavoro – su cui maggioranza e governo
continuano a fare orecchie da mercante”. Il leader del M5s ha poi lanciato un invito alle opposizioni e al centrodestra: “Unire le forze in questo frangente non è lesa maestà: significa prendere consapevolezza del fatto che il rispetto della dignità del lavoro e della vita umana prevalgono su tutto. Sempre e comunque”.
(da agenzie)

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PIU’ DEL SOFFIO DELLO SPIRITO SANTO, SARANNO DECISIVI TRIGLICERIDI E GRASSI SATURI PER LA SCELTA DEL PROSSIMO PAPA : TRA UNA CARBONARA E UN QUARTINO DI VINO, I CARDINALI FORCHETTONI SI RITROVANO A CENA PRIMA DELLA CLAUSURA PER IL CONCLAVE

Aprile 29th, 2025 Riccardo Fucile

LA BOTTIGLIA DI BIANCO ALLA TAVOLA DELLA PORPORA TEDESCA MULLER, I CARDINALI SEAN PATRICK O’MALLEY, EX ARCIVESCOVO DI BOSTON, E DONALD WILLIAM WUERL (CHE NEL 2018 SI DIMISE DA ARCIVESCOVO PER L’ACCUSA DI NON AVER PRESO SUL SERIO LE DENUNCE CONTRO ALCUNI PRETI PEDOFILI), CENANO CON RIGATONI ALLA NORCINA E ANTIPASTO CAPRESE. E PIETRO PAROLIN, TRA I PAPABILI PIÙ IN QUOTA, AMA IL PESCE AL FORNO E CAMBIA TRATTORIA QUASI OGNI GIORNO

Il cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller, esponente dell’ala più conservatrice del Conclave, cena al ristorante “Tre Pupazzi”. Vino bianco a tavola, chiacchiere e molta riservatezza.
Il suo tavolo è nell’ultima stanza del locale in stile medioevale che serve cucina portoghese e romana. «È un mio cliente affezionato, non le dico chi è. Perché lui ci sceglie proprio perché gli assicuriamo privacy e nessun ficcanaso», spiega il titolare con lo sguardo che indica l’uscita. Il cardinale, non favorito tra i papabili ma elettore, è in compagnia di un altro religioso. Sono le 20.30, la cena sta per iniziare qui a Borgo Pio, la strada lastricata di sampietrini che comincia dall’entrata di città del Vaticano e per 500 metri è un susseguirsi di osterie, gelaterie, pizzerie e buttadentro.
È nel Borgo che i porporati trascorrono il tempo a passeggiare dopo il rosario
ma soprattutto, all’ora di pranzo e a cena, arrivano nei loro ristoranti di riferimento. Non tutti, anzi nessuno stasera, indossano la tonaca rossa. Escono in borghese per essere riconosciuti il meno possibile ma alcuni volti, come quello del cardinale Müller sono tra i più fotografati degli ultimi giorni. Pietro Parolin, tra i papabili più in quota, cambia trattoria quasi ogni giorno. Tra i ristoratori girano le voci, poi confermate anche da più di un cardinale, che «il Conclave durerà al massimo due giorni».
Qualche passo dopo Porta Sant’Anna, dalla quale si scorge il Vaticano, c’è il “Passetto di Borgo”. È qui, si racconta, che nel 2005 si decise che il cardinale Joseph Ratzinger sarebbe stato il prossimo Papa dopo Giovanni Paolo II. Dalla porta a scacchiera escono i cardinali Sean Patrick O’Malley, ex arcivescovo di Boston, campione della lotta agli abusi, e Donald William Wuerl, cardinale cardinale statunitense che nel 2018 si dimise per l’accusa di non aver preso adeguatamente sul serio le denunce contro alcuni preti pedofili all’epoca in cui era arcivescovo di Pittsburgh.
Hanno appena cenato con rigatoni alla norcina e antipasto caprese. Alla domanda se è davvero in questo ristorante che si riuniscono i cardinali per discutere le strategie e le alleanze, se davvero tra una carbonara e una amatriciana si decide chi diventerà il prossimo Pontefice, ridono e vanno via.
Si ferma invece a parlare, in una stradina laterale, via Plauto, il cardinale Louis Raphaël I Sako, cardinale di Baghdad. Ha appena recitato il rosario dopo cena, passeggia. Come deve essere il prossimo Papa? «Padre, pastore, catechista». Su chi sarà dice «non è una domanda a cui rispondo». Ma se gli si fa il nome di Pietro Parolin, fa spallucce e si limita a dire: «Chissà. Stiamo discutendo ogni giorno. Anche Lopez, ad esempio, è molto bravo. Lo conosco bene, è con me».
(da Repubblica)

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IL SUPERUOMO FRAGILE

Aprile 29th, 2025 Riccardo Fucile

SENZA MACCHINE NON SIAMO PIU’ IN GRADO DI FARE NULLA

Da quando possiamo fare praticamente tutto, non siamo più in grado di fare quasi nulla. Tra le tante testimonianze che arrivano dalla Spagna prigioniera del blackout, ho trovato emblematica quella di un giovane barbiere addestrato a tagliare i capelli con il rasoio elettrico e costretto di colpo a reimparare l’uso delle forbici.
Abbiamo consegnato la nostra vita alle macchine, e appena le macchine scioperano per mancanza di cibo (l’elettricità) ci troviamo a riscoprire, o a rimpiangere, la manualità.
Con l’alza-serrande fuori uso, alcuni si sono resi conto per la prima volta che i loro modernissimi appartamenti non contemplavano l’esistenza di manovelle. E se, in condizioni normali, avrebbero potuto illuminare la casa «da remoto» con una app, nell’emergenza non avevano neanche un dispositivo meccanico capace di farlo «in presenza» e per ottenere un po’ di luce, come per tutto il resto, erano costretti a dipendere da Sua Maestà il Telefono (fino a collasso della batteria).
Mentre pensavo agli spagnoli aggrappati agli ultimi bagliori della torcia del cellulare, ho letto di uno studente cinese, soccorso in cima al Monte Fuji, che aveva deciso di ritornare su per recuperare il telefonino smarrito, costringendo i suoi salvatori a un incredibile bis. Sarebbe facile liquidarlo come un pazzo (quale sicuramente un po’ è). Ma ci chiediamo spesso se esiste ancora qualcosa per cui saremmo disposti a mettere a rischio la nostra vita e temo che quel cinese ci abbia fornito la risposta.
(da corriere.it)

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LA RISPOSTA DI CLAUDIO LOCATELLI AL PACIFINTO DI BATTISTA: “SALUTI DALL’UCRAINA CHE RESISTE”

Aprile 29th, 2025 Riccardo Fucile

LA DURA RISPOSTA DEL REPORTER DI GUERRA A CHI AUSPICA LA RESA DI ZELENSKY

«Putin riconquista Kursk: disfatta totale per Zelensky, nessuna merce di
scambio per negoziare», scrive Alessandro Di Battista, pubblicando un video su X in cui parla della “liberazione” dell’oblast russo e definisce come “totale fallimento” sia l’operazione militare di Kiev sia il “sistema mediatico” italiano e occidentale, colpevole, a suo dire, di aver elogiato l’offensiva ucraina per aver ottenuto qualcosa di utile per negoziare una “pace giusta“.
Un’espressione, quest’ultima, che per Di Battista resta ambigua, tanto da domandarsi cosa significhi realmente, sostenendo la narrazione secondo cui il proseguimento del conflitto condurrebbe a una “pace ingiusta” per gli ucraini ritrovandosi costretti a perdere territori e a indietreggiare di fronte ai russi: «Complimenti a Zelensky e al sistema mediatico occidentale».
Nel post pubblicato su X interviene il reporter di guerra Claudio Locatelli, rispondendo con i fatti e smontando la narrazione favorevole alla propaganda russa dell’ex 5 Stelle:
Sono in Donbass, il fronte a 20km, in 11 anni di guerra non sono riusciti neppure a conquistare quest’area.
Nel frattempo la Federazione Russa ha dovuto chiedere aiuto alla Corea del Nord, si è dovuta ritirare quasi del tutto dalla Siria (ero lì), ha perso nello stesso anno le aree conquistate nel 2022 – Kiev, Sumy, Kharkiv, Cherson.
Se l’Ucraina ancora esiste lo deve ad un insieme di elementi che includono certamente l’aiuto militare e di intelligence – oltre ad una volontà popolare ampia, chiunque cerca di raccogliere fondi per l’esercito, chi può aiuta con la produzione di droni ecc.
Locatelli, a questo punto, riprende il concetto di resistenza citando il 25 aprile:
Passato il 25 aprile, ricordando partigiani mal armati che tentarono senza possibilità di resistere ad esercito regolari, la memoria è già svanita? Non si può biasimare qualcuno che oggi cerca di difendersi nei modi e nelle forme che può.
Kursk ha mostrato che l’aggressore non è intoccabile e anche se non ha retto, per mesi è rimasto una spina nel fianco.
Se possono rubarti l’intera “bici” con la forza non rischieranno di prenderne meno discutendo con te ad un tavolo. In diplomazia la stessa resistenza è merce
di scambio, senza avere forza, senza avere nulla, non si può portare nessuno sul piano diplomatico, tantomeno la Russia.
Saluti dall’Ucraina che resiste
Kramatorsk, Donbass, 2025
(da Open)

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LE CAUSE DEL BLACKOUT IN SPAGNA E PORTOGALLO: LA VARIAZIONE DI TEMPERATURA, LE FONTI RINNOVABILI, L’INCENDIO

Aprile 29th, 2025 Riccardo Fucile

IN NOTTATA LA SITUAZIONE E’ TORNATA ALLA NORMALITA’, LE IPOTESI SULL’INTERRUZIONE

Quasi il 90% dell’elettricità è stato ripristinato nella Spagna continentale dopo il gigantesco blackout che ha colpito ieri la penisola iberica. Alle 04:00 ora locale (02:00 GMT), l’87,37% della fornitura di elettricità era ripresa, ha detto l’operatore di rete REE. Ma mentre la situazione torna alla normalità anche in Portogallo, è ancora mistero sulle cause dell’interruzione di corrente. Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez non ha saputo fornire una spiegazione: «Nessuna ipotesi è esclusa. Mai c’era stato un tale collasso della rete». Il suo omologo portoghese Luis Montenegro ha parlato di una «situazione senza precedenti» la cui origine è da ricercare «probabilmente in Spagna».
L’indagine sulle cause
L’ipotesi di una estrema variazione di temperatura che avrebbe causato oscillazioni nella rete è decaduta. Mentre gli esperti considerano debole la spiegazione dello sbalzo termico. Un blackot si verifica a causa di variazioni anomale di frequenza della rete. Di solito causate da incidenti. Oppure dal bilanciamento della rete. Ovvero il processo attraverso il quale si mantiene in equilibrio la quantità di energia prodotta e quella consumata. Produzione
consumo devono essere uguali in ogni istante per mantenere stabile la frequenza della rete (50 Hz in Europa). Il Corriere della Sera spiega che la causa del blackout in Spagna «potrebbe essere un eccesso di produzione energetica a fronte di una domanda non sufficiente ad assorbirla. In particolare, pochi minuti prima che si verificasse il blackout, si è avuto un picco di produzione di energia solare».
Le fonti rinnovabili
Si tratta di un’ipotesi che altri esperti scartano. Il ragionamento è che le fonti rinnovabili come il fotovoltaico e l’eolico sono complesse da integrare nel mix energetico. In quanto fonti intermittenti e non programmabili, visto che non si può prevedere con esattezza l’intensità di sole e vento. Può accadere che la produzione ecceda la domanda. In questi casi l’operatore chiede agli impianti di staccarsi. Di certo i problemi di frequenza possono propagare di paese in paese a causa dell’interconnessione. Nella penisola iberica l’interconnessione era con la Francia, che infatti ha sofferto degli stessi fenomeni anche se in misura minore
Il precedente italiano
Un blackout è già accaduto in Italia il 28 settembre 2003. Fu causato dalla caduta di un albero su una linea elettrica nel Canton Ticino. In un secondo momento si scoprì che il Gestore della rete svizzero ritardò gli interventi di ripristino. Elena Dusi su Repubblica dice che l’ipotesi dell’attacco informatico non ha riscontri: «Per ora l’indagine punta su un problema tecnico o di cablaggio». Ettore Bompard, direttore dell’Energy Security and Transition Lab del Politecnico di Torino, spiega che «perdere la produzione di una centrale può creare un’instabilità grande in un Paese piccolo. Causa invece problemi minori se il sistema è vasto. È più facile che un altro Paese aiuti aumentando la produzione».
La centrale nucleare francese
Luigi Verolino, ordinario di elettrotecnica alla Federico II di Napoli, dice che «può darsi che una centrale nucleare francese abbia smesso di erogare elettricità
in Spagna». Anche l’Italia la importa: «L’elettricità francese viene usata ad esempio per riportare l’acqua delle centrali idroelettriche da valle a monte, in modo che sia disponibile di giorno, quando la domanda di energia è maggiore». Poi ci sono i sensori distribuiti lungo le linee che regolano il traffico della corrente: «Il malfunzionamento potrebbe essere nato da uno di questi sensori che ha interpretato male un certo dato», dice Alberto Berizzi, che insegna Sistemi elettrici per l’energia al Politecnico di Milano.
Davide Tabarelli e le rinnovabili
Davide Tabarelli, presidente Nomisma Energia, spiega invece a La Stampa dice che un incendio «ha coinvolto le linee di importazione dell’elettricità dalla Francia. L’origine di questo incidente deve ancora essere chiarita». Ma questo evento da solo non spiega: «La Spagna è da tempo sotto i riflettori proprio per la rivoluzione energetica in corso: sta puntando molto sulle energie rinnovabili, che sono per loro natura più instabili e difficili da gestire con le attuali infrastrutture». La spiegazione della variazione di temperatura non lo convince: «Le temperature sul territorio spagnolo non hanno subito variazioni così particolari rispetto agli ultimi anni. Invece, stiamo parlando di un blackout a cui non assistevamo da decenni».
Le interconnessioni tra paesi
E «l’instabilità che deriva dalle rinnovabili è un fenomeno che tutta l’Europa studia ogni giorno. Demonizzarla, però, sarebbe sbagliato oltre che inutile. Neutralizzare qualsiasi tipo di incidente è impossibile». Sugli hacker invece: «Di fronte a eventi così estesi non si esclude nessuna possibilità, ma tendo ad escluderlo. Per il semplice fatto che, se ci fosse la mano di un gruppo di hacker dietro a tutto questo, nel giro di qualche ora sarebbero emerse le prime evidenze. Che, invece, non ci sono».
L’allarme di Repsol
Intanto emerge che cinque giorni fa, quattro prima del mega blackout che ha paralizzato la Spagna e coinvolto anche il Portogallo, la Repsol aveva lanciato un allarme. «Uno spegnimento imprevisto dovuto a problemi tecnici con
l’alimentazione elettrica», ovvero una grave interruzione di corrente che ha causato la chiusura della raffineria di Cartagena, aveva scritto l’azienda in una lettera inviata ai suoi principali clienti, Spiegando che, di conseguenza, le consegne di prodotti alla raffineria di Cartagena sarebbero state sospese fino alla completa risoluzione dell’incidente. Lo scrive El Mundo citando proprie fonti ben informate, secondo le quali lo spegnimento improvviso è stato causato da un grave guasto elettrico non correlato all’impianto. L’entità del guasto, come spiega la lettera del 24 aprile di cui El Mundo ha visionato una copia, ha costretto Repsol ad attivare una clausola di forza maggiore”.
I meccanismi di protezione
I meccanismi di protezione delle raffinerie si attivano quando rilevano malfunzionamenti nel sistema elettrico, come quello che ha causato il più grande blackout nella storia della Spagna, per evitare il collasso delle loro attività. Dopodiché non è possibile riprendere le operazioni fino a quando la rete elettrica non è completamente stabilizzata. Ed è quanto è accaduto in occasione dell’incidente descritto nella lettera di Repsol, avvenuto martedì 22 aprile. Lo stesso giorno su X il ministro dei Trasporti Oscar Puente ha parlato di una ‘tensione eccessiva nella rete’ elettrica in merito ai disagi sulla linea ferroviaria ad alta velocità da Chamartín a Pajares, che separa Castiglia e León dalle Asturie.
(da Open)

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LA RIVOLTA DEGLI OFFESI

Aprile 29th, 2025 Riccardo Fucile

VOTO IN CANADA: CONTANO ANCORA I SENTIMENTI, LA DIGNITA’ E L’ORGOGLIO

«Proviamo un profondo senso di tradimento. Siamo offesi». Così Greg Fergus, presidente del Parlamento di Ottawa, parla dello sconquasso politico e psicologico che la volontà di annessione di Trump (incredibile ma vera, e più volte ribadita) ha provocato tra i canadesi. Offesi: un sentimento, non una valutazione economica, non un calcolo di convenienza.
I sentimenti sono un fattore molto sottovalutato, quando si parla di politica. A partire dalla paura, che è il più ricco giacimento di voti al mondo. Alla quale si affiancano, per fortuna, anche moti dell’animo più evoluti, meno primordiali. Tra questi ci sono la dignità, l’orgoglio, il bisogno di sentirsi rispettati (e di provare rispetto). I prepotenti, come Trump, sono così accecati dalla vanità che non mettono mai nel conto la reazione che il loro brutale arbitrio può suscitare.Nel caso del Canada, l’effetto Trump è stato clamoroso: ha ribaltato in poche settimane l’enorme vantaggio che il candidato populista (trumpiano quanto basta per diventare invotabile anche per molti elettori di destra) aveva su quello progressista.
Nel voto il peso dell’offesa ha influito enormemente. Più delle divisioni interne sull’economia e sull’immigrazione. Non tutto è convenienza e comodità, in politica. Vale molto anche sentirsi liberi e sentirsi rispettati. Questo dà qualche
speranza in più per un futuro meno nero.
(da repubblica.it)

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L’EX ASSESSORE LEGHISTA CHE HA UCCISO UN POVERACCIO DOVRA’ RISPONDERE DI OMICIDIO VOLONTARIO

Aprile 29th, 2025 Riccardo Fucile

PER LA PROCURA NON SI TRATTA DI ECCESSO COLPOSO DI LEGITTIMA DIFESA…GIRAVA CON LA PISTOLA CON IL COLPO IN CANNA E HA SEGUITO LA VITTIMA

La procura di Pavia ha chiesto il processo per l’ex assessore leghista di Voghera Massimo Adriatici con l’accusa di omicidio volontario. L’avvocato cinquantenne è accusato di aver sparato e ucciso il 39enne Younes El Boussettaoui la sera del 20 luglio 2021. La richiesta dei pubblici ministeri Stefano Civardi e Fabio Napoleone sarà valutata durante l’udienza preliminare, che è stata fissata per l’11 settembre, davanti al giudice Luigi Riganti.
Durante quella giornata, il gup dovrà valutare che procedere con il giudizio oppure prosciogliere l’imputato. L’ex assessore, che è difeso dagli avvocati Luca Gastini e Carlo Alleva, potrebbe chiedere di essere giudicato con il rito abbreviato. In questo caso, potrebbe ottenere uno sconto di pena di un terzo in caso di condanna. Nell’udienza del 11 settembre, i familiari della vittima si costituiranno parte civile.
I fatti contestati sono accaduti il 20 luglio 2021 in piazza Meardi a Voghera quando Adriatici sparò e uccise il 39enne. A seguito delle indagini, era stato accusato dal sostituto procuratore Roberto Valli di eccesso colposo di legittima difesa. Il magistrato aveva chiesto una condanna a 3 anni e sei mesi. A novembre dello scorso anno, la giudice Valentina Nevoso aveva chiesto di modificare l’imputazione in omicidio volontario.
A seguito di questa decisione, il sostituto procuratore Valli ha deciso di lasciare il caso al procuratore capo Fabio Napoleone e al procuratore aggiunto Stefano Civardi. Per i pubblici ministeri, quel proiettile è stato esploso “in violazione dei doveri del suo ufficio di assessore”svolgendo “indebitamente un servizio di ronda armata” e di “pedinamento” della vittima.
Dalle investigazioni è inoltre emerso che la pistola aveva un colpo in canna ed era caricata con proiettili a punta cava “utilizzabili in poligono e non per difesa personale”.
(da agenzie)

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“LA TERZA SEDIA IN VATICANO ERA PER L’INTERPRETE, NON PER ME. ZELENSKY PREFERIVA PARLARE IN INGLESE CON TRUMP” : MACRON, INTERVISTATO DA “PARIS MATCH”, SPIEGA IL “MISTERO” DELLA TERZA POLTRONCINA, APPARSA E SPARITA, POCO PRIMA DELL’INCONTRO TRA ZELENSKY E TRUMP A SAN PIETRO: “A ROMA HO RIPETUTO A TRUMP: ‘BISOGNA ESSERE MOLTO PIÙ DURI CON I RUSSI’. POI È ARRIVATO ZELENSKY E CON KEIR STARMER ABBIAMO AVUTO UNA DISCUSSIONE TUTTI INSIEME

Aprile 29th, 2025 Riccardo Fucile

I TROMBETTIERI DEL GOVERNO MELONI HANNO AFFIDATO ALLA STAMPA UNA RICOSTRUZIONE FALSA IN CUI MACRON APPARIVA COME L’ALLOCCO RIMBALZATO DA TRUMP, MA L’ALLOCCA ERA UN’ALTRA

Il presidente francese Emmanuel Macron ha svelato il mistero della terza sedia a S.Pietro, che era stata predisposta per il colloquio poi diventato a due tra il presidente americano Trump e il leader ucraino Zelensky, in occasione dei
funerali di Papa Francesco, lo scorso 26 aprile: la sedia in più era stata preparata per l’interprete.
L’Eliseo, facendo trapelare una certa irritazione, sostanzialmente ha smentito le notizie secondo cui il presidente degli Stati Uniti Donald Trump avrebbe impedito a Emmanuel Macron di partecipare alla conversazione con Zelensky, che aveva come focus le trattative per raggiungere la pace in Ucraina, dopo l’invasione russa iniziata tre anni fa.
“Non è assolutamente vero. L’incontro bilaterale tra i presidenti Trump e Zelensky è stato annunciato il giorno prima, ed è positivo che si sia svolto in questo formato. Non si è mai ipotizzato che potesse essere diverso”, si legge in un comunicato diffuso su X. Macron aveva coordinato in anticipo i suoi incontri con Trump e Zelensky, così come con il primo ministro britannico Keir Starmer: “Circola molta disinformazione in questo momento. È vergognoso perché sono in gioco vite umane e la nostra sicurezza collettiva”, si legge ancora nel comunicato.
E sempre Macron, in un’intervista a Paris Match, ha spiegato che “Hanno tolto la sedia dell’interprete perché Volodymyr Zelensky preferiva parlare in inglese”.
La foto scattata al Vaticano sabato 26 aprile, che ritrae Trump e Zelensky intenti a parlate all’interno della Basilica di S.Pietro, è un’immagine storica, e segna probabilmente un punto di svolta nei negoziati per la pace in Ucraina. Si tratta infatti del primo colloquio avvenuto tra il presidente Usa e il leader di Kiev dopo il disastroso incontro alla Casa Bianca, quando il tycoon aveva attaccato duramente Zelensky a favore di telecamere. Il presidente degli Stati Uniti ha infatti definito lo scambio molto “produttivo”, esprimendo la volontà di arrivare quanto prima a un cessate il fuoco incondizionato, inasprendo, se necessario, le sanzioni contro Mosca.
“A Roma, non era previsto che incontrassi il presidente Trump. Abbiamo parlato qualche minuto nella basilica. Gli ho ripetuto: ‘Bisogna essere molto più duri con i russi’. Poi è arrivato Zelensky e con Keir Starmer abbiamo avuto una
discussione tutti insieme. Abbiamo chiesto ai presidenti Trump e Zelensky di avviare una discussione con fiducia e di discutere dell’organizzazione delle prossime settimane. Ed è quello che hanno fatto”.
Macron non ha però riferito il contenuto del faccia a faccia tra Trump e Zelensky, ma ha detto di essere ottimista su un cambiamento di rotta nei negoziati: “Credo che siamo riusciti grazie a quell’incontro in Vaticano a rimettere pressione sulla Russia. E credo di aver convinto gli americani della possibilità di un’escalation di minacce, e potenzialmente di sanzioni, per spingere i russi ad accettare un cessate il fuoco”, ha detto Macron, aggiungendo che “Nei prossimi 8-10 giorni” verrà potenziata “la pressione sulla Russia”
E c’è un altro piccolo giallo che riguarda la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, assente durante il colloquio a quattro avvenuto sempre dentro S.Pietro prima del faccia a faccia tra Trump e Zelensky, una conversazione a cui hanno preso parte oltre all’inquilino della Casa Bianca e al presidente ucraino anche Macron e Starmer. La premier Meloni in quel momento era altrove, all’esterno della Basilica. In un video girato da Fanpage.it la si vede poco dopo parlare con il presidente del Senato Ignazio La Russa, con la mano davanti alla bocca. Mentre Meloni parla, a un certo punto La Russa scuote la testa visibilmente contrariato. Non è possibile capire cosa si siano detti, ma è possibile che la premier abbia riferito in quel momento al presidente del Senato quanto stava accadendo all’interno della Basilica. Secondo alcuni retroscena, Meloni si sarebbe anche irritata con lo staff di Chigi, che non avrebbe informato la premier dell’incontro a quattro, dal qual sarebbe stata esclusa.
Meloni oggi nell’intervista al Corriere della Sera è tornata sul punto, riferendosi all’incontro fra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky in Vaticano, ha spiegato: “Non sarei mai stata lì. Non c’entravamo noi altri leader, non so se qualcuno ha pensato di doverci essere, ma io no”.
“Credo – ha aggiunto – sia stato un momento bellissimo, e a quanto mi e’ stato detto dai protagonisti potrebbe anche aver rappresentato un punto di svolta.
Forse l’ultimo regalo di Papa Francesco a noi tutti. Penso che meritasse un funerale imponente e senza alcun intoppo, come è stato, e penso che in quel faccia a faccia ci fosse, non so come dirlo…il suo spirito”.
(da agenzie)

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MARK CARNEY, L’ANTI TRUMP CANADESE CON LA PASSIONE DELL’HOCKEY: “SONO PIU’ UTILE NEI MOMENTI DI CRISI”

Aprile 29th, 2025 Riccardo Fucile

GRANDE COMPETENZA NEI SETTORI BANCARI (E’ STATO GOVERNATORE DELLA BANCA DEL CANADA), QUATTRO FIGLI

Ha guidato due banche centrali ma non era mai stato eletto. Il primo ministro canadese Mark Carney, che ha vinto le elezioni generali in Canada è abituato a navigare nella tempesta.
Con la vittoria del suo partito alle elezioni legislative, dovrà rapidamente mettersi alla prova contro Donald Trump. Una sfida che dice di poter vincere: «Sono più utile nei momenti di crisi. Non sono molto bravo in tempo di pace», ha detto di recente, in tono divertito, a un piccolo pubblico in un bar dell’Ontario.
In poche settimane, questo sessantenne novizio della politica è riuscito a convincere i canadesi che la sua competenza in materia economica e finanziaria lo rende l’uomo giusto per guidare il paese immerso in una crisi senza precedenti. In effetti, la recessione minaccia questa nazione del G7, la nona economia più grande del mondo, dopo l’imposizione dei dazi doganali da parte di Trump, che continua a ripetere che il destino del Canada è quello di diventare uno stato americano.
La famiglia, la storia, le banche
Nato a Fort Smith, nell’estremo nord, ma cresciuto a Edmonton, in questo West canadese piuttosto rurale e conservatore, Mark Carney è padre di quattro figlie e appassionato di hockey. Ha studiato ad Harvard e Oxford, prima di fare fortuna come banchiere d’investimento presso Goldman Sachs, a New York, Londra, Tokyo e Toronto. Nel 2008, nel bel mezzo della crisi finanziaria globale, è stato nominato governatore della Banca del Canada dal primo ministro conservatore Stephen Harper. Cinque anni dopo, è stato scelto dal primo ministro britannico David Cameron per dirigere la Banca d’Inghilterra, diventando il primo straniero a dirigere l’istituto. Poco dopo, si troverà di fronte alle turbolenze causate dal voto sulla Brexit. Un compito svolto con “convinzione, rigore e intelligenza”, secondo l’allora Cancelliere dello Scacchiere britannico, Sajid Javid.
Il debutto in politica
Da anni circolavano voci sul suo ingresso in politica. Ma è stato solo all’inizio di gennaio, dopo le dimissioni di Justin Trudeau, di cui era stato consigliere economico, che ha deciso di buttarsi nell’arena. Dopo aver conquistato il Partito Liberale all’inizio di marzo, è diventato primo ministro e ha indetto le elezioni in seguito, dicendo che aveva bisogno di un “mandato forte” per affrontare le minacce di Trump, che ha cercato di “spezzare” il Canada.
La passione per l’hockey
Una vera e propria scommessa per questo ex portiere di hockey che non aveva mai fatto campagna elettorale e che ha preso le redini di un partito al suo punto più basso nei sondaggi, appesantito dall’impopolarità di Justin Trudeau alla fine del suo mandato. E molti analisti hanno messo in dubbio la sua capacità di ribaltare la situazione su molti canadesi, mentre molti canadesi hanno incolpato i liberali per l’alta inflazione e la crisi immobiliare nel paese.
La mancanza di carisma, l’ombra di Trudeau, la vittoria
Poco carismatico, in contrasto con l’immagine sgargiante di Justin Trudeau nei suoi primi giorni, sembra che siano proprio la sua serietà e il suo curriculum ad aver finalmente convinto la maggioranza dei canadesi. «E’ un po’ un tecnocrate noioso, che soppesa ogni parola che dice», dice Daniel Be’land della McGill University di Montreal. Ma anche «uno specialista in politiche pubbliche che padroneggia molto bene i suoi dossier». «Questo profilo è rassicurante e soddisfa le aspettative dei canadesi per gestire questa crisi», aggiunge Genevie’ve Tellier.
(da agenzie)

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