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HO TRASCORSO UN MESE IN UNA CHAT DI ESTREMISTI SOVRANISTI: VI RACCONTO COSA HO VISTO

Luglio 19th, 2025 Riccardo Fucile

L’INCHIESTA DI FANPAGE SUI “PATRIOTI EUROPEI SOVRANISTI”, UN GRUPPO NEONAZISTA, XENOFOBO E OMOFOBO… PROGETTI VIOLENTI COME ACQUISTO DI ARMI E TEORIE DI STERMINIO, MOLTI SONO MINORENNI

Navigando su TikTok mi sono imbattuta in un video che cercava adepti per il progetto di una “nuova Europa unita” o, come avrei scoperto in seguito, un gruppo contro tutto ciò che non rientra nel cosiddetto “white power”.
Nella descrizione c’era un link che portava a un gruppo Whatsapp. L’ho cliccato, curiosa di sapere cosa ci fosse dietro. È così che mi sono ritrovata in un gruppo chiamato: “PES ENTRY”. Lì, ad accogliermi, c’erano 4 “amministratori”. Mi hanno chiesto il nome, l’età e la città di provenienza. Non solo, serviva una foto per dimostrare di essere una persona reale. Così ho fatto: per sicurezza ho dato dei dati falsi e ho superato la selezione. Poi, l’ammonimento: “Sei di destra? Perché nel
gruppo ci sono contenuti estremisti, puoi entrare solo se condividi”. Ho mentito, non avevo scelta: “Sì, nessun problema”. Loro si sono fidati e mi hanno ammessa nel vero gruppo, “quello segreto”.
È così che sono entrata nel gruppo dei PES, i Patrioti Europei Sovranisti. All’interno ci sono decine e decine di giovani, la maggior parte non ha neanche 18 anni. In chat si parlano tre lingue: italiano, inglese e tedesco. È fondamentale per capirsi, perché i membri del gruppo provengono da diversi stati Europei. Poi, una volta dentro, sono bastati pochi messaggi a farmi capire che il gruppo fosse in realtà di esplicita ispirazione fascista e con aperti richiami al nazismo, con idee di tenore marcatamente xenofobo, omofobo e antisemita. “La mia prima fidanzata adorava il duce come me, la chiamavo la mia piccola duce”, scrive uno. Ma anche: “I ne*** dovrebbero esplodere”, “e gli ebrei, bast***i” o “le mer** comuniste”.
Disseminati tra centinaia di messaggi d’odio e video che inneggiano alla violenza, ci sono anche i semi di un progetto che, seppur molto difficile da realizzare, esiste e viene discusso all’interno del gruppo: la creazione di un’Europa unita da realizzare attraverso la costituzione di un nuovo partito europeo di estrema destra che sia basato proprio su questi violenti discorsi d’odio. È questo il gruppo dove mi sono infiltrata per un mese. Ecco cosa abbiamo scoperto.
Come si entra nel gruppo dei PES: la selezione e la chat segreta

I PES, i Patrioti Europei Sovranisti, sono un gruppo di persone strutturato su una rete di gruppi Telegram, profili Instagram e TikTok visibili a tutti. Sui social si presenta come un gruppo moderato e non politicamente schierato se non nella direzione di valori quali la “giustizia” o la “libertà”. In breve tempo, però, si è rivelato essere molto diverso dalla promessa iniziale veicolata sui social. Il problema è che per rendersene conto, bisogna entrarci. Il link che appare in descrizione al video su TikTok, che esiste tuttora, porta infatti soltanto all’anticamera del loro “regno” digitale.

Una volta cliccato, sei dentro questo primo gruppo Whatsapp chiamato “PES ENTRY”. Qui ho dovuto rispondere ad alcune domande dei 4 amministratori del gruppo. Mi hanno chiesto il nome, l’età e la città di provenienza. Ma non è finita qui. Mi hanno chiesto anche una foto, “anche che si cancella va bene”: serve a dimostrare di essere persone reali. Se mandi una foto con l’AI vieni scoperto, inserito in una blacklist e quindi bloccato. Così ho fatto: ho dato dei dati falsi e ho superato la selezione.

È in quel momento che mi hanno chiesto se anche io fossi di estrema destra, ho mentito, non c’era alternativa possibile se volevo capire e leggere cosa accadeva davvero all’interno dell’altro gruppo. E, una volta dentro, quello che ho letto mi è apparso molto più pesante di quanto mi sarei aspettata.
Chi sono i seguaci di PES: violenti estremisti di destra
Sono le 12:49 quando il telefono si illumina in redazione. Ho una nuova notifica Whatsapp: “Welcome”, leggo. “Ce l’ho fatta”, penso. “Mi hanno accettata”. L’icona del gruppo è una cartina dell’Europa contornata da 12 stelle gialle. Lo sfondo è nero. Nella didascalia c’è scritto: “In questo gruppo ci sono delle regole: età minima 14 anni, essere di estrema destra. Si parlano tre lingue: inglese, italiano e tedesco. Se infrangi le regole la prima volta sarai sanzionato, la seconda volta verrai espulso senza avvertimenti”. Poi: “Ti auguro buona permanenza, faremo qualsiasi cosa per l’Europa”. Così entro e comincio a scorrere le chat.
Mi chiedono di presentarmi, si fidano. Allora cominciano a farlo anche loro: nel gruppo non ci sono esponenti politici, industriali o soldati, ma ragazzini. Sono tutti giovani, giovanissimi, la maggior parte di loro non ha neanche 18 anni. Sono quasi tutti di nazionalità italiana e tedesca, ma ci sono anche belgi, francesi e inglesi.
Sono per lo più ragazzi, ma c’è anche qualche ragazza. “White power”, mi scrivono quasi subito per farmi capire chi non troverò all’interno del gruppo. Perché tutti coloro che non
appartengono al potere bianco – scrivono in chat – “vanno linciati”, “massacrati” o, peggio ancora, “eliminati”.
Comunque, mi danno il benvenuto con due cuoricini rosa per dimostrarmi che “non sono cattivi”. O, almeno, non con me che rientro nei loro standard.
Cosa c’è sulle chat del gruppo PES: “Uccidiamoli tutti”
Dopo pochi minuti mi accorgo subito che c’è grande partecipazione. Non è chiaro da quanto esista la chat, ma è evidente che i membri del gruppo si conoscono: fanno riferimento a eventi e messaggi passati, dettagli personali. Così deduco che il gruppo esista da tempo, sicuramente da diversi mesi.
Si percepisce adrenalina nella velocità con cui rispondono. I messaggi sono tantissimi, in cinque minuti sono già più di 300. Da allora e per tutti i giorni del mese successivo nel quale sono stata infiltrata nel gruppo, ogni discorso ha dato prova del loro estremismo. Perché “il razzismo è una cosa buona”, “i mussulmani sono sbagliati”. E, ancora: “gli ebrei sono stati scelti da satana per portare il male nel mondo”. E per questo, scrivono, “vanno eliminati”.
L’odio di PES è concreto: dai consigli amorosi all’acquisto di armi
All’interno del gruppo, i PES cercano di dare concretezza ai messaggi d’odio che ogni giorno urlano nelle chat. Così – tra i consigli per vincere a un videogioco e i diversi suggerimenti amorosi – lo fanno provando a capire come poter acquistare
innanzitutto armi: “Verso settembre mi prendo un AKM” (un fucile d’assalto), scrive uno. “Buono, però ti consiglio un AK12 (un fucile d’assalto adottato dalle forze armate russe come fucile d’ordinanza principale) perché il sistema di puntamento dell’AKM è molto più complesso di quello che si pensa”, risponde un altro. Ancora: “Se devi prenderti l’attrezzatura russa vai su Aliexpress, è zeppo”.
Al di là dell’attrezzatura – come elmetti, fondine, stivali o cinture – che i membri del gruppo suggeriscono di acquistare su Aliexpress, nella chat non specificano mai dove intendano reperire le armi di cui parlano. Anche chi le ha già, ed è pronto a mostrarle in fotografia, non specifica mai l’origine. E nonostante il dubbio che si tratti di armi giocattolo, rimane il fatto che decine e decine di minorenni si spronino a vicenda ad acquistare armi con l’intento di utilizzarle.
Poi l’odio: “Comunque Zelensky dovrebbe esplodere”, “Anche i ne***”, “e gli ebrei, bast***i di mer**” e avanti così, l’elenco è senza fine. E per tutti c’è un progetto, un “sogno”, scrivono loro, di morte violenta.
Il sogno dei PES: creare un nuovo partito europeo di estrema destra
Il gruppo dei PES non si limita alla sola chat di Whatsapp. Esiste una vera e propria rete di gruppi Telegram, profili social su Instagram e TikTok visibili a tutti, il cui obiettivo è quello di cercare nuovi adepti per il progetto di una “nuova Europa unita”. E infatti loro stessi scrivono: “Facciamo esplodere questo video,
deve raggiungere quante più persone possibili”. Anche se sono costretti a moderarsi nei contenuti perché quelli di più esplicita ispirazione fascista e nazista “vengono bannati”.
Nella chat, poi, parlano spesso di voler creare un nuovo partito europeo di estrema destra, un movimento politico transnazionale di giovanissimi, i “comandanti del futuro”, che possa dare le basi a una nuova Europa unita finalizzato alla propaganda d’odio e all’istigazione a delinquere per motivi di odio razziale.
E nonostante il dubbio che il sogno del partito tanto acclamato dai PES possa effettivamente realizzarsi, resta il fatto che all’interno del gruppo ci siano ragazzini e ragazzine, pronti a tutto pur di appartenere a qualcosa, anche alle armi, all’odio e alla violenza.
Ed è proprio su questo che PES sta costruendo la sua forza e le basi necessarie per la costruzione di una “nuova Europa” basata sul sogno di un violento “suprematismo bianco”: facendo leva su minorenni soli, fragili e influenzabili, dando loro uno scopo, un gruppo da poter chiamare casa e, così, attraverso violenti discorsi d’odio, farli sentire potenti, distruggendo gli altri.
(da Fanpage)

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CARLO NORDIO SI SENTE IL “RE SOLE”: CHI LO CRITICA, VA GHIGLIOTTINATO: IL MINISTRO SCAPOCCIA PER L’INTERVISTA A “REPUBBLICA” DI RAFFAELE PICCIRILLO, SOSTITUTO PROCURATORE GENERALE DI CASSAZIONE, CHE HA “OSATO” CRITICARE LA GESTIONE DEL CASO ALMASRI

Luglio 19th, 2025 Riccardo Fucile

NORDIO MINACCIA SANZIONI: “POTREBBE ESSERE OGGETTO DI VALUTAZIONE” … IL CSM INTERVIENE A DIFESA DI PICCIRILLO: “IL MINISTRO NORDIO HA DILEGGIATO E TENTATO DI INTIMIDIRE UN MAGISTRATO PER ARGOMENTATE CONSIDERAZIONI TECNICHE. TUTTI I CITTADINI, COMPRESI I MAGISTRATI, POSSONO DIRE, QUELLO CHE VOGLIONO. E PERFINO CENSURARE QUELLO CHE FA UN MINISTRO”

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha attaccato frontalmente ieri Raffaele Piccirillo, sostituto procuratore generale di Cassazione, ex capo di gabinetto e dirigente del ministero, per un’intervista rilasciata nei giorni scorsi a Repubblica. Piccirillo — riprendendo un suo articolo pubblicato sull’ultimo numero di Cassazione penale, una delle riviste scientifiche più rilevanti in tema di diritto — spiegava il perché, secondo lui, si fosse sbagliato tutto sul caso Almasri: dall’interpretazione data dai magistrati della Corte di appello di Roma che non avevano proceduto al fermo. Sino all’immobilismo del ministero che non aveva, pur potendo, sanato la vicenda.
L’intervento di Piccirillo (il suo articolo era stato tra l’altro acquisito dalla Cpi nel procedimento) era quello di un tecnico. Ma ha mandato Nordio su tutte le furie: «Che un magistrato si permetta di censurare su un giornale le cose che ho fatto, in qualsiasi paese al mondo avrebbero chiamato gli infermieri. Potrebbe essere oggetto di valutazione». «I magistrati» ha poi proseguito «sono convinti di godere di una impunità tale da
poter dire quello che vogliono. Questo rimane fino a che non faremo una riforma».
Immediata è arrivata la risposta. La gran parte dei consiglieri togati del Csm ha depositato la richiesta per l’apertura urgente di una pratica a tutela di Piccirillo. «Il ministro Nordio ha dileggiato e tentato di intimidire un magistrato per argomentate considerazioni tecniche» scrivono. «A differenza di quanto il ministro mostra di ritenere, tutti i cittadini, compresi i magistrati, possono dire, nei limiti fissati dalla disciplina penalistica della diffamazione, quello che vogliono. E perfino permettersi di censurare quello che fa un ministro», si legge nel documento. «Piuttosto — dice Ernesto Carbone, membro laico del Consiglio — Nordio ci dica come ha gestito il rimpatrio di Almasri».
Nordio ha anche messo in discussione l’imparzialità della sezione disciplinare del Consiglio, troppo succube a suo dire dell’influenza delle correnti. Ha costretto così a intervenire il vice presidente del Csm, Pinelli, espressione della maggioranza di governo: «L’attività compiuta — ha detto — mai è stata influenzata sulle decisioni prese da un’eventuale appartenenza a gruppi associativi o a presunte camere di compensazione, a cui allude il ministro Nordio»
(da agenzie)

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“I PALCOSCENICI EUROPEI NON DOVREBBERO DARE SPAZIO A COLORO CHE SOSTENGONO LA GUERRA CONTRO L’UCRAINA” : ANCHE LA COMMISSIONE EUROPEA SI SCHIERA CONTRO L’ORGANIZZAZIONE DEL CONCERTO A CASERTA DEL DIRETTORE D’ORCHESTRA VICINO A PUTIN, VALERIJ GERGIEV

Luglio 19th, 2025 Riccardo Fucile

GERGIEV È UNA PEDINA DELLA PROPAGANDA DI UN DITTATORE CHE STA MASSACRANDO I CIVILI UCRAINI, DOPO AVER CONDOTTO UNA GUERRA DI STERMINIO IN CECENIA. FAR DIRIGERE GERGIEV A CASERTA NON AVVICINERÀ DI UN MILLIMETRO LA PACE, COME VA DICENDO VINCENZO DE LUCA

Anche la Commissione europea ha preso posizione contro il concerto del direttore d’orchestra russo Valerij Gergiev, fedelissimo di Vladimir Putin, in programma il 27 luglio a Caserta. «I palcoscenici europei non dovrebbero dare spazio a coloro che sostengono questa guerra di aggressione contro l’Ucraina», ha detto una portavoce dell’esecutivo Ue ad Adnkronos.
L’appello di Bruxelles è arrivato dopo che l’organizzazione Memorial Italia, filiale dell’organizzazione moscovita per i diritti umani ha inoltrato due lettere aperte contro il proliferare della propaganda russa in Europa e in Italia.
La prima lettera di Memorial Italia, indirizzata alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e al governatore della Campania Vincenzo De Luca, chiede non soltanto di cancellare il concerto del 27 luglio, ma anche di aprire un’inchiesta sull’utilizzo di fondi pubblici per finanziare eventi legati alla propaganda russa e di istituire un fondo culturale dedicato invece agli artisti che si oppongono al regime putiniano.
La petizione è stata finora sottoscritta da oltre mille firme. Tra loro Nobel, scrittori, direttori d’orchestra, coreografi, politici e, in particolare, l’ucraina Oleksandra Matviichuk del Centro per le libertà civili e i russi Oleg Orlov e Irina Sherbakova di Memorial, organizzazioni Nobel per la pace; l’attivista russa Svetlana Gannushkina; la Nobel per la Letteratura Herta Müller; gli scrittori Jonathan Littell e Mikhail Shishkin, i direttori d’orchestra Mikhail Agrest e Nazar Kozhukhar, i violinisti
Misha Nodelman e Michel Gershwin, lo scacchista Garri Kasparov e infine la vicepresidente del Parlamento Ue Pina Picierno.
Il concerto di Caserta, si legge, non è «un atto neutrale. È un gesto politico, che rischia di legittimare il regime che rappresenta e la violenza che continua a scatenare». La seconda lettera chiede invece ai presidenti di Camera e Senato Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa di creare un organismo di controllo parlamentare per contrastare il dilagare della propaganda russa in Italia.
(da agenzie)

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DUE TEDESCHI, IN VACANZA A PALERMO, HANNO SALVATO UNA RAGAZZA NORVEGESE CHE STAVA PER ESSERE VIOLENTATA DA UN GRUPPO DI GIOVANI DEL POSTO AL MERCATO DELLA “VUCCIRIA”

Luglio 19th, 2025 Riccardo Fucile

LA GIOVANE ERA UBRIACA E CIRCONDATA DALLA BANDA, CHE STAVA CERCANDO DI PORTARLA IN UN ANGOLO PER STUPRARLA… IN UN MESE E’ IL DECIMO CASO DI RAPINE E VIOLENZE A TURISTI: DOVE CAZZO STA’ LA SICUREZZA DEI CITTADINI CHE IL GOVERNO DOVREBBE GARANTIRE?

Due ragazzi tedeschi sono intervenuti l’altra notte alla Vucciria a Palermo per salvare una turista norvegese che è stata rapinata e che stava per subire violenza sessuale. La straniera era ubriaca e circondata da un gruppetto di palermitani – scrive Repubblica Palermo – che la stavano portando in un angolo dell’ex mercato palermitano ora diventato centro della movida notturna e luogo di spaccio, violenza, furti e rapine soprattutto a turisti.
I due tedeschi dopo essere riusciti ad allontanare i malviventi hanno chiamato le forze dell’ordine. Alla vittima erano stati portati via la borsa con i documenti e la chiave dell’appartamento dove alloggiava.
Ed emergono particolari sull’aggressione subito dall’assessore comunale a Palermo Fabrizio Ferrandelli due giorni fa mentre
tentava di difendere un barista dal pestaggio di un gruppo di persone. Tra queste – ha detto Ferrandelli – c’è un ex detenuto appena uscito dal carcere e messo alla prova.
(da agenzie)

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IN UN PAESE IMPOVERITO, GODONO SOLO LE BANCHE: NEL 2024 LE BANCHE ITALIANE HANNO REGISTRATO UN NUOVO MASSIMO IN TERMINI DI UTILE NETTO, CON UN TOTALE DI 46,5 MILIARDI DI EURO, IN CRESCITA DI 5,7 MILIARDI (+14%) RISPETTO AL 2023

Luglio 19th, 2025 Riccardo Fucile

UN RISULTATO FAVORITO DAGLI ALTI TASSI DI INTERESSE DECISI DALLA BCE … LE COMMISSIONI BANCARIE TORNANO A CRESCERE NEL 2024 DOPO DUE ANNI DI FLESSIONE, RAGGIUNGENDO 45,7 MILIARDI DI EURO (+12,4%), UN LIVELLO SUPERIORE AL PICCO DEL 2021

Nel 2024 le banche italiane hanno registrato un nuovo massimo in termini di utile netto, con un totale di 46,5 miliardi di euro, in crescita di 5,7 miliardi (+14%) rispetto al 2023. E’ quanto emerge da una ricerca della Fabi, la federazione autonoma bancari italiani. Un risultato che porta che la somma degli utili realizzati nel triennio 2022-2024 a oltre 112 miliardi, evidenziando un triennio eccezionale per la redditività bancaria, sostenuto da un contesto monetario, ovvero gli alti tassi d’interesse decisi dalla Banca centrale europea, straordinariamente favorevole.
Un triennio d’oro, secondo l’analisi della Fabi, sostenuto da un contesto monetario straordinariamente favorevole, legato alla stretta sui tassi d’interesse operata dalla Banca centrale europea a partire dalla metà del 2022, che ha rilanciato la redditività dell’intermediazione creditizia ovvero i profitti legati ai prestiti a famiglie e imprese.
Le serie storiche mostrano con chiarezza come il punto di svolta sia coinciso proprio con il 2022, anno in cui l’utile netto ha compiuto un balzo a 25,5 miliardi di euro, segnando una decisa ripartenza dopo un quadriennio caratterizzato da risultati più contenuti e instabili. Tra il 2018 e il 2021, infatti, il sistema bancario italiano aveva registrato utili medi compresi tra i 15 e i 16 miliardi l’anno, con un minimo assoluto nel 2020, l’anno della pandemia, in cui i profitti si erano fermati a soli 2 miliardi.
Il 2021 ha segnato un primo recupero, con 16,4 miliardi, ma è solo nel triennio successivo che si è assistito a un vero cambio di marcia: +55% nel 2023 rispetto al 2022, e ancora +14% nel 2024. Mai, nemmeno prima della crisi finanziaria del 2008, il settore aveva fatto segnare utili netti di tale portata. Il progressivo abbassamento dei tassi d’interesse da parte della Banca centrale europea, recentemente portati al 2%, apre una nuova fase per il settore bancario, destinata a incidere profondamente sulla redditività.
(da agenzie)

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I GENITORI DEVONO PAGARE 15.000 EURO PERCHE’ IL FIGLIO E’ MALEDUCATO E VIOLENTO

Luglio 19th, 2025 Riccardo Fucile

OMESSA VIGILANZA E CARENZE EDUCARTIVE SONO CONTEMPLATE ALL’ART 2048 DEL CODICE CIVILE

Condannati per «deficit educativo», ovvero per non aver impartito un’educazione adeguata al figlio. È questa la motivazione alla base della sentenza del Tribunale civile di Napoli, che ha imposto a due genitori il pagamento di 15mila euro a titolo di risarcimento per i danni causati dal loro figlio minorenne, autore di una brutale aggressione a un suo coetaneo. I fatti, riporta il Mattino, risalgono a qualche anno fa: un gruppo i adolescenti, nel centro storico di Napoli, aggredì due coetanei senza alcuna ragione apparente. Uno dei ragazzi colpì la vittima con un oggetto contundente, provocandole lesioni permanenti al volto. Dopo le condanne penali, il caso è passato in sede civile per valutare i risarcimenti.
L’omessa vigilanza e le carenze educative
La giudice Barbara Di Tonto ha riconosciuto in questa sede responsabilità dei genitori all’articolo 2048 del Codice civile, che prevede che madre e padre possano essere chiamati a
rispondere per i danni causati dai figli minorenni, sia per omessa vigilanza sia per carenze educative. Proprio su questo secondo punto si è concentrata la decisione della magistrata, che ha ritenuto l’educazione impartita inadeguata, nonostante il contesto familiare apparentemente «normale», perfettamente integrata ne tessuto sociale della città.
Le motivazioni della condanna
«L’aggressione perpetrata dal minore ai danni di un suo coetaneo senza apparente motivo o comunque per motivi futili – scrive la giudice -, con efferata violenza, sintomatica di un’indole assai deviata, realizzata mediante il ricorso a uno strumento contundente idoneo finanche a provocare la morte della persona offesa, sono modalità di per sé sole idonee ad attestare l’inadeguatezza dell’educazione impartita in famiglia». Anche la possibilità per i genitori di sostenere di aver fatto il possibile, secondo la sentenza, non regge di fronte alla gravità delle modalità dell’atto. «Tali modalità attestano di per sé l’insufficienza dell’educazione ricevuta». Una decisione che la presidente del Tribunale dei Minorenni di Napoli, Paola Brunese, definisce «giusta e ineccepibile», sottolineando l’importanza di richiamare le famiglie alle loro responsabilità educative. «L’articolo 2048 del Codice civile è chiaro – spiega – ma troppo spesso viene ignorato o sottovalutato».
(da agenzie)

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ANTONIO DI PIETRO CRITICO VERSO L’INCHIESTA DEI MAGISTRATI MILANESI: ”NON E’ LA NUOVA TANGENTOPOLI. NOI CERCAVAMO I SOLDI, QUI NON CI SONO”

Luglio 19th, 2025 Riccardo Fucile

“E’ UNA PESCA A STRASCICO. PER COSTRUIRE GRATTACIELI A MILANO NON TI PUOI AFFIDARE A UN GEOMETRA DI CANICATTI’”

Antonio Di Pietro dice che l’indagine sull’urbanistica a Milano non è la nuova Tangentopoli. E che «non si può buttare via il bambino con l’acqua sporca». Perché se il bambino possono essere reati veri, «se ci sono», l’acqua sporca «rischia di diventare lo sviluppo di Milano».
L’ex pubblico ministero e ministro delle Infrastrutture di Romano Prodi parla con il Foglio dell’inchiesta che coinvolge il sindaco Giuseppe Sala. «È il metodo a lasciarmi perplesso. Mi pare l’ennesima inchiesta fondata sul metodo della pesca a ù
strascico. Non si indaga su un reato, ma su un intero fenomeno», sostiene con Salvatore Merlo.
La differenza
La differenza con Mani Pulite è che «all’epoca noi cercavamo chi prendeva i soldi, chi incassava vantaggi tangibili. La bustarella, il conto all’estero, il bonifico svizzero. Oggi forse, più semplicemente, quella consulenza è invece una reale necessità. Perché per costruire i grattacieli di Milano non ti puoi affidare a un geometra di Canicattì. Ma a chi quel lavoro lo sa fare, perché l’ha già fatto e lo fa continuamente».
La metafora della pesca a strascico si usa per un’indagine che non colpisce in profondità: «Ricevi una denuncia, magari vaga, magari fatta da qualcuno che si lamenta perché gli hanno messo un vaso di fiori sotto casa. E da lì parte un’indagine a tappeto, enorme, su tutto e su tutti: le opere pubbliche, i cantieri, i costruttori, gli incarichi, le consulenze…».
La maionese
Il rischio, spiega l’ex pm, è la maionese. «Che si mescola con i giornali, con l’opinione pubblica tenuta sulla garitta, con le trasmissioni televisive costruite sullo stesso schema del processo di Biscardi». Di Pietro fa un paragone con Genova e Garlasco: «A Genova abbiamo visto una cosa simile a quella di Milano. Un’indagine che ha portato alle dimissioni del presidente della regione Giovanni Toti e alla caduta della giunta, prima ancora che si arrivasse a processo. E Garlasco è il modello più
inquietante, se vogliamo. Il processo mediatico che prende il sopravvento su quello penale. Si creano percorsi paralleli, si costruiscono colpevoli a tavolino. E alla fine non si capisce più niente».
Su Sala indagato, dice Di Pietro, «io aspetto di vedere che prove hanno. Gli contestano l’induzione indebita a dare o promettere utilità. Ma bisogna chiedersi: questa utilità era per lui? O era per la città? Perché se un sindaco fa qualcosa per portare a casa un risultato pubblico, non vedo dove stia il reato. Se poi affidare una consulenza a uno che ha già lavorato col comune diventa una colpa, allora, lo ripeto, chi si dovrebbe chiamare? Il geometra di Canicattì per costruire i grattacieli?».
La cultura del no
E conclude: «Attenzione alla cultura del ‘no a prescindere’. Alla criminalizzazione dell’impresa e dello sviluppo. E’ lo stesso fenomeno che vuole bloccare la Tav, che ha ostacolato il Tap, che ha detto no all’alta velocità a Firenze. Quella non è onestà, è regresso. Poi meno male che oggi l’alta velocità ce l’abbiamo, e pure il gasdotto dalla Puglia. Ma nel frattempo quanti danni abbiamo fatto? Io capisco che si debba vigilare. E’ giusto. Ma bisogna anche sapere che una città non può vivere nel terrore del sospetto. Fate i processi, ma non bloccate Milano. Milano è l’unica città italiana che compete davvero con le capitali europee. E’ la metropoli più occidentale d’Italia. Fermarla sarebbe un suicidio nazionale».
(da agenzie)

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NORDIO DA’ IL PEGGIO DI SE’

Luglio 19th, 2025 Riccardo Fucile

L’IDEA DISTORTA E ILLIBERALE DELLA DEMOCRAZIA

C’è una compiaciuta e rancorosa protervia nel modo in cui Carlo Nordio regola i conti con la magistratura italiana. Come se ad avvelenare i pozzi della “leale collaborazione” tra le istituzioni non bastassero già le leggi annunciate, minacciate o varate dal governo Meloni, che in mille giorni sta realizzando con gioia feroce le pseudo-riforme della giustizia che i governi Berlusconi non riuscirono a fare in vent’anni.
Il piano di manomissione delle garanzie costituzionali e di realizzazione di un ordinamento giuridico costruito sui bisogni di auto-tutela del sistema politico procede spedito, tra abolizione dell’abuso d’ufficio e revisione del traffico di influenze, stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni e separazione delle carriere tra giudici e pm. Non contento di tanta macelleria repubblicana, il Guardasigilli ama odiare la toga che ha vestito fino a pochi anni fa, evidentemente con poca gratificazione
professionale.
Nel giorno in cui esplode la Palazzopoli a Milano e si discute di mafia a Roma il ministro dà il peggio di sé. Sobillato dai nuovi lacchè delle gazzette di regime, accusa una procura della Repubblica colpevole solo di usare le norme della procedura penale vigente nel processo Open Arms, e intimidisce un magistrato di Cassazione reo solo di aver criticato la sua condotta nella vicenda Almasri. Una doppia vendetta, consumata dall’esecutivo ai danni del giudiziario. Con tanti saluti a Montesquieu, al costituzionalismo e allo stato di diritto.
L’affondo contro i pm di Palermo sarebbe surreale, se non fosse vergognoso. Il ricorso “per motivi di diritto” contro la sentenza su Salvini — assolto in primo grado dall’accusa di sequestro di persona ai danni dei 147 migranti bloccati sulla nave della ong spagnola nell’agosto 2019 — rientra a pieno titolo nelle facoltà della procura fissate dai Codici. Nonostante questo, mentre Meloni straparla di «accanimento», Nordio fa Peter Pan e si rifugia nell’isola che non c’è.
«Niente impugnazione contro le sentenze di assoluzione, come in tutti i Paesi civili», tuona il ministro che con spregio della logica aggiunge: «Come potrebbe un domani intervenire una sentenza di condanna al di là di ogni ragionevole dubbio, quando dopo tre anni di udienza un giudice ha dubitato e ha assolto?».
È imbarazzante dover spiegare l’ovvio a un Guardasigilli.
Finché la legge è questa, il ricorso dei pubblici ministeri contro le sentenze di assoluzione è assolutamente legittimo. E poi, portando fino in fondo il suo arzigogolo, tanto vale eliminare i tre gradi di giudizio, e la finiamo lì. Anzi, conviene sopprimere il giudizio: le controversie le decide il sinedrio, riunito a palazzo Chigi.
Il “pizzino” a Raffaele Piccirillo, se possibile, è ancora più inaccettabile. Per delegittimare il membro togato della Cassazione — che ha osato commentare su Repubblica gli errori del ministro nel rilascio del tagliagole libico — Nordio invoca la perizia psichiatrica: «Che un magistrato si permetta di censurare su un giornale le cose che ho fatto in qualsiasi Paese al mondo avrebbero chiamato gli infermieri». Poi vira sulla lesa maestà: «I magistrati sono convinti di godere di un’impunità tale da poter dire quello che vogliono, questo rimane finché non faremo una riforma perché non c’è sanzione di fronte a esondazioni improprie». In tutti e due i casi Piccirillo «potrebbe essere oggetto di valutazione».
Ora che le toghe sbaglino è un fatto: lo vediamo persino in questi giorni, di fronte a sentenze difficilmente spiegabili, per esempio sui femminicidi. Ma neanche ai tempi del Cavaliere, dei Previti e dei Dell’Utri si era visto un responsabile della Giustizia brandire come una clava un provvedimento disciplinare nei confronti di un giudice della Suprema corte, cui far pagare l’esercizio di un diritto tutelato dalla Carta del ’48,
cioè la libertà di manifestare il proprio pensiero.
Se la pietra d’inciampo fosse Nordio, il caso potrebbe anche finire qui. Quanti ministri inadeguati e variamente “mascariati” abbiamo conosciuto in passato? Certo, nell’arci-confraternita dei patrioti al comando siamo ben oltre la modica quantità. Ma qui il problema è strutturale.
Dietro Nordio c’è Meloni, cioè un’idea distorta e tendenzialmente illiberale della democrazia, che non conosce il limite come forma di autodisciplina formale e sostanziale (quello che in diritto si chiama self-restraint) e non contempla gli organi di garanzia come forma di controllo a tutela dell’interesse collettivo (quello che in diritto si chiama check and balance).
E dietro Meloni c’è Trump, cioè l’ideologia delle destre sovraniste e reazionarie che stanno snaturando la civiltà occidentale, inoculando lentamente nelle sue vene la tossina delle autocrazie elettive. Dottrina seducente in un’epoca di pensieri deboli e di bisogni forti, dove il voto dei cittadini è una delega senza scadenza concessa a leader senza scrupoli. Una cambiale in bianco firmata a governi che, conquistate le casematte del potere, lo esercitano senza più freni. Costruiscono nemici e non fanno prigionieri, evocano l’anno zero permanente e non rendono conto su niente. Sciolti da ogni vincolo: la rappresentanza, il rispetto dell’autonomia delle altre istituzioni, persino il principio di legalità
Non è questo il disegno dello sceriffo di Washington, forte della maggioranza nei due rami del Congresso e nel collegio della Corte suprema, pronto a marciare sulle corti federali, sul Deep State, sul governatore della Fed? E non è questo anche il progetto dell’Underdog di Colle Oppio, che tra elezione diretta del premier e riforma della giustizia punta all’investitura popolare come fonte di legittimazione di un potere naturalmente sovra-ordinato a tutti gli altri e al disarmo definitivo di una magistratura piegata dal controllo politico del Csm e da un’Alta corte concepita come strumento di pressione e di punizione.
A nulla è servita la linea più morbida adottata dai nuovi vertici dell’Anm, che con Cesare Parodi avevano provato a riaprire un dialogo su basi più concilianti. A nulla servono le grida manzoniane di un’opposizione sgangherata, non credibile come alternativa per la guida del Paese perché ostinatamente auto-confinata in quello che Ezio Mauro definisce “l’indistinto democratico”.
Dobbiamo sperare solo nel Quirinale, dove Sergio Mattarella sarà chiamato a fare scelte difficili. Sappiamo che il presidente della Repubblica non gradisce che lo si tiri per la giacca. Sappiamo che avrà bisogno del massimo sostegno di tutte le forze politiche e sociali che hanno a cuore i valori della Costituzione. Ma sappiamo che ciascuno sarà chiamato a fare la sua parte, per proteggerla e non farla scivolare nella zona grigia della post-democrazia.
Nel 1917 Gramsci scriveva che “neanche in Italia i farisei, i pubblicani, la piazza, possono imporre alla magistratura una linea di condotta diversa da quella fissata dalla legge”. Un secolo dopo, i Fratelli d’Italia lo stanno facendo.
(da La Repubblica)

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PANICO NELLE SACRESTIE: NON CI SONO PIÙ LE PERPETUE. IN GERMANIA SCOMPARE UFFICIALMENTE IL LAVORO DELLA DONNA DI SERVIZIO CHE SI OCCUPA DELLA CASA DEL PARROCO

Luglio 19th, 2025 Riccardo Fucile

SI È SCIOLTA DOPO MEZZO SECOLO L’ASSOCIAZIONE DI CATEGORIA CHE RAPPRESENTAVA IL MESTIERE, CHE PREVEDEVA PER LEGGE UNO STIPENDIO TRA I 1.900 E I 2.500 EURO AL MESE, PIÙ ASSICURAZIONI SOCIALI E CONTRIBUTI PENSIONISTICI… ERANO 20 MILA 50 ANNI FA, NE RIMANGONO MENO DI DUEMILA OGGI IN TUTTO IL TERRITORIO TEDESCO

In futuro i preti cattolici tedeschi dovranno imparare anche a cucinarsi da soli. Scompare in Germania un lavoro molto speciale: quello della Pfarrhaushälterin, la perpetua che si occupava per tutta la vita della casa del parroco. La Bundesverband, l’associazione federale di categoria che le rappresentava e regolava, ha confermato alla Süddeutsche Zeitung il suo scioglimento dopo mezzo secolo di vita.
Nei Land cattolici della Repubblica federale la perpetua è stato fino ad oggi un lavoro messo in regola, con uno stipendio tra i 1.900 e i 2.500 euro al mese, più le assicurazioni sociali e i contributi pensionistici.
Donne che vivevano sotto lo stesso tetto dei parroci, tenevano in ordine la casa, facevano la spesa, cucinavano, stiravano, tutto per lasciarli liberi di dedicarsi completamente alla cura delle anime.
Alcune facevano anche da segretarie e qualche volta li aiutavano nella messa.
Fondata nel 1971, la Bundesverband der Pfarrhaushälterinnen ha annunciato la fine delle sue attività. Eppure, quando nacque era stata salutata come un passo verso la modernità: quella che era stata da sempre un’attività pro bono, non pagata, spesso oggetto di sospetti e maldicenze, finalmente diventava un’attività riconosciuta, con tutti i diritti e le protezioni del leggendario welfare renano.
Ma di pari passo con la crisi delle vocazioni, è avanzata anche quella delle perpetue: erano 20 mila cinquant’anni fa, ne rimangono meno di 2 mila in tutta la Germania.
Sono anche cambiate le condizioni di lavoro: prevale il part time e le più giovani preferiscono non vivere più nella canonica
Anche i preti hanno altri stili di vita. Molti di quelli che prendono i voti, preferiscono vivere in co-living con altri colleghi, cucina e soggiorno in comune, alternandosi ai fornelli e alla pulizia.
Nella diocesi di Passau, perfino il vescovo vive in un appartamento condiviso. E spesso gli tocca anche portare giù la differenziata.
(da Corriere della Sera”)

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