A BERLINO FINISCE IN CARCERE CHI VIAGGIA SENZA BIGLIETTO
AL TERZO VIAGGIO IN TRENO SENZA PAGARE IL BIGLIETTO SI FINISCE IN GALERA… IN ALTERNATIVA LAVORI SOCIALMENTE UTILI… UN TERZO DEGLI OSPITI DELLA PRIGIONE DI PLOTZENSEE PIZZICATO SUI TRENI
Dal sedile di un vagone di seconda classe a un posto dietro le sbarre il passo è breve, almeno in Germania.
Lì al terzo viaggio in treno senza pagare il biglietto non ci sono controllori che s’inteneriscono o poliziotti che chiudono un occhio: per i trasgressori la stazione di arrivo è la prigione.
Quando è entrata in vigore, la direttiva era stata giudicata quasi uno scherzo perfino da un popolo come quello tedesco, ben più abituato dei latini a rispettare le leggi e a rigare dritto soprattutto nel pagamento dei mezzi pubblici.
E invece, a Berlino e dintorni, i cittadini hanno dovuto scoprire sulla propria pelle quanto possano costare cari tre biglietti non pagati quando sarebbe stato il momento di farlo.
Qualche giorno fa circa un terzo (155 su 480) degli “ospiti” della prigione di Plotzensee era lì proprio per aver cercato di viaggiare gratis sui convogli delle ferrovie tedesche.
E’ stato fatto notare comunque che chi finisce in prigione per non aver pagato il biglietto spesso è condannato anche per altri crimini commessi magari la sera stessa dell’ultimo fatale viaggio “gratis”.
Crimini che, di fatto, oscurano sui documenti del carcere l’insolvenza nei confronti delle ferrovie.
Il fenomeno è preoccupante, a tal punto che in alcune stazioni del distretto di Berlino, come quello di Neukolln, viene spesso ricordato, a voce e con cartelli, a cosa si va incontro quando non si paga il biglietto.
L’alternativa per i trasgressori che preferiscono star lontani dal carcere è già stata trovata e battezzata “Schwitzen statt stitten”, ovvero “sudare invece di perdere tempo”: gli affezionati del viaggio ferroviario senza biglietto possono ripagare le loro multe dedicando le proprie giornate a una serie di attività sociali concordate con il giudice.
Ciò che ha sconvolto più di ogni altra cosa è come in realtà una parte dei trasgressori preferisca starsene in panciolle dietro le sbarre a pagare il proprio debito con la giustizia, come confermato da uno dei responsabili del programma di recupero, Daniel Abbou.
La prigione piena di viaggiatori ha ovviamente creato un mare di polemiche anche in Germania, ma anche numerosi sostenitori.
Una ipotesi di questo genere andrebbe certamente abbinata a misure sociali verso gli indigenti che non devono essere ulteriormente penalizzati nella loro esigenza di mobilità , ma porrebbe un freno ai “furbi”, ovvero a coloro che, pur potendo acquistare il biglietto di viaggio, fanno sistematicamente i “portoghesi” anche sui mezzi pubblici italiani.
Certamente la paura di finire in galera farebbe crollare la percentuale di “senza biglietto” anche a bordi dei nostri treni o dei nostri autobus.
E porrebbe un rimedio ai deficit di tante aziende municipalizzate dove la percentuale di utenti che non paga il ticket di viaggio raggiunge anche il 5% del totale dei viaggiatori, incidendo negativamente sui bilanci delle società di trasporto. Per non parlare dei sistemi controllo e verifica: spesso la multa viene comminata in Italia senza alcuna verifica reale della identità dell’utente sprovvisto di biglietto. Fornire false generalità , soprattutto da parte di uno straniero, unitamente a un domicilio fittizio, impedisce il più delle volte un recupero reale della somma comminata che rimane solo virtuale. E se uno non ha alcun documento con sè non vengono certo chiamate le forze dell’ordine, ci si limita a prendere atto delle generalità autocertificate dall’utente stesso. La classica farsa all’italiana, insomma.
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