A LONDRA RAZZISTI SCATENATI INVITANO ALLA “GUERRA SANTA BIANCA”
INSULTI E AGGRESSIONI ANCHE AI POLACCHI: LA FECCIA RAZZISTA RINGALLUZZITA DAL VOTO BREXIT ORA INVOCA PURE HITLER
«Io parlo polacco, tu quale super potere hai?». Jacek viene da un paesino vicino a Varsavia e vive a Londra da qualche anno.
Indossa una maglietta nera, la scritta gialla con la frase che tradisce l’orgoglio per le origini. È uno dei 600 mila sbarcati nel Regno Unito negli ultimi dieci anni.
I polacchi oltre Manica erano 95 mila nel 2004, poi la via londinese è diventata facile e fruttuosa. Da qualche tempo però anche molto rischiosa.
Sta appoggiato a una ringhiera di fronte all’ufficio culturale polacco ad Hammersmith, zona occidentale della capitale britannica e guarda i muri dell’edificio sul quale sono stati disegnati graffiti e scritti con la vernice insulti contro i polacchi, definiti «parassiti».
La polizia pattuglia la zona e ha aperto un’inchiesta contro ignoti.
Ma la tensione da tempo è palpabile. Appena due giorni fa, nella zona orientale della città , alcuni musulmani e immigrati dell’Est Europa sono stati aggrediti da bande suprematiste inglesi.
«È il clima post Brexit che non volevamo», dice la Baronessa ed ex ministro Sayeeda Warsi che una settimana fa aveva lasciato la campagna del Leave poichè diventata «razzista e odiosa».
Gli episodi di intolleranza sono aumentati nei giorni dopo il referendum.
Una lavoratrice musulmana, nata in Galles, è stata apostrofata in strada e invitata a «fare le valigie»; nel Cambridgeshire è partita una campagna d’odio via posta contro la comunità polacca.
E volantini sui «polacchi parassiti» sono stati recapitati anche a una scuola elementare.
La retorica incendiaria contro i migranti di Nigel Farage amplificata dal poster con le immagini di migliaia di profughi in coda in Slovenia con la scritta «punto di rottura» è ancora un punto di riferimento per alcune – non così minoritarie – frange della società .
La percezione che siano gli «altri», gli «stranieri» a sottrarre il lavoro agli inglesi, ad abbassare i salari, a congestionare i servizi pubblici ha alla fine ha pesato sul voto: il tema immigrazione è stato il secondo motivo a indirizzare le scelte degli elettori, sia conservatori sia laburisti.
Soprattutto nelle zone rurali, nel Sud e nel Nord del Paese, fra le classi meno agiate. Farage proprio ieri ha ricordato che quelle zone – molte sono feudi laburisti – sono ora nel mirino dello Ukip.
Se c’è una protesta visibile contro i migranti, talvolta violenta ma comunque molto rumorosa, c’è ne è una che corre sul Web, si nutre di adepti su Twitter, Facebook e sguazza nei video su YouTube.
L’intelligence britannica monitora molti gruppi.
Ieri il «Sunday Times» ne ha fatto una radiografia. L’estrema destra (suprematista, razzista, isolazionista, anti-migranti) fa proseliti e ha un seguito crescente.
Materiale estremista è disponibile ovunque sulla Rete. Un gruppo come National Action, quello che è nato per «celebrare» la morte della deputata Jo Cox, ha appena sessanta adepti, ma i suoi video su YouTube hanno quasi 2800 adepti.
Pochi, nel mare del Web, molti, spiegano gli esperti dell’antiterrorismo, se si considera che la visibilità il gruppo la sta avendo solo da poco tempo.
Proclamano una «White Jihad», una guerra santa bianca, che significa rendere omogenea e aderente «ai valori tradizionali inglesi» questa terra che oggi invece ospita persone provenienti da ogni angolo del mondo ed è un crogiolo di culture.
«I rifugiati non sono i benvenuti» si legge in uno dei loro proclami che va di pari passo alla proclamazione che «Hitler aveva ragione, i rifugiati devono tornare a casa».
Sabato a Newcastle, città nel Nord-Est, vivace, gli estremisti hanno manifestato dinanzi alla stazione centrale scandendo slogan contro i migranti.
Negli ultimi tempi è nata un’altra associazione, NorthWest Infidels, derivata dalla English Defense League, che vorrebbe «l’impiccagione di Corbyn» e ha nell’islam il nemico dichiarato.
Così come Britain First, l’associazione che ha invocato il killer di Jo Cox.
A proposito dell’aggressore, Thomas Mair, proprio NorthWest Infidels ha rilanciato un messaggio nel quale invita i suoi a continuare la difesa dell’Inghilterra «dall’invasione dei profughi affinchè il sacrificio di Thomas Mair non sia stato invano».
Alberto Simoni
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply