A RISCHIO L’IMU ALLA CHIESA: MANCA IL DECRETO ATTUATIVO
IL TESORO CONFERMA: “CI LAVORIAMO, MA LA MATERIA E’ COMPLESSA”… IL GETTITO STIMATO DAI COMUNI E’ DI 600 MILIONI DI EURO, CIFRA CONTESTATA DALLA CEI
Doveva essere una svolta storica.
Per ragioni di equità , ma anche per evitare la procedura d’infrazione dell’Unione europea per aiuti di Stato.
Eppure la tanto invocata estensione dell’Imu alla Chiesa rischia di trasformarsi in un clamoroso flop.
Il decreto del ministero dell’Economia, atteso per la fine di maggio, ancora non esiste. E senza, dal primo gennaio 2013, la Chiesa continuerà a non pagare l’Imu.
Così partiti, sindacati, fondazioni, associazioni.
Una beffa.
La notizia, rilanciata dal quotidiano Milano Finanza, rimbalza nei corridoi di via Venti Settembre.
L’imbarazzo è palpabile. “Nessuna proroga all’imposta, il decreto arriverà a breve e poi dovrà passare l’esame del Consiglio di Stato”, si affrettano a precisare, nel tentativo di stemperare il ritardo cronico del ministero dell’Economia.
E non solo su questa materia, visto che il dicastero guidato da Grilli deve varare ancora tre quarti dei provvedimenti attuativi delle sette grandi riforme targate Monti. “Il ritardo si deve all’esame complesso della materia”, spiegano. “Ma questo non pregiudica la corretta applicazione della norma, anche perchè la scadenza della prima rata è il 16 giugno 2013”.
Tutto vero.
Peccato però che in base all’articolo 91 bis del Cresci-Italia, aggiunto con un emendamento firmato da Monti in persona e presentato dal premier in Senato lo scorso 27 febbraio, l’esenzione all’Imu “si applica in proporzione all’utilizzazione non commerciale dell’immobile quale risulta da apposita dichiarazione”.
Dichiarazione da presentare entro il 2012 per pagare nel 2013, in base al modello disposto dal decreto del ministero.
Che ancora non c’è.
La Chiesa – e gli altri enti – non devono alcuna Imu sugli edifici o loro porzioni nei quali si svolge attività no profit, che non dà lucro, come il culto o il volontariato. Mentre “alla frazione di unità ” in cui si fanno utili si applicano le regole valide per tutti gli altri proprietari.
Il punto è proprio questo.
Un bar in parrocchia deve essere accatastato ex novo. Senza bisogno di decreto.
Ma per tutte le superfici meno individuabili (la maggior parte) si procede in base a “un rapporto proporzionale” (il 10% commerciale, il resto no, ad esempio), secondo le modalità del regolamento “fantasma”.
Il decreto, tra l’altro, dovrebbe precisare anche tutti i casi in cui escludere scuole e ospedali cattolici (ma anche altri enti) dall’Imu, come anticipato da Monti a febbraio. Esentati solo se non iscrivono utili a bilancio.
Il gettito stimato (Anci) da questa porzione di Imu è pari a 600 milioni.
Cifra sempre contestata dalla Cei (vescovi).
Barbara Artù e Valentina Conte
(da “La Repubblica“)
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