A SALVINI SONO SALTATI I NERVI, IN ATTESA CHE GLI SALTI LA POLTRONA: “O LOMBARDIA O MORTE”
L’ULTIMA MINACCIA A BERLUSCONI: “LA LOMBARDIA E’ NOSTRA, O FONTANA O SALTA L’ALLEANZA”… GIORGETTI NON NE PUO’ PIU’… L’ULTIMA VOCE CHE GIRA: ISABELLA VOTINO NELLE LISTE DI FORZA ITALIA E IL FANCAZZISTA SCLERA
L’entità della posta in gioco è pari all’entità della minaccia. Già recapitata ad Arcore dagli ambasciatori di Matteo Salvini: “Il nostro candidato in Lombardia è Fontana. O Berlusconi ci sta, oppure mettiamo in conto di rompere su tutti i collegi uninominali. Fontana non è, e non sarai mai, in discussione.”.
Lombardia o morte. Che equivarrebbe a una catastrofe elettorale per il centrodestra dato come vincente.
Un clamoroso rovesciamento dello scenario. Minaccia reale che fa slittare di qualche giorno il tavolo sulle candidature, stabilito nel vertice di domenica.
Uno sconfortato Giancarlo Giorgetti, il colonnello leghista che tiene i contatti con Arcore, si è sfogato con qualche compagno di partito: “È un disastro. Si rischia davvero di andare da soli”.
Perchè Berlusconi, per ora, tiene il punto. Pompato dall’ala lombarda del suo partito ma anche da alcuni mondi imprenditoriali che si sono messi in moto: “Questo Fontana non funziona”.
Ad Arcore la partita è nient’affatto chiusa. Il Cavaliere ha commissionato un sondaggio ad Alessandra Ghisleri per vedere quale candidato è più competitivo con Giorgio Gori tra Fontana e la Gelmini. Il responso arriverà tra domani e giovedì al massimo. Una mossa che, se possibile, ha contribuito ad avvelenare ancora di più il clima: “Chissenefrega del sondaggio. La Lombardia non si molla per nulla al mondo. O così o rompiamo” dicono a via Bellerio.
Il quartier generale leghista pare una trincea. Perchè attorno alla Lombardia stanno già esplodendo tutte le contraddizioni di un’alleanza costruita annusando il bottino dei voti ma senza sciogliere il nodo politico del grande ritorno allo schema dell’alleanza con Berlusconi, padre padrone del centrodestra.
A nulla sono valse le rassicurazioni del Cavaliere su Maroni che non sarà mai indicato come premier in caso di vittoria e dello stesso Maroni che non ambisce a ruoli o incarichi, ma solo a cambiare vita.
La convinzione granitica di Salvini è che il complotto alla sue spalle ci sia stato, secondo lo schema consolidato di Berlusconi che seduce i colonnelli per indebolire il leader. Prima la voci su Zaia, poi sulla candidatura di Bossi — costringendo Salvini a candidarlo — ora la complicità con Maroni che ha informato il Cavaliere ancor prima del segretario del suo partito.
Il leader della Lega è inquieto, nervoso, spiazzato da Berlusconi che, dicono i suoi, “si comporta come se fosse il padrone del centrodestra”.
Ma, in definitiva, spiazzato da sè medesimo e dalla leggerezza con cui si è approcciato al nuovo (vecchio) registro dell’alleanza col Cavaliere, che non conosce cambi di spartito rispetto al già visto: è bastato varcare i cancelli di Arcore, dopo mesi di proclami baldanzosi, di esuberanza giovanilista e scorribande lepeniste per avere la sensazione di una perdita del controllo della situazione.
Ad avvelenare il clima anche le voci di una candidatura nelle liste di Forza Italia di Isabella Votino, storica portavoce di Maroni, sin dai tempi in cui era capogruppo della Lega, poi al Viminale, poi alla segretaria del partito e in ultimo al Pirellone.
L’ipotesi al momento è che venga candidata in Lombardia, almeno così riferisce più di una fonte vicina al dossier liste.
Poi, si come succede in questi casi, ciò che è certo oggi potrebbe diventare incerto domani, ma il solo fatto che circoli è indicativa del clima che si respira attorno alla scelta di Maroni. Ed è indicativo anche che una sua candidatura nella Lega non rientri neanche nella casella delle varie ed eventuali.
Sia come sia la grande tensione attorno alla Lombardia ha già indebolito il leader della Lega.
Politicamente, innanzitutto, in questo centrodestra in cui il primo attore resta sempre Berlusconi, che negli ultimi giorni ha riportato tutti ad Arcore, come faceva con Fini e Bossi già 24 anni fa, li ha accolti col simbolo “Berlusconi presidente”, ha mostrato la sua capacità di seduzione su un pezzo della Lega. E l’elenco potrebbe continuare.
Ma anche sulla Lombardia. Perchè la trattativa non si chiude solo con le minacce di una rottura politica nazionale. Ma anche pagando la moneta dei collegi sulle politiche.
C’è anche questo nello slittamento del tavolo nazionale: la richiesta di più seggi per Forza Italia oltre che un negoziato oneroso sulle poltrone lombarde.
L’esito del sondaggio della Ghisleri è scontato, perchè in termini di notorietà e popolarità la Gelmini è molto più forte di Attilio Fontana, persona poco conosciuta. E c’è da scommettere che, a quel punto, il Cavaliere che è abile negoziatore, dirà : “Avete combinato un casino, rischiamo col vostro candidato ma tutto questo ha un prezzo sui collegi lombardi”. Lombardia o morte.
La morte si evita, ma la vita costa.
(da “Huffingtonpost”)
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