ACCORDO TOTALE TRA I DUE TRUFFATORI: ITALICUM, SUCCESSIONE DI NAPOLITANO ED ECONOMIA
UNO DOVREBBE FARE OPPOSIZIONE E HA PAURA DEL VOTO, L’ALTRO DOVREBBE GOVERNARE MA NON HA NEANCHE IL SOSTEGNO DEI SUOI
C’è una rassicurazione che Silvio Berlusconi si fa ripetere più volte da Matteo Renzi, nel corso dell’incontro: “Non punto al voto anticipato — dice il premier — l’ho evocato per spingere il Parlamento a fare le riforme perchè non possiamo più perdere tempo. Ma il mio obiettivo non è il voto”.
Perchè il Cavaliere è entrato a palazzo Chigi col chiodo fisso che il “patto del Nazareno” si fosse incrinato.
Il presupposto del patto, infatti, è sempre stata la rinuncia alle urne. In nome di questo (e della tutela degli interessi aziendali) Berlusconi ha assicurato un’opposizione morbida e il sostegno alle riforme.
Le parole di Renzi in Aula sembravano suggerire un cambio di linea. E invece no. L’ex premier si convince nel corso del vertice che si è trattato di una trovata tattica per piegare le resistenze del suo partito su lavoro e riforme.
E che “Matteo è uno leale”.
È in un clima di profonda sintonia che a palazzo Chigi Berlusconi, accompagnato da Verdini e Gianni Letta, offre la sua “collaborazione a Renzi”: “Il patto — dirà ai suoi alla fine dell’incontro — è rafforzato. Andiamo avanti come treni”. È un accordo “totale”, almeno nel metodo, su tutti i dossier.
A partire dalla legge elettorale. Perchè, si dicono nel corso dell’incontro i due con linguaggio franco, “Napolitano se ne vuole andare e non ha nessuna intenzione di festeggiare i 90 anni al Quirinale”.
Anzi “fosse stato per lui se ne sarebbe andato entro l’anno, ma non ci sono le condizioni”.
L’approvazione rapida delle riforme, o quantomeno la “messa in sicurezza”, è l’unico modo per consentire al capo dello Stato di dimettersi e aprire il capitolo della successione.
Un capitolo che, nella testa di Renzi e Berlusconi, sarà scritto assieme. Al plurale i due parlano della successione di Napolitano: “Eleggeremo”, non “quando si eleggerà ”.
È questa la bussola che orienta le mosse del Cavaliere, il cui odio — proprio così, odio — nei confronti dell’attuale inquilino del Colle è sopportabile solo col pensiero di essere un grande sponsor del prossimo.
E allora ecco l’accelerata sulla legge elettorale che partirà al Senato la prossima settimana. Nel merito l’accordo va ancora limato.
Con l’ex premier scettico sulle preferenze, anche se possibilista con un modello che preveda il capolista bloccato e le preferenze per gli altri. Sull’innalzamento della soglia per accedere al premio di maggioranza, invece, nessun problema.
Ma l’offerta non è solo sulle riforme. E non è un caso che un lungo pezzo dell’incontro sia monopolizzato dai temi europei e della crisi.
O meglio, a palazzo Chigi aleggia il fantasma della Troika: “Se non facciamo le riforme che ci chiede l’Europa richiamo che arrivi” è la diagnosi condivisa.
Più volte il nome di Draghi risuona nello stanzone del premier.
È proprio sui segnali che si aspetta il governatore della Bce dall’Italia che Berlusconi si dice pronto al soccorso azzurro: “Se le riforme sono vere, noi siamo pronti a collaborare”.
Lavoro e giustizia: “Matteo, ha ripetuto Berlusconi – nel discorso alla Camera sei stato bravissimo”. Se i provvedimenti si muoveranno nel solco del discorso, Forza Italia è pronta. Una sorta di appoggio esterno, accompagnato da un linguaggio “responsabile”, non alla Brunetta per intenderci.
Sempre se questo è utile a Renzi. Nel senso che, invece, se i voti azzurri rischiano di produrre lo psicodramma a sinistra, allora Forza Italia si attesterà su una linea di opposizione morbida.
Insomma, il patto si configura a due livelli.
Quello istituzionale (riforme istituzionali e successione di Napolitano) e quello più politico: un Nazareno su economia e giustizia.
Per la prima volta si discute dell’eventualità che Forza Italia voti le misure del governo. “Voti aggiuntivi” spiegano i renziani.
Ma nel successivo incontro con i poliziotti si capisce che Berlusconi si sente un partner di maggioranza: “Renzi — dice alla sigle della polizia ricevute a palazzo Grazioli — mi ha assicurato che sta trovando un modo per sbloccare i fondi e venire incontro alle vostre legittime rivendicazioni”.
Il Patto si allarga. Ormai è totale.
Quasi di governo.
(da “Huffingtonpost”)
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