ADDIO AL TEMPO PIENO NELLE SCUOLE: ALLE MEDIE RESISTE UNA CLASSE SU CINQUE
CROLLO DOPO I TAGLI DELLA GELMINI: IN DUE ANNI LA SCUOLA MEDIA HA PERSO 14.000 CATTEDRE, MA CI SONO 33.000 ALUNNI IN PIU’….I GENITORI PROTESTANO: LAZIO, MARCHE ED EMILIA LE REGIONI PIU’ COLPITE
Crolla il tempo prolungato alla scuola media.
In meno di cinque anni, le classi che offrono mensa e lezioni pomeridiane ai ragazzini della secondaria di primo grado sono diminuite drasticamente.
E addirittura quelle che offrono 37/40 ore settimanali si sono più che dimezzate. Del resto, il calo del tempo-scuola alla media era nell’aria.
E adesso i dati lo confermano.
“Il ministro Gelmini non ha abolito ufficialmente il tempo prolungato – spiega Angela Nava, del Coordinamento genitori – ma con una serie di provvedimenti l’ha reso nei fatti sempre più faticoso. Dal 2008, non è possibile ampliare il numero totale delle classi a tempo prolungato e per attivarlo occorre formare un corso completo: prima, seconda e terza. La scuola, inoltre, deve essere in possesso di tutte le strutture adeguate: come la mensa. Quest’ultima condizione, con le pecche degli edifici scolastici italiani è quella più condizionante”.
E le famiglie?
“Le famiglie continuano a chiedere il servizio scolastico pomeridiano che le scuole spesso possono offrire soltanto a pagamento. Negli ultimi anni si è registrato un fiorire di cooperative che all’interno delle stesse mura scolastiche offrono servizi scolastici pomeridiani a pagamento per le famiglie”.
Bastava leggere attentamente il regolamento di riforma della scuola media per intuire come sarebbero andate le cose.
“Le classi a tempo prolungato – recita infatti il decreto – sono autorizzate nei limiti della dotazione organica assegnata a ciascuna provincia per un orario settimanale di 36 ore. In via eccezionale, può essere autorizzato un orario settimanale fino a 40 ore solo in presenza di una richiesta maggioritaria delle famiglie”.
E qualche passo dopo, precisa: “Le classi funzionanti a tempo prolungato sono ricondotte all’orario normale in mancanza di servizi e strutture idonei a consentire lo svolgimento obbligatorio di attività in fasce orarie pomeridiane e nella impossibilità di garantire il funzionamenti di un corso intero a tempo prolungato”.
Un mix di vincoli quasi insormontabile per i presidi.
Anche perchè, in appena due anni scolastici (dal 2008/2009 al 2010/2011), nonostante il numero di alunni si sia incrementato di 33 mila unità , la scuola media è stata colpita da un taglio di quasi 14 mila cattedre.
Operazione possibile soltanto alleggerendo i curricula e la permanenza a scuola degli studenti.
Nel 2006/2007, quando a viale Trastevere sedeva Giuseppe Fioroni, le classi con orario pomeridiano sfioravano il 29 per cento.
Ma già due anni dopo, con in sella Mariastella Gelmini, la percentuale scendeva di tre punti abbondanti per attestarsi ad un 21 per cento scarso quest’anno.
A fare il pieno, tre regioni meridionali: Basilicata, Sardegna e Calabria (le più colpite sono invece Lazio, Marche ed Emilia).
Ma in appena due bienni, la consistenza del Tempo prolungato si è contratta di 8 punti percentuali e 6.227 classi: oltre un quarto del totale.
A chiarire come andavano le cose qualche anno fa alla media ci pensa una pubblicazione del ministero.
Nel 2006/2007, oltre metà delle classi (il 51 e mezzo per cento) rimaneva a scuola per un numero di ore variabile tra 31 e 33.
Il 13 per cento delle classi fruiva di 34/36 ore di lezione a settimana e 6 classi su 100 rimanevano a scuola da 37 a 40 ore settimanali.
Senza troppe ristrettezze agli organici, l’autonomia scolastica consentiva infatti alle scuole di declinare il tempo-scuola in relazione alle esigenze di studenti e famiglie.
Nell’era Gelmini non è possibile spaziare troppo: due soli moduli-orario di 30 o 36 ore settimanali. E solo eccezionalmente 40.
Salvo Intravaia
(da “La Repubblica“)
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