ALLARME DEGLI ARTIGIANI: NON SI TROVANO 54.000 LAVORATORI
ELETTRICISTI, MURATORI, PARRUCCHIERI… PICCOLE IMPRESE E LABORATORI OFFRONO 158.000 POSTI… UN TERZO PERO’ RESTA VACANTE
Cercano ma non trovano. Imprese, laboratori artigiani, piccole realtà produttive. Il luogo comune del lavoro che non c’è in tempi di crisi, crolla miseramente sotto i colpi delle richieste delle aziende. A contare la voglia di lavorare di qualcuno ci ha pensato la Confartigianato che sulla base dei dati forniti dalla Unioncamere ha elaborato un’indagine su quali settori risentono maggiormente di carenza di manodopera, più o meno specializzata.
Nel lungo elenco di professioni a caccia di volenterosi addetti c’è un po’ di tutto: dagli installatori di infissi (660 posti disponibili con una carenza di 410 operai), ai parrucchieri ( ne mancano all’appello 3.870).
Anche tra panettieri e fornai c’è richiesta: le aziende artigiane prevedono oltre 1560 nuove assunzioni, ma i titolari di attività sanno già che ne mancheranno all’appello oltre 600.
Tirando le somme, gli imprenditori artigiani dovranno rinunciare a dare lavoro al 32% della potenziale manodopera. Vale a dire che le imprese artigiane non riescono a trovare oltre 50.000 addetti a cui offrire un posto di lavoro.
E neppure si parla di contratti atipici, di consulenze o di collaborazioni sporadiche.
Per chi ha voglia di fare, le piccole e medie imprese offrono nel 90% dei casi contratti a tempo indeterminato. Il paradosso delle imprese che offrono lavoro ma non trovano lavoratori, dipende anche dal deficit che il nostro Paese ha nel sistema scolastico e, in generale, nella formazione. Come se gli italiani avessero pudore, o si vergognassero di fare un lavoro manuale.
Bisognerebbe avvicinare la scuola all’impresa, al mondo del lavoro, ristabilendo pari dignità tra cultura classica e cultura scientifica, manuale, tecnica e imprenditoriale.
I giovani dovrebbero capire che nell’artigianato e nelle piccole imprese il lavoro c’e’, un lavoro anche creativo, esercitato da giovani laureati in settori innovativi come la robotica o tradizionali come il restauro di opere d’arte.
Bisogna superare gli steccati ideologici che separano il “sapere” dal “saper fare”, le conoscenze teoriche dalle competenze tecniche e pratiche.
Ci sono settori nei quali siamo sempre più deficitarii con il rischio non solo di perdere occasioni di sviluppo e occupazione, ma professioni e professionalità .
Si snobba il lavoro dopo le superiori, ma il 55% degli universitari non raggiunge la laurea.
C’è lavoro a disposizione soprattutto nel classico Nord Est e nel Nord Ovest. Ma anche al Centro e persino al Sud e nelle isole.
Il problema, evidenziato dalla classifica delle difficoltà a trovare personale, è che il 14,8% degli imprenditori trova una scarsa disponibilità ad orari e mansioni flessibili.
E una piccola azienda ( non più di 6 addetti in oltre il 62% delle imprese artigiane) non può certo permettersi di non essere flessibile, soprattutto per affrontare i picchi di lavoro.
Il problema maggiore è comunque far coincidere domanda e offerta. Le imprese artigiane non hanno la capacità di dare risalto alle proprie necessità .
Concludiamo citando alcune delle professioni con maggiori difficoltà di reperimento.
Addetti a macchine utensili ( posti vacanti 1.689), montatori di carpenteria metallica ( 1.389), falegnami (1.808), saldatori (1.164), meccanici ( 1.455), parrucchieri, estetisti ( 3.870), carpentieri (1.217), idraulici ( 3.188), elettricisti ( 3.595), conduttori mezzi pesanti ( 1.706), manovali (1.321). Il totale finale è di 54.760 posti vacanti, non pochi in tempi come questi.
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