TORNA LIBERO IL VIOLENTATORE DI CAPODANNO GRAZIE AL DECRETO SICUREZZA
DOPO GLI ARRESTI DOMICILIARI ERA STATO ARRESTATO PER 4 GIORNI APPLICANDO L’ART. 2 CHE PREVEDE LA CUSTODIA IN CARCERE…MA LO STESSO DECRETO SICUREZZA PREVEDE IL CARCERE “SOLO SE ESISTONO LE ESIGENZE DI CUSTODIA CAUTELARE”…PREVALE LA DISCREZIONALITA’ DEL GIUDICE E ORA IL PRESUNTO VIOLENTATORE E’ LIBERO…MA CHE BELLA LINEA DURA
Il suo caso aveva convinto il governo della necessità di un decreto urgente che costringesse i giudici a tenere in cella gli stupratori. Il decreto è stato emanato e dal 23 febbraio è legge dello Stato.
Ma per Davide Franceschini, il giovane romano accusato la sera di capodanno di avere stuprato una coetanea, il carcere è durato solo 4 giorni.
Il 16 marzo, in esecuzione del decreto legge, era stato portato a Regine Coeli, ma dopo 76 ore il giudice lo ha rispedito a casa. Non agli arresti domiciliari, dove si trovava prima che entrasse in vigore il decreto, ma pienamente e completamente libero.
Paradossalmente per lo stupratore di capodanno il decreto sicurezza si è trasformato in un buon affare, grazie alla superficialità di chi lo ha predisposto, spacciandolo come un esempio di linea dura e rivelatosi invece un buco giuridico.
L’art 2 del decreto stabilisce che i reati di violenza sessuale, prostituzione minorile, pedopornografia, turismo sessuale e violenza di gruppo siano equiparati ai reati di mafia: e quindi, quando esistano gravi indizi, è applicata la custodia in carcere.
Apparentemente una norma senza scappatoie e, infatti, qualche procura ha iniziato a rispedire in galera gli indagati per stupro.
Ma i grandi cervelli che hanno predisposto il decreto hanno aggiunto poche righe in fondo all’articolo secondo le quali il carcere si può evitare “se vi sono elementi dai quali risulti che non esistono esigenze cautelari”.
Di fatto è a questo comma che molte procure si stanno affidando per conservare quei margini di discrezionalità che la legge puntava o togliere loro.
Non ci voleva molta intelligenza a immaginarlo peraltro, giusta o sbagliata che sia la valutazione del giudice. Politicamente si sapeva, quindi è stata una gaffe incredibile per coloro che avevano garantito “linea dura” anche questa volta ai cittadini.
Tanto discorsi e poi siamo punto e capo, a dimostrazione che non serve abbaiare alla luna, ma legislatori seri che conoscano le leggi.
Non solo: la tendenza è che tutti gli indagati per violenza che erano sottoposti a misure lievi, come l’obbligo di firma, stanno tornando liberi a tutti gli effetti.
Per alcuni le procure stanno valutando se non sia il caso di derubricare il reato a violenza “di lieve entità ”, per cui non è previsto il carcere obbligatorio.
I giudici ritengono che quel comma li lasci comunque liberi di valutare e di scegliere caso per caso. Nel caso di Franceschini ( e altri ne seguiranno) “non esistono esigenze cautelari”, secondo il giudice.
Si tratta, a nostro parere e fino a prova contraria, di un violentatore che per venti giorni ha cercato di farla franca ( se fosse stato innocente perchè non presentarsi subito in Questura?), si è consegnato solo quando era ormai ricercato, al momento della violenza sarebbe stato “ubriaco e drogato”, ma non vediamo come questa possa essere considerata una attenuante, semmai l’opposto.
Per il giudice non è pericoloso, sarebbero emersi fatti che inducono a pensare a un rapporto consenziente almeno inizialmente e non esiste pericolo di fuga e di reiterazione del reato? Abbiamo punti di vista diversi.
Ma se qualcuno, dopo aver promesso linea dura, avesse saputo scrivere in italiano una legge chiara, il giudice si sarebbe dovuto limitare ad applicarla, fermo restando la consistenza delle prove.
Il giudice ha diritto in questo caso a far valere la discrezionalità che la norma gli consente.
Il problema comunque è un altro: processare in tempi brevi gli indiziati, non tenerli in galera in attesa del processo.
Il funzionamento della giustizia sta nell’applicazione rapida della legge, non nelle leggi speciali che poi hanno più falle di una nave cannoneggiata. Processi rapidi, pene certe e raccontare meno palle agli Italiani.
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