ARRIVA LA SCURE DEL GOVERNO: SALTERANNO 400 POLTRONE
IL GOVERNO RECEPIRA’ IN PARTE LE PROPOSTE DELLE STESSE REGIONI
Si lavora a tappe forzate anche di domenica, tra palazzo Chigi e la Conferenza dei Governatori regionali, per preparare il decreto che da giovedì taglierà le spese pazze degli eletti negli enti locali, ma non solo.
Il decreto conterrà norme per limitare gli eccessi nelle società partecipate dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni.
In questo senso, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà , ha tra le mani due preziosi dossier.
Il primo è quello redatto dalla Conferenza delle Regioni, consegnato qualche giorno fa al governo e al Capo dello Stato.
Il secondo è stato redatto dall’Unione delle province italiane prima dell’estate e segnala la crescita abnorme delle società partecipate.
Ma la notizia è che al governo queste misure non sembrano sufficienti.
Se i Governatori quindi proponevano un taglio di 300 consiglieri regionali (pari a un terzo dell’attuale bacino) l’esecutivo ritiene necessario osare di più.
Pare che si siano accordati su una sforbiciata di almeno 400 consiglieri.
Ora si tratta di fissare i parametri territoriali, per stabilire, in base alla popolazione, di quanti consiglieri sarà composto ogni singolo Consiglio regionale.
Nel pieno del caso Fiorito, ma sotto la sferza delle scandalose notizie che provengono da ogni parte, dal Piemonte come dalla Campania, o dall’Emilia-Romagna, è un coro dai leader di partito, che sembrano avere scoperto soltanto oggi che cosa accade alla periferia della politica, di fare presto e senza pietà .
Dice ad esempio Pier Luigi Bersani: «Il governo assuma per decreto la proposta portata dalle Regioni e si facciano i tagli in pochi giorni. Poi però si vada avanti e si pensi a riforme sul sistema delle autonomie».
Oppure Pier Ferdinando Casini: «Quanto sta accadendo oggi dimostra che bisogna essere molto cauti prima di scassare lo Stato centrale per buttarsi verso un federalismo degli sprechi».
Le indiscrezioni degli ultimi giorni, comunque, sono tutte confermate.
Il governo intende varare il decreto giovedì prossimo; le Regioni nei due mesi successivi adegueranno i propri Statuti.
Il governo a questo punto intende fare sul serio, così come sul tema della corruzione. Il decreto? «Noi lo vogliamo far passare a tutti i costi», scandisce il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera.
E per le spese della politica negli enti locali, «bisogna mettere strumenti di controllo e verifica più stringenti ed efficaci», dice a sua volta la ministra dell’Interno, Annamaria Cancellieri.
Ci saranno così norme per omogeneizzare il trattamento economico per i consiglieri in tutte e 20 le Regioni, chiudendo la porta a trucchi.
Ci sarà un obbligo di rendicontazione per i Gruppi politici e di trasparenza verso i cittadini, il divieto di costituire gruppi autonomi diversi dalle liste elettorali o peggio i monogruppi (costituiti da un singolo consigliere), un controllo serio affidato alla Corte dei Conti, l’indicazione legislativa che i fondi affidati ai Gruppi debbono essere necessariamente spesi per l’attività politico-istituzionale (incredibilmente oggi in molte Regioni non c’è regola), una stretta sulle Commissioni consiliari (da 4 a 8 a seconda delle dimensioni).
Tutto molto interessante.
Ma se non ci saranno sanzioni per chi sgarra, sarebbe tutto inutile.
I Governatori lo sanno e hanno proposto essi stessi che ci sia un meccanismo sanzionatorio.
E qui c’è un piccolo giallo.
Alcuni Governatori avevano previsto che lo Stato avrebbe potuto tagliare i fondi alle Regioni inadempienti (considerando che c’è un decreto del 2011, a firma Tremonti, che prevedeva già un cospicuo taglio al numero dei consiglieri regionali, ma praticamente nessun Consiglio).
A qualcuno questo potere statuale è sembrato troppo minaccioso.
Francesco Grignetti
(da “la Stampa“)
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