ATTENTATO A PARIGI, TUTTI I DUBBI E QUELLO CHE SAPPIAMO
DOMANDE E RISPOSTE
Quanti erano gli attentatori?
Nel comunicato di rivendicazione l’Isis parla di 8 militanti. Per la procura sono invece 7 i terroristi uccisi, almeno 3 nuclei coinvolti nell’operazione criminale. Strana la discrepanza sulla composizione. Chi ha redatto il documento non era informato sui dettagli?
C’è un artificiere in libertà ?
L’attentato ha visto i kamikaze in azione: chi ha preparato le fasce esplosive, tutte identiche? Uno del commando o c’è un artificiere ancora in libertà ? Per la magistratura hanno usato un esplosivo noto come la “madre di Satana”, lo si può realizzare con prodotti reperibili sul mercato civile. Usato anche in altri attentati in Europa. E’ una sorta di firma delle fazioni jihadiste.
Chi ha aiutato i terroristi ?
I terroristi hanno avuto punti d’appoggio nella vicinanza degli obiettivi? E su quale rete logistica hanno potuto contare? Avevano armi da fuoco potenti, molte munizioni, esplosivo. Uno scenario sostiene che possano essersi riforniti sul mercato nero e un arresto in Germania di un trafficante montenegrino diretto in Francia con un carico apre un filone interessante. Pare ci sia una connessione.
Dove si sono addestrati i killer?
Sono veterani dei conflitti mediorientali o hanno fatto tutto in casa? In passato, in casi analoghi, sono apparse le due “categorie”. Di sicuro sapevano come sparare, muoversi, colpire pur contro persone indifese, bersagli facili.
Fonti britanniche parlano di una “cellula autosufficiente” composta da reduci della guerra in Siria. E il passaporto trovato al fianco di uno dei killer risulta essere intestato ad un rifugiato siriano registrato a Lesbo (Grecia) il 3 ottobre. Ma sono dati da verificare: il passaporto è vero? a chi appartiene realmente? si tratta di un doppio passaporto? E’ perlomeno strano che uno vada a compiere una strage con il passaporto in tasca.
Ci sono collegamenti con altri Paesi europei?
Il Belgio ha arrestato un francese residente nel paese fermato insieme ad altre due persone: era appena arrivato da Parigi. Link erano emersi anche dopo la sparatoria di qualche mese fa costata la vita ad alcuni mujaheddin dell’Isis nella battaglia con la polizia belga. La nuova eversione è spesso alimentata dai nomadi della Jihad, in continua spola dal Vicino Oriente all’Europa o all’interno della stessa Unione.
Come possono essere sfuggiti all’intelligence?
Come è stato possibile che un team di queste proporzioni, con un piano elaborato, sia riuscito a passare sotto i radar della sicurezza? Uno dei kamikaze era noto. Dunque le autorità devono ai cittadini molte risposte, c’è stato certamente un gap nei controlli, anche se è vero che il numero di potenziali terroristi in Europa è troppo alto. Impossibile monitorarli tutti. La polizia deve «guardare» a quelli che ha già in casa ed elementi in rientro dai teatri di guerra. Al tempo stesso il massacro non è inatteso: se lo aspettavano in tanti in Francia. Cosa non ha funzionato?
Doveva succedere qualcos’altro?
Lo Stato Islamico, nel documento lanciato sul web, cita tra le zone colpite anche il 18esimo arrondissement. Solo che in questo quartiere non si è verificato nulla. È un errore? Lo hanno scritto prima? Doveva scattare anche qui un’operazione degli estremisti? A meno che non estendano i confini dell’area inglobando anche lo stadio di Saint Denis.
Sarà interessante capire anche se il giorno X sia stato deciso dagli autori oppure si siano mossi in base ad un ordine di un referente.
Le indagini su Charlie Hebdo hanno scoperto un filo diretto tra jihadisti francesi a Raqqa, in Siria, e gli assassini.
Indizi fanno pensare che questa sia una delle strade investigative da tener presenti.
(da “il Corriere della Sera”)
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