BANDE E CORRENTI: COME SI ORGANIZZANO I FRANCHI TIRATORI
I 101 CHE IMPALLINARONO PRODI SI SONO GIA’ RADDOPPIATI… C’E’ CHI SEMINA IL PANICO NEL PD MENTRE I FITTIANI SONO PRONTI A DISTRUGGERE IL NAZARENO
Il manuale del franco tiratore sul Quirinale che verrà prende forma ora dopo ora nei capannelli o sui divanetti del Transatlantico di Montecitorio.
I renziani tentano di esorcizzare l’abisso del pantano con un finto e nervoso ottimismo.
Chi racconta che alla fine ci sarà il metodo Ciampi già al primo scrutinio, chi ribadisce che comunque non si andrà oltre la quinta votazione, quando servirà la maggioranza assoluta di 505 su 1008 grandi elettori.
Ma le truppe dei ribelli, emuli dei 101 che frantumarono sia Prodi sia la Ditta di Bersani, si stanno organizzando e promettono di essere almeno il doppio di quelli che provocarono la genuflessione di un intero sistema davanti a Napolitano, con la supplica di accettare un inedito secondo mandato.
Il viaggio nei palazzi dove nascono le trame
La ricognizione del cronista, ovviamente, parte dal Partito democratico renziano che sulla carta conta 446 voti.
La mappa del dissenso la fa un bersaniano ortodosso, a taccuino chiuso: “Non è vero che siamo 40. Siamo almeno il doppio”.
Segue la descrizione delle tribù: “Tra Bersani e D’Alema, quelli fedeli-fedeli senza canali con Renzi sono 25. Poi una decina controllati da Fioroni, dieci di Civati, una ventina dell’area Cgil di Fassina e Damiano”. Siamoa 65. E il resto?
“A questo punto entrano in ballo i malpancisti trasversali a tutte le correnti: parlamentari che vogliono la riconferma oppure che si lamentano di essere stati emarginati sul territorio; aspiranti sottosegretari che sono rimasti fuori dal governo; semplici deputati condannati all’anonimato che invidiano i colleghi che vanno in tv”. La somma di quest’ultima tribù, nome dopo nome, sfiora la cinquantina.
In pratica, siamo a 115, ben oltre i 101 di prodiana memoria.
Ma ecco che scatta la variante Nazareno, snodo decisivo della lunga partita che durerà due mesi: “Se Renzi ci porta impacchettato il candidato concordato con Berlusconi per la serie prendere o lasciare allora si sale minimo a 140, se non di più”.
Qui è Rodi e qui bisogna saltare. Ed è per questo che Bersani vuole intestarsi il ruolo di mediatore unitario delle minoranze per trattare con il premier.
La condizione dei ribelli è una soltanto: “Sconfessare Berlusconi e proporre uno dei nostri. Se il premier è un ex dc della Margherita, allora al Colle può andarci un pidino di matrice diessina”.
I nomi che circolano sono tre, tenendo presente che ognuno di loro avrebbe già sondato riservatamente Berlusconi: Piero Fassino, Walter Veltroni e Anna Finocchiaro.
Qualcuno sostiene che alla fine potrebbe uscire lo stesso Bersani, ma molto dipenderà dall’inizio degli scrutini.
Agli emissari dei ribelli, però, è chiara la minaccia che Renzi agiterà per farsi seguire: il voto anticipato. È lo schema del teorema propugnato dal forzista dissidente Augusto Minzolini: “A questo Parlamento, il futuro capo dello Stato deve garantire solo una cosa: far terminare la legislatura nel 2018. Con questa promessa potrebbe sperare persino Prodi”.
Un paradosso, ma nemmeno tanto. Dai potenziali 140 del Pd si passa alle faide di Forza Italia.
Ieri mattina a Omnibus, il fittiano Francesco Paolo Sisto — dopo aver collocato le parole di Napolitano contro le minoranze in una sorta di “anticamera dell’antidemocrazia” — ha detto chiaramente che la successione a Napolitano sarà un affare “molto complesso”.
I parlamentari che fanno riferimento all’ex governatore pugliese Raffaele Fitto, baluardo azzurro contro il patto del Nazareno tra B. e Renzi, sono almeno quaranta dichiarati, pronti a diventare cinquanta nel segreto dell’urna.
Battuta di un deputato non renziano del Pd: “A dare la linea a Fitto ci penserà D’Alema”.
Segno che la leggenda sull’interlocuzione tra i due non è tramontata. Anzi: lo spettro di una convergenza tattica tra le due minoranze interne è un’altra variabile impazzita del Grande Gioco del Quirinale.
E 140 più 50 fa 190 schegge impazzite che nel loro percorso segreto potrebbero incrociare le ambizioni dei centristi sparsi tra alfaniani di Ncd, casiniani dell’Udc ed ex montiani di Scelta civica.
I neodc hanno un candidato, non solo di bandiera, che si chiama Pier Ferdinando Casini.
Crescono i cattivi pensieri del giovane fiorentin
L’ex presidente della Camera è politico esperto e navigato e sa perfettamente che le sue chance di successo sono bassissime.
Però c’è un prezzo da stabilire per i voti e una scelta non condivisa oppure difficile da digerire creerebbe in quest’area una frangia di 30 malpancisti che farebbe schizzare a 200 la zona ballerina.
Un tormento senza fine per Renzi a quel punto, che difficilmente compenserebbe queste perdite con lo scouting tra i grillini.
Nel Movimento 5 Stelle i renziani in sonno non sono più di venti, nella migliore delle ipotesi.
Ma Renzi una possibilità per recuperare voti ce l’ha. Gliela suggerisce un altro bersaniano in incognito: “Si sforzi di essere più simpatico”.
Fabrizio d’Esposito
(da “il Fatto Quotidiano”)
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