GUERRA DEL DEFICIT CON LA UE: A RENZI MANCANO 3 MILIARDI
GLI SFORZI AGGIUNTIVI NELLA LEGGE DI STABILITà€ NON CONVINCONO BRUXELLES
Una settimana fa l’Eurogruppo, cioè il coordinamento dei Paesi dell’euro, ha detto che la correzione del deficit strutturale dell’Italia nel 2015 sarà 0,1 per cento.
Molti hanno pensato che il riferimento fosse all’inizio del negoziato tra Roma e Bruxelles, quando a metà ottobre il governo Renzi ha provato a offrire un risanamento dello 0,1 al posto dello 0,5 richiesto dalle regole di Bruxelles.
Invece no. Nelle tabelle della Commissione europea della Direzione Economia e Finanza che il Fatto ha consultato, si leggono questi numeri: scostamento strutturale rispetto all’aggiustamento benchmark un anno: -0,4, rispetto al benchmark di spesa -0,7.
E questi dati si riferiscono a dopo il negoziato tra il Tesoro e il commissario Jirky Katainen. Dopo, cioè, che l’Italia ha sacrificato un cuscinetto da 3,3 miliardi di euro, una riduzione della spesa per co-finanziamento dei fondi strutturali europei per 500 milioni di euro e 730 milioni dalla lotta all’evasione.
Morale: nonostante questi interventi aggiuntivi per 4,5 miliardi, l’aggiustamento resta 0,1. Mancano ancora 3 miliardi.
Ergo, la prima versione della legge di Stabilità era carente di ben 7,5 per gli standard europei.
Come si spiega lo scetticismo di Bruxelles?
Fonti europee spiegano che la differenza deriva da una diversa stima del deficit nominale: “Noi stimiamo 2,7 per il 2015, il Tesoro 2,6”, la Commissione non conteggia entrate dallo spesometro (lotta all’evasione) e dai giochi. Del problema giochi sono consapevoli anche al Servizio bilancio della Camera e all’Ufficio parlamentare di bilancio.
Nella prima versione della legge di Stabilità si stimavano 900 milioni di euro di entrate alzando il carico fiscale sulle slot machine collegate in rete in Italia.
In teoria basterebbe ridurre le probabilità di vincita per scaricare l’aggravio fiscale sui clienti, ma questo richiede interventi meno semplici del previsto e i gestori hanno fatto capire che potrebbero addirittura fermare molte macchine per evitare di dover poi pagare più tasse.
La pressione della lobby ha fatto il resto e il governo al Senato ha sostituito la norma con un aumento di 500 milioni annui (sicuri) che i concessionari dovranno versare in proporzione alle slot collegate.
Ma anche la proposta di prelievo forfettario sugli operatori stranieri è a rischio contenziosi e dunque il gettito incerto.
C’è anche uno 0,1 di aggiustamento mancante dovuto ai “filtri statistici” usati al ministero del Tesoro per calcolare quanto pesa la recessione sull’aumento del deficit. Il modello usato al ministero è un po’ diverso da quello della Commissione e minuscole differenze decimali possono produrre scostamento rilevanti come lo 0,1 in questione (che vale circa 1,5 miliardi).
Se poi la crescita 2015 sarà inferiore al +0,6 per cento previsto dal governo, la divergenza dagli obiettivi sarà ancora più marcata: se il Pil farà solo +0,2, come prevede l’Ocse, l’Italia sarà fuori regola di un ulteriore 0,2 per cento.
E lo scostamento complessivo dagli obiettivi sarà addirittura dello 0,8.
È con questi numeri che Matteo Renzi arriva oggi al Consiglio europeo di Bruxelles chiedendo flessibilità e lo scorporo degli investimenti dal deficit.
Richieste che saranno respinte, anche perchè l’Italia non usa neppure le risorse che ha a disposizione.
Come i fondi strutturali 2007-2013 già impegnati, ma non ancora spesi. La questione è in agenda al vertice. Il Consiglio potrebbe decidere di prorogare di un anno, al 2016, la scadenza per spendere i soldi: l’Italia rischia di perdere 14 miliardi di euro.
Soldi che torneranno a Bruxelles alla fine 2015.
La richiesta è stata avanzata nei giorni scorsi da otto Paesi dell’Est Europa capitanati dalla Slovacchia (Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria, Slovenia, Croazia, Bulgaria e Romania): “Realizzare in tempo i grandi appalti è sempre più difficile — si legge nel documento fatto girare a livello di ambasciatori — Saremo costretti a utilizzare fondi nazionali, aggravando i deficit”.
Il Consiglio potrebbe accogliere la richiesta, come già successo in passato, ma il meccanismo di voto a maggioranza qualificata complica le cose: basta il veto di due grandi Paesi e salta tutto.
Le trattative si annunciano serrate. Stando a una fonte diplomatica italiana, la richiesta potrebbe essere accolta dalla Commissione.
“È molto difficile — spiega un funzionario europeo — la direzione Regionale è contraria: si sovrappongono i pagamenti, e abbiamo sempre meno liquidità . Se il presidente Juncker lo farà , è perchè lo considera il male minore rispetto alle richieste di Renzi”.
Il governo italiano finora non si è esposto, ufficialmente per questioni di opportunità visto che ha ancora la presidenza di turno del semestre europeo: “Ma ci spera più degli altri”, spiega chi segue i lavori del vertice. Basilicata, Calabria, Puglia, Campania, e Sicilia rischiano di perdere oltre 13 miliardi di euro.
La Campania, il malato più grave, ha solo 12 mesi per spendere oltre 2 miliardi.
E i ritardi si sommano: la Regione non ha ancora presentato il programma per il prossimo settennato e partirà con molto ritardo, come la Calabria, a cui hanno bloccato i pagamenti per carenze nei controlli, anche perchè il responsabile regionale era andato in pensione e non era stato sostituito.
Carlo Di Foggia e Stefano Feltri
(da “il Fatto Quotidiano”)
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