BERLUSCONI E IL PRESUNTO “EROISMO” DEI PIU’ FORTI
IL PREMIER, CON IL CONSUETO SENSO DELLA MISURA, SI E’ IERI DEFINITO “EROICO E TEMERARIO”… UNA PICCOLA LEZIONE DI SEMANTICA NON GUSTEREREBBE ALL’INCEROTTATO PROTAGONISTA DELLA FICTION ALL’ITALIANA
Nel mito classico, infatti, la parola eroe definisce un uomo nato dall’incontro tra una divinità e un mortale, e per questo capace di imprese eccezionali.
Nel suo significato corrente, invece, l’eroe è colui che dà prova di grande abnegazione e spirito di sacrificio per un nobile ideale.
C’è poi un terzo significato, che sta ad indicare il protagonista di un’opera letteraria o poema.
L’origine semidivina del Cavaliere, malgrado le religiose genuflessioni dei gasparros, è perlomeno dubbia.
E sullo spirito di sacrificio per nobili ideali, visti i bunga bunga e i bonifici alle olgettine, è meglio soprassedere.
Resta l’opera letteraria.
Quella che il Cavaliere ha costruito attorno alla sua persona, con metodo e ostinazione, dai tempi di “Una storia italiana” distribuita in milioni di fascicoli a beneficio di lettori-elettori avidi di romanzi d’appendice .
Di questa fiction Berlusconi è l’eroe induscusso, nulla da eccepire.
Tanto è vero che i pm sono cittadini come gli altri, e se sbagliano devono pagare.
Mentre lui, che è l’eroe di questo strano romanzo italiano, se viene condannato o messo sotto processo può restare tranquillamente dov’è.
La sceneggiatura, insomma, prevede che sia solo una cospirazione di comuni — e mortali — cittadini, contro la quale l’eroe non può che trionfare.
Come nella vecchia Hollywood, anche a Mediaset amano solo il lieto fine.
(da “Politica-pop“)
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