BERLUSCONI: “SE INSISTO SU SACCOMANNI, TREMONTI FARA’ CADERE IL GOVERNO”
SPUNTA IL “TERZO UOMO” PER DISARMARE TREMONTI… NAPOLITANO ATTENDE UNA DECISIONE PER LA SUCCESSIONE AL VERTICE DELLA BANCA D’ITALIA
Silvio Berlusconi, salutando l`ospite, conferma il suo sostegno al candidato “interno”, Fabrizio Saccomanni, direttore generale dell`Istituto.
E tuttavia ammette tutta la sua impotenza: «quello», Giulio Tremonti, non solo insiste sul nome di Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro, ma minaccia di gettare la spugna se non passa il suo uomo, trascinandosi appresso l`intero governo.
Bisogna trovare una scappatoia: un terzo nome? Una forzatura procedurale?
Di sicuro conviene prendere tempo.
La tattica attendista serve anche a trattare con Tremonti i contenuti del decreto-sviluppo avendo una merce di scambio preziosa.
Va bloccata la successione fino alla firma del provvedimento.
Oltretutto c`è anche la novità della sponda offerta da Bossi con il pubblico sostegno al «milanese» Grilli (anche se da via Nazionale ricordano che pure Saccomanni, da bocconiano, ha un`impronta lombarda).
Ma è stallo, la procedura di nomina non è stata neppure avviata: il consiglio superiore della banca, in assenza di una candidatura, si è chiuso con un nulla di fatto.
Il tempo stringe e anche il presidente Napolitano, che ha ricevuto di nuovo lo stesso Draghi, attende con impazienza una scelta che, per legge, spetta appunto al premier.
Stretto fra le insistenze di Tremonti e le pressioni di Draghi, Berlusconi si ritrova con le spalle al muro.
Tanto da aver escogitato una soluzione giudicata dagli stessi ministri Pdl «al limite del legalmente possibile»: presentare alla Banca d`Italia entrambi i nomi dei contendenti, scaricando su palazzo Koch l`onere della scelta di Saccomanni e quindi la responsabilità di scontentare il ministro dell`Economia.
Ma Berlusconi, temendo l`ipotesi delle dimissioni di Tremonti più di qualsiasi altra cosa, sta anche lavorando su un`idea del tutto opposta, a riprova della confusione che regna a palazzo Chigi.
Si parla di una forzatura della procedura di nomina per costringere la Banca d`Italia a “digerire” il candidato di Tremonti.
In pratica, il Cavaliere chiederebbe al consiglio dei ministri un pronunciamento politico sul nome di Grilli per mettere palazzo Koch di fronte al fatto compiuto.
Solo dopo passerebbe la “pratica” al consiglio superiore della Banca, che deve esprimere un parere, motivandolo.
Un`opzione del genere viene stoppata come «irricevibile» dal consigliere anziano, Paolo Blasi. E con ogni probabilità susciterebbe anche le resistenze del Colle che continua a chiedere a palazzo Chigi «il rispetto rigoroso delle procedure».
Di fronte a questi bizantinismi, nella maggioranza si sta facendo strada l`ipotesi di un candidato di mediazione, un uomo nuovo.
La “rosa” di cui si parlava ieri in Transatlantico ha quattro petali: l`interno Ignazio Visco, per cominciare, che è oggi il vice di Saccomanni.
Un precedente simile si è gàà verificato nella storia centenaria dell`Istituto con Antonio Fazìo, nominato da Ciampi governatore, dopo aver scavalcato l` allora direttore generale, Lamberto Dini.
E ancora: Domenico Siniscalco, ex ministro del Tesoro, oggi a Londra.
«Ma con lo stipendio che gli danno a Morgan Stanley», osserva malizioso un esponente del governo «lo voglio vedere che torna in Italia».
C`è poi Guido Tabellini, rettore della Bocconi, di cui si è parlato anche come possibile sostituto di Tremonti, nei giorni del grande gelo con il premier.
E per finire, l`economista Mario Monti, che ha già smentito.
Ma agli occhi del premier ha un vantaggio su tutti gli altri: eliminerebbe un pericoloso candidato per guidare un governo tecnico.
Federico Bei e Elena Polidori
(da “La Repubblica“)
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