“BERLUSCONI SOSTENEVA RENZI GIA’ NEL 2009”: INTERVISTA A CATTANEO, L’EX SINDACO DI PAVIA
“MI MANDO’ VIA FAX IL SUO PROGRAMMA ELETTORALE, CONSIGLIANDOMI DI ATTENERMI A QUELLO”… I FAMOSI 100 PUNTI (DI CUI RENZI NE REALIZZO’ SOLO TRE)
“Non sbagliavano i giornali a chiamarmi il Renzi del centrodestra. Per tutta una lunga serie di motivi, ma anche perchè io e Matteo Renzi siamo diventati sindaci insieme e con un programma simile. Tutto merito di Silvio Berlusconi, che aveva avuto l’occhio più lungo degli altri”.
Parla Alessandro Cattaneo, già alla guida del Comune di Pavia, travolto alle ultime elezioni dal disastro del centrodestra.
Il sindaco ragazzino di una città con un robusto passato.
Ma perchè fa questo paragone con Renzi? Lui era centrosinistra, lei centrodestra, in un periodo storico senza larghe intese all’orizzonte.
Invece sbagliate.
Cioè? Vuol dire che Renzi e Berlusconi erano alleati dal 2009?
No. Ma posso raccontare un aneddoto che la dice lunga.
Su Renzi o Berlusconi?
Su tutti e due.
Allora vada pure: prendiamo appunti.
Nel 2009 vengo chiamato ad Arcore. Mancava poco alle elezioni, io ero già indicato come candidato del Pdl. Sono cresciuto nel Pdl. Non sapevo neanche bene cosa volesse da me il presidente. Pensavo fosse incoraggiamento elettorale, il suo appoggio. Queste cose che allora esistevano.
E così non fu?
No, fu esattamente tutto questo. Con una cosa che aggiunse Berlusconi, di suo pugno. Un consiglio che doveva essere recepito come la strada da seguire per vincere. E il consiglio fu molto semplice.
Avanti, non ci tenga sulle spine…
Berlusconi disse: lei è una persona sulla quale contiamo, ha dimostrato capacità da tempo. È entrato nel partito quando era un ragazzino. Ma le do un consiglio
Da fratello maggiore che le parla?
Sì, lui. E mi spiega: noi abbiamo messo gli occhi su un ragazzo, uno molto sveglio. Credo che a Firenze abbia presentato un programma perfetto, non perderà . Sta conducendo una campagna elettorale ottima. Io le mando il programma di questo Renzi, lei lo segua e vedrà che abbiamo la vittoria assicurata.
L’antefatto dell’incontro tra Renzi e Berlusconi ad Arcore, quando poi Renzi ruppe con Civati.
Berlusconi aveva già messo gli occhi su questo Renzi. Io presi il consiglio per quello che era e cercai di propormi agli elettori con un programma simile, molto chiaro, spiegato per punti molto brevi.
I famosi cento punti di Renzi?
Proprio quelli.
E divennero i cento punti di Cattaneo?
Non identici, io feci la mia campagna elettorale e con le specificità che riguardavano Pavia. Ma seguii le indicazioni. E finì che sia io che Renzi vincemmo.
Era già partito unico?
No, non esiste neanche ora il partito unico.
Ma secondo lei Berlusconi e Renzi si erano già visti?
Non credo. Sicuramente Berlusconi, che ha occhio lungo e fiuto come nessun altro, si era accorto delle capacità comunicative di questo aspirante sindaco di Firenze.
Berlusconi però non gli mise un avversario pronto a giocarsela: il candidato era Giovanni Galli, ottimo portiere, in passato, nulla di più.
Da quello che ho capito io sapevano bene Berlusconi e i suoi che Firenze sarebbe stata una battaglia persa. E cercarono solo di limitare i danni. Il centrodestra a Firenze, nel 2009, non avrebbe mai vinto.
Ci fu secondo lei lo zampino di Verdini?
Verdini è fiorentino, ma non so se ci fu un suo intervento. Non credo. Ripeto, rimasi stupito dell’entusiasmo col quale Berlusconi parlava di questo Renzi, fino a quel giorno per me sconosciuto. Poi tornai a casa e trovai il fax che Berlusconi mi aveva promesso.
Di quale fax parla?
Il fax del programma elettorale di Renzi, dei cento punti. Devo averlo da qualche parte, in testa il numero del mittente, e la scritta villa San Martino, Arcore.
Lei lo sa di quei 100 punti Renzi ne ha realizzati tre?
Non è un problema mio. Io sono all’opposizione di Renzi.
Non sembra.
Io ero sindaco a Pavia. Renzi a Firenze. L’ho incontrato molto tempo dopo. Ma riconosco che quel programma aveva degli spunti ottimi.
Emiliano Liuzzi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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