BERLUSCONI, STRASBURGO E IL BLUFF DELLA RIABILITAZIONE
I GIUDICI ESAMINERANNO DUE RICORSI E GIà€ SI ANNUNCIA LA “VITTORIA MORALE” MA INVECE “LA CONDANNA RESTA FERMA, SALVO L’EVENTUALE REVISIONE”
La notizia com’è: la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha dichiarato ammissibili due dei tanti ricorsi presentati da Silvio Berlusconi contro la sua condanna definitiva.
La notizia come è stata raccontata: è l’inizio della rivincita, il primo passo verso l’annullamento della condanna e dunque la riabilitazione dell’ex presidente del Consiglio.
È già una “vittoria morale”, commenta pronto sul Corriere della Sera Pier Luigi Battista, già sicuro che “si è scritta in Europa una brutta pagina per la giustizia italiana”.
Per l’avvocato Niccolò Ghedini, preso sul serio da un titolo del Corriere, “se venisse accolto il ricorso, quella condanna cadrebbe”.
Naturalmente non è così.
La Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) non è affatto un quarto grado di giudizio, dopo i tre gradi italiani.
Non ha il potere di annullare sentenze italiane. Lo sa anche uno studente al primo anno d’università e comunque lo può facilmente appurare chiunque, anche solo consultando Wikipedia.
Eppure la notizia è stata gonfiata: “L’ex Cavaliere ai suoi: sono in campo e sarò riabilitato” (sempre secondo un titolo del Corriere).
Ma andiamo per ordine
La Corte di Strasburgo ha finora soltanto affermato l’ammissibilità — almeno secondo quanto dichiarato dai difensori di Berlusconi, senza alcuna conferma ufficiale — di due dei ricorsi. Uno è quello che sostiene che l’imputato, nel processo Mediaset in cui è stato condannato a 4 anni per frode fiscale, avrebbe subìto lesioni del principio del “giusto processo”, che esige un equo contraddittorio fra le parti, il diritto dell’imputato a essere presente alle udienze, a non essere processato per fatti già contestati, ad avere i testimoni a difesa.
L’altro è il ricorso che sostiene che l’incandidabilità alle elezioni e la decadenza dal Senato, imposti dalla legge Severino, non potevano essere applicate a Berlusconi, perchè i reati commessi sono precedenti all’approvazione della legge.
È già una vittoria per Berlusconi e una sconfitta per i giudici italiani?
“No. L’ammissibilità viene decretata per tutti i ricorsi che non siano manifestamente infondati”, spiega il professor Vittorio Angelini, ordinario di Diritto costituzionale presso l’università Statale di Milano.
“La Corte europea controlla solo che il caso proposto sia di sua competenza, cioè che riguardi eventuali violazioni alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.
Insomma: dire che un ricorso è ammissibile non significa ipotizzare che la Convenzione possa essere stata violata, ma soltanto che la materia proposta è di competenza della Cedu. Nel caso del ricorso sul processo Mediaset, quello eventualmente violato sarebbe l’articolo 6 della Convenzione, che stabilisce le garanzie degli imputati nel processo.
Se il ricorso è ammissibile, la Corte lo analizzerà nel merito. Ma a che risultati potrà arrivare?
“Non certo ad annullare una sentenza di condanna pronunciata dai giudici italiani”, afferma Angelini.
Non analizzerà neppure i fatti che il Tribunale, la Corte d’appello e la Cassazione hanno stabilito essere reati.
Non sarà messa in discussione la colossale evasione fiscale realizzata da Berlusconi attraverso il labirinto di società estere che poi vendevano i diritti televisivi a Mediaset, come accertato in tre gradi di giudizio.
La Cedu valuterà soltanto se il processo ha rispettato le regole e le garanzie dell’imputato. Già molti giudici italiani hanno detto di sì, rispondendo alle ricorrenti proteste dei difensori. Ora risponderà anche la Corte europea: se deciderà per il sì, il caso è chiuso.
Se per il no, potrà condannare lo Stato italiano a un risarcimento a favore del ricorrente.
“In ogni caso la sentenza di condanna resta ferma”, chiarisce Angelini. “Certo, in caso di decisione favorevole a Strasburgo, Berlusconi potrebbe chiedere la revisione del processo di Milano. Un nuovo dibattimento d’appello. Questo, però, si può riaprire quando siano emersi fatti nuovi: non è detto che una pronuncia della Cedu possa essere considerata un fatto”.
Ma la campagna d’autunno aperta da Berlusconi e presa molto sul serio da alcuni giornali sembra rivolta non tanto a ottenere un risultato giudiziario, difficile a Strasburgo e quasi impossibile a Milano; ma a fare nuove pressioni sul capo dello Stato per ottenere quella che è ritenuta la vera via d’uscita per il Berlusconi padre delle grandi riforme renziane: la grazia.
Gianni Barbacetto
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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