BOCCIATO FOA, IL CENTRODESTRA FINISCE IN FRANTUMI
SALVINI VUOLE ANDARE CON IL M5S E ALLORA ACCUSA FORZA ITALIA DI VOLER ANDARE CON IL PD
È la tempesta perfetta, quella che si è scatenata sulla Rai.
Il no della Vigilanza al candidato presidente voluto da Lega e M5s porta al divorzio forse definitivo tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi e rischia di travolgere la tv pubblica sotto una guerra di carte bollate e ricorsi.
Ma scricchiola anche la maggioranza, con Luigi Di Maio che si smarca in parte dalla linea leghista.
In commissione Marcello Foa ha ottenuto solo 22 voti, mentre ne servivano almeno 27 per potersi insediare come presidente. Fi non ha partecipato al voto, come Pd e Leu e la maggioranza ha dovuto pure incassare una defezione, visto che c’è stato un astenuto non previsto sulla carta.
Tutto da rifare, ora, e il Pd già minaccia “barricate” e ricorsi al Tar e alla Corte dei conti, se Salvini insisterà su Foa, nonostante la bocciatura. Scenario che preoccupa anche il Quirinale.
Il presidente Sergio Mattarella non ha ovviamente poteri in materia, ma certamente auspica soluzioni equilibrate che evitino forzature.
Foa ha detto che attende indicazioni dal ministero dell’Economia, ma Tria non vuole entrarci: a me, ha fatto sapere, compete solo la nomina di due consiglieri e l’indicazione dell’a.d. Deve essere Foa, insomma, a decidere cosa fare.
La rottura
Lo strappo si è consumato in due tempi.
Primo atto alle 8 del mattino, a mezz’ora dal voto della commissione di Vigilanza. Salvini ha tentato il tutto per tutto recandosi addirittura in ospedale, dove Berlusconi è ricoverato per accertamenti. Tentativo vano.
A metà pomeriggio, poi, Berlusconi ha chiarito che non c’erano margini per intese su Foa ai tempi supplementari.
Dopo aver puntualizzato di avere «condiviso» il no dei commissari Fi ha aggiunto: «La eventuale riproposizione dello stesso nome alla commissione di vigilanza non potrà essere votata dai componenti di Forza Italia». Immediata la replica di Salvini: «La Lega prende atto che Forza Italia ha scelto il Pd per provare a fermare il cambiamento». Ribatte Mara Carfagna: «Reazione rabbiosa».
Il timore di tutti, a questo punto, è che Salvini voglia continuare lo scontro.
L’idea sarebbe quella di impedire la nomina di altri presidenti, confermando nel cda Foa che svolgerebbe le funzioni di presidente come consigliere anziano, mentre si procede con le nomine Rai: Gennaro Sangiuliano al Tg1, Alberto Matano al Tg2 e Luca Mazzà confermato al Tg3.
Uno scenario che lo stesso Di Maio, appunto, ha bocciato: «Il governo non può ignorare il voto della Vigilanza», ha spiegato. Foa si può riproporre solo se c’è «un’intesa», anche con Fi, altrimenti «le forze politiche che siedono in Vigilanza che devono trovare una alternativa».
Secondo gli esperti di Forza Italia e Pd, vista la bocciatura in Vigilanza, Marcello Foa non può più essere ripresentato.
Di sicuro il ministro dell’Economia Giovanni Tria vuole stare fuori dalla rissa: non spetta a lui, ha fatto sapere. Il Pd con Andrea Marcucci minaccia «barricate», mentre Michele Anzaldi avverte che «il Cda non è legittimato, non può prendere decisioni.
Se i consiglieri ascoltano Salvini rischiano la fine del caso Meocci: consiglieri condannati da Corte Conti a pagare 11 milioni».
Salvini, spiega una fonte di Fi, «deve darci un altro nome, non può insistere. Ci dica chi vuole e lo votiamo».
Torna Bianchi Clerici?
Si parla di riproporre Giovanna Bianchi Clerici, ma ci vorrebbe il passo indietro di Foa e M5s non la voterebbe perchè condannata dalla Corte dei conti.
Altro nome circolato è quello di Giampaolo Rossi, consigliere eletto da Fi e Fdi.
E nelle ultime ore è girata anche la soluzione Rodolfo Laganà , consigliere eletto dai dipendenti e gradito a M5s. Salvini, in questo schema, avrebbe compensazioni sui direttori.
Ma per il momento il leader della Lega tira dritto.
(da “La Stampa”)
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