BOSSI, IL NOTAIO E UNA NUOVA LEGA
IL DESTINO E’ SEGNATO DA TEMPO, BOSSI ASPETTA SOLO I SOLDI
“La scissione? Non ci penso neanche”. Umberto Bossi smentisce non solo la nascita ma persino la volontà di dare vita a una nuova Lega Nord, un contenitore politico che ospiti i tanti cacciati dalle scope di Roberto Maroni e i militanti di fedele ortodossia bossiana che non si riconoscono nel nuovo corso pdlizzato del Carroccio maronita. Eppure non solo gli atti sono pronti da tempo, come già scritto la settimana scorsa da Il Fatto, ma sono stati anche firmati e depositati da un notaio a Varese, lo stesso di fiducia a cui la famiglia Bossi si rivolse anche per la compravendita della cascina agricola dei figli Roberto e Renzo.
L’ex senatore Giuseppe Leoni prima e lo stesso Bossi hanno però smentito.
Il motivo lo spiega un altro fedelissimo del Senatùr, cacciato dal movimento, ed ex consigliere del Capo nella gestione economica di via Bellerio.
E il problema è uno: i soldi.
“Il percorso è avviato da tempo — confida — ma prima di presentarlo ufficialmente dobbiamo avere la certezza di una cassa per partire”.
Come? “Umberto non a caso a Pontida e dopo ha ricordato che la Lega è arrivata qui mica grazie a chi la guida ora ma all’opera sua e di altri. Quindi parte dei fondi potrebbero spettare a chi eventualmente darà vita a una scissione”.
Che la storia del Carroccio possa finire tra carte bollate e avvocati sembra essere una facile previsione.
Pontida è passata, Maroni non ha fermato le epurazioni dei bossiani doc come Marco Reguzzoni ma anzi annuncia di voler andare avanti.
E Bossi ha detto di essere pronto ad andarsene.
Il nuovo partito a quanto pare non deve ancora essere ufficializzato.
Ma in via Bellerio la coda fuori dall’ufficio di Bossi si allunga.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
Commento del ns. direttore
Ricordate il sassofonista Maroni, accompagnato dalla “cappella Votiva”, quando accusava Bossi di perseverare nell’alleanza con Berlusconi senza tenere conto del volere della base che del Cavaliere non voleva più saperne?
Bossi è stato sconfitto anche sulla base di questa istanza, ma che fa poi Maroni, una volta conquistata la ambita poltrona da segretario?
Si allea caso strano proprio con Berlusconi, garantendo al Cavaliere decine di deputati al Nord che altrimenti non avrebbe mai preso.
In cambio Berlusconi si vende anche la Lombardia, dopo Piemonte e Veneto, e l’avvocato della Avon sale al Pirellone.
Ma se non si fosse alleato, Maroni avrebbe corso un altro pericolo: Berlusconi era pronto a finanziare la scissione di Bossi e per Bobo sarebbe stato il requiem.
Sarebbe interessante, per spiegare l’attendismo di Bossi, conoscere un altro piccolo dettaglio che emerge dal commento di un militante maroniano oggi su “Repubblica”: “Bossi non se ne andrà mai finchè la Lega spende centinaia di migliaia di euro l’anno per mantenere lui e la sua famiglia”.
Insomma, i soldi muovono anche la Padagna, non solo il mondo.
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