CARTE FALSE SUL SOCCORSO DEI MIGRANTI, UN DOCUMENTO SMASCHERA I TAROCCHI DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA E DI SALVINI
DOCUMENTI FALSI COMPILATI NON DAI LIBICI MA DAGLI ITALIANI PER ATTESTARE FALSI INTERVENTI DI SOCCORSO DELLA GUARDIA COSTIERA DI TRIPOLI… IL GOVERNO ITALIANO HA DICHIARATO IL FALSO SUL RUOLO DELLA NAVE CAPRI
C’è un modulo prestampato su carta intestata della Guardia Costiera Libica e datato “base navale di Abu Sitta” in cui Tripoli si assume la responsabilità del salvataggio di 49 migranti a bordo di un gommone in avaria. Ma quel documento è stato compilato dagli italiani, non dai libici.
La storia la raccontano oggi Marco Mensurati e Fabio Tonacci su Repubblica oggi, e dimostra che non è vero che l’Italia non ha più alcun ruolo operativo nelle acque di fronte alla Libia. E non è vero che la Libia sia autosufficiente e capace di gestire il recupero dei naufraghi.
Quale sia davvero il ruolo giocato in questi mesi da Roma, nella cosiddetta zona Sar (Search and rescue) libica emerge dalle registrazioni contenute nell’inchiesta della procura di Agrigento sulla nave Mar Jonio dell’associazione Mediterranea Saving Humans, di cui Repubblica è venuta in possesso e di cui oggi pubblica online gli audio originali.
Ricevuto via mail dalla Mare Jonio l’allarme per un gommone in pericolo, il 18 marzo scorso alle ore 13 e 25 il centro di coordinamento dei soccorsi di Roma (Imrcc) contatta immediatamente il numero dell’operational center della guardia costiera libica. Risponde tale Mustaphà che si qualifica come “l’ufficiale di turno in servizio”.
Il racconto prosegue con la spiegazione: il libico non parla inglese o ha dei problemi e l’ufficiale italiano è costretto a chiamare il servizio di interprete per dare le coordinate dell’imbarcazione, ma evidentemente anche così le comunicazioni non sono efficaci visto che l’Imrcc Roma deve telefonare alla nave della marina militare italiana “Capri”.
Alle 14.17 la Capri chiama Roma e getta la maschera.
Di Mustaphà non c’è traccia, in compenso il fax è pronto: «Allora, vi stiamo mandando il fax, hanno assunto la responsabilità dell’evento, non c’è il numero dell’evento quindi ho messo evento del 18 marzo 2019…va bene, si capisce, hanno assunto, tra qualche minuto uscirà la motovedetta e dirigeranno sulla loro posizione».
Alle 14.31 Roma informa la Mare Jonio che alle 14.00 italiane, il Joint rescue coordination center di Tripoli ha assunto la responsabilità dell’evento precisando che una motovedetta libica, la Raz Al Jadar, si sta dirigendo in area per effettuare il soccorso. «Parlo in nome e per conto dell’autorità libica – aggiunge poi l’italiano – ci chiedono di riferire a tutte le navi in area di mantenersi a una distanza di sicurezza di 8 miglia».
Alla fine del racconto succede che i volontari di Mediterranea salvano i 49 migranti e rimediano così l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Le intercettazioni tra Mrcc Roma e Tripoli, allegate all’inchiesta di Agrigento sulla Mare Jonio (il comandante e il capo missione sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina), documentano come a compilare il foglio sia stato un ufficiale italiano in servizio sulla nave Capri, ormeggiata a Tripoli. Dimostrando, dunque, che la Capri non svolge solo “attività tecnico/logistica, supporto per il ripristino dell’efficienza di alcune imbarcazioni della Guardia costiera libica e consulenza”, come il governo italiano dichiarò nell’agosto scorso, rispondendo a una interrogazione del deputato Erasmo Palazzotto
Il governo ha dichiarato il falso.
(da “NextQuotidiano”)
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