CASO RUBY, BERLUSCONI NON RISPONDE IN TRIBUNALE, MA SULLA TV DI FAMIGLIA
CERTAMENTE DA DOMANI METTERA’ A DISPOSIZIONE DI OGNI ITALIANO CHE SI RITIENE INNOCENTE LA PRIMA SERATA DELLE SUE TRE RETI PERCHE’ POSSA OFFRIRE SENZA CONTRADDITTORIO LA PROPRIA VERSIONE
Un capo democristiano, un leader della Prima Repubblica, si sarebbe ritirato con vergogna, avrebbe opposto dei “non ricordo”, o avrebbe risposto imbarazzato con la bavetta alle labbra.
Lui no.
Silvio Berlusconi riesce a ribattere punto su punto, sorridente, alla faccia del pudore e del buonsenso.
Ha già constatato che funziona, gli italiani (anche se sempre meno) gli credono. Così continua.
Anche sulla storia imbarazzante di ragazze minorenni che passano le notti ad Arcore. La migliore difesa è l’attacco e allora Silvio si fa confezionare dai volonterosi funzionari della sua Mediaset un programma in prima serata, messo in onda poche ore prima che Ilda Boccassini chieda la la sua condanna per concussione e prostituzione minorile.
Racconta la sua versione, risponde alle accuse dei magistrati, valorizza le testimonianze favorevoli, rende incredibili quelle contrarie.
Esibisce trasparenza, mostrando la sala da pranzo e la tavernetta del bunga-bunga.
Insomma: come non credere a quest’uomo?
Nessun contraddittorio vero, nessun faccia a faccia con chi la storia la conosce davvero.
La storia è un giallo addomesticato, con l’assassino (la magistrata rossa) svelato alla prima pagina.
Alle domande più facili non risponde, anzi, non se le fa proprio fare.
Per esempio: come mai passava sere e sere, compulsivamente, con decine di ragazze, alcune minorenni, alcune dal mestiere incerto?
Come mai queste raccontavano al telefono di guerre tra loro per passare l’intera notte ad Arcore, dopo la “selezione” porno-soft del bunga-bunga, con l’obiettivo di avere soldi, più soldi, sempre soldi?
Molti testimoni smentiscono: dicono sotto giuramento che erano solo “cene eleganti“. Peccato però che siano tutti a libro paga del signore di Arcore: ragazze, veline, subrettine, camerieri, pianisti, cantanti…
I pochi non pagati raccontano la squallida lascivia di un vecchio ricco e potente che trasforma la dimora del presidente del Consiglio in una succursale di serie B del Bagaglino e che, generoso, paga, paga, paga.
“Più troie saremo, più bene ci vorrà “, cinguettavano al telefono: “Quel culo flaccido”. Perfino i suoi amici erano costernati: “Ha ragione Veronica, è proprio malato, continua con le feste come prima, invece di pensare ai problemi del paese”, dicevano al telefono Flavio Briatore e Daniela Santanchè.
Sull’accusa più grave (la concussione), i volonterosi funzionari della disinformazione hanno vita perfino più facile: valorizzano le dichiarazioni dei funzionari vittime delle pressioni, nella notte in cui furono indotti a rilasciare una ragazza minorenne, senza documenti, in fuga da una comunità (è onestamente difficile ammettere di aver ceduto alle ripetute telefonate del capo del governo).
E mettono invece la sordina sulle incontrovertibili dichiarazioni della magistrata che quella notte disse: “Sia tenuta in questura”, e stop.
Di fronte a un’evidenza così chiara e solare sui fatti neri delle notti di Arcore, chiunque si sarebbe arreso. Lui no.
Ha mezzi che altri non hanno — soldi, tv — e soprattutto interlocutori, a destra e a sinistra, incredibilmente pronti a credergli o ad affidargli comunque le chiavi del partito, del governo, della nazione.
Perchè dunque non ne dovrebbe approfittare?
Gianni Barbacetto
(da “il Fatto Quotidiano“)
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