IMU SOSPESA, C’E’ IL TRUCCO: IL RISCHIO E’ CHE IN AUTUNNO ARRIVI UNA STANGATA
NEL DECRETO IL PAGAMENTO SARA’ DIVISO IN TRE RATE
Per l’Imu sulla prima casa è in arrivo la sospensiva «con il trucco», che rischia di trasformare in un vero salasso il pagamento di settembre.
Nella bozza di decreto sulla quale all’Economia si continua ad armeggiare, spunta infatti il ritorno a tre rate per la prima abitazione, che quest’anno si sarebbe dovuta pagare in due sole tranche.
Questo significa che la sospensiva della rata di giugno per ora vale solo 1,2 miliardi, anzichè due ma, soprattutto, che i contribuenti a settembre dovranno versare due rate insieme, pari al 66% dell’imposta.
In più maggiorate della raffica di aumenti delle aliquote che un Comune su tre – informa la Uil servizi territoriali – ha già deliberato.
Una opportunità che soprattutto le grandi città , come Roma, Milano, Torino, Genova e Napoli non si sono fatte scappare.
Quindi se non si arriverà alla cancellazione della tassa, come rivendicato ancora ieri per il Pdl da Brunetta o almeno a una riforma della tassazione immobiliare, il regalo di giugno rischia di trasformarsi in una stangata a settembre.
Il rebus acconto seconde case
Brutte notizie anche per i proprietari di seconde case, per i quali non è in discussione il pagamento a giugno ma che saranno in molti casi costretti a versare la quota già maggiorata dalle addizionali comunali.
Contrariamente a quanto previsto da un emendamento al decreto sui debiti della Pa, si dovranno pagare le nuove e più salate aliquote nei comuni che le avranno pubblicate sul sito del Ministero dell’Economia entro il 16 maggio.
Negli altri casi si pagherà come lo scorso anno.
Insomma, a poco più di un mese dalla scadenza del 17 giugno per il versamento della prima rata sulle seconde case e a pochi giorni dal varo del decreto che dovrebbe sospendere fino a settembre l’acconto sulla prima abitazione sono ancora molti per il governo i nodi da sciogliere intorno al rebus Imu.
Ci si proverà già domani, in un vertice annunciato dal Ministro dell’Economia Saccomanni, nel buen retiro dei ministri all’Abbazia di Sarteana.
Il nodo dei capannoni industriali
Ieri il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato è sceso in campo a favore di imprenditori e artigiani.
«E’ giusto che non si paghi sui capannoni», ha dichiarato aprendo a qualche novità nel decreto. Se sono strumenti d’impresa «sarebbe come far pagare la tassa sul tornio», ha aggiunto, mentre la Cgia di Mestre diffondeva il dato di un aumento medio nazionale del 35% sui capannoni, con punte fino al 51% in oltre un terzo dei comuni.
Il problema resta però quello delle coperture, perchè solo l’acconto sugli immobili ad uso d’impresa vale 850 milioni e cassare del tutto l’imposta ben 1,3 miliardi.
Le compensazioni ai Comuni
«I bilanci dei comuni saltano senza la piena compensazione» ha detto a chiare lettere il presidente dell’Anci «facente funzione», Alessandro Cattaneo.
Un appello che almeno in parte il Governo sembra disposto ad accogliere con il decreto, vuoi perchè la sospensiva sulla prima casa con il ritorno alle tre rate varrà poco più della metà del previsto ma soprattutto perchè la bozza del decreto consente anticipazioni di cassa da parte delle tesorerie.
La riforma dei 100 giorni
Tutto questo in attesa della riforma, che il Premier Enrico Letta vorrebbe varare prima che si arrivi alla «rata salasso» di settembre sulla prima casa.
Cento giorni per rivoluzionare la tassazione sugli immobili ed arrivare ad un’unica imposta sul modello tedesco.
Il nome c’è già : «tassa Ics», Imposta case e servizi, che dovrebbe accorpare Imu, Tares, imposta di registro e addizionali comunali Irpef.
Il tutto con franchigie più alte che esentino le prime case non di lusso, no tax area per i redditi Isee più bassi e «patrimonialina» dell’1,5 per cento sugli immobili di valore catastale superiore a un milione e mezzo.
Un sistema che alleggerisce soprattutto il peso del fisco sulle buste paga ma che sembra al momento lontano dalle richieste del centro-destra, che di tasse sulla prima casa non vuol sentir parlare.
Paolo Russo
(da “La Stampa“)
Leave a Reply