CASO SHALABAYEVA: FALSI LASCIAPASSARE CON FOTO FORNITE DA FUNZIONARI DI POLIZIA
UTILIZZATE SUCCESSIVAMENTE DALLE AUTORITA’ DEL KAZAKISTAN
Emergono nuovi particolari sulle modalità del sequestro della moglie del dissidente kazako prelevata da casa sua a Casal Palocco ed espatriata in Kazakistan con la figlioletta Alua di sei anni.
I lasciapassare forniti dalle autorità del Kazakistan per l’espatrio di Alma Shalabayeva e della figlia Alua sarebbero stati realizzati apponendovi le foto tratte dal passaporto centrafricano sequestrato alla donna.
È quanto emerge dall’inchiesta di Perugia, secondo cui due dei funzionari di polizia indagati avrebbero consegnato copia delle foto a un addetto dell’ambasciata kazaka. Dall’inchiesta sul caso Shalabayeva, che giovedì ha portato a contestare l’accusa di sequestro di persona a otto persone, tra cui il capo dello Sco Renato Cortese, il questore di Rimini Maurizio Improta, e il giudice di pace Stefania Lavore, emerge che Renato Cortese, Maurizio Improta e altri due dei poliziotti indagati per la vicenda Shalabayeva, avrebbero omesso di attestare che la donna si identificava come moglie del dissidente-ricercato kazako Ablyazov pur conoscendone le sue generalità .
Per questo sono accusati, oltre che di sequestro di persona, anche di omissione di atti d’ufficio e falso.
Shalabayeva: «Fiducia nella giustizia»
E proprio Alma Shabalayeva commenta oggi gli sviluppi delle indagini.
«Oggi ho fiducia nel sistema giudiziario italiano che sta cercando i responsabili – dice la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov – e ringrazio la procura di Perugia che è stata molto autonoma e diligente nelle sue indagini: è stato fatto un lavoro molto serio per la ricerca della verità dietro il rapimento mio e della mia bambina».
(da agenzie)
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