Luglio 22nd, 2020 Riccardo Fucile
TRE SENATORI IN FUGA, MA AL SUD E’ UN FUGGI FUGGI VERSO RENZI E MELONI
Se ne va anche Paolo Romani che, ai tempi del berlusconismo trionfante, occupava una delle
caselle più sensibili, il ministero dello Sviluppo. Che era un po’ il ministero del “conflitto di interesse”, dove si tutelava Mediaset stando al governo del paese.
Era da tempo che covava rancore, da quando Berlusconi lo aveva scaricato nel corso dell’elezione alla presidenza del Senato.
Quando uscì la storia della sua condanna a peculato, davanti all’indignazione dei grillini, anche un garantista come Silvio fu costretto a cambiare cavallo.
Se ne va al misto anche Gaetano Quagliariello, capogruppo al Senato del Pdl quando il Pdl aveva più senatori della Dc di De Gasperi, una falange che votò di tutto, anche la “nipote di Mubarak”. Assieme a loro anche Massimo Berruti, vicino a Giovanni Toti.
Insomma, meno tre. Almeno per ora. Perchè, potete scommetterci, la scena clou di questo film, andrà in scena il 22 settembre, giorno dopo le regionali.
È lì che si vedrà non quanti se ne vanno, ma in quanti restano. Ecco: la frana. È quel che sta succedendo da quelle parti.
Notizia fino a un certo punto, si dirà . Da tempo il vecchio Silvio pare Kagemusha, l’ombra del guerriero tra la clausura di Nizza e un’unica foto che lo immortala alla Certosa, primo scatto dopo mesi che riporta in scena un corpo e non uno spirito. Notizione se accade mentre è in corso, nel paese delle grandi rimozioni, la sua riabilitazione in grande stile. La sinistra lo coccola, i giornali lo blandiscono, gli editorialisti ne parlano come di un padre della Patria: responsabile, liberale, democratico, nemico dei populisti, ragionevole, affidabile.
Esattamente l’opposto di quel che, con tante buone ragioni, è stato detto negli ultimi vent’anni: irresponsabile, portatore di un gigantesco conflitto di interessi, violentatore del Parlamento con leggi che gli garantivano gli affari suoi, populista, inaffidabile, moderato o estremista a seconda delle convenienza del momento.
Adesso apprezzano tutti, casomai servisse il soccorso al governo. Apprezza anche il Quirinale, mentre Gianni Letta dà garanzie sul proporzionale aspettandosi che tanta cortesia sia ricompensata, come fece il governo Gentiloni, dalla tutela di Mediaset, ora che si deve varare la più grande operazione di sistema degli ultimi anni nel settore delle comunicazioni: una società di controllo pubblico per internet in banda larga, con i soldi di Cdp e le infrastrutture di Open Fiber e Telecom.
Evviva, tutti contenti, a partire dal riabilitato che già si vede al centro del gioco quando ci sarà da eleggere il prossimo capo dello Stato. Peccato che rischi di votarselo con pochi intimi, perchè il meccanismo di rompete le righe si è innescato ed è destinato a diventare più eclatante quando i numeri alle regionali certificheranno la quasi estinzione
E allora, ci siamo, si salvi chi può: una parte di qua provando a salvarsi con Salvini e la Meloni, come i nostri tre eroi di oggi, un’altra di là .
E poichè per entrare in maggioranza pensando alla cadrega non è necessario aspettare Berlusconi, qualcuno si è messo avanti come Vincenzo Carbone, parlamentare campano che si è iscritto al gruppo di Renzi, facendo sapere che altri arriveranno.
Di qua e di là . È quel che sta accadendo nelle regioni dove si vota. Guardate la Campania, terra di antichi fasti quando il partito era in mano a Nick ‘o merikano e Gigino a Purpetta (ovvero Nicola Cosentino e Luigi Cesaro).
Adesso le liste di Italia Viva sembrano le liste di Forza Italia. Gli ultimi arrivati: Pietro Smarrazzo, fino a cinque giorni fa responsabile regionale dei giovani di Forza Italia, Francesco Guarino, ex consigliere comunale, Gabriele Mundo, altro ex consigliere regionale, Francesco Iovino, vicesindaco della città metropolitana. Praticamente “Forza Italia Viva”.
Alla Lega sono passati invece Severino Nappi, che alle scorse politiche era candidato con Forza Italia e Gianpiero Zinzi, ex consigliere regionale. Approdata direttamente con De Luca, senza passare per Renzi Flora Beneduce, vedova dello storico ras democristiano, Armando De Rosa, assessore alla Sanità e ai Lavori pubblici ai tempi del terremoto dell’80, arrestato un paio di volte.
Insomma, per farla breve, il partito di Berlusconi in Campania per la prima volta è in difficoltà a fare le liste.
In Sicilia non si vota, ma nelle ultime settimane nel catanese oltre trecento tra sindaci e amministratori hanno lasciato Forza Italia per approdare nel partito della Meloni dove ormai c’è il grosso del Pdl dei tempi d’oro.
Con loro anche la deputata regionale Rossana Cannata, circa settemila preferenza. La verità è che il flusso più consistente è proprio verso la Meloni che, per evitare ingressi indiscriminati, ha dovuto mettere qualche filtro: no a personaggi discussi, parlamentari senza un voto alla ricerca di un altro giro, insomma “non si prede la qualunque”, ma amministratori seri e con consenso. Solo per stare agli ultimi dieci giorni sono arrivati in Emilia un paio di consiglieri a Rimini e Forlì molto votati, l’ex presidente della provincia di Vercelli, con qualche consigliere e un po’ di assessori sparsi qua e la. In Liguria la campagna elettorale di Fratelli d’Italia sarà coordinata da Michele Scandroglio, già coordinatore regionale del Pdl. E così via.
È un classico, le riabilitazioni sono sempre postume (politicamente parlando, s’intende).
(da “Huffingotnpost”)
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Luglio 8th, 2020 Riccardo Fucile
SALVINI UMORISTICO: “SILVIO NON CONOSCE IL TESSUTO IMPRENDITORIALE ITALIANO”… CERTO, DETTO DA UNO NON HA MAI LAVORATO IN VITA SUA, E’ SICURAMENTE CREDIBILE
Se dovesse arrivare in Parlamento il voto sull’utilizzo del Mes, Forza Italia voterebbe “certamente a favore, ma solo perchè è per il bene dell’Italia”.
Lo ha detto Silvio Berlusconi, spiegando che “sarebbe assurdo privare, solo per fare due esempi, la sanità della Campania di 2.725 milioni e quella della Puglia di 2.450 milioni”. “Gli schieramenti e le alleanze non c’entrano – ha aggiunto -. Il voto sul Mes non ha alcun significato di politica interna”.
In un’intervista al Corriere della Sera, il leader di Forza Italia si dice “convinto che le contraddizioni prima o poi si riveleranno insanabili e l’inadeguatezza di questo governo di fronte alla drammaticità dei problemi del Paese indurrà i parlamentari o le forze politiche più responsabili a staccare la spina”.
Alle parole di Berlusconi sul Mes replica il leader della Lega, Matteo Salvini. “Se Berlusconi aspetta l’intervento dell’Europa l’anno prossimo, secondo me pecca di fiducia perchè i problemi in Italia ci sono adesso. Chi si fida non conosce il tessuto sociale e imprenditoriale italiano che chiede un impegno adesso”
Due sole osservazioni:
1) Il Mes garatisce adesso 36 miliardi all’Italia, non l’anno prossimo
2) Il “tessuto imprenditoriale italiano” (con più difetti che pregi) lo conosce forse meglio Berlusconi di chi non ha mai lavorato in vita sua.
(da agenzie)
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Luglio 5th, 2020 Riccardo Fucile
VIA DEL PLEBISCITO, MONUMENTO DEL BERLUSCONISMO AL POTERE, VA ABBATTUTO COME LE STATUE DEI GENERALI CONFEDERALI… AZZERARE TUTTO PER RICOMINCIARE DACCAPO
Mai sottovalutare Berlusconi, anche quando sembra battere in ritirata. 
Il personaggio coltiva progetti extra-large, che è la taglia del suo ego; nonostante abbia 83 primavere sulle spalle, insiste a porsi traguardi che qualunque altro mortale liquiderebbe con un “ma va”.
Ad esempio, dalle sue parti lo raccontano scalpitante per il Quirinale. Se si presentasse l’occasione giusta, dicono, non disdegnerebbe di fare il presidente della Repubblica. Ha avuto problemi con la giustizia, lo sanno tutti, e il suo profilo non sarebbe adattissimo. Ma sono spuntate queste registrazioni fatte di nascosto a un magistrato defunto che sollevano dubbi sulla sua condanna.
La macchia legale resta, però sbiadita. Inoltre Silvio è sicuro che i candidati della sinistra (la metà di mille) finiranno per elidersi tra loro, rimettendolo in gioco. Nel centrodestra non teme rivali, anzi ritiene che tanto Salvini quanto Meloni, pur di sbarazzarsene, lo spedirebbero volentieri sul Colle. E proprio il sogno di trasferirsi lassù, nell’antica dimora dei Papi che per la sua magnificenza faceva gola già a Napoleone, mette in tutt’altra luce l’addio da Palazzo Grazioli.
Si sono dette una quantità di sciocchezze sul perchè del trasloco. Ad esempio, è circolata voce di un Berlusconi quasi in bolletta; che i 40 mila euro al mese di affitto erano diventati troppi pure per lui, ecco perchè si sarebbe dovuto accontentare della villa sull’Appia antica acquistata da Franco Zeffirelli vent’anni fa per la modica cifra di 4 miliardi di vecchie lire.
Di sicuro risparmierà , su questo non ci piove. Ma chi s’immagina un Cav diventato parsimonioso, per la prima volta in vita sua, non ha la minima idea di quanto l’uomo sia ricco, di come le sue fortune siano smisurate. Figurarsi se non poteva permettersi mezzo milione l’anno di affitto, una briciola per uno come lui che ha speso mille volte tanto di avvocati, trascurando tutto il resto.
Ha rinunciato a Palazzo Grazioli perchè non gli era più funzionale. Perchè quella sontuosa casa patrizia al numero 102 di via del Plebiscito aveva fatto il suo tempo, così come era accaduto per altre precedenti magioni, intensamente vissute e poi tutte abbandonate.
Del resto ciascuna fase del berlusconismo ha coinciso con una dimora-simbolo, con una residenza destinata a colpire l’immaginario collettivo, salvo essere rimpiazzata nel tempo da ulteriori simboli, da palazzi più consoni alle nuove ambizioni.
All’inizio dunque era via dell’Anima, dietro Piazza Navona, che faceva da solare pendant romano al villone di Arcore, immerso nelle brume della Brianza. Fu lì che il Berlusconi imprenditore edile e tycoon televisivo mosse i suoi primi passi da leader politico, lì che si tennero i primi summit del centrodestra allora noto come Casa delle libertà con Umberto Bossi e Gianfranco Fini.
Sennonchè una volta diventato premier, nel ’94, Silvio giudicò poco consono al nuovo status un appartamento borghese certo schicchissimo, però relativamente piccolo, dove i meeting politici si susseguivano con quelli amorosi creando pericolosi cortocircuiti, dove comunque sarebbe stato impossibile ricevere i potenti della terra con il giusto decoro.
Fu così che via dell’Anima venne rimpiazzata da Palazzo Grazioli, già abitazione dell’ambasciatore asburgico a Roma, una decina tra stanze e saloni con un paio di locali destinati alla comunicazione (regno di Paolino Bonaiuti) e il resto alle esigenze molteplici del padrone di casa, ai suoi vizi privati e alle sue pubbliche virtù.
Vi giocò a palla Putin con il cane Dudù, vi capitò spesso a cena Tony Blair, l’uno e l’altro ospitati anche in Sardegna nell’altra residenza cult: villa La Certosa, ristrutturata con un anfiteatro kitch e addirittura con un finto vulcano per strabiliare gli ospiti stranieri e animare le cosiddette feste eleganti.
Ormai le stanze che guardano su punta Lada fanno le ragnatele, Berlusconi non le visita da un bel pezzo, così come non frequenta Villa Gernetto che sarebbe dovuta diventare la sede della sua Università liberale e forse verrà venduta come accadde già per Villa Belvedere a Macherio, nido d’amore con la ex consorte Veronica Lario.
I nostalgici del berlusconismo ci vedranno la fine di un’epopea; qualche avversario immalinconirà al pensiero che sia calato il sipario su un brandello di storia italiana, senza rendersi conto che il primo a non provare nostalgia, tantomeno rimpianti, è proprio Silvio. Con il cuore e la mente lui sta già oltre. Nella sua vita ha comprato e venduto uomini, donne, soprattutto case.
Per mostrarsi vicino agli abitanti di Lampedusa acquistò una villa a Cala Francese, salvo accorgersi che gli aerei gli atterravano praticamente sulla testa. Voleva trasferirsi a L’Aquila dopo il terremoto, poi anche ad Amatrice, purtroppo non trovò location adatte.
Cercò senza successo una residenza napoletana ai tempi delle frequentazioni pericolose con Noemi Letizia; e quando la sua vita notturna superò i livelli di guardia, addirittura affittò per undici mesi un castello nei dintorni di Roma a Tor Crescenza (ribattezzata dai cronisti, chissà perchè, Tor Mignotta). Ogni qualvolta gira pagina, il Cav apre una casa nuova e celebra l’addio a quella vecchia.
Ora il sipario cala su Palazzo Grazioli perchè Berlusconi pensa a se stesso non come leader del centrodestra che lì riuniva ma come padre nobile della Repubblica, statista super partes che ha smesso perfino di sbeffeggiare i grillini. È in piena metamorfosi politica e gli piacerebbe farci dimenticare l’uomo di parte che, per un quarto di secolo, è indiscutibilmente stato.
Via del Plebiscito, monumento del berlusconismo al potere, memoria divisiva e scomoda, va abbattuto proprio come le statue dei generali confederati in America. Azzerare tutto per ricominciare daccapo.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 2nd, 2020 Riccardo Fucile
IL CENTRODESTRA LITIGA E SI DISTANZIA ANCOR PRIMA DI ARRIVARE A PIAZZA DEL POPOLO
Silvio Berlusconi lancia segnali semmai nei prossimi giorni ci fosse un’implosione grillina. E
non è un caso che il premier Giuseppe Conte, dopo aver letto l’intervista rilasciata dal leader azzurro a Repubblica, abbia commentato con queste parole: “Tra le forze di opposizione Forza Italia è la più costruttiva e responsabile”.
L’ex Cav si è detto pronto ad entrare nel governo con una nuova maggioranza. È sotto gli occhi di tutti che il Movimento 5 Stelle stia perdendo pezzi in Senato e ciò potrebbe portare anche, in caso estremo, a non avere più i numeri per tenere in piedi l’esecutivo.
A questo punto potrebbero arrivare in soccorso i berlusconiani che oggi disdegnano i 5Stelle ma non il Pd. Ovviamente si tratterebbe di un Movimento senza Alessandro Di Battista e i suoi fedelissimi
Per ora ovviamente si tratta di fantapolitica ma le parole di Berlusconi fanno discutere, nei conciliaboli forzisti nessuno nasconde un passaggio fondamentale: “Siamo gli unici, insieme ai partiti di maggioranza, a non voler tornare al voto”.
I sondaggi, in discesa per diversi mesi, ora si sono attestati tra il 7-8% e se si aggiunge il taglio dei parlamentari che dovrebbe entrare in vigore nella prossima legislatura, molti deputati e senatori non verrebbero riconfermati. Tutto ciò significa che Forza Italia non esclude l’ipotesi di far parte di una nuova maggioranza.
Il leader sottolinea che comunque ne parlerebbe con gli alleati del centrodestra. Tuttavia qualche sospetto si accende in casa Lega. Ed è così che in via Bellerio si aspetta l’ora di pranzo e quando è evidente che nessuna smentita è arrivata si fa trapelare una ‘velina’ al vetriolo: “La via maestra sono le elezioni. Mandare a casa un governo che blocca tutto è vitale per il futuro dell’Italia”. E poi ancora: “La posizione di Forza Italia è contro l’interesse nazionale”.
Altrettanto aspra la replica fatta trapelare da fonti di Forza Italia, che definisce “scivolone” la presa di posizione leghista.
“Invitiamo le ‘fonti della Lega’ a leggere il testo delle interviste senza fermarsi ai titoli. Se l’avessero fatto, avrebbero scoperto che il presidente Berlusconi non si è mai detto a favore di un governo di unità nazionale”.
Unità nazionale no ma nuova maggioranza sì.
Sta di fatto che mancano pochi giorni alla manifestazione del centrodestra unita in programma il 4 luglio.
Nettamente in ‘difesa’ di Berlusconi si schiera l’altra alleata del centrodestra, la leader di FdI Giorgia Meloni: “Francamente, non dice ‘Sono pronto a fare un’altra maggioranza’ ma dice una cosa diversa: vediamo se c’è una maggioranza di centrodestra, magari allargata a qualche persona di buona volontà che può avere i numeri per governare. Quindi, è una cosa ben diversa dal dire andiamo a fare il governo con 5Stelle Pd e chi più ne ha e più ne metta”.
Una interpretazione diplomatica, dato che Berlusconi non ha mai parlato di “maggioranza di centrodestra”, ma di “altra maggioranza”
Certo non passano inosservati, nella coalizione, i complimenti di Giuseppe Conte a Forza Italia arrivati proprio oggi.
Il timore di alcuni nella coalizione è che un voto favorevole di Forza Italia all’accesso ai fondi del Mes crei una spaccatura nel centrodestra, dal momento che Lega e FdI sono contrarie, e un avvicinamento degli azzurri alla maggioranza in un contesto in cui Forza Italia naviga a vista, rimanda la scelta del nuovo leader e quindi un voto anticipato non gli fa certo comodo.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 2nd, 2020 Riccardo Fucile
CON CHI NON SI CAPISCE, VISTO CHE CONTANO I NUMERI… “NO A UN GOVERNO DI UNITA’ NAZIONALE”
Silvio Berlusconi rilascia oggi un’intervista a Repubblica (o tempora! o mores!) per far sapere che gradirebbe molto entrare in un nuovo governo con una maggioranza non si sa quanto alternativa a quella attuale allo scopo di gestire la crisi del post-Coronavirus:
Secondo lei, il governo Conte resisterà all’impatto della crisi economica d’autunno?
«Mi pare sempre più difficile, ma la voglia di sopravvivenza del ceto politico dei Cinque Stelle può fare miracoli. Il presidente Conte ha dato prova di sapersi destreggiare con abilità fra le contraddizioni della sua maggioranza. Peccato che tale abilità sia utile solo a lui e non all’Italia».
La maggioranza ha numeri sempre più risicati. Pensa che altri senatori abbandoneranno, fino a far venire meno il sostegno al governo?
«Credo che fra i parlamentari, anche fra quelli della maggioranza, sia diffusa la consapevolezza del fatto che il paese su questa strada va incontro al disastro economico. Non escludo affatto che in alcuni di loro prevalga l’amore per la nazione rispetto agli interessi personali o di partito».
In caso di crisi, voi invocate elezioni. Non pensa che invece, alla luce dell’emergenza economica, si creerebbero le condizioni per un governo di unità nazionale? Voi ci stareste?
«Non credo che ne esistano le condizioni e non credo servirebbe all’Italia un governo con forze politiche antitetiche fra loro. Noi e i 5Stelle, per esempio, abbiamo una visione diametralmente opposta su tutto. Se però in questo Parlamento si creassero davvero le condizioni per una maggioranza diversa, più efficiente, più rappresentativa della reale volontà degli italiani, andrebbe verificata, naturalmente prima di tutto con i nostri alleati».
Contro il governo Conte intanto scendete di nuovo in piazza sabato a Roma. Ce n’era davvero bisogno, a un mese dal 2 giugno e con i focolai ancora attivi?
«Tutto si svolgerà rispettando rigorosamente le disposizioni sanitarie, com’è logico. Le manifestazioni di piazza sono una forma di partecipazione democratica che va sempre incoraggiata. In questo caso, si tratta di essere vicini alla parte più produttiva del Paese, che sta soffrendo gravemente»
(da agenzie)
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Luglio 1st, 2020 Riccardo Fucile
AMEDEO FRANCO INCONTRO’ BERLUSCONI DI PERSONA, TROPPI PUNTI OSCURI SULL’INCONTRO
Prima la notizia come è stata veicolata nella giornata di oggi. “Una sentenza guidata dall’alto,
una porcheria, una situazione vergognosa”. Queste le parole che il giudice Franco Amedeo, scomparso nel maggio 2019, ha rivolto a Berlusconi ben 7 anni fa riguardo la sentenza Mediaset che sancì la condanna di Silvio Berlusconi e la conseguente espulsione dal Senato.
Le intercettazioni sono state rivelate ieri dalla trasmissione Quarta Repubblica, scatenando l’ira di Forza Italia, e sono state inserite in un supplemento di ricorso alla Corte europea contro la sentenza della Cassazione, presentato giorni fa dagli avvocati di Berlusconi.
Franco, che parla proprio con Berlusconi, afferma: “Il presidente lo sa benissimo”. “Cosa sa?”, chiede Berlusconi. “Sa benissimo che è stata una porcheria. Quando mi hanno coinvolto in questa faccenda dissi che se avessi saputo mi sarei dato malato, non avrei voluto essere coinvolto”.
O ancora: “Fanno finta che non sia successo niente, Berlusconi deve essere condannato a priori perchè è un mascalzone… Questa è la realtà . C’è stata una situazione vergognosa. A mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia. Abbiamo avuto il sospetto diverse persone, non solo io ma colleghi che sono politicamente suoi avversari e che però sono persone corrette, hanno avuto l’impressione che tutta questa vicenda sia stata guidata dall’alto”.
Un vero e proprio scoop, se non fosse che la storia presenta molti punti oscuri. Innanzitutto, questa non è un intercettazione come ce la siamo immaginata: il giudice, che era in pensione, era andato ad incontrare Berlusconi e la conversazione stava avvenendo vis a vis: non è chiaro quindi se si tratti di una intercettazione ambientale fatta da qualche procura o una registrazione fatta da ambienti berlusconiani.
Bisognerebbe chiarirlo: si trattava di una intercettazione fatta dall’autorità giudiziaria. E nel caso da quale?
Oppure Berlusconi o chi per lui ha segretamente registrato le parole del magistrato? Non è questione di poco conto.
Resta peraltro da chiarire a quale titolo un giudice vada a parlare con Berlusconi per raccontargli questo retroscena dopo la condanna.
Perchè è andato?
Giudice che, peraltro, come risulta dagli atti non si dissociò dalla decisione della Cassazione: quando un giudice non è d’accordo con una sentenza può farlo mettere a verbale. Franco non lo fece. Perchè allora andò da Berlusconi a dire che era tutto pilotato?
Pilotato, peraltro, da chi?
Un giudice che è parte integrante del collegio sa chi ha pilotato, se qualcuno ha pilotato. Nomi e cognomi. Altrimenti è troppo facile fare accuse generiche.
E infatti la domanda è un’altra: se Franco non sapeva di essere registrato, se si era recato di persona da Berlusconi probabilmente proprio per evitare possibili intercettazioni, perchè non ha fatto nomi e cognomi
E infine, perchè queste registrazioni sono state tirate fuori dopo tutti questi anni? Sarà forse un caso che siano state rivelate proprio quando i giudici di Berlusconi hanno presentato ricorso.
Sarà un caso che siano state tirate fuori in un momento di difficoltà della magistratura per alimentare la falsa tesi del ‘golpe’?
Appare insomma tutto come una montatura priva di consistenza, che mette Berlusconi dalla parte della vittima incastrata dalla magistratura e che fa gridare alla destra compatta (e ad altri che di destra non sono ma sono invischiati in inchieste) che siamo di fronte ad un golpe giudiziario, ai magistrati politicizzati e così via.
Solo chi non ha memoria storia e chi non conosce gli atti di decine di processo e ha dimenticato le leggi ad personam e tante altri ammennicoli può credere che Berlusconi sia una mammola e vittima dei cattivoni.
Per cui, al momento, l’unica macchinazione non è contro Berlusconi ma è quella di farlo passare per una innocente vittima di un golpe giudiziario.
Il partito di “Ruby è la nipote di Mubarak” non demorde.
(da Globalist)
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Giugno 30th, 2020 Riccardo Fucile
PECCATO CHE DAVANTI AL CSM AVESSE DETTO L’OPPOSTO
Una nuova registrazione audio catturata a un magistrato diventa un caso politico. Ancora una volta riguarda un leader del centrodestra, anzi “il” leader, nel lontano 2013: Silvio Berlusconi.
Il centrodestra (ma non solo) insorge e il ruolo della magistratura, con l’esigenza di una riforma, tornano al centro del dibattito.
La registrazione è stata pubblicata dal “Riformista” e riporta le parole del magistrato Amedeo Franco, relatore in Cassazione nel processo Mediaset in cui il Cavaliere ha riportato una condanna passata in giudicato il 30 luglio 2013, sfociata poi il 27 novembre nell’espulsione dal Senato in forza della legge Severino.
Quel processo fu “un plotone d’esecuzione”, sono le parole del magistrato.
“Berlusconi deve essere condannato a priori perchè è un mascalzone! Questa è la realtà … A mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia… L’impressione è che tutta questa vicenda sia stata guidata dall’alto”, sostiene Franco nel 2013 in un incontro, dopo la sentenza di condanna, con Berlusconi e alcuni testimoni, uno dei quali avrebbe registrato la conversazione.
La registrazione viene alla luce stranamente oggi, dopo ben sette anni, dopo l’esecuzione della pena, la rielezione del capo forzista nel Parlamento europeo e in attesa della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Politicamente, appartiene a un’era geologica fa.
“In effetti hanno fatto una porcheria perchè che senso ha mandarla alla sezione feriale? Voglio dirlo per sgravarmi la coscienza, perchè mi porto questo peso del… ci continuo a pensare. Non mi libero… Io gli stavo dicendo che la sentenza faceva schifo”, ancora il relatore nella registrazione. “Sussiste una malafede del presidente del Collegio, sicuramente”, dice inoltre Franco
La conclusione del relatore di Cassazione, nel colloquio rubato, è che “si poteva cercare di evitare che andasse a finire in mano a questo plotone di esecuzione, come è capitato, perchè di peggio non poteva capitare”.
Probabilmente il magistrato, che è morto un anno fa e che quindi volendo non può più parlare, non ne era consapevole
Altro stralcio in cui il giudice diceva che “sussiste una malafede del presidente del Collegio, sicuramente…”.
E poi diceva ancora: “I pregiudizi per forza che ci stavano… si potesse fare…si potesse scegliere… si potesse… si poteva cercare di evitare che andasse a finire in mano a questo plotone di esecuzione, come è capitato, perchè di peggio non poteva capitare…Questo mi ha deluso profondamente, questo… perchè ho trascorso tutta la mia vita in questo ambiente e mi ha fatto… schifo, le dico la verità , perchè non… non… non è questo, perchè io … allora facevo il concorso universitario, vincevo il concorso e continuavo a fare il professore. Non mi mettevo a fare il magistrato se questo è il modo di fare, per… colpire le persone, gli avversari politici. Non è così. Io ho opinioni diverse della… della giustizia giuridica. Quindi… va a quel paese…”.
​Ebbene Amedeo Franco, magistrato per 20 anni in Cassazione fino al 1994, competente per i reati tributari, ha scritto personalmente e di suo pugno le motivazioni proprio in virtù della sua competenza in cui si diceva che Berlusconi era “l’ideatore del sistema illecito. Dominus indiscusso” del sistema illecito dei diritti gonfiati.
Se non fosse stato d’accordo avrebbe avuto la possibilità , essendo in minoranza rispetto al collegio, di scrivere il suo dissenso e custodirlo.
I magistrati ne hanno facoltà e già in passato e successo. Per esempio proprio con Berlusconi, imputato nel processo Ruby,Enrico Tranfa presidente della Corte d’appello di Milano, che assolse l’imputato, dopo il verdetto a cui era contrario ritenendo l’ex premier colpevole, si dimise. Ma Franco non ha fatto nulla di tutto questo.
Di più. Davanti al Csm, che giudicava disciplinarmente il presidente Antonio Esposito per aver rilasciato un’intervista, aveva detto di non essersi sentito nè condizionato nè influenzato nel lavoro di redazione delle motivazioni della sentenza su Berlusconi.
Se avesse avuto dubbi, se avesse temuto che quella sentenza fosse stata pilotata perchè invece ha dichiarato il contrario? Dichiarazioni simili — nessun condizionamento nessuna influenza — erano arrivate anche dagli altri componenti del collegio, Claudio d’Isa e Giuseppe Di Marzo.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 20th, 2020 Riccardo Fucile
“OCCORRE SEGUIRE LA STRADA DEI BUONI RAPPORTI PERSONALI, DELLE ALEEANZE E DELLE CONVERGENZE DI INTERESSE”
Attacca il governo ma prende sempre più le distanza dalla deriva sovranista.
Berlusconi sceglie una lingua e un atteggiamento diverso da quello dei suoi alleati. Lo ha datto in una intervista a RaiNews24: “Il recovery fund è assolutamente essenziale perchè l’Italia possa riprendersi dalla crisi. La proposta della Commissione europea è perfetta per le esigenze dell’Italia. E’ essenziale che non venga modificata” e “la nostra posizione non si difende con una sfida muscolare con l’Europa, che non saremmo in grado neppure di reggere”
Chiaro il riferimento alle derive anti-europee della Lega e ai solidi rapporti con i nemici dell’Italia che ci sono tra i governi sovranisti dell’ex est europeo.
“La nostra posizione – ha aggiunto – si difende costruendo buoni rapporti personali, alleanze e convergenze di interesse, come hanno sempre fatto in passato i miei governi. Il problema è che il governo Conte delle quattro sinistre in Europa non ha credibilità , è considerato debole senza autorevolezza”.
“Sul Mes non è un mistero che la nostra visione sia diversa da alleati, ma queste spaccature si ritrovano amplificate nel governo”.
“Noi – ha aggiunto – abbiamo sempre saputo fare sintesi in una coalizione in cui non siamo certo tutti uguali. La maggioranza di governo è invece incapace di garantire una linea di condotta coerente e questo in Europa ce la faranno pagare”.
“Il recovery Fund è assolutamente essenziale – ha aggiunto -, la proposta della Commissione europea è perfetta per le esigenze dell’Italia e io personalmente sono intervenuto più volte. E’ essenziale che non venga modificata e la nostra posizione non si difende certo con una sfida muscolare con l’Europa, che non saremmo neppure in grado di reggere, ma costruendo buoni rapporti personali, alleanze e convergenza di interessi. E io dico che l’Italia ha assoluto bisogno dell’aiuto dell’Europa ma anche l’Europa ha bisogno dell’Italia: salvare l’Italia significa salvare l’Europa”.
(da agenzie)
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Giugno 7th, 2020 Riccardo Fucile
LA RIUNIONE CON I FEDELISSIMI DOVE SPIEGA I MOTIVI
Silvio Berlusconi è convinto di avere cinque inconfutabili ragioni per non farsi “mangiare sulla
testa”, come dice lui, da Matteo Salvini.
Le ha snocciolate venerdì in collegamento Zoom dalla villa della figlia Marina che, temendo l’allegro andirivieni di Arcore, tre mesi fa se l’era portato a Chateauneuf-de-Grasse, mezz’ora da Nizza.
In esilio il Cav non se la passa male. Ha messo un po’ di distanza tra la sua persona e l’esercito dei rompiscatole. Tra l’altro con Zoom può silenziare chi vuole e, se la riunione politica lo addormenta, può perfino far cadere la linea.
L’altro giorno era collegata con lui la crème di Forza Italia: Antonio Tajani, Anna Maria Bernini, Mariastella Gelmini, Iole Santelli, Licia Ronzulli e, taciturni ma attenti, l’Avvocato e l’Ambasciatore (rispettivamente Niccolò Ghedini e Gianni Letta). L’elencazione dei presenti è necessaria, perchè la metà di loro ha riservatamente raccontato quanto segue.
Il primo attrito con Salvini non è alto e nemmeno nobile. Si tratta di poltrone, anzi di una in particolare: quella del candidato presidente della Campania. Silvio rivendica al suo partito la guida della Regione e la vuole per Stefano Caldoro. Subdolamente Matteo non gli contesta il diritto, per carità , però boccia la scelta di Caldoro; esattamente come per la Puglia non si oppone affatto a un uomo della Meloni, ma ha dei dubbi proprio su quello indicato da Giorgia (l’ex ministro Raffaele Fitto).
Insomma, il Capitano rivendica lo “ius primae noctis” sulle candidature e i suoi vassalli lo vivono come un sopruso. Oltretutto Berlusconi si è rammentato che pure in Piemonte Salvini disdegnava Cirio, che però è stato eletto; anche in Calabria storceva il naso sulla Santelli, e lei guarda caso ha stravinto; perfino in Basilicata puntava i piedi contro Bardi, eppure contro ogni pronostico Bardi ce l’aveva fatta. “Se gli avessi dato retta, avrei perso tre volte di fila”, tira le somme l’ex premier. Su Caldoro, perciò, “Salvini si levi dalla testa che io faccia un passo indietro”.
A costo di rompere l’alleanza e di correre alle Regionali in splendida solitudine: “Io perderei, d’accordo, ma la Lega non andrebbe da nessuna parte”.
Secondo motivo di tensione: le battutacce dopo l’apertura di credito al Governo. Salvini lo paragona a Renzi, e questa Berlusconi non la manda giù. “Come osa insegnarmi la coerenza, lui che ha fatto un Governo con i 5 stelle?”. Da quale pulpito, insomma. “Ricordategli da dove viene”, è stata la disposizione del vecchio patriarca. E subito è iniziato il cannoneggiamento mediatico contro il giovanotto presuntuoso.
Terzo casus belli: l’eterno conflitto d’interessi berlusconiano che impedisce a Forza Italia di spingere a fondo l’opposizione, al fianco della Lega.
Vince sempre il timore che possa andarci di mezzo Mediaset. Era così ai tempi di Romano Prodi, figurarsi adesso con i grillini al potere. In più ci si è messo il Covid, azzerando la pubblicità . Berlusconi gradirebbe che il Governo desse una mano, penalizzando la Rai. Ecco perchè Confalonieri e Letta intonano serenate sotto Palazzo Chigi, fanno aumentare il minutaggio grillino e placcano tutti quanti, dentro il Biscione, vorrebbero trasformarlo in megafono del sovranismo leghista. Il partito-azienda è, per principio, filo-governativo.
Oltretutto (ed è il quarto motivo di tensione con Salvini) Berlusconi incarna vizi e virtù di un “cumenda” brianzolo. Ha un gusto ispirato all’Italia “perbene” degli anni Sessanta, quel senso estetico tutto impettito che al G7 di Genova gli fece vietare le mutande stese. Perfino le sue feste con le olgettine erano (per definizione) eleganti.
Figurarsi se un simile personaggio può concludere la sua carriera agli ordini di Salvini, confuso in una folla rumorosa e sguaiata di “descamisados”. A costo di scendere dal 7 per cento che gli accreditano i sondaggi, Berlusconi preferisce salire sul piedistallo dello statista, già in posa per il futuro busto al Pincio.
Infine, quinto punto, la legge elettorale: dal Pd hanno avvertito di tenersi pronti, che stavolta si fa sul serio. Torneremo al proporzionale e, a quel punto, fine delle attuali alleanze, liberi tutti. Gli estremisti finiranno in castigo dietro la lavagna e i partiti moderati saranno il perno delle maggioranze future. Il Cav è lusingato dalle attenzioni del Pd, invita i suoi a coltivare rapporti con i dem e continuamente si informa su cosa dicono di lui Zingaretti, Orlando, Franceschini. Anche Berlusconi, come diceva Totò, si butterà a sinistra?
Lui alza le spalle e assicura: “In fondo di sinistra io sono sempre stato”.
(da “Huffingtonpost”)
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