LE CINQUE RAGIONI DI BERLUSCONI PER SEPARARSI DA SALVINI
LA RIUNIONE CON I FEDELISSIMI DOVE SPIEGA I MOTIVI
Silvio Berlusconi è convinto di avere cinque inconfutabili ragioni per non farsi “mangiare sulla testa”, come dice lui, da Matteo Salvini.
Le ha snocciolate venerdì in collegamento Zoom dalla villa della figlia Marina che, temendo l’allegro andirivieni di Arcore, tre mesi fa se l’era portato a Chateauneuf-de-Grasse, mezz’ora da Nizza.
In esilio il Cav non se la passa male. Ha messo un po’ di distanza tra la sua persona e l’esercito dei rompiscatole. Tra l’altro con Zoom può silenziare chi vuole e, se la riunione politica lo addormenta, può perfino far cadere la linea.
L’altro giorno era collegata con lui la crème di Forza Italia: Antonio Tajani, Anna Maria Bernini, Mariastella Gelmini, Iole Santelli, Licia Ronzulli e, taciturni ma attenti, l’Avvocato e l’Ambasciatore (rispettivamente Niccolò Ghedini e Gianni Letta). L’elencazione dei presenti è necessaria, perchè la metà di loro ha riservatamente raccontato quanto segue.
Il primo attrito con Salvini non è alto e nemmeno nobile. Si tratta di poltrone, anzi di una in particolare: quella del candidato presidente della Campania. Silvio rivendica al suo partito la guida della Regione e la vuole per Stefano Caldoro. Subdolamente Matteo non gli contesta il diritto, per carità , però boccia la scelta di Caldoro; esattamente come per la Puglia non si oppone affatto a un uomo della Meloni, ma ha dei dubbi proprio su quello indicato da Giorgia (l’ex ministro Raffaele Fitto).
Insomma, il Capitano rivendica lo “ius primae noctis” sulle candidature e i suoi vassalli lo vivono come un sopruso. Oltretutto Berlusconi si è rammentato che pure in Piemonte Salvini disdegnava Cirio, che però è stato eletto; anche in Calabria storceva il naso sulla Santelli, e lei guarda caso ha stravinto; perfino in Basilicata puntava i piedi contro Bardi, eppure contro ogni pronostico Bardi ce l’aveva fatta. “Se gli avessi dato retta, avrei perso tre volte di fila”, tira le somme l’ex premier. Su Caldoro, perciò, “Salvini si levi dalla testa che io faccia un passo indietro”.
A costo di rompere l’alleanza e di correre alle Regionali in splendida solitudine: “Io perderei, d’accordo, ma la Lega non andrebbe da nessuna parte”.
Secondo motivo di tensione: le battutacce dopo l’apertura di credito al Governo. Salvini lo paragona a Renzi, e questa Berlusconi non la manda giù. “Come osa insegnarmi la coerenza, lui che ha fatto un Governo con i 5 stelle?”. Da quale pulpito, insomma. “Ricordategli da dove viene”, è stata la disposizione del vecchio patriarca. E subito è iniziato il cannoneggiamento mediatico contro il giovanotto presuntuoso.
Terzo casus belli: l’eterno conflitto d’interessi berlusconiano che impedisce a Forza Italia di spingere a fondo l’opposizione, al fianco della Lega.
Vince sempre il timore che possa andarci di mezzo Mediaset. Era così ai tempi di Romano Prodi, figurarsi adesso con i grillini al potere. In più ci si è messo il Covid, azzerando la pubblicità . Berlusconi gradirebbe che il Governo desse una mano, penalizzando la Rai. Ecco perchè Confalonieri e Letta intonano serenate sotto Palazzo Chigi, fanno aumentare il minutaggio grillino e placcano tutti quanti, dentro il Biscione, vorrebbero trasformarlo in megafono del sovranismo leghista. Il partito-azienda è, per principio, filo-governativo.
Oltretutto (ed è il quarto motivo di tensione con Salvini) Berlusconi incarna vizi e virtù di un “cumenda” brianzolo. Ha un gusto ispirato all’Italia “perbene” degli anni Sessanta, quel senso estetico tutto impettito che al G7 di Genova gli fece vietare le mutande stese. Perfino le sue feste con le olgettine erano (per definizione) eleganti.
Figurarsi se un simile personaggio può concludere la sua carriera agli ordini di Salvini, confuso in una folla rumorosa e sguaiata di “descamisados”. A costo di scendere dal 7 per cento che gli accreditano i sondaggi, Berlusconi preferisce salire sul piedistallo dello statista, già in posa per il futuro busto al Pincio.
Infine, quinto punto, la legge elettorale: dal Pd hanno avvertito di tenersi pronti, che stavolta si fa sul serio. Torneremo al proporzionale e, a quel punto, fine delle attuali alleanze, liberi tutti. Gli estremisti finiranno in castigo dietro la lavagna e i partiti moderati saranno il perno delle maggioranze future. Il Cav è lusingato dalle attenzioni del Pd, invita i suoi a coltivare rapporti con i dem e continuamente si informa su cosa dicono di lui Zingaretti, Orlando, Franceschini. Anche Berlusconi, come diceva Totò, si butterà a sinistra?
Lui alza le spalle e assicura: “In fondo di sinistra io sono sempre stato”.
(da “Huffingtonpost”)
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