I SOLDI PER I CAMICI DELLA REGIONE LOMBARDIA SONO STATI RESTITUITI DAL COGNATO DI FONTANA DOPO CHE REPORT AVEVA INIZIATO L’INCHIESTA
40 GIORNI DI RITARDO DALLA FATTURA DI OLTRE 500.000 EURO ALLO STORNO, L’INCHIESTA DI REPORT MOSTRA I DOCUMENTI EMESSI
“Ho dato mandato ai miei legali di querelare ‘Il Fatto Quotidiano’ per l’articolo di oggi che anticipa i contenuti della prossima puntata della trasmissione televisiva della Rai ‘Report’ in cui si racconta di una donazione di camici per protezione individuale forniti alla Regione Lombardia. Si tratta dell’ennesimo attacco politico vergognoso, basato su fatti volutamente artefatti e scientemente omissivi per raccontare una realtà che semplicemente non esiste”.
Lo comunica, in una nota, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, in merito a quanto pubblicato oggi da ‘Il Fatto Quotidiano’ in relazione a un articolo circa la fornitura di camici durante l’emergenza Covid-19, che anticipa il contenuto di una inchiesta di Report.
La trasmissione di Rai Tre, in onda lunedì sera, avrebbe scoperto un contratto di fornitura di camici ad ARIA Spa, la centrale acquisti della Regione Lombardia, da parte di un’azienda di proprietà del cognato e della moglie del presidente Attilio Fontana.
“Agli inviati della trasmissione televisiva ‘Report’ – prosegue Fontana – avevo già spiegato per iscritto che non sapevo nulla della procedura attivata da ARIA SpA e che non sono mai intervenuto in alcun modo. Oggi il titolo di prima pagina del ‘Fatto’ e il testo mettono in connessione la ditta fornitrice con la mia persona attraverso la partecipazione azionaria (10%) di mia moglie e invocano un conflitto di interesse peraltro totalmente inesistente, proprio perchè non vi è stato da parte mia alcun intervento”.
“Il testo del ‘Fatto ‘- conclude il governatore – infatti, in maniera consapevole e capziosa omette di dire chiaramente che la Regione Lombardia attraverso la stazione appaltante ARIA SpA non ha eseguito nessun pagamento per quei camici e l’intera fornitura è stata erogata dall’azienda a titolo gratuito. Ho anche dato mandato a miei legali di diffidare immediatamente la trasmissione ‘Report’ dal trasmettere un servizio che non chiarisca in maniera inequivocabile come si sono svolti i fatti e la mia totale estraneità alla vicenda”.
Pd: “Fare chiarezza”.
“Nei prossimi giorni capiremo i risvolti relativi all’affidamento, senza gara pubblica, di una fornitura di camici da parte della Regione Lombardia a una società di cui risultano soci la moglie e il cognato del Presidente Fontana. Io continuo ad essere preoccupata per lo stato di salute dei lombardi perchè sono convinta che la gestione, anche di questa fase, da parte di Regione Lombardia, non sia minimamente adeguata. Tuttavia, è chiaro che il presidente Fontana dovrà dire qualcosa su quanto accaduto. Si tratta di una vicenda imbarazzante e inopportuna. Sarà stato un malinteso, sarà che poi il mezzo milione ( non miliardo ) è stato stornato”. Lo afferma Simona Malpezzi, sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento. “Ma questa vicenda aggiunge note di opacità e malessere a quanto già accaduto. Sono dei pasticcioni. La Lombardia merita di più”, conclude.
Dini a Report: “Corretto appena saputo”.
“Effettivamente, i miei quando io non ero in azienda durante il Covid, chi se n’è occupato ha male interpretato la cosa, ma poi dopo io sono tornato, me ne sono accorto e ho immediatamente rettificato tutto perchè avevo detto ai miei che doveva essere una donazione”. E’ un passaggio della conversazione tra il giornalista di Report e l’amministratore legato di Paul&Shark, Andrea Dini, cognato del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, contenuta nel servizio ‘a loro insaputa’, che andrà in onda domani lunedì 8 giugno su Rai3, su una fornitura di camici e altri Dpi.
Report, che ha anticipato lo sbobinato delle conversazioni, dice ad Andrea Dini, eredi di una famiglia di imprenditori storici di Varese che producono da decenni il noto marchio Paul and Shark, di essere in possesso della lettera di acquisto di Aria, inviata alla Dama S.p.A., che detiene il marchio “senza gara di appalto”, di “75 mila camici e 7000 tra cappellini e calzari. Il tutto per un valore di 513 mila euro.
E che non si tratti di una donazione sembra molto chiaro – dice Report -. La società pubblica della Regione Lombardia specifica infatti che il pagamento avverrà tramite bonifico entro 60 giorni dalla data di fatturazione”.
Alla richiesta di informazioni sull’appalto per i camici, all’inizio del servizio, Dini risponde “non è un appalto. È una donazione”.
“In realtà all’Aria – replica il giornalista Giorgio Mottola – non risulta, sembra invece un’aggiudicazione, mi pare, di una procedura negoziata, tra l’altro”.
“No, guardi, no no è una donazione. Chieda pure ad Aria, ci sono tutti i documenti – risponde Dini -. Noi li abbiamo donati anche ad altre persone, abbiamo donato mascherine. Sono un’azienda lombarda, devo fare il mio dovere”.
“Io non ero in azienda – dice ancora Dini quando gli viene chiesto se ha partecipato alla gara ‘per sbaglio’ – e… appena l’ho saputo ho detto no, no, in Lombardia assolutamente no”, Perchè lei è il cognato del presidente?, gli viene chiesto da Report: “Assolutamente” risponde. “Le carte ad Aria ci sono tutte. Abbiamo fatto note di credito, abbiamo fatto tutto…. -aggiunge – è tutto una donazione; non avremo mai un euro da Aria. Mai preso un euro, e non avremo mai neanche uno”.
Un affidamento, sottolinea Report, avvenuto all’insaputa sia dell’ad Dini sia del governatore Fontana. “Alla fine, il dottor Dini – dice nel chiudere il servizio Sigfrido Ranucci – ci ha inviato le note di credito. Dimostrano che ha restituito i soldi pagati dalla Regione. Ma a maggio, 40 giorni dopo e se fossimo maliziosi, ma non lo siamo, la restituzione coincide con il periodo in cui Report ha cominciato la sua inchiesta”.
(da “Il Fatto Quoridiano”)
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