Marzo 4th, 2015 Riccardo Fucile
SONDAGGIO LORIEN, LA META’ DEGLI ITALIANI CI VEDE MEGLIO DEI GIORNALI COMPIACENTI: PER LORO SALVINI IN PIAZZA HA FATTO FLOP
Nonostante la grancassa dei media compiacenti, per la metà degli italiani intervistati da Lorien Consulting l’appuntamento di piazza del Popolo non è stato affatto un successo per Matteo Salvini.
Secondo il sondaggio dell’istituto solo il 18% condivide i contenuti della manifestazione, giusto la somma degli elettori di Lega e Fratelli d’Italia.
Ma è significativo che la manifestazione di Piazza del Popolo ha determinato appena un leggero aumento dello 0,5% della Lega, ma ha fatto perdere la stessa percentuale a Fratelli d’Italia, la cui base non ha gradito l’abbinamento, e addirittura l’1% a Forza Italia.
Alla fine con la Lega che va dal 14,5% al 15%, Forza Italia che scende dal 13,5% al 12,5% e Fratelli d’Italia che passa dal 3% al 2,5%, il centrodestra nel suo complesso perde l’ 1% secco.
E scende dal 31% al 30% nel suo insieme.
Non solo, fa aumentare pure il centrosinistra: torna a quota 39 per cento il Pd che incrementa il proprio bacino di voti dell’1 per cento.
Nel centrosinistra supererebbe la soglia di sbarramento solo Sel (4%, stabile), gli altri partiti di sinistra e i Verdi insieme raccoglierebbero oggi l’1,5%, mentre Scelta Civica non andrebbe oltre lo 0,5 per cento.
Totale della sinistra intorno al 45%
Il Movimento Cinque Stelle registra una lieve flessione: dal 18 al 17,5%.
Continua a salire la popolarità del governo dopo aver toccato il suo punto più basso a inizio febbraio (43%).
Ora il giudizio positivo sull’operato dell’esecutivo è espresso dal 46% degli intervistati, come a fine gennaio, anche se sono cifre che non hanno niente a che vedere con la “luna di miele” durata più o meno fino alla fine dell’estate scorsa.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 3rd, 2015 Riccardo Fucile
UN CENTRODESTRA DA RISERVA INDIANA SERVE SOLO AI POLTRONISTI… LA VERA DESTRA INCENDIARIA SAREBBE ANDATA IN PIAZZA DEL POPOLO PER DEMOLIRE IL PALCO
Iniziamo questa analisi da un semplice confronto: alle ultime elezioni (quelle europee) il centrodestra ha avuto complessivamente il 26,7%, composto dal 16,8% di Forza Italia, dal 6,2% della Lega e dal 3,7% di Fratelli d’Italia.
A distanza di un anno la media di dieci sondaggisti, pubblicata oggi da Termometro politico, certifica che il centrodestra avrebbe il 30,6%, composto dal 14,1% della Lega, dal 13,4% di Forza Italia e dal 3,1% di Fratelli d’Italia.
Pur in circostanze favorevoli, quindi, un aumento contenuto del 3,9%.
Il centrosinistra che alla europee aveva visto il boom del Pd con un 40,8% e con la Lista Tsipras al 4%, ora è dato al 42% (con il Pd al 38,7% e Sel al 3,3%), in leggero calo di 2,8 punti.
Giusto per completezza segnaliamo che il M5S è passato dal 21,1% al 18,2% di media.
Questo prima visione d’insieme dimostra due cose: in primis che il divario tra questo centrosinistra e “questo” centrodestra è di oltre 11 punti, in secondo luogo che questo centrodestra a trazione leghista al massimo vincerà la coppa del nonno a Topolinia.
Ovvero servirà allo scopo di assicurare qualche bella poltrona di deputato a qualche congiunto di Salvini e cognato d’Italia, non certo a scalzare Renzi e il Pd da palazzo Chigi per i prossimi dieci anni.
Non solo infatti non si recupera il popolo dei moderati, ma neanche si scalfisce l’elettorato deluso di destra, visto che la percentuale di astensionisti rimane la stessa.
Risulta evidente a qualsiasi cervello funzionante che andare dietro ai deliri xenofobi di Salvini è solo una perdita di tempo e un favore a Renzi che, in una campagna elettorale futuribile nel 2018, asfalterà il “sistemamogli” in un amen, sempre che il padano sia ancora a piede libero.
Chi si stupisce di tale ipotesi farebbe bene a ricordare che medesimo stupore hanno provato anni fa i nostri lettori quando dicevamo cose analoghe sulle abitudini di Bossi e compagni di merende e sui maneggi di Belsito.
Ma veniamo a quell’operazione in corso, a cura di Fratelli d’Italia per interposta signora Alemanno, che si chiama “Prima l’Italia”.
Le ultime news in proposito sono contenute in un’analisi che la signora Alemanno ha diffuso in un comunicato stampa, peraltro intelligente e insinuante, dopo la manifestazione flop di Piazza del Popolo.
Da un lato infatti si prendono le distanze dalle corbellerie di Salvini, dall’altro si invita ad allearsi lo stesso con la Lega.
Per la prima parte si legge: “Quella di ieri era una bella piazza, ma non nostra. Ci ha colpito l’assenza di bandiere nazionali, salvo quelle portate da Casapound; la visione di un palco in cui c’erano più tricolori russi che italiani; l’insistenza di Salvini nel parlare di “Italie” al plurale e non di “Italia” unita e indivisibile, Ma, soprattutto, ci ha colpito la riedizione della polemica del “cittadino” contro lo “Stato”, confondendo ancora una volta lo Stato nazionale con lo statalismo e l’oppressione fiscale. Come si fa a difendere la sovranità nazionale di fronte a Bruxelles e di fronte alla globalizzazione senza uno Stato-Nazione che la incarni e la eserciti?“.
Considerazioni scontate per cui non sarebbe stato necessario attendere il verbo di Salvini in piazza del Popolo e sufficienti per recarvisi solo allo scopo di demolire il palco e inseguire coi forconi fino ad Ostia Lido i pataccari padani.
Ma questa prima parte ha lo scopo di “ammorbidire” chi non vuole morire in camicia verde, dopo aver evitato il decesso da democristiani.
Ecco la seconda parte che riporta all’ordine: “la piazza di ieri ci ha dimostrato che Matteo Salvini può e deve essere un alleato, ma la Lega e i suoi affiliati non possono essere la nostra Casa comune. Possiamo e dobbiamo essere complementari con l’amalgama che si sta creando attorno a Matteo Salvini”.
Fino a sbulaccare completamente nell’umorismo: “di Matteo Salvini ci piace la forza con cui mette in discussione il “politicamente corretto”, il coraggio con cui sfida l’eurocrazia di Bruxelles e i poteri forti della globalizzazione”.
Come quando è scappato a gambe levate a Bologna?
Insomma un gran rivoluzionario della pagnotta.
E poi la marchetta: “ci sono persone e comunità di destra che si sono rifugiate nel limbo del non voto e del rifiuto della politica. Dobbiamo richiamarle a noi senza trascurare di difendere fino in fondo le insegne di Fdi-An alle ormai prossime elezioni regionali“.
In pratica, al di là delle sparate demagogiche, si rendono conto che il progetto di vendere la destra a Salvini non convince milioni di elettori di area, come non li convince una destra razzista e anti-europea, la classica becero destra contro la quale Pino Rauti (e non solo) spese una vita.
E cercano di aggregare quache ingenuo per poi presentarsi a Salvini con un portafoglio clienti ingrossato.
Alla faccia della tanto declamata “sovranità “,
Qua siamo ai saldi di stagione, all’accattonaggio molesto e ai travisamenti ideologici.
Lunga vita a Renzi? No grazie, la destra sociale del futuro è altra cosa.
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Marzo 1st, 2015 Riccardo Fucile
NON ESISTONO “PIU’ DESTRE”, MA SOLO UN POPOLO CHE HA BISOGNO DI SENTIRSI RAPPRESENTATO… NON SERVONO PAROLE O “LECTIO MAGISTRALIS”, MA GESTA E SCELTE SEMPLICI DA UOMINI VERI
La manifestazione svoltasi ieri a Roma al grido “Renzi a casa”, ha dato una sorta di immagine bidimensionale dello stato della destra in Italia.
Da una parte, l’immagine della cosiddetta pseudo-destra “della pancia”, quella che grida e che cavalca la disperazione e la rabbia della gente, alla ricerca della “pesca delle occasioni”.
Dall’altra, quella della destra raffinata, elegante, sofisticata: quella della “destra con cultura di Governo”, che però non riesce neanche più a portare 100 amici in una sala prenotata per 1.000 persone.
La realtà è che non ci sono “più destre”, ma “solo” un popolo moderato che ha bisogno di risentirsi protagonista e degnamente rappresentato, sia nelle istanze che nei bisogni di ogni tipo.
Fino a quando avremo politici e politicanti che penseranno di essere solo loro a contare e a “segnare la via”; fino a quando avremo politici che continueranno ad immaginare di potersi mettere su una cattedra per “fare la lezione al popolo”, la nostra idea non avrà mai un futuro.
A “chi ha dato”, consiglierei vivamente di farsi da parte: non ha più, nè l’autorità , nè l’autorevolezza, nè la lucidità per dispensare pseudo-patenti, compiti, funzioni o per individuare chi avrebbe diritto di incarnare una possibile storia diventandone il leader.
La sovranità si appartiene al popolo e sarà proprio il popolo che dirà “chi, come e quando”.
Nelle more c’è da prendere atto che la società è variamente composta ed articolata, che ha diverse sfumature e che ha bisogni variamente esplicitati.
Al netto dei distinguo, vi è una parte che non si sente adeguatamente rappresentata, che ha perso la speranza e che ha perso la fiducia in personaggi che hanno saputo soltanto tradire, abbandonandosi alla propria boria.
Un vero leader non dispensa patenti, non impone una strada, non schernisce chi la pensa diversamente: si fa riconoscere e si fa “individuare” dal suo popolo, lo prende per mano, ci si mette accanto e cammina con lui, perchè soltanto insieme sarà possibile stabilire dove e quando “andare”.
Al popolo non interessano le lezioni: per ritornare “a credere” ha bisogno di vedere combattenti audaci, appassionati e irriverenti.
Le distanze dalla gente e dai loro bisogni non si combattono e non si colmano con le parole o con le lectio magistralis.
Occorrono gesta, semplici ma da uomini veri.
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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Febbraio 27th, 2015 Riccardo Fucile
NON SARANNO OPERAZIONI CALATE DALL’ALTO A RISOLLEVARE LA DESTRA IN ITALIA, MA LA PASSIONE E LE IDEE CHE EMERGERANNO DAL POPOLO
A ‪destra‬, purtroppo, continuano le sterili “operazioni calate dall’alto” patrocinate da un gruppo di vecchi burocrati, paciosi e crassi, vogliosi di conservare le poltrone ad ogni costo.
I partiti, però, sono espressione del popolo, gli danno voce, speranza, ed è proprio quel popolo che deve avere voce in capitolo.
Basta con le operazioni fatte a tavolino.
Basta coi burocrati.
Basta con le cooptazioni.
Basta con la supponenza di chi ritiene di posserdere il verbo e si arroga il “diritto” – del tutto fittizio e inconsistente – di assegnare “patenti”, ruoli e competenze.
La destra è del popolo e sarà proprio il popolo a decretare come, chi e quando, a patto che si abbia il coraggio delle idee ferventi, appassionate, irriverenti ed incendiarie.
Le poltrone, quelle poste proprio accanto al camino, tenetevele pure.
Anzi, rinserratevi pure in casa al calduccio: noi guardiamo al nostro Paese, alla gente, ai problemi e alle cose da fare.
E quello che si fa, lo si fa soltanto per passione e per amore dell’ ‎idea‬, che è la più europea e la più rivoluzionarie delle idee.
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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Febbraio 26th, 2015 Riccardo Fucile
LA COERENZA DEL DIRIGENTE REGIONALE DI FUTURO E LIBERTA’ CONVERTITO SULLA VIA DEI COGNATI D’ITALIA E SALVINIZZATO.. E’ SOLO UNO DEI TANTI ESEMPI DI SALTAFOSSI
Che l’Italia sia un Paese dove lo sport preferito è quello di saltare sul carro del vincitore è cosa nota.
Si è visto a sinistra quanti imprenditori sgomitino per pagare 1000 euro e potersi sedere a un tavolo imbandito con vista sulla bocca aperta di Renzi.
A destra va di moda poter entrare nelle grazie del noto grossista di carta igienica tricolore, il raffinato identitario “sistemamogli” Matteo Salvini, l’uomo sponsorizzato dalla sinistra perchè rappresenta la migliore garanzia che il centrodestra non tornerà al governo nel prossimo ventennio.
L’operazione avviene attraverso mediatori e procacciatori, noti per aver sfasciato la destra italiana, avendo sgovernato prima in An e poi nel Pdl, senza mai un sussulto di dignità e spirito critico fino a quando sono stati ministri, sottosegretari e parlamentari a 13.000 eurini al mese.
La salvinizzazione della destra italiana si può peraltro ben notare anche nell’evoluzione di certi intellettuali di corte che da scrittori emarginati ora possono permettersi il vestito buono, le apparizioni Tv e le maggiori case editrici.
Ma è nelle iniziative sul territorio che emergono le tematiche della “nuova destra” nostrana con il menu fisso (da 40 anni) composto da immigrati e rom da cacciare.
Come i camionisti si fermano sempre alla trattoria Jolanda, loro oltre quei temi non sanno andare.
E anche chi si era affacciato a un self service con ampia scelta, alla fine si adatta per convenienza al menu della casa.
Non fosse altro perchè il posto a tavola è garantito e magari ci scappa anche il grappino (senza riferimento all’alito di Salvini, citato da Cecchi Paone).
Ci è capitato di leggere un virile comunicato stampa di “Prima l’Italia” (e “dopo la trippa”) in cui si denuncia, udite udite che “negli ultimi giorni sono apparsi sui muri del quartiere Monteverde dei volantini redatti in lingua straniera, precisamente in bengalese, nei quali si chiede un contributo per la ristrutturazione di un locale sito in Circonvallazione Gianicolense, 223 che viene proposto come luogo di culto islamico”.
Un fatto gravissimo, insomma: dei bengalesi che scrivono in bengalese e chiedono si presume a dei loro connazionali di contribuire a ristrutturare un locale come futuro luogo di culto.
Il tutto a loro spese, senza chiedere alcun contributo allo Stato italiano.
Il comunicato conclude che “per questo motivo venerdì 27 febbraio alle ore 11 il movimento Prima l’Italia presenterà in conferenza stampa le iniziative contro l’apertura della nuova Moschea“, come se fosse una questione di loro competenza.
Aspetto divertente: “insieme ad una delegazione di Prima l’Italia abbiamo effettuato un sopralluogo presso i locali di Circonvallazione Gianicolense 223, destinati al nuovo luogo di culto islamico e ci siamo trovati di fronte ad una struttura molto grande all’interno della quale sono già partiti i lavori di ristrutturazione”.
Il che vuol dire che li hanno fatti entrare senza problemi e che non c’era nulla da nascondere, anche se i bengalesi avrebbero avuto diritto a rispondere come Razzi-Crozza: “ma fatevi i cazzi vostri”.
Anche perchè potrebbero aver già chiesto i relativi permessi alle autorità preposte e quindi essere perfettamente in regola.
In puro stile salviniano la conclusione è un bel presidio “per lanciare una petizione contro l’apertura della ‪#‎Moschea‬ a ‪#‎Monteverde‬”.
Una posizione quindi “a prescindere”, contro ogni forma di rispetto di altri culti e pure controproducente perchè è notorio che è meglio una moschea ufficiale che puoi controllare che costringere le persone a pregare nei sottoscala e incattivire gli animi.
Non ci avrebbe stupito se l’iniziativa fosse stata sponsorizzata da un politico alla Borghezio, sarebbe in sintonia con lo slogan “No N-euro”.
Invece chi abbiamo trovato ?
Un ex-finiano convertito sulla via del Monviso, un ex dirigente di Futuro e Libertà con incarichi di un certo livello.
E dato che siamo notoriamente tosti nel fiutare la pista, ecco una chicca che il suddetto aveva scritto il 3 giugno 2011, alle ore 17:06 in un articolo a sua firma: “noi siamo per l’immigrazione responsabile, pronti ad accogliere chiunque venga in Italia per lavorare e rispettare le nostre leggi”.
Ma come, tre anni fa li volevi accogliere e ora gli vuoi pure impedire di pregare?
Capisco che hai cambiato compagnia di giro, ma un po’ di coerenza suvvia.
O devo anche ricordarti cosa scrivevi della tua ora tanto amata Giorgia Meloni il 29 gennaio 2011, alle 12:23 ?
“La Meloni dovrebbe chiedersi perchè siano spariti dal suo vocabolario i termini moralità , legalità , esempio. Non avrei mai pensato che per mantenere la sua bella poltrona sarebbe arrivata al punto di camminare con i paraocchi. In alcuni casi si dovrebbe avere almeno il buon gusto di tacere”.
Ecco, perfetto: un bel tacer non fu mai scritto.
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Febbraio 25th, 2015 Riccardo Fucile
LI RICONOSCETE AGLI ANGOLI DELLE STRADE CON LA CIOTOLA PADANA: ELEMOSINANO UNA POLTRONCINA E SI VENDONO I CIMELI DEL DUCE PER UNA FOTO DELLE CHIAPPE DI SALVINI
Il titolo della manifestazione è “Renzi a casa, la nostra ce la siamo venduta da tempo”. 
Il 28 febbraio le truppe autotrasportate della “padagna del magna magna” varcheranno i sacri confini delle nebbiose osterie del nord per portare a “Roma ladrona”, con 250 pulmann autoripulenti, le quadrate legioni che hanno giurato sul pitale della fonte del Monviso e sguazzato nelle acque inquinate del Po.
Prenotati anche molti treni piombati in funzione anti-fetore per permettere rutti identitari in libertà .
Di certo in piazza del Popolo ci saranno non solo gli elettori auto-trasportati del “sistemamogli”, ma anche da quella miriade di accattoni molesti che da settimane stazionano agli angoli della città con un piattino verde in mano: sono i senza tetto della destra romana, meglio i senza patria e senza ideali, i “traditori dell’Idea” si sarebbe detto in altri tempi.
Molti di quelli che, dopo aver fatto il giro delle Cento parrocchie, oggi si ritrovano alla mensa della Caritas padana, invocando una verginità persa da tempo, causa frequentazione dei peggiori bordelli capitolini.
Fascistelli da operetta che si si vendono i cimeli del duce per una maglietta “padania is not italy”, ex parolai della destra sociale che ora vogliono affogare i poveri, mitici identitari rimasti senza documenti sulla loro origine (gli avranno fregato il portafoglio a Termini?), boss di quartiere convertiti dai lingotti di Belsito, poltronisti e commedianti alla ricerca di un posto al sole a misura della chiappe di Salvini.
Rimasti in brache di tela per la loro incapacità di interpretare i cambiamenti della società , sono i nuovi rom della destra italiana: per questo vogliono chiudere gli accampamenti sinti, per prenderne il posto, non per razzismo.
Si danno del traditore da anni tra di loro, rivendicando “la terza via” da decenni, ma inboccando alla fine prima quella di palazzo Grazioli e ora quella di via Bellerio.
Senza disdegnare soste ben remunerate al Campidoglio, ai tempi della moltiplicazione dei pani, dei pesci e dei parenti.
Da giovani idealisti avrebbero assaltato a spranghate la feccia di Piazza del Popolo, oggi da vecchi rottami si accontentano di vendere i santini del sale della Alpi (il sole è una cosa seria) e i barattoli dell’aria di Bergamo confezionati dai cinesi a Prato.
In attesa di una gita sociale nel canale di Sicilia per prendere a pagaiate i veri profughi, quelli che scappano da guerre vere, non dalle commedie dell’arte messe in scena da compagnie di (presa in) giro.
“Venghino signori, venghino, lo spettacolo sta per cominciare, posti quasi esauriti”: affrettatevi ex camerati, il domani appartiene a noi (per Salvini).
Per perdere, come sempre, faccia ed elezioni.
In attesa di un altro giro, altro regalo, continuate pure a prendere per il culo i giovani e a fare favori al sistema.
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Febbraio 10th, 2015 Riccardo Fucile
PER ESSERE COMPETITIVA DEVE AVERE UNA LINEA CHE SAPPIA ANCHE INTERPRETARE ALCUNE ESIGENZE DI FONDO DELL’ELETTORATO DI SINISTRA… COME RENZI HA SAPUTO FARE CON QUELLO DI DESTRA
Se la Destra vuole tornare ad essere elettoralmente competitiva deve prefiggersi una linea che sia
riconoscibilmente alternativa a quella della Sinistra, naturalmente, ma che al tempo stesso sappia interpretare anche alcune esigenze di fondo dell’ elettorato di quest’ultima.
Tutto lascia credere che l’elezione del presidente della Repubblica, avendo mandato all’aria il cosiddetto patto del Nazareno, abbia posto fine a quella strategia dei «due forni» sulla quale il governo Renzi ha fin qui potuto contare: cioè l’uso di maggioranze parlamentari di volta in volta diverse, includenti oppure no Forza Italia, a seconda dei provvedimenti da votare.
Il che, tuttavia, non ha certo cancellato quello che è forse l’elemento chiave che nel nostro sistema politico nato nel 1994 assicura fisiologicamente, come un fatto abituale, un grosso vantaggio competitivo alla Sinistra rispetto alla Destra.
Beninteso, ve ne sono parecchi, di questi elementi fisiologici di preminenza: il fatto, tanto per cominciare, che la Sinistra ha dietro di sè settori della società civile più compatti e in certo senso più strategici (ad esempio i media e la cultura); che può contare in linea di massima su una maggiore motivazione, e quindi fedeltà , del proprio elettorato; che essa ha maggiore familiarità e conoscenze con personalità e circuiti politici internazionali.
Ce n’è uno però, come dicevo, più importante degli altri.
Questo: la Sinistra, quando è al governo, sa e può fare, pur se entro certi limiti e per intenderci alla buona, politiche sia di sinistra che di destra, dal momento che sa che anche in questo ultimo caso conserverà comunque i propri voti, e in più attirerà quasi certamente voti dal campo avversario.
La Destra invece no: essa sa e può fare (quando pure ci riesce) solo politiche di destra; e dunque al massimo può conservare il bacino elettorale suo proprio non potendo tuttavia sperare di ampliarlo di molto.
Nella Seconda Repubblica ha funzionato così.
Specialmente, come dicevo sopra, per effetto del diverso grado di fedeltà e di senso di appartenenza – o se si preferisce di «laicità » – che esiste in Italia tra il «popolo» di sinistra e quello di destra.
Anche se è vero che in compenso la Destra gode del vantaggio di partenza di rappresentare socialmente la maggioranza del Paese.
Sta di fatto che nel gioco politico iniziatosi nel ’94 mentre la prima riesce a disporre di due strade la seconda è sembrata sempre capace di percorrerne una sola.
Di tutto ciò, come ha mostrato su queste colonne Michele Salvati, l’azione finora svolta da Matteo Renzi è il massimo esempio – ma non il solo: negli enti locali i casi sono moltissimi – di quanto sto dicendo.
Pur con vari mal di pancia perchè di certo in contrasto con molte sue premesse, la Sinistra renziana, infatti, può fare liberalizzazioni, riformare la Costituzione, cancellare privilegi nel mercato del lavoro, prendere di petto i sindacati, invocare inchieste e castighi sui vigili fannulloni di Roma, dare un’immagine di sè insomma (non importa che poi la realtà sia talvolta un’altra) diversa da quella sua tradizionale, e così facendo ricevere un gran numero di consensi pure dal centro e dalla destra.
Che cosa è stata capace di fare invece di analogo in senso opposto nei suoi anni d’oro la Destra?
Certo, ha pesato molto la leadership berlusconiana, i cui limiti sono divenuti presto evidenti.
Specialmente la sua scarsa determinazione e la sua inettitudine a tenere insieme la maggioranza e a guidarne l’azione di governo.
Che infatti è apparsa fin da subito priva di un riconoscibile orientamento generale, di un qualunque disegno, sfilacciata in mille provvedimenti dettati dall’emergenza o da puri interessi particolari.
La conclusione è stata che nei loro lunghi anni di governo, Berlusconi e i tanti che erano con lui non sono riusciti a trasmettere al Paese l’idea di che cosa potesse voler realmente dire un programma politico di destra, quali principi – se mai c’erano – essa mirasse a realizzare.
Tanto meno – figuriamoci – Berlusconi e i suoi (anche quelli che poi lo hanno abbandonato) sembrano aver mai pensato di spingersi su una strada programmatica che potesse apparire «di sinistra».
Questo è forse il principale problema che il tramonto dell’ex premier lascia in eredità alla sua parte.
Se la Destra vuole tornare ad essere elettoralmente competitiva deve prefiggersi una linea che sia riconoscibilmente alternativa a quella della Sinistra, naturalmente, ma che al tempo stesso sappia interpretare anche alcune esigenze di fondo dell’ elettorato di quest’ultima.
Ciò sarà possibile, io credo, ma solo a una condizione.
Una condizione che si spiega con la storia particolare del nostro Paese e delle sue culture politiche.
Tra le quali quella liberal-democratica nei fatti si è sempre mostrata fragile, poco radicata e soprattutto incapace di sorreggere vaste ambizioni.
Altrove sarà diverso, è certamente diverso, ma in Italia – come del resto in molti altri Paesi dell’Europa continentale – una sostanziale contaminazione della Destra moderata con punti programmatici diversi dai propri, i quali guardino verso sinistra, è possibile solo se la Destra riesce a integrare dentro di sè, stabilmente – non già in modo estrinseco sotto forma di fragili accordi di vertice che lasciano il tempo che trovano – la cultura del cattolicesimo politico.
Berlusconi ha pensato che fosse sufficiente un’alleanza con le gerarchie ecclesiastiche all’insegna di una strumentale condivisione di «valori irrinunciabili» (a lui e al suo ambiente peraltro del tutto estranei).
Ma evidentemente non di questo si tratta.
Bensì di fare i conti con quel lascito di idee e di propositi che vengono da una lunga storia e che hanno alimentato un’esperienza che è stata decisiva per la vicenda della democrazia italiana.
Altrimenti, per una Destra che oggi miri a contrastare l’egemonia renziana l’alternativa è una sola: quella di puntare spregiudicatamente su un massiccio smottamento ideologico-emotivo delle masse (popolari e non) verso particolarismi anarcoidi, verso forme di xenofobia e di antieuropeismo radicali.
È la via attuale della Lega: una via tenebrosa e senza ritorno.
Ernesto Galli della Loggia
(da “il Corriere della Sera”)
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Febbraio 9th, 2015 Riccardo Fucile
LE NOVITA’ EMERSE AL CINEMA ADRIANO SULL’ENNESIMA PATACCA GESTITA DA FRATELLI D’ITALIA
Come volevasi dimostrare, il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Le varie animelle della sedicente destra italiana, come si avvicinano le elezioni regionali, entrano in fibrillazione e si ritorna a parlare di “riunificazione” del nulla.
Nessuno che abbia l’onestà di dire “abbiamo distrutto la destra in Italia” e proponga lo scioglimento di tutti i vari sottoprodotti partitici che hanno contribuito allo sfascio, nessuno che inviti al contestuale definitivo pensionamento di una “classe digerente” più che dirigente, che ha assorbito di “tutto e di più”, pur di mantenere privilegi e poltrone, collocare amici e parenti, nessuno che faccia un passo indietro e si azzeri da solo.
La dimostrazione plastica si è avuta alla riunione al “Cinema Adriano” dove “Fratelli d’Italia” ha messo in scena l’ennesima commedia dell’arte con caratteristi e aspiranti comici, vecchie comparse e funanboli in cerca di scrittura.
Tanto da far sbottare Francesco Storace, uno che di fallimenti se ne intende: “se la destra rinasce è senza veti e tante cretinate”.
Due sono gli elementi interessanti emersi.
In primo luogo il percorso futuro che si centra su tre fasi: un forum on line dove “si discuterà delle regole democratiche e delle idee fondanti della nuova e unitaria aggregazione della destra“.
Alias lo specchietto per le allodole.
Poi “dopo le elezioni regionali, sarà convocata la “Costituente della destra”, una grande assemblea per dare luogo ad un unico soggetto politico che raccolga le esperienze di tutte le formazioni che si collocano a destra, a cominciare da Fratelli d’Italia”.
Qualcuno ricorderà la nefasta “Costituente di destra” del tempo che fu e già si tocca…
Ma soprattutto “la richiesta di convocare l’assemblea degli iscritti alla Fondazione di Alleanza Nazionale per decidere l’indirizzo politico di questa Fondazione e in particolare il suo utilizzo per contribuire alla nascita della “casa comune” della destra”.
Insomma se si deve partire da un “patrimonio comune di valori”, quali meglio del tesoretto della Fondazione An possono essere utili alla causa dei novelli sedicenti rottamatori ?
Anche perchè, per mettere le mani sul tesoretto, occorre essere notoriamente tutti d’accordo.
Se qualcuno avesse pensato che si tratta di realizzare un partito ex novo si tolga subito l’illusione.
Sentiamo cosa la detto la Meloni: “Fratelli d’Italia rappresenta la base indispensabile per una nuova ripartenza, per un nuovo inizio. Vogliamo continuare ad accogliere quanti hanno creduto che i nostri valori potessero trovare cittadinanza in altri contenitori e oggi, delusione dopo delusione, si stanno ricredendo. E lo diciamo con ancora maggior energia oggi, nella fase in cui alcune idee forza della destra sembrano venire incarnate con efficacia dalla Lega di Salvini.”
La Meloni versione Le Pen non si scioglie quindi per “rinfondare”.
Per una volta non affoga i profughi con Salvini, ma, bontà della sua sedicente destra sociale, “li accoglie”.
Chi si vuole pentire è ancora in tempo, la premiata ditta distribuisce coperti e coperte, in nome della fratellanza italo-padagna.
E meno male che c’era la Giorgia con la sua “ lucida follia, quando scegliemmo di provare a tenere viva l’esperienza originale della Destra dando vita a Fratelli d’Italia“.
Forse la lucida follia era quella di farlo con l’imput di Silvio e il modesto contributo di 750.000 euro ricevuto da Forza Italia per garantire meglio l’autonomia del nuovo soggetto politico?
E con chi si è alleato Fratelli d’Italia subito nelle varie giunte locali, dopo quella autonoma “lucida follia”?
E quanti consiglieri regionali di Fratelli d’Italia sono rimasti coinvolti nello scandalo dei rimborsi spesa?
E che ci fa tra i collaboratori del “Nuovoinizio” quel politico di Fratelli d’Italia che ha messo a spese della regione Piemonte persino l’acquisto delle sue mazze da golf?
Avviso ai naviganti: è in partenza il barcone della speranza, destinazione l’isola del tesoretto, previste risse a bordo e qualche corpo gettato in mare.
Gli scafisti richiedono che i profughi indossino camicia verde riconoscibile e alleghino documento taroccato con photoshop.
Ovviamente per difendere identità e valori.
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Febbraio 8th, 2015 Riccardo Fucile
GIOCO DI SPONDA DELLE SORELLE D’ITALIA PER RIESUMARE LA CONSUETA DESTRA DEL CARRELLO DEI BOLLITI: LO CHEF E’ ALEMANNO, IL CATERING E’ DI SALVINI
“#UnNuovoInizio: riaggregare la destra in una nuova Alleanza per l’identità e la sovranità nazionale”.
E’ questo il titolo della manifestazione promossa da Prima l’Italia oggi alle ore 10.30 presso il Cinema Adriano di Roma.
Portavoce nazionale del movimento Prima l’Italia è la signora Alemanno: visitando il sito www.primalitalia.net. si nota infatti la presenza prevalente di Gianni Alemanno, anche attraverso la pubblicità del suo nuovo libro e di Fratelli d’Italia che di fatto appare il vero sponsor della manifestazione.
Il compito di illustrare i motivi dell’incontro paiono formalmente delegati alla signora Alemanno, probabilmente per evitare l’imbarazzo di una esposizione del marito, attualmente al centro delle ben note vicende giudiziarie.
Gli invitati a relazionarsi tra loro sono “i soliti noti” che hanno peraltro già avuto modo, oltre che di affossare la destra italiana, anche di esprimersi e confrontarsi negli ultimi due anni senza cavare un ragno da un buco, neanche gli pagassero il gettone di presenza.
Ma vediamo quali sono le basi contenutistiche su cui dovrebbe riaggregarsi la destra secondo quanto dichiarato dalla sua portavoce.
Primo concetto: “La destra è stata capace di vincere e governare, ma non ha mantenuto la sua identità ed ha perso molti consensi. Partiamo da tutti quelli che vogliono essere alternativi alla sinistra, che vogliono costruire progetti con i valori della destra, nazionale identitaria e sociale”.
Prima nostra osservazione: è mai venuto in mente a costoro che la “destra di governo” (nazionale e locale) abbia perso consensi perchè ha governato male? O perchè ha dimostrato di essere corrotta come gli altri? O perchè l’identità l’aveva persa da tempo producendo una classe dirigente tanto impresentabile quanto sensibile solo al potere?
O gli identitari vanno intesi per l’identità dei parenti da far assumere negli enti locali o sistemare le mogli nelle anticamere di qualche ministero?
E la socialità l’avete forse dimostrata votando le peggiori leggi che hanno favorito i grandi capitali e portato il Paese al servizio della Troika?
Come mai fino a che il Pdl era al governo (e alcuni di voi ministri) non avete mai denunciato le cose che ora invece segnalate come se foste scesi da Marte?
Ma andiamo avanti.
Secondo concetto: “Salvini dice cose di destra e fa bene a dirle. Salvini non ha una storia di destra, ma il dialogo con il leader leghista è possibile perchè, al di là dei punti di disaccordo, come il tema della nazione, dello Stato, dell’ identità e del Mezzogiorno, ci sono temi comuni: la critica all’euro, la critica all’ Europa tedesca e dei trattati che ci stanno stritolando, l’emergenza immigrazione. Dopo che AN ha governato per vent’anni con la Lega di Bossi, non si può chiudere la porta ad un dialogo propositivo con Matteo Salvini”.
Seconda nostra osservazione: Salvini non solo non è di destra ma non dice neanche cose di destra, rappresenta semplicemente la versione italiana di un partito razzista, antinazionale, corrotto nella sua classe dirigente, come da processi in corso.
Un partito che in molte altre nazioni sarebbe già stato sciolto.
Il primo compito di una destra sociale dovrebbe essere semmai quello di contestarli sotto i palchi di tutta Italia, altro che allearsi o lasciarlo fare alla sinistra.
La battaglia per uscire dall’euro serve in realtà solo per indicare un nemico al popolino che ha fame, vecchia tattica demagogica: perchè piuttosto questa presunta destra “sociale” non si fa portatrice di una bella legge che metta al muro i grandi evasori fiscali in Italia?
Con 150 milliardi di più in cassa, in pochi anni supereremmo l’economia tedesca, nonostante l’euro e la Bce.
E basta con la palla dell’identità : abbiamo lottato per decenni per l’Europa dei popoli e finiamo per reggere lo strascico al regime oligarchico di Putin? Ma che bella identità …
O dobbiamo combattere la finanza europea per favorire quella americana?
Andiamo ancora avanti nei concetti.
“Tra le forze in campo ci sarà Fratelli d’ Italia, che è l’ interlocutore privilegiato, ma non sarà l’ unico. Perchè lo scopo è ” rimettere insieme, aree, associazioni, movimenti e singole persone che sono in cerca di appartenenza o hanno smesso di fare politica”.
Tradotto: si cercano forse utili idioti che consentano a Fratelli d’Italia di arrivare al 4% per poi così vendersi meglio a Salvini e a Berlusconi e assicurarsi più poltrone possibili ?
Per fare cosa?
Ecco il modello indicato: “I tempi sono maturi, visto quanto sta accadendo in Europa con il successo del modello lepenista, identitario e sociale, che ha già raccolto il consenso di un quarto dei francesi, come il Front National di Marine Le Pen”.
Nostra osservazione: la strada italiana per una destra moderna sarebbe quindi quella di scimmiottare il Front national (che prenderà una facciata alle prossime presidenziali francesi, così crollerà l’ultimo loro mito) in quanto ha raggiunto il 25% di consensi.
Sottointeso: se non lo avesse raggiunto, forse non sarebbe neanche da considerare?
Che confusione mentale…
Ma dopo 60 anni state ancora a speculare su zingari e immigrati?
Leggetevi almeno la vecchia collezione di “Linea” dove Pino Rauti (quello vero, non il “suocero”) parlava già di geopolitica, flussi migratori, capacità di interpretare il mondo che stava cambiando e analizzava la “rottura” con la destra storica che aveva rappresentato il fascismo delle origini.
E prendeva le distanze da attempati razzisti antinazionali , dal “male americano” e dalla prassi della “pesca delle occasioni”.
Una nuova destra si costruisce nel tempo e con rotture coraggiose e spiazzanti sui temi della legalità , della corruzione, dell’evasione, della immigrazione, dei diritti civili, della solidarietà , del lavoro, della occupazione giovanile e femminile.
Una destra che parli di diritti, non solo di doveri.
Occorrono idee e anime incendiare, non sagrestani capaci solo di spegnere mestamente le candele dopo il vespro per poi accomodarsi alla tavola del self service di palazzo Grazioli destinato alla servitù.
Quello di via Bellerio l’hanno già chiuso per mancanza di personale, mi spiace per voi.
argomento: destra | Commenta »